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Sabato, 19 Giugno 2004 01:59

Il cristianesimo in Europa

Il secondo viaggio missionario di Paolo
di Don Filippo Morlacchi


Il cristianesimo in Europa


Anche se probabilmente a Roma già erano giunti altri missionari, la narrazione del secondo viaggio di Paolo ci presenta l’arrivo "ufficiale" della fede cristiana nel continente europeo. Inoltre il viaggio mette in luce la necessità di confermare la fede delle giovani chiese, visitandole ancora o restando in collegamento con esse per mezzo di lettere. È così che Paolo da Corinto scriverà ai Tessalonicesi.

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Sabato, 19 Giugno 2004 01:58

L’ "incidente di Antiochia" (Gal 2,11ss)

Atti 15:
il cosiddetto "Concilio di Gerusalemme"
di Don Filippo Morlacchi


L’ "incidente di Antiochia" (Gal 2,11ss)



  • Causa dell’incidente di Antiochia sembrerebbe proprio la divisione in due campi pastorali separati, come prevista da Gal, che era probabilmente la soluzione a cui mirava Giacomo: in teoria perfetta, ma in pratica impossibile (come potevano vivere separati dei "fratelli in Cristo"?)


  • Frutto dell’incidente di Antiochia fu anche il distacco di Paolo da quella comunità e soprattutto da Barnaba. Per Luca l’occasione del dissidio fu la questione di Giovanni Marco, il cugino di Barnaba: da portare con sé o da rifiutare perché inaffidabile? Ma è probabile che i rapporti tra Paolo e Antiochia si fossero logorati anche a causa di tendenze nomistiche (legate alla legge, nomos) che si svilupparono in quella comunità.


  • Paolo allora cercherà di ritessere migliori rapporti con Gerusalemme, comunità che non aveva visitato per 14 anni: infatti sceglierà come compagno di viaggi Sila / Silvano, originario di Gerusalemme. Nelle sue lettere (scritte negli anni seguenti) si parla solo di Gerusalemme: Antiochia e Damasco spariscono.


  • Come mai ad Antiochia litigarono Paolo e Pietro, che era molto aperto verso i pagani? Forse perché i due erano entrati "in concorrenza".
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Sabato, 19 Giugno 2004 01:58

Il decreto apostolico di Giacomo

Atti 15:
il cosiddetto "Concilio di Gerusalemme"
di Don Filippo Morlacchi


Il decreto apostolico di Giacomo



  • In realtà, è più credibile che il "decreto apostolico" sia stato redatto e consegnato solo dopo altri incidenti avvenuti ad Antiochia; solo successivamente Giacomo riuscì ad imporre l’osservanza dei precetti noachici. Infatti Paolo dice che, alla visita a Gerusalemme, "non gli fu imposto nulla" (Gal 2,6).


  • Il "decreto apostolico" aggiunto da Giacomo alle risoluzioni dell’assemblea probabilmente è stato inserito da Luca nel contesto della narrazione dell’assemblea per la sua tendenza a chiudere un argomento prima di aprirne un altro. È probabile però che sia stato di fatto composto ed inviato ad Antiochia a seguito di incidenti legati alla convivenza liturgica, forse quello descritto in Gal 2,11ss. Infatti non è pensabile che la semplice definizione della questione a seguito delle parole di Paolo a Gerusalemme abbia risolto del tutto la tensione tra i gruppi: i giudaizzanti avranno pensato che anche le "colonne" si erano fatte abbindolare dalla retorica rabbinica di Paolo, e che l’abbandono della legge non era una via percorribile. La stessa lettera ai Galati sarebbe una prova di tali tensioni persistenti.


