Vita nello Spirito

Attenzione

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Domenica, 19 Marzo 2023 09:38

IV Domenica di Quaresima

Omelia di Paolo Scquizzato

Prima lettura: 1Sam 16,1b.4.6-7.10-13

1 Il Signore disse a Samuele: «Fino a quando piangerai su Saul, mentre io l'ho ripudiato perché non regni su Israele? Riempi d'olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re». 4Samuele fece quello che il Signore gli aveva comandato

6Quando furono entrati, egli vide Eliàb e disse: «Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato!». 7Il Signore replicò a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l'ho scartato, perché non conta quel che vede l'uomo: infatti l'uomo vede l'apparenza, ma il Signore vede il cuore». 10Iesse fece passare davanti a Samuele i suoi sette figli e Samuele ripeté a Iesse: «Il Signore non ha scelto nessuno di questi». 11Samuele chiese a Iesse: «Sono qui tutti i giovani?». Rispose Iesse: «Rimane ancora il più piccolo, che ora sta a pascolare il gregge». Samuele disse a Iesse: «Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui». 12Lo mandò a chiamare e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto. Disse il Signore: «Àlzati e ungilo: è lui!». 13Samuele prese il corno dell'olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi.

Salmo: 22

Rit.: Il Signore è il mio pastore mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.

Alleluia, Alleluia, Alleluia.

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.

2 Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.

3 Rinfranca l'anima mia Rit.

4 Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza. Rit.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca. Rit.

 

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni. Rit.

 

 

Seconda lettura: Ef 5,8-14

 

8Un tempo infatti eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; 9ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. 10Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. 11Non partecipate alle opere delle tenebre, che non danno frutto, ma piuttosto condannatele apertamente. 12Di quanto viene fatto da costoro in segreto è vergognoso perfino parlare, 13mentre tutte le cose apertamente condannate sono rivelate dalla luce: tutto quello che si manifesta è luce. 14Per questo è detto:
«Svégliati, tu che dormi,
risorgi dai morti
e Cristo ti illuminerà».

 

Canto del Vangelo: Gv 8,12

 

Alleluia, alleluia!

«Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».

Alleluia!

 

Vangelo: Gv 9,1-41

1 Passando, vide un uomo cieco dalla nascita, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va' a lavarti nella piscina di Sìloe» - che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c'era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
35Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell'uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

«Io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi. […]Siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane» (v. 41)

OMELIA

La vita è un cammino di illuminazione. Un passare dalle tenebre alla luce (cfr. 1Pt 2, 9), e stando al Vangelo di oggi – in fondo a tutto il Nuovo Testamento – questo cammino di illuminazione è paradossale: si giunge alla luce per via di oscurità.

Il cristianesimo, lungi dall’essere un percorso di migliorismo e di perfezione morale, indica la strada verso la luce inabissandosi nell’oscurità. Gesù in modo chiaro afferma che tutti coloro che ritengono di avere gli occhi aperti, di vedere chiaro e che pretendono magari anche di farsi maestri pubblici di chiarezza, sono in realtà dei ciechi, mentre coloro che da sempre son ritenuti incapaci di vedere, gli ignoranti e i non degni di essere ascoltati sono quelli che vedono bene.

 

Noi non possediamo la luce, ma è la Luce a possederci. Non siamo noi che c’illuminiamo, ma possiamo solo farci illuminare. La luce splende già dentro di noi, il fatto è che noi viviamo sempre al buio, credendo di essere immersi nella luce.

Occorre farsi tenebra, occorre chiudere gli occhi a questo mondo, a questa logica mondana fondata sul potere, l’avere e il successo, per poterli aprire ad una luce che è Vita. È quando rinunceremo a credere di avere tutto chiaro, di possedere tutte le chiavi, di avere in mano la verità, di vedere talmente bene da poter condurre anche gli altri (cfr. Mt 15, 14), solo allora cominceremo ad intravedere l’alba.

È quando si frantumerà il nostro falso sé, l’ego, che la luce potrà irrompere da dentro di noi con tutto il suo splendore. «Dove non c’è più l’io c’è Dio» (Caterina da Genova), perché la luce è sepolta in noi da una fitta coltre di presunta sapienza, conoscenza e religiosità.

È quando cominceremo a chiudere gli occhi anche su Dio, sulla pretesa di conoscerlo, sulle sue false immagini, su ciò che pensiamo esiga e ordini, allora egli si manifesterà per ciò che è realmente, semplicemente perché «si conosce meglio Dio non conoscendolo» (Agostino).

Gesù dirà: «è bene per voi che io me ne vada» (Gv 16, 7). È nella sua assenza che lo percepiamo presente.

Paolo – sulla strada di Damasco – quando non vedrà più nulla, contemplerà Dio (cfr. At 9, 8).

 

«Più ti si cerca Dio e meno ti si trova. Dovrai cercare Dio in modo tale da non trovarlo in nessuna parte. Se non lo cerchi lo trovi» (Meister Eckhart,

 

CAMMINO DELLA SETTIMANA

Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

  • «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato»

  • «Dove non c’è più l’io c’è Dio» (Caterina da Genova), perché la luce è sepolta in noi da una fitta coltre di presunta sapienza, conoscenza e religiosità.

Buon cammino!

