Il tema è la vita nella sua concretezza, ma non nell’armonia prestabilita secondo un rigoroso ordine logico. Qui c’è il caos delle situazioni, espresso in un linguaggio che richiama l’esistenzialismo della più pura matrice cristiana. Ebbene in questa esistenza ciò che conta non è il rigore logico, l’estetica borghese ed elitaria, l’afflato religioso convenzionale e legato alla soddisfazione di interessi immediati e fruibili all’istante, la riuscita nella professione, nell’arte, nella famiglia nell’amore.
Non è escluso né proibito il desiderio della riuscita, ma gli imprevisti della vita sono più numerosi del suo ordinato svolgimento ed allora diventa quasi emblema di una buona educazione l’abbandono del ‘buon senso’ che la fa da maestro e pedagogo in tutti i nostri consessi. Alla pedagogia dotta si sostituisce l’esperienza di una vita che incontra il diseredato, lo straniero, il fallito, l’incompiuto nei suoi desideri. Alla bellezza dei prati, dei monti, delle case fornite di tutto si preferisce il deserto, perché è luogo di Dio e della libertà di Dio; l’impeto del vento che ti dà l’ebbrezza del futuro, perché ti spinge in avanti. Ad una preghiera che chiede risposte e soluzioni si contrappone ruvidamente la ricerca dell’Assoluto oltre le convenienze devote.
C’è in tutto questo un chiaro superamento di una scienza nutrita di libri e di accademie, vuoi filosofiche, scientifiche e teologiche astratte e lontane dalla vita che ha portato all’inaridimento del cuore, alla chiusura delle chiese, divenute musei senza nemmeno guide adeguate. All’accademia si preferisce l’esperienza vissuta, dura, irta, scostante e tuttavia pulsante di autenticità, di scoperte autentiche anche se elementari, ma sono queste a dare sapore al tutto. Questa esperienza non è qualcosa di pragmatico nella linea dello scientismo inglese, ma ha tratti mistici, frutto di una illuminazione interiore che non si lascia ingannare dall’apparire, ma coglie intuitivamente la sostanza delle cose.
Ci troviamo dinanzi alla autentica sapienza, che attinge il sapore delle cose e lo restituisce a coloro che ne diventano alunni. È la sapienza cristiana che troviamo negli antichi Padri della chiesa, i quali univano mirabilmente mente e cuore, intelligenza ed amore, mostrando così che il vivere da cristiani non era aggiungere qualcosa di esteriore alla vita, ma gustarla in profondità. Una fede che sposa la vita e non l’acceca. Qualcosa di simile troviamo nel mistico francescano san Bonaventura, soprattutto nel suo mirabile ‘Itinerario della mente in Dio’, dove mente sta per cuore, il centro profondo della persona.
Questa è la ricchezza cristianamente esistenziale di questo libro, che si raccomanda anche per uno stile agile, vivo, acuto e ironico quel che basta. Vi è in esso una poesia non soltanto letteraria, ma sostanziale, che rende la lettura appassionante e pone domande, interrogativi, riflessioni che ti liberano il cuore, soprattutto se pensi che l’amore è poesia vissuta e realizzazione di quella fiaba mirabile, compiuta solo nell’amore vissuto e non nella perfezione programmata.
Marino Qualizza
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