  • Che Paolo non fosse al corrente del decreto lo si ricava indirettamente da At 21,25.
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Sabato, 19 Giugno 2004 01:58

Ricostruzione storica

Atti 15:
il cosiddetto "Concilio di Gerusalemme"
di Don Filippo Morlacchi


Ricostruzione storica


Il primo viaggio apostolico di Paolo (At 13-14) fu una delle premesse del "concilio"; Paolo teme di "aver corso invano" (Gal 2,2) cioè teme che i suoi successi apostolici vengano stroncati da un atteggiamento intransigente da parte di chi richiede indistintamente a tutti l’osservanza previa della legge. Infatti intorno al 48 d.C. giungono ad Antiochia alcuni che mettono in discussione la missione ai gentili che vi si svolgeva da oltre dieci anni (Antiochia era una città "pilota" negli esperimenti pastorali; il suo stile evangelizzatore non era ancora patrimonio comune, se Paolo parla della libertà "che noi abbiamo in Cristo": Gal 2,4). La visita è un segno della "regressione reazionaria" da parte della comunità di Gerusalemme, che per sopravvivere cerca di fare molte concessioni al gruppo farisaico: il gruppo dei Dodici è in declino, Giacomo ha un influsso crescente. Antiochia risponde a questa "intrusione" inviando a Gerusalemme i suoi più raffinati teologi, cioè Barnaba e Paolo, nella speranza di convincere la chiesa madre della bontà del loro metodo (Paolo tace questo invio da parte della comunità perché in Gal gli preme di mostrare l’autorevolezza del suo vangelo, che viene da Dio e non da uomini). Come provocazione, i due prendono con sé Tito, cristiano non circonciso. Il confronto avviene – secondo At – con gli Apostoli [e Pietro] e gli anziani [tra cui spicca Giacomo]: l’opinione di Paolo e Barnaba prevale, Tito non viene circonciso, viene lasciata libertà di vivere il vangelo senza l’obbligo di aderire alla legge. Il concilio poi (secondo At) decide di inviare ad Antiochia un decreto che riportava le decisioni di Gerusalemme, tramite due messaggeri, Giuda Barsabba e Sila: in tal modo la controversia sarebbe stata definitivamente risolta.

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Sabato, 19 Giugno 2004 01:57

Sinossi di Galati e Atti

Atti 15:
il cosiddetto "Concilio di Gerusalemme"
di Don Filippo Morlacchi


Sinossi di Galati e Atti


Contesto della lettera ai Galati: Paolo rivendica la sua autorità di apostolo, rievocando la storia della sua conversione, della sua attività e dei suoi rapporti con la chiesa madre di Gerusalemme, contro alcuni "avversari" che contestano la sua metodologia missionaria in Galazia, ritenuta troppo liberale e lassista nei confronti dell’osservanza della Legge. Paolo risponde a questi oppositori: l’incarico missionario gli è stato affidato direttamente da Dio, quando gli si è rivelato Gesù (Gal 1,11-15); la sua attività missionaria a favore dei pagani l’ha iniziata per iniziativa autonoma, senza chiedere permessi a nessuno a Gerusalemme (Gal 1,16-17); poi però è andato due volte a Gerusalemme per confrontarsi con le "colonne" della chiesa madre (Gal 1,18-19; 2,1-10). Ne risulta la piena legittimità del "suo vangelo" (cfr Rm 2,16), che non deve essere sostituito da nessun altro (cfr Gal 1,6-7). Riferisce poi di uno scontro avuto con Pietro ad Antiochia (2,11ss) perché questi, su pressione da parte di alcuni giudaizzanti venuti da Gerusalemme aveva interrotto la comunione di mensa con gli etno-cristiani, modificando il suo comportamento. Di questo scontro Luca non fa menzione.


Luca invece ricostruisce la storia di Paolo riferendo tre visite di Paolo a Gerusalemme: At 9,26-30; 11,27-30; 15,1-29. Inoltre ci riferisce come avvenne l’incontro a Gerusalemme, i discorsi più importanti (Pietro e Giacomo), le risoluzioni a cui si giunse, e la composizione di un decreto che – vedremo – probabilmente fu redatto solo tempo dopo l’assemblea. Come stanno le cose?