 

 

Se hai bisogno di una scheda per guidare la "Liturgia della Parola" sulle letture di questa domenica la troverai qui:

"Una guida sintetica per condurre la Liturgia della Parola”

 

 

 

Domenica, 12 Marzo 2023 15:39

III Domenica di QUARESIMA

Omelia di Paolo Scquizzato

 Prima lettura: Es 17, 3-7

Dal libro dell'Èsodo
In quei giorni, il popolo soffriva la sete per mancanza di acqua; il popolo mormorò contro Mosè e disse: «Perché ci hai fatto salire dall'Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?».
Allora Mosè gridò al Signore, dicendo: «Che cosa farò io per questo popolo? Ancora un poco e mi lapideranno!».
Il Signore disse a Mosè: «Passa davanti al popolo e prendi con te alcuni anziani d'Israele. Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo, e va'! Ecco, io starò davanti a te là sulla roccia, sull'Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà».
Mosè fece così, sotto gli occhi degli anziani d'Israele. E chiamò quel luogo Massa e Merìba, a causa della protesta degli Israeliti e perché misero alla prova il Signore, dicendo: «Il Signore è in mezzo a noi sì o no?».

Salmo: 94

 

Rit.: Ascoltate oggi la voce del Signore: non indurite il vostro cuore.

 

 

Alleluia, Alleluia, Alleluia.

 

 

 

Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia. Rit.

Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.Rit.

Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere». Rit.

 

 

 

Seconda lettura: Rm 5, 1-2. 5-8

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, giustificati per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l'accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio.
La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.

 

 

 

Canto del Vangelo:

 

 

Alleluia, alleluia!

 

 

Signore, tu sei veramente il salvatore del mondo;
dammi dell'acqua viva, perché io non abbia più sete.

 

Alleluia!

 

Vangelo: Gv 4, 5-42


In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c'era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani.
Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest'acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».
Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell'acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore - gli dice la donna –, dammi quest'acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va' a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: "Io non ho marito". Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero».
Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l'ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l'ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui.
Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l'un l'altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l'altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».
Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

 

 

OMELIA

Siamo tutti rabdomanti in cerca di una sorgente in grado di donare il senso del vivere e il modo di trattare gli anni che ci cadono addosso.

 

Questa donna, – in quanto samaritana nemica giurata dell’establishment religioso israelita – è in cerca di quell’acqua capace di compierle il cuore. E Gesù, rabdomante del desiderio del cuore dell’uomo, si siede ad attenderla, e dinanzi alla finitezza d’un pozzo, le mostra l’abisso d’una sorgente.

 

Facciamo spesso esperienza di pozzi e pozzanghere. Possiamo tutto, possediamo il superfluo, ‘abbiamo troppo pane, tanto che la sazietà non ci basta più’, ma rischiamo di non sapere per quale motivo stiamo su questa terra.

 

Entrambi sono convinti che esista un Dio capace di donare senso all’esistere, ma la questione è ‘quale Dio?’. Quello della religione legato a un tempio – di Gerusalemme o sul monte Garizim che sia – o quello Spirito che abita la creazione intera e che con amorevole cura la guida verso il compimento?

 

Gesù dà la sua risposta, affermando che del suo Dio – in grado di dissetare la vita – se ne può far esperienza ‘in spirito e verità’, e non ‘su questo monte o a Gerusalemme’. Ossia, non sarà mai una religione ad assicurarci la salvezza e la possibilità di esaurire l’incontro col divino. L’Assoluto(letteralmente ‘ciò che è slegato da’) sta sempre oltre ogni forma di religione storica. La questione è fare esperienza, ‘entrare dentro’ al divino che ci abita, nello spirito e verità più profonda che è in noi. Lo intuì già Paolo in Atti: “in lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (17, 28).

 

Le religioni passano, e con esse tutto il loro armamentario cultuale, rituale e dogmatico; ciò che rimarrà è lo Spirito, l’acqua viva (v. 10) che sgorga dalla nostra sorgente. Questa è la ‘verità’, che assume la forma di libertà, «la forma di una persona, ed è pronta a prendere per mano ciascuno di noi affinché diventi come Dio, una persona che vive in libertà, fondata nell’amore, dipendente in quanto creatura, ma chiamata all’infinità» (Drewermann).

 

 

 

CAMMINO DELLA SETTIMANA

 

Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

 

  • Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera

  • Fare esperienza= ‘entrare dentro’ al divino che ci abita, nello spirito e verità più profonda che è in noi

 

 

 

Buon cammino!

 

 

 

Se hai bisogno di una scheda per guidare la "Liturgia della Parola" sulle letture di questa domenica la troverai qui:

 

 

"Una guida sintetica per condurre la Liturgia della Parola

 

 

Domenica, 26 Febbraio 2023 19:38

I Domenica di QUARESIMA

 Spunti per l'Omelia di Giorgio De Stefanis

 Prima lettura: Gen 2,7-9;3,1-7

Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente.
8Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato. 9Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male.

 

1Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: «Non dovete mangiare di alcun albero del giardino»?». 2Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, 3ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: «Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete»». 4Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! 5Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male». 6Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò. 7Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.

 

 

 

Salmo: 50

 

 

 

 

 

Rit.: Dio solo è rifugio e salvezza

 

Alleluia, Alleluia, Alleluia.

 

 

 

3 Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.

 

4 Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro. Rit.

