Preziosa agli occhi del Signore è stata la sua vita.
Preziosa agli occhi del Signore è anche la sua morte, che suggella la sua esistenza terrena e l’apre alla vita eterna nella contemplazione di Dio Uno e Trino, in una liturgia senza fine.
Nel Vangelo abbiamo ascoltato la fervida invocazione rivolta da Gesù al Padre, dopo l’istituzione congiunta dell’Eucaristia e del Sacerdozio ministeriale: “Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato” (Gv 17,24). In realtà più che una invocazione, quella di Gesù suona quasi come un comando. Quel “voglio” esprime il suo amore infinito per gli apostoli.
Questa sua volontà per padre Franco, che è stato un figlio del Padre e un apostolo della carità, la mattina dell'8 marzo ha avuto il compimento pasquale.
Nella sua morte, infatti, noi celebriamo la sua pasqua, il suo passaggio da questo mondo al Padre, è questo il vero significato della morte, che Gesù ha rivelato agli Apostoli nel primo Giovedì Santo durante i discorsi dell’addio, dicendo: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi" (Gv 14, 1-3).
Giovedì, nella mattinata, Gesù è venuto a prendere con sé il nostro padre Franco, per condurlo alla Casa del Padre dove gli ha preparato un posto perché resti per sempre con lui Risorto e contempli la sua gloria nell’attesa della risurrezione.
In questa prospettiva mi piace ricordare la sua vicenda terrena, vissuta in luce di fede e in un perenne rendimento di grazie al Signore.
Era grato anzitutto al Signore per il dono della vita, ricevuto il 11 gennaio 1934, a Roma (Orte paese) dove i suoi genitori sono stati i primi educatori nella fede.
Ma era grato al Signore soprattutto per il dono dei Sacramenti della iniziazione cristiana, e per quello più specifico della vocazione religiosa marista e del sacerdozio ministeriale. Con l'emissione della sua professione religiosa fatta a Castiglion Fiorentino il 15 novembre del 1968 si è consacrato al Signore con i voti di Povertà, Castità e Obbedienza e mettendo a disposizione la sua vita a servizio della Chiesa con il cuore e la passione di Maria (prima superiora della Società di Maria). Da allora ha servito il Signore con instancabile dedizione e con la convinzione che per poterlo servire è necessario fare come lui, sporcarsi le mani, impastarle con la nostra stessa carne, una carne che è fatta di passioni, emozioni, gesti, con la convinzione che dove si incontra l'uomo, anche nello scontro (preservando il rispetto per la dignità) lì si incontra Dio e Franco ha cercato di incarnare questa fede a volte anche malcompreso.
A me oggi piace ricordare la vicenda terrena di Franco nominando soltanto i luoghi (forse dimenticandone qualcuno, perché Franco era un uomo che amava frequentare luoghi perché nei luoghi incontrava le tante persone): Castiglion Fiorentino, Roma,Avigliana, Giaveno, Brescia, Pratola il resto sarebbero solo mie parole aggiunte.... mi piace invece ricordarla attraverso alcune testimonianze che ho letto nei vostri racconti perché sono il più bel segno di un vangelo che si è fatto carne.
Franco è stato un bel prete... dice Gianluca, un prete di domande più che di certezze... un prete dal pensiero critico, un pastore curioso, esploratore, colto, amante della preghiera ma non dei dogmi.... insieme a Franco molti di noi hanno imparato a cercare la speranza. Una speranza da alimentare ogni giorno con tenerezza e stupore con determinazione e leggerezza (grazie Gianluca)
Eri con noi nei momenti felici e in quelli difficili dice Giorgio e i nostri figli ti adoravano, sentivano che li amavi. Abbiamo camminato assieme per tanti anni, ci hai indicato sempre nuove mete ma sapevi anche fermati ad aspettarci. Ma la meta principale che ci proponevi era sempre Lui, ci hai fatto passare attraverso la conoscenza di noi stessi e di Dio. (grazie Giorgio)
Un compagno di cammino nella comunità MASCI nella quale aveva portato una bella voglia di ricerca, ma anche con una pazienza e una capacità di silenzio attento all'ascolto che non gli conoscevo dice Gabriele. (grazie Gabriele)
Fulvio racconta la sua umanità “diretta” o come la chiamava lui senza giri di parole attraverso l'episodio ridicolo dell'ospedale di quando si svegliava dal sonno profondo e diceva mi sento “rimbambito”... e sottolinea come testamento spirituale che con questa sua serenità d'animo ha affrontato tutta la vita. (grazie Fulvio).