  • Gal 1,18-24 corrisponde a At 9,26-30: è la visita fatta da Paolo a Gerusalemme "3 anni dopo" la sua conversione, accompagnato da Barnaba, che lo "introdusse" all’interno della diffidente (a ragione!) comunità gerosolimitana. Paolo incontra Pietro (declinante) e poi Giacomo (astro nascente).





Gal 1,18 In seguito, dopo tre anni andai a Gerusalemme per consultare Cefa, e rimasi presso di lui quindici giorni; 19 degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore. 20 In ciò che vi scrivo, io attesto davanti a Dio che non mentisco. 21 Quindi andai nelle regioni della Siria e della Cilicia. 22 Ma ero sconosciuto personalmente alle Chiese della Giudea che sono in Cristo; 23 soltanto avevano sentito dire: "Colui che una volta ci perseguitava, va ora annunziando la fede che un tempo voleva distruggere". At 9,26 Venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi con i discepoli, ma tutti avevano paura di lui, non credendo ancora che fosse un discepolo. 27 Allora Barnaba lo prese con sé, lo presentò agli apostoli e raccontò loro come durante il viaggio aveva visto il Signore che gli aveva parlato, e come in Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù. 28 Così egli potè stare con loro e andava e veniva a Gerusalemme, parlando apertamente nel nome del Signore


  • Gal 2,1-10 corrisponde a At 11,27-30 e 15,1-29: è la visita fatta da Paolo a Gerusalemme "14 anni dopo" (Gal 2,1) la sua conversione; Luca ha fatto due racconti diversi dello stesso viaggio, perché aveva delle fonti diverse, la prima antiochena e la seconda da Gerusalemme. [M. Hengel sostiene invece che il viaggio descritto in At 11 fu fatto dal solo Barnaba, senza Paolo, e Luca glielo avrebbe affiancato in modo fittizio: Storiografia protocristiana, p. 148].





Gal 2,1 Dopo quattordici anni, andai di nuovo a Gerusalemme in compagnia di Barnaba, portando con me anche Tito: 2 vi andai però in seguito ad una rivelazione. [cfr At 11,27-39: Agabo, sotto impulso dello Spirito, annuncia la carestia…]

Esposi loro il vangelo che io predico tra i pagani, ma lo esposi privatamente alle persone più ragguardevoli, per non trovarmi nel rischio di correre o di aver corso invano. 3 Ora neppure Tito, che era con me, sebbene fosse greco, fu obbligato a farsi circoncidere. 4 E questo proprio a causa dei falsi fratelli che si erano intromessi a spiare la libertà che abbiamo in Cristo Gesù, allo scopo di renderci schiavi.


5 Ad essi però non cedemmo, per riguardo, neppure un istante, perché la verità del vangelo continuasse a rimanere salda tra di voi. 6 Da parte dunque delle persone più ragguardevoli - quali fossero allora non m'interessa, perché Dio non bada a persona alcuna - a me, da quelle persone ragguardevoli, non fu imposto nulla di più. 7 Anzi, visto che a me era stato affidato il vangelo per i non circoncisi, come a Pietro quello per i circoncisi - 8 poiché colui che aveva agito in Pietro per farne un apostolo dei circoncisi aveva agito anche in me per i pagani - 9 e riconoscendo la grazia a me conferita, Giacomo, Cefa e Giovanni, ritenuti le colonne, diedero a me e a Barnaba la loro destra in segno di comunione, perché noi andassimo verso i pagani ed essi verso i circoncisi. 10 Soltanto ci pregarono di ricordarci dei poveri: ciò che mi sono proprio preoccupato di fare.