 

 

 

5 Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.

 

6 Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto: Rit.

 

 

 

12 Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.

 

13 Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito. Rit.

 

 

 

14 Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.

 

17 Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode. Rit.

 

 

 

 

 

Seconda lettura: Rm 5,12-19

 

 

 

12Quindi, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, e così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato... 13Fino alla Legge infatti c'era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la Legge, 14la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire.
15Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo si sono riversati in abbondanza su tutti. 16E nel caso del dono non è come nel caso di quel solo che ha peccato: il giudizio infatti viene da uno solo, ed è per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute, ed è per la giustificazione. 17Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l'abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo.
18Come dunque per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l'opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. 19Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti.

 

 

 

Canto del Vangelo: Mt 4,4b

 

 

 

Alleluia, alleluia!

 

Non di solo pane vivrà l'uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».

 

Alleluia!

 

 

 

 

 

Vangelo: Mt 4,1-11

 

 

 

1 Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di' che queste pietre diventino pane». 4Ma egli rispose: «Sta scritto:

Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».

5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti:

Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo
ed essi ti porteranno sulle loro mani
perché il tuo piede non inciampi in una pietra».

7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:

Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».

8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti:

Il Signore, Dio tuo, adorerai:
a lui solo renderai culto».

11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

 

OMELIA

 

Dio, usando come protagonista la figura del Figlio, ci propone una esperienza di vita che è molto comune all'uomo.

Questa scelta dimostra l'amore che Dio ha per noi, suoi figli. Egli ci propone l'esperienza fatta da Gesù nel “deserto” posto difronte alle tentazioni.

Vediamole ed attualizziamole:

  1. Gesù non era in fin di vita per il digiuno, aveva fame!. A questo bisogno il “tentatore” risponde proponendo non le radici amare o un tozzo di pane, ma tutte le pietre del deserto trasformate in pani. Ossia il superfluo nel disprezzo del creato.

  2. Da questa necessità naturale …. snaturalizzata passa agli effetti speciali per esaltare la persona: buttati dall'alto del Tempio … gli angeli ti salveranno! Così tu verrai ammirato, osannato, invidiato da tutti.

  3. Il “tentatore” promette il massimo: onore, gloria, potere, ricchezza; in cambio una piccola ed insignificante cosa: mi adorerai. Farai tutto quello che io ti propongo! E tu potrai dedicare la tua vita a mantenere e aumentare potere e ricchezza.

Ma quali le risposte di Gesù:

  1. Non di solo pane vivrà l'uomo,ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio

  2. Non metterai alla prova il Signore Dio tuo

  3. Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto

 

 

 

CAMMINO DELLA SETTIMANA

 

Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

 

  • Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».

  • Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo.

 

 

 

Buon cammino!

 

 

 

 

 

Se hai bisogno di una scheda per guidare la "Liturgia della Parola" sulle letture di questa domenica la troverai qui:

 

"Una guida sintetica per condurre la Liturgia della Parola

 

 

 

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"Commento ai Vangeli della domenica"

 

 

Omelia

di Don Paolo Scquizzato,

Prima lettura: Lv 19,1-2. 17-18

1 Il Signore parlò a Mosè e disse: 2«Parla a tutta la comunità degli Israeliti dicendo loro: «Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo.

17Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui. 18Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore.

Salmo: 102

Rit.: Il Signore compie cose giuste

Alleluia, Alleluia, Alleluia.

1Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.

2 Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici. Rit.

3 Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,

4 salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia, Rit.

8 Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all'ira e grande nell'amore.

10 Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe. Rit.

12 quanto dista l'oriente dall'occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe.

13 Come è tenero un padre verso i figli,
così il Signore è tenero verso quelli che lo temono, Rit.

Seconda lettura: 1Cr 3,16-23

16Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? 17Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi.

18Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, 19perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti: Egli fa cadere i sapienti per mezzo della loro astuzia. 20E ancora: Il Signore sa che i progetti dei sapienti sono vani.
21Quindi nessuno ponga il suo vanto negli uomini, perché tutto è vostro: 22Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! 23Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio.

Canto del Vangelo: 1Gv 2,5

Alleluia, alleluia!

5 Chi invece osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente perfetto.

Alleluia!

Vangelo: Mt 5,38-48

38Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. 39Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l'altra, 40e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. 41E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. 42Da' a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.

43Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. 44Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. 46Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.

 

 

 

OMELIA

 

«Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio» (v. 38). E’ il massimo di giustizia cui si era giunti nella riflessione morale dell’Antico Testamento: si risponde al male con un male “proporzionato” e non eccessivo; insomma, ognuno paga secondo il danno commesso. Un argine alla vendetta, ma non ancora capace di guarire il male perpetrato. Il male subìto, anche se in modo proporzionato, viene comunque restituito, non vinto. Il Vangelo fa compiere un passo ulteriore: il male non si vince con altro male, ma solo col bene (1Pt 3, 9; Rm 12, 21; 1Ts 5, 15). E nel nostro brano Gesù dà delle indicazioni ben precise per vivere questo:

«Io vi dico di non opporvi al malvagio» (v. 39). Non dice di non opporsi al male, perché questo va sempre combattuto, ma a chi fa il male. Questi è la prima vittima del male compiuto, e in quanto tale va amato ancora di più, perché vittima del suo stesso male. Gesù ama il peccatore proprio perché odia il male. Dinanzi a colui che gli fa il male, egli si fa carico di questo male non restituendoglielo, perché tornerebbe a questi moltiplicato. Il male, come il bene, si moltiplica compiendolo. In ultima analisi, l’Amore dichiarerà sempre guerra al male, salvando però sempre chi l’ha fatto.