Sono solo alcune delle tante testimonianze che ho letto nei tanti racconti che mi hanno fatto conoscere meglio padre Franco.
Lo abbiamo ammirato per il suo senso di responsabilità con il quale svolgeva i diversi compiti, per la sua passione focosa, ma soprattutto per lo spirito che lo animava e rendeva fruttuosa collaborazione di tanti.
Ha fatto tutto:
- con quello stile e spirito di servizio testimoniato e raccomandato dal Buon Pastore che è venuto non per farsi servire ma per servire;
- con quella energica schiettezza che lo rendeva accessibile e amico ma che anche a volte gli ha creato incomprensioni,
- con quella purezza del cuore di quanti camminano alla presenza di Dio,
- con quella serenità interiore di chi si rimette sempre e totalmente alla sua volontà.
Lo ha esercitato soprattutto con la grazia e la forza della carità pastorale, che è simultaneamente e inscindibilmente amore a Cristo Buon Pastore e amore al gregge di Cristo Buon Pastore.
E al Buon Pastore si è affidato soprattutto quando ha dovuto camminare nella valle oscura delle sofferenze fisiche e apostoliche, certo che con lui non avrebbe mancato di nulla e che bontà e fedeltà sarebbero state sue compagne tutti i giorni della sua vita.
Si! padre Franco è stato un’icona credibile e attraente del Buon Pastore e la vostra presenza numerosa oggi ne è la prova.
Questo grande frequentatore di luoghi negli ultimi anni ha coraggiosamente voluto e saputo frequentare i nuovi luoghi di incontro quelli virtuali attraverso la fondazione del sito Dimensione Speranza. L'uso della rete gli ha permesso di non fermarsi come pastore in un momento in cui è stato provato dalla sofferenza, di non fermarsi nell'esserci vicini come il buon pastore (a quanti mancheranno le mail di Franco che magari mettevano ansia per le 1000 domande ma erano anche certezza della sua presenza e della sua amicizia).
Sono rimasto sempre edificato dalla sua spiritualità solida e robusta, ancorata su una fede integra, su una speranza indomabile, su una carità operosa, su quella carità “maggiore di ogni altro carisma”.
Molti di voi potrebbero dire in modo più documentato del suo grande amore e del suo generoso impegno pastorale.
Tutti voi, carissimi fratelli, siete testimoni oculari e destinatari diretti della sua santità ordinaria di vita e soprattutto del suo tenerissimo amore alla Vergine Santa vera stella della sua vita e del suo ministero.
I suoi insegnamenti e i suoi esempi costituiscono l’eredità più preziosa che lascia a noi, ora che riposa dalle sue fatiche pastorali e dalle sue sofferenze personali, seguito dalle sue opere. Beato, ossia felice, come tutti i morti che muoiono nel Signore, secondo la consolante attestazione dell’apostolo Giovanni (Ap 14,13).
Con questa celebrazione eucaristica, rendiamo grazie al Signore che in lui ha donato alla Chiesa e alla Congregazione dei Padri Maristi un pastore secondo il suo cuore e poniamo anche tra le offerte dell’altare l’impegno di accogliere e conservare questa eredità preziosa.
Ma anche a Te, padre Franco, fratello carissimo, che in questo momento sei unito invisibilmente ma realmente a noi nella liturgia del cielo, diciamo il nostro grazie.
Prendo ancora a prestito le parole di Gianluca, se posso, ci mancherai pretaccio. Grazie
E’ il grazie di noi confratelli nel vincolo della fraternità, che tu hai sempre onorato.
E’ il grazie dei tuoi amici, collaboratori, delle tante persone che hai beneficato, che tu hai servito e amato col cuore stesso di Cristo buon Pastore e hai condotto verso più alte mete della santità e più vasti orizzonti della missione. Non ti dimenticheremo nella morte. Nell’attesa di ricongiungerci a Te nella casa del Padre, il ricordo costante nella preghiera sarà il segno della nostra gratitudine e del nostro affetto, nella certezza che anche Tu, associato per sempre a Cristo unico intercessore presso il Padre, non cesserai di pregare per i tuoi familiari, per i tuoi amici, per la nostra comunità, per la società di Maria. Con questa certezza, Ti diciamo “grazie”, amatissimo padre Franco, e “arrivederci ” . Amen.
10 marzo 2012
p. Mario Castellucci