At 15,1 Ora alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli questa dottrina: "Se non vi fate circoncidere secondo l'uso di Mosè, non potete esser salvi". 2 Poiché Paolo e Barnaba si opponevano risolutamente e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Barnaba e alcuni altri di loro andassero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione. 3 Essi dunque, scortati per un tratto dalla comunità, attraversarono la Fenicia e la Samaria raccontando la conversione dei pagani e suscitando grande gioia in tutti i fratelli. 4 Giunti poi a Gerusalemme, furono ricevuti dalla Chiesa, dagli apostoli e dagli anziani e riferirono tutto ciò che Dio aveva compiuto per mezzo loro. 5 Ma si alzarono alcuni della setta dei farisei, che erano diventati credenti, affermando: è necessario circonciderli e ordinar loro di osservare la legge di Mosè. 6 Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo problema.

7 Dopo lunga discussione, Pietro si alzò e disse: "Fratelli, voi sapete che già da molto tempo Dio ha fatto una scelta fra voi, perché i pagani ascoltassero per bocca mia la parola del vangelo e venissero alla fede. 8 E Dio, che conosce i cuori, ha reso testimonianza in loro favore concedendo anche a loro lo Spirito Santo, come a noi; 9 e non ha fatto nessuna discriminazione tra noi e loro, purificandone i cuori con la fede. 10 Or dunque, perché continuate a tentare Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri, né noi siamo stati in grado di portare? 11 Noi crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati e nello stesso modo anche loro". 12 Tutta l'assemblea tacque e stettero ad ascoltare Barnaba e Paolo che riferivano quanti miracoli e prodigi Dio aveva compiuto tra i pagani per mezzo loro.


13 Quand'essi ebbero finito di parlare, Giacomo aggiunse: 14 "Fratelli, ascoltatemi. Simone ha riferito come fin da principio Dio ha voluto scegliere tra i pagani un popolo per consacrarlo al suo nome. 15 Con questo si accordano le parole dei profeti, come sta scritto: 16 Dopo queste cose ritornerò e riedificherò la tenda di Davide che era caduta; ne riparerò le rovine e la rialzerò, 17 perché anche gli altri uomini cerchino il Signore e tutte le genti sulle quali è stato invocato il mio nome, 18 dice il Signore che fa queste cose da lui conosciute dall'eternità. 19 Per questo io ritengo che non si debba importunare quelli che si convertono a Dio tra i pagani, 20 ma solo si ordini loro di astenersi dalle sozzure degli idoli, dalla impudicizia, dagli animali soffocati e dal sangue.


Differenze da notare:



  • At 15 non parla affatto di Tito, il pagano non circonciso, portato "per provocazione" a Gerusalemme


  • Nessuna imposizione a Paolo secondo Gal, aggiunta delle 4 clausole (precetti noachici) secondo At


  • Paolo parla con "le colonne" secondo Gal, ma davanti all’assemblea secondo At


  • Gal vede ben distinti i campi di evangelizzazione tra Pietro e Paolo; At presenta Pietro come il primo evangelizzatore dei pagani (con Cornelio)


  • In At nessuna menzione dell’impegno della colletta a favore dei poveri.
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Sabato, 19 Giugno 2004 01:57

"Il" nodo irrisolto della storiografia paolina

Atti 15:
il cosiddetto "Concilio di Gerusalemme"
di Don Filippo Morlacchi


"Il" nodo irrisolto della storiografia paolina



  • Di tanti problemi relativi alla ricostruzione della vita di Paolo, questo sembra essere "il" problema che non trova soluzione. Si tratta di armonizzare i dati contrastanti di At 15 e Gal 2: due testi che non coincidono su molti particolari. Una sorta di piccolo "giallo biblico": chi ha detto il vero, Paolo o Luca? La lettera ai Galati riproduce il punto di vista personale di Paolo a caldo (pochi anni di distanza, in occasione di una controversia analoga a quella narrata); Luca scrive circa 30 anni dopo, senza conoscere direttamente i fatti, ma basandosi su fonti storiche diverse e dopo accurate ricerche.