«Se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra porgigli anche l’altra » (v. 39). L’amore sopporta, nel senso di ‘portare su di sé’ il doppio del male, cioè non restituendolo, impedendo così che questo torni moltiplicato sull’altro. Questa è la tolleranza nel suo significato più profondo, termine che deriva da tŏllere = portare, sopportare. Essere tolleranti col male necessita di molta più forza che restituirlo in un atto di violenza. È forte solo chi resiste al bisogno di vendetta.

«A chi ti vuol togliere la tunica, lascia anche il mantello» (v. 40). Anche se sei ‘nel giusto’, pur di rimanere in pace con tuo fratello, lasciagli tutto: la nudità di Gesù sulla croce è stata la nostra pace, la nostra salvezza. Siamo stati rivestiti dalla sua spogliazione.

Letteralmente sarebbe: «Se uno ti angarierà ad accompagnarlo» (v. 41). In ambito romano, l’angarius è il messo del re che aveva il potere di obbligare i cittadini a portare i suoi pesi. Ogni fratello che mi si fa incontro è ‘figlio del re’, messo regale. Per cui diviene per me un dovere fraterno portare i suoi pesi: «Portate i pesi gli uni degli altri, così adempirete la legge di Cristo» (Gal 6, 2).

A chi ti chiede dà… Il dare è sempre una vittoria sul prendere, e quindi sull’egoismo.

Gesù invita ad una ‘giustizia superiore’, ossia non solo ad amare, ma amare i nemici (v. 44), ossia l’altro riconosciuto nella sua totale alterità. La forza vincente del cristianesimo, sin dalle origini, è stato proprio quell’amore che non fa differenze di persone. L’amore non ‘sceglie’ chi si merita d’essere amato. Dio, l’Amore, è solo amore in-condizionato, senza condizioni.

Dio ama ‘a pioggia’, disinteressandosi su chi possa cadere il suo amore; scalda tutti, indipendentemente dal merito di ciascuno.

Chi entra in questa logica, chi vive il medesimo stile di Dio, si trasforma sempre più in se stesso, ovvero si compie come figlio del Padre.

Diventare perfetti (v. 48), vuol dire semplicemente maturare sino alla pienezza di sé. Il perfetto è semplicemente l’uomo maturo, completo.

Figli lo siamo per vocazione, ma occorre diventarlo in pienezza, come un seme è chiamato a divenire frutto. E si diviene pienamente figli facendosi fratelli nell’amore, vivendo come il Padre.

Il v. 48 che andrebbe quindi tradotto così: «Voi dunque [se vivete da figli facendovi fratelli] diverrete compiuti come è compiuto il Padre vostro celeste».

 

CAMMINO DELLA SETTIMANA

Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

  • 44Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano,

  • Non fanno così anche i pagani? 48Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.

Buon cammino!

Se hai bisogno di una scheda per guidare la "Liturgia della Parola" sulle letture di questa domenica la troverai qui: Una guida sintetica per condurre la Liturgia della Parola

Clicca qui per andare all'INDICE di questo TEMA: "Commento ai Vangeli della domenica"

Omelia

di Don Paolo Scquizzato,

Prima lettura: Sir 15, 16-21

15Se tu vuoi, puoi osservare i comandamenti;
l'essere fedele dipende dalla tua buona volontà.
16Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua:
là dove vuoi tendi la tua mano.
17Davanti agli uomini stanno la vita e la morte:
a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà.
18Grande infatti è la sapienza del Signore;
forte e potente, egli vede ogni cosa.
19I suoi occhi sono su coloro che lo temono,
egli conosce ogni opera degli uomini.
20A nessuno ha comandato di essere empio
e a nessuno ha dato il permesso di peccare.

Salmo: 118


Rit.: Beato l'uomo che teme il Signore

Alleluia, Alleluia, Alleluia.

1 Beato chi è integro nella sua via
e cammina nella legge del Signore.

2 Beato chi custodisce i suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore. Rit.

4 Tu hai promulgato i tuoi precetti
perché siano osservati interamente.

5 Siano stabili le mie vie
nel custodire i tuoi decreti.
Rit.

17 Sii benevolo con il tuo servo e avrò vita,
osserverò la tua parola.

18 Aprimi gli occhi perché io consideri
le meraviglie della tua legge. Rit.

33 Insegnami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la custodirò sino alla fine.

34 Dammi intelligenza, perché io custodisca la tua legge
e la osservi con tutto il cuore. Rit.

Seconda lettura: 1Cr 2,6-10

6Tra coloro che sono perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo, che vengono ridotti al nulla. 7Parliamo invece della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria. 8Nessuno dei dominatori di questo mondo l'ha conosciuta; se l'avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. 9Ma, come sta scritto:

Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì,
né mai entrarono in cuore di uomo,
Dio le ha preparate per coloro che lo amano
.

10Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio.

Canto del Vangelo: Cf Mt 11,25

Alleluia, alleluia!

«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.