  • Contesto di fondo: le relazioni non facili tra le comunità di Antiochia e Gerusalemme, e – più in generale – tra cristiani provenienti dal giudaismo e provenienti dal paganesimo. Questione già affrontata più volte, mai definitivamente risolta. La spiegazione dei fenomeni va trovata soprattutto nelle tendenze regressive in favore della legge ebraica sollecitate dalla (già ricordata) crescente influenza di Giacomo "fratello del Signore" nella chiesa di Gerusalemme.
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Sabato, 19 Giugno 2004 01:56

Il ritorno e la costituzione dei presbiteri

Atti 13-14:
il primo viaggio missionario di Paolo

di Don Filippo Morlacchi


Il ritorno e la costituzione dei presbiteri


Perché Paolo e Barnaba, giunti a Derbe, non tornano ad Antiochia per la via più facile (cioè le "Porte cilicie", un valico assai più facile, e poi Tarso, e da lì, agevolmente, Antiochia)? Perché le comunità fondate non avevano ancora una struttura istituzionale. Ritornano dunque nei luoghi già avangelizzati e costituiscono degli anziani (presbiteri, sacerdoti), forse con l’imposizione delle mani (cheirotonésantes, 14,23). È l’inizio delle comunità cristiane strutturate, relativamente autonome dagli apostoli. Tornati ad Antiochia, narrano come Dio "aveva aperto ai pagani la porta della fede" (14,28). Proprio questa apertura schiuderà nuovi scenari e nuovi problemi; ne scaturirà la "disputa di Antiochia" ed il "concilio di Gerusalemme" (At 15).


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Sabato, 19 Giugno 2004 01:56

Iconio; Listra e l'equivoco licaonio; Derbe

Atti 13-14:
il primo viaggio missionario di Paolo

di Don Filippo Morlacchi


Iconio; Listra e l'equivoco licaonio; Derbe



  • Il viaggio, avvenuto intorno al 47 d.C., è di ca. 130 km. Iconio era nota per la produzione di tessuti; vi lavoravano molti giudei. Paolo incomincia, come sempre, dalla sinagoga. Il gruppo si divide tra chi li accetta e chi li rifiuta. Di fronte al rischio di una lapidazione, scappano a Listra.


  • Listra è una cittadina della Licaonia, ca. 40 km più a sud di Iconio, ma molto meno sviluppata. Forse anche per questo la presenza di giudei era insignificante (non c’era sinagoga); era un contesto di paganesimo molto rozzo e naturalistico. Probabilmente Timoteo era di Listra (At 16,1ss). Di fronte al miracolo compiuto da Paolo davanti alle porte di un tempio, la gente li scambia per Zeus ed Ermes (probabilmente un ricordo del mito di Filemone e Bauci, una coppia che ospitò questi due dèi apparsi in forma umana, e ne furono ricompensati). Gridano in dialetto e non sono capiti; ma quando portano animali da sacrificare, i due si rifiutano strappandosi le vesti. Paolo fa un discorso adatto a pagani, a partire dalla religiosità naturale e non dalla storia sacra. La gente allora inizia a diffidare: se hanno un potere ma non sono dèi, sono pericolosi! I giudei delle città limitrofe si muovono, approfittano della situazione, accusano Paolo di bestemmia e lo fanno lapidare. Paolo ricorda bene, tra le sue prove sofferte per Cristo, questo episodio: "…tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde…": 2Cor 11,25. I discepoli poi andando a recuperare il cadavere lo trovano ancora vivo e lo curano; Barnaba lo porta a Derbe, ca. 50 km a sud-est.