Alleluia!

Vangelo: Mt 5,17-37

17Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. 18In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. 19Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.
20Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.

 

21Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. 22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: «Stupido», dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: «Pazzo», sarà destinato al fuoco della Geènna.
23Se dunque tu presenti la tua offerta all'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24lascia lì il tuo dono davanti all'altare, va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
25Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. 26In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo!

 

27Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. 28Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
29Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. 30E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
31Fu pure detto: «Chi ripudia la propria moglie, le dia l'atto del ripudio». 32Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all'adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.

Sì, sì; no, no

33Avete anche inteso che fu detto agli antichi: «Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti». 34Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, 35né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. 36Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. 37Sia invece il vostro parlare: «Sì, sì», «No, no»; il di più viene dal Maligno.

OMELIA

 

Gesù invita a vivere una giustizia che superi quella degli scribi e dei farisei, fondata sull’ottemperanza della legge. Nell’Antico Testamento, è considerato giusto chi si attiene alla norma prescritta. Obbedienza e giustizia vanno così a coincidere prendendo il nome di legalismo.

Non uccidere (vv. 21-22), è il fondamento della morale veterotestamentaria. Ebbene, Gesù va oltre: non uccidere non è sufficiente. Per essere uomo nuovo, non basta non fare il male, occorre fare il bene. Altrimenti un cadavere sarebbe un’ottima persona.

Il Vangelo ti chiederà sempre di vivere in pienezza, di divenire persona umana completa, e poi di far vivere con sovrabbondanza chi ti sta accanto.

Gesù invita a domandarti: non credere che basti non togliere la vita all’altro, ma domandati: gli hai dato vita? Cosa vivi nel profondo di te verso il fratello che ti vive accanto, che posto occupano nella tua vita coloro che la condividono con te? ‘Non ucciderlo’ non è ancora sufficiente: gli hai rimesso in moto la vita, hai fatto di tutto perché questi possa cominciare a vivere veramente?

I vv. 25-26 dicono che siamo tutti in cammino verso il giudice, immagine del termine della nostra storia, la morte. Ora, in questo cammino viviamo tutti delle relazioni ferite (avversari). Lo scopo della vita sarà dunque riconciliarci con l’altro, affinché questi passi da avversario a fratello. In questo caso egli non ti consegnerà al giudice (la tua vita non si consumerà nella morte, nell’insignificanza,) ma al Padre, ovvero la tua vita riposerà nell’amore per sempre, e per questo sarà sottratta alla morte.

Da tutto ciò evinciamo che la nostra vita, e il nostro stesso futuro, è in mano all’altro, al fratello; è sempre l’altro che mi giudica, ovvero ha il potere di farmi vivere da risuscitato in questa vita (se lo amo), o vivere da cadavere (se lo ignoro)!

Interessante è notare che qui non si parla di torti o ragioni verso l’altro, ma se non vai d’accordo col fratello, avrai sempre torto. Non c’è una relazione ferita ‘buona’ e una ‘cattiva’. Una relazione ferita è sempre cattiva, sia che tu abbia torto, sia che tu abbia ragione.

 

«Avete inteso che fu detto: non commettere adulterio» (vv. 27-30). Anche in questo caso ciò che salva non è ‘non commettere adulterio’, ma fare del rapporto di coppia una possibilità dove l’altro possa compiersi nella sua piena umanità.

Il comandamento lasciatoci da Gesù, non è racchiuso in una sterile osservanza di una legge, ma possibilità di vivere finalmente una vita nuova: «vi do un comandamento nuovo, amatevi» (Gv 13, 34). Non ha detto «vi comando di amarvi», ma «vi do il comandamento dell’amore». Possiamo amarci perché lui ci ha dato l’amore con cui poterci amare. Dio ci chiede solo ciò che previamente ci dona. In questo sta il significato di quel ‘nuovo’.  Dio non obbliga, ma rende possibile.

«Donami o Dio ciò che mi comandi, e poi comandami ciò che vuoi» (Agostino).

 

 

 

CAMMINO DELLA SETTIMANA

Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

  • se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.

  • Possiamo amarci perché lui ci ha dato l’amore … Dio non obbliga, ma rende possibile.

    Buon cammino!

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    "Una guida sintetica per condurre la Liturgia della Parola

    Anno A

    V Domenica del Tempo Ordinario 9 Febbraio 2020 -

    Omelia

    di Don Paolo Scquizzato,

    Prima lettura: Is 58,7-10

    Così dice il Signore7Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato,
    nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto,
    nel vestire uno che vedi nudo,
    senza trascurare i tuoi parenti?
    8Allora la tua luce sorgerà come l'aurora,
    la tua ferita si rimarginerà presto.
    Davanti a te camminerà la tua giustizia,
    la gloria del Signore ti seguirà.
    9Allora invocherai e il Signore ti risponderà,
    implorerai aiuto ed egli dirà: «Eccomi!».
    Se toglierai di mezzo a te l'oppressione,
    il puntare il dito e il parlare empio,
    10se aprirai il tuo cuore all'affamato,
    se sazierai l'afflitto di cuore,
    allora brillerà fra le tenebre la tua luce,
    la tua tenebra sarà come il meriggio.

    Salmo: 111

    Rit.: Beato l'uomo che teme il Signore

    Alleluia, Alleluia, Alleluia.


    4 Spunta nelle tenebre, luce per gli uomini retti:
    misericordioso, pietoso e giusto.

    5 Felice l'uomo pietoso che dà in prestito,
    amministra i suoi beni con giustizia. Rit.

    6 Egli non vacillerà in eterno:
    eterno sarà il ricordo del giusto.

    7 Cattive notizie non avrà da temere,
    saldo è il suo cuore, confida nel Signore. Rit.

    8 Sicuro è il suo cuore, non teme,

    9 Egli dona largamente ai poveri,
    la sua giustizia rimane per sempre,
    la sua fronte s'innalza nella gloria. Rit.


    Seconda lettura: 1Cor 2,1-5

    1 Anch'io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l'eccellenza della parola o della sapienza. 2Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso. 3Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione. 4La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, 5perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio.

    Canto del Vangelo: Gv 8,12

    Alleluia, alleluia!

    «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita»

    Alleluia!

    Vangelo: Mt 5,13-16

    13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
    14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli....


    OMELIA

     

    «Voi siete il sale della terra». Il sale nell’antichità veniva spesso posto come antisettico e antidolorifico sulle ferite. Nella prima lettura di oggi Isaia mette in bocca a Dio queste parole: «se tu dividerai il pane con l’affamato, introdurrai in casa i miseri, i senza tetto, vestirai uno che vedi nudo, allora la tua ferita si rimarginerà presto» (v. 8).
    Interessante: l’amore per l’altro, il prendercene cura, risollevarlo dal fango e dal non senso, guarisce le nostre ferite. Chi di noi non si porta dentro delle piaghe esistenziali, magari inferteci dall’infanzia, provocateci da amori sbagliati, delusioni subite, dolore arrecato e subìto… Il vangelo di oggi ci indica la strada per poter guarire da tutto ciò.
    Il sale – il balsamo dell’amore – versato sulle ferite dell’altro, rimargina le nostre.
    Se non ridiamo sapore alla vita dell’altro, perdiamo noi il gusto di vivere, e precipitiamo in una storia dove tutto è insipido, scialbo e triste. Senza idealismi però, perché sappiamo bene che l’amore per l’altro alla fine ci brucerà dentro, proprio come il sale sul vivo di una ferita.

    «Voi siete la luce del mondo» (v. 14). È ancora Isaia a ricordarci cosa vuol dire, concretamente, essere luce del mondo. «Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se offrirai il pane all’affamato, se sazierai chi è digiuno, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio» (vv. 9-10).
    Saremo luminosi, solo se cominceremo ad illuminare gli altri. Se non lo facciamo, ci spegniamo anche noi. Il bene fatto all’altro alimenta la nostra lampada.
    Nella Chiesa primitiva, i battezzati venivano chiamati gli ‘illuminati’, perché impregnati di Cristo, la luce. Ebbene, siamo stati ‘illuminati’ solo per far uscire dal buio i fratelli. Una vita nell’oscurità dell’egoismo, giocata sotto un secchio (moggio nel brano) è destinata a spegnersi. Una vita consumata nell’ombra, nel nascondimento del proprio vivere quieto, incentrato su di sé, alla fine si spegnerà nell’insignificanza.
    Gesù mostra che la vita che illumina il mondo intero, che dà sapore alla storia, è solo quella che è in grado di amare sino alla fine, quella in grado di salire sul candelabro, la croce (v. 15).
    Una vita che è ‘venuta alla luce’, ma che poi non s’alimenta dell’olio dell’amore e fa luce a tutti coloro che stanno intorno, si spegnerà presto, divenendo morta anche se detta vivente.

     

     

    CAMMINO DELLA SETTIMANA

    Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

    • 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.

    • Saremo  luminosi, solo se cominceremo ad illuminare gli altri. Se non s’illumina nessuno, ci spegniamo anche noi.

      Buon cammino!

      Se hai bisogno di una scheda per guidare la "Liturgia della Parola" sulle letture di questa domenica la troverai qui:

      "Una guida sintetica per condurre la Liturgia della Parola

      Omelia

      di Don Paolo Scquizzato,

      Prima lettura: Sof 2,3; 3,12-13

      3Cercate il Signore
      voi tutti, poveri della terra,
      che eseguite i suoi ordini,
      cercate la giustizia,
      cercate l'umiltà;
      forse potrete trovarvi al riparo
      nel giorno dell'ira del Signore.

      12Lascerò in mezzo a te
      un popolo umile e povero».
      Confiderà nel nome del Signore
      13il resto d'Israele.
      Non commetteranno più iniquità
      e non proferiranno menzogna;
      non si troverà più nella loro bocca
      una lingua fraudolenta.
      Potranno pascolare e riposare
      senza che alcuno li molesti.

      Salmo: 145

      Rit.: Beati i poveri in spirito

      Alleluia, Alleluia, Alleluia.


      Il Signore rimane fedele per sempre,

      7 rende giustizia agli oppressi,
      dà il pane agli affamati.
      Il Signore libera i prigionieri, Rit.

      8 il Signore ridona la vista ai ciechi,
      il Signore rialza chi è caduto,
      il Signore ama i giusti,

      9 il Signore protegge i forestieri, Rit.

      egli sostiene l'orfano e la vedova,
      ma sconvolge le vie dei malvagi.