  • Lì predicano ancora e fondano un’altra comunità, fermandosi un tempo non precisato, ma non breve.
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Sabato, 19 Giugno 2004 01:56

Antochia di Pisidia

Atti 13-14:
il primo viaggio missionario di Paolo

di Don Filippo Morlacchi


Antochia di Pisidia



  • Salpati da Pafo, arrivo ad Attalia, poi a Perge (12 km dal mare). Paesaggi brulli (siamo in Turchia!), la prospettiva di dover valicare la catena del Tauro, pericolosa per la natura e per il brigantaggio: Marco torna a Gerusalemme (forse anche perché Paolo ha strappato l’autorità di capo della spedizione a Barnaba, suo cugino: infatti si parla ora di "quelli intorno a Paolo" (At 13,13). A Cipro, Barnaba era stato molto utile e importante; ma già nell’ambiente pagano di Pafo contava di meno; ora era praticamente eclissato da Paolo. Il ruolo di Marco e la sua affidabilità dopo questa defezione resterà una ferita aperta nel rapporto tra Barnaba e Saulo: At 15,36-40).


  • Lungo e difficile viaggio (160 km; circa una settimana) verso Antiochia attraverso la catena del Tauro. Antiochia, nota per il commercio delle pelli, aveva un vivace presenza giudaica. Paolo inizia la predicazione in sinagoga, alla presenza di giudei, proseliti e timorati di Dio (13,16). Predica classica, molto simile a quelle di Pietro nei primi capitoli si At: parlando a giudei, omette la predicazione della rivelazione naturale e va subito alla storia sacra, annunciando l’insufficienza della legge mosaica per la giustificazione dell’uomo (13,39!). Invito a proseguire il sabato seguente, probabilmente con sentimenti contrastanti tra farisei (pro- legge) e timorati di Dio (che vi intravedevano una maggiore libertà possibile). La settimana seguente grande folla; i giudei (di taglio farisaico, pro-legge) si oppongono violentemente. Paolo dichiara il passaggio ai pagani (13,46). Da quel momento, nessuna predicazione più in sinagoga, ma in case private di pagani. Tale attività "in tutta la regione" (13,49) sarà durata un’annetto.


  • Visto lo sviluppo preoccupante della nuova dottrina, i giudei passano alle strategie politiche: sobillano le "donne pie" (equivalente e "proseliti": mentre gli uomini spesso non facevano il passaggio da "timorati di Dio" a "proseliti" veri e propri a causa dell’obbligo della circoncisione, per le donne era più facile…). Paolo e Barnaba, perseguitati (flagellati?), vanno ad Iconio.
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Sabato, 19 Giugno 2004 01:55

L'invio in missione: Cipro

Atti 13-14:
il primo viaggio missionario di Paolo

di Don Filippo Morlacchi


L'invio in missione: Cipro



  • Barnaba e Saulo sono eletti dallo Spirito per una missione. Non avevano le idee chiare sul viaggio da intraprendere. Salpano da Seleucia (lo sbocco sul amare di Antiochia) per Cipro: sicuramente è Barnaba a decidere (è la sua patria). Marco li segue come aiutante (non è inviato direttamente dallo Spirito). Arrivano a Salamina; iniziano la predicazione dalle sinagoghe. Attraversano tutta Cipro (ca. 150 km) fino a Pafo; ci avranno messo qualche mese. Barnaba vi tornerà con Marco (At 15,39): evidentemente erano sorte delle comunità.

  • A Pafo risiedeva il governatore romano dell’isola, tale Sergio Paolo, uomo colto che aveva raccolto l’eco dei successi della predicazione dei due. Scontro con il mago Elymas (cioè il falso profeta Bar-Jesus): questi era apprezzato da Sergio Paolo, e cercò di non farlo accostare alla fede cristiana. La punizione divina invocata su di lui da Paolo (cecità, analoga a quella da lui subita) portò alla fede Sergio Paolo: un pagano importante che crede (senza dover passare per la circoncisione; né in quegli anni [45 d.C.] era un problema per un magistrato romano farsi cristiano o appartenere a qualsiasi altra setta). Per la prima volta Saulo viene detto Paolo.

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