      10 Il Signore regna per sempre,
      il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. Rit.

      Seconda lettura: 1cor 1,26-31

      26Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili. 27Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; 28quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, 29perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio. 30Grazie a lui voi siete in Cristo Gesù, il quale per noi è diventato sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione, 31perché, come sta scritto, chi si vanta, si vanti nel Signore.

      Canto del Vangelo: Mt 5,12a

      Alleluia, alleluia!

      12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

      Alleluia!

      Vangelo: Mt 5,1-12a

      1Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

      3«Beati i poveri in spirito,
      perché di essi è il regno dei cieli.
      4Beati quelli che sono nel pianto,
      perché saranno consolati.
      5Beati i miti,
      perché avranno in eredità la terra.
      6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
      perché saranno saziati.
      7Beati i misericordiosi,
      perché troveranno misericordia.
      8Beati i puri di cuore,
      perché vedranno Dio.
      9Beati gli operatori di pace,
      perché saranno chiamati figli di Dio.
      10Beati i perseguitati per la giustizia,
      perché di essi è il regno dei cieli.
      11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

      OMELIA

       

      È questione di ‘cambiare punto di vista’ sul mondo.

       

      Balducci si domanda come vedevano il mondo i deportati di Auschwitz e Mauthausen, loro che erano nella verità. Perché solo chi porta su di sé fino all’estremo, fino al limite dell’annientamento, il peso della storia ha il privilegio – seppur incenerito – di conoscere immediatamente il significato del mondo.

      Ora la medesima domanda potremmo farcela riguardo i nuovi deportati della storia contemporanea: come vedranno il nostro mondo i poveri costretti a dormire all’addiaccio, i profughi forzati a lasciare la loro terra, chi vive al limite della sopravvivenza, tutti coloro che non fanno parte della società che conta?

      Questo nostro mondo culturalmente elevato, di scoperte tecnologiche impressionanti, di ricchezze ammassate; questa nostra civiltà paladina della giustizia, dell’equità sociale, della fratellanza universale … come verrà letto dagli occhi di chi sta lentamente scivolando verso la disperazione?

       

      Il messaggio delle cosiddette beatitudini, questo discorso rivoluzionario e di rottura di Gesù di Nazareth, non è rivolto a quei cristiani che edificano la loro sicurezza sul potere, l’avere e il successo, fondamento proprio di ogni sistema mondano, ma alla massa indistinta di donne e uomini che fanno fatica a vivere, affamati di giustizia e perseguitati, umiliati e offesi.

       

      Le ‘beatitudini’, non sono però mera consolazione. Questa ‘Magna Carta’ del cristiano è piuttosto norma di vita, scelta di campo, ferma decisione da che parte stare.

      «Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio» (1Cor 1, 28s.).

      Saremo dalla parte di Dio solo nella misura in cui saremo dalla parte dei disprezzati e degli ignobili di questo mondo e di coloro che il mondo ha contribuito a ridurre a nulla.

      Dio sarà dalla nostra parte nella misura in cui saremo dalla parte di coloro che portano il peso, come immani cariatidi, delle nostre ingiustizie, e subiscono la violenza per assicurare la nostra pace menzognera.

      Andrà da sé che chi farà proprio l’ideale di giustizia che dà onore ai poveri e aprirà la strada ai miseri, non troverà udienza e spazio nel mondo che conta. Ma questa solitudine, frutto di una scelta finalmente cristiana, dirà che siamo dalla parte giusta. Ma in fondo soli non lo si sarà mai, perché il prendersi cura dei senza volto, ridarà a noi il nostro volto autentico, grazie al quale saremo riconosciuti dall’Amore stesso perché in ultimo, gli rassomiglieremo.

       

       

       

       

      CAMMINO DELLA SETTIMANA

      Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

      • 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

      • Saremo dalla parte di Dio solo nella misura in cui saremo dalla parte dei disprezzati e degli ignobili di questo mondo e di coloro che il mondo ha contribuito a ridurre a nulla.

        Buon cammino

        Se hai bisogno di una scheda per guidare la "Liturgia della Parola" sulle letture di questa domenica la troverai qui:

        Una guida sintetica per condurre la Liturgia della Parola

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        IV Domenica del Tempo Ordinario 29 Gennaio 2023 -


        Anno A

        Omelia

        di Don Paolo Scquizzato,

        Prima lettura: Sof 2,3; 3,12-13

         

        3Cercate il Signore
        voi tutti, poveri della terra,
        che eseguite i suoi ordini,
        cercate la giustizia,
        cercate l'umiltà;
        forse potrete trovarvi al riparo
        nel giorno dell'ira del Signore.

        12Lascerò in mezzo a te
        un popolo umile e povero».
        Confiderà nel nome del Signore
        13il resto d'Israele.
        Non commetteranno più iniquità
        e non proferiranno menzogna;
        non si troverà più nella loro bocca
        una lingua fraudolenta.
        Potranno pascolare e riposare
        senza che alcuno li molesti.

         

        Salmo: 145

        Rit.: Beati i poveri in spirito

        Alleluia, Alleluia, Alleluia.


        Il Signore rimane fedele per sempre,

        7 rende giustizia agli oppressi,
        dà il pane agli affamati.
        Il Signore libera i prigionieri, Rit.

         

        8 il Signore ridona la vista ai ciechi,
        il Signore rialza chi è caduto,
        il Signore ama i giusti,

        9 il Signore protegge i forestieri, Rit.

         

        egli sostiene l'orfano e la vedova,
        ma sconvolge le vie dei malvagi.

        10 Il Signore regna per sempre,
        il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. Rit.

         

         

        Seconda lettura: 1cor 1,26-31

         

        26Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili. 27Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; 28quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, 29perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio. 30Grazie a lui voi siete in Cristo Gesù, il quale per noi è diventato sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione, 31perché, come sta scritto, chi si vanta, si vanti nel Signore.

         

         

        Canto del Vangelo: Mt 5,12a

         

        Alleluia, alleluia!

        12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

        Alleluia!

         

        Vangelo: Mt 5,1-12a

         

        1Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

        3«Beati i poveri in spirito,
        perché di essi è il regno dei cieli.
        4Beati quelli che sono nel pianto,
        perché saranno consolati.
        5Beati i miti,
        perché avranno in eredità la terra.
        6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
        perché saranno saziati.
        7Beati i misericordiosi,
        perché troveranno misericordia.
        8Beati i puri di cuore,
        perché vedranno Dio.
        9Beati gli operatori di pace,
        perché saranno chiamati figli di Dio.
        10Beati i perseguitati per la giustizia,
        perché di essi è il regno dei cieli.
        11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

         

        OMELIA

         

        È questione di ‘cambiare punto di vista’ sul mondo.

         

        Balducci si domanda come vedevano il mondo i deportati di Auschwitz e Mauthausen, loro che erano nella verità. Perché solo chi porta su di sé fino all’estremo, fino al limite dell’annientamento, il peso della storia ha il privilegio – seppur incenerito – di conoscere immediatamente il significato del mondo.

        Ora la medesima domanda potremmo farcela riguardo i nuovi deportati della storia contemporanea: come vedranno il nostro mondo i poveri costretti a dormire all’addiaccio, i profughi forzati a lasciare la loro terra, chi vive al limite della sopravvivenza, tutti coloro che non fanno parte della società che conta?

        Questo nostro mondo culturalmente elevato, di scoperte tecnologiche impressionanti, di ricchezze ammassate; questa nostra civiltà paladina della giustizia, dell’equità sociale, della fratellanza universale … come verrà letto dagli occhi di chi sta lentamente scivolando verso la disperazione?

         

        Il messaggio delle cosiddette beatitudini, questo discorso rivoluzionario e di rottura di Gesù di Nazareth, non è rivolto a quei cristiani che edificano la loro sicurezza sul potere, l’avere  e il successo, fondamento proprio di ogni sistema mondano, ma alla massa indistinta di donne e uomini che fanno fatica a vivere, affamati di giustizia e perseguitati, umiliati e offesi.

         

        Le ‘beatitudini’, non sono però mera consolazione. Questa ‘Magna Carta’ del cristiano è piuttosto norma di vita, scelta di campo, ferma decisione da che parte stare.

        «Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio» (1Cor 1, 28s.).

        Saremo dalla parte di Dio solo nella misura in cui saremo dalla parte dei disprezzati e degli ignobili di questo mondo e di coloro che il mondo ha contribuito a ridurre a nulla.

        Dio sarà dalla nostra parte nella misura in cui saremo dalla parte di coloro che portano il peso, come immani cariatidi, delle nostre ingiustizie, e subiscono la violenza per assicurare la nostra pace menzognera.

        Andrà da sé che chi farà proprio l’ideale di giustizia che dà onore ai poveri e aprirà la strada ai miseri, non troverà udienza e spazio nel mondo che conta. Ma questa solitudine, frutto di una scelta finalmente cristiana, dirà che siamo dalla parte giusta. Ma in fondo soli non lo si sarà mai, perché il prendersi cura dei senza volto, ridarà a noi il nostro volto autentico, grazie al quale saremo riconosciuti dall’Amore stesso perché in ultimo, gli rassomiglieremo.

         

         

         

         

        CAMMINO DELLA SETTIMANA

        Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

        • 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

        • Saremo dalla parte di Dio solo nella misura in cui saremo dalla parte dei disprezzati e degli ignobili di questo mondo e di coloro che il mondo ha contribuito a ridurre a nulla.

          Buon cammino

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          Anno A

          Omelia

          di Don Paolo Scquizzato,

          Prima lettura: Is 8,23b-9,3

          23bIn passato umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti.

          1 Il popolo che camminava nelle tenebre
          ha visto una grande luce;
          su coloro che abitavano in terra tenebrosa
          una luce rifulse.
          2Hai moltiplicato la gioia,
          hai aumentato la letizia.
          Gioiscono davanti a te
          come si gioisce quando si miete
          e come si esulta quando si divide la preda.
          3Perché tu hai spezzato il giogo che l'opprimeva,
          la sbarra sulle sue spalle,
          e il bastone del suo aguzzino,
          come nel giorno di Madian.

          Salmo: 26

          Rit.: Nelle prove, il Signore è rifugio sicuro.

          Alleluia, Alleluia, Alleluia.


          Il Signore è mia luce e mia salvezza:
          di chi avrò timore?
          Il Signore è difesa della mia vita:
          di chi avrò paura?
          Rit.

          4 Una cosa ho chiesto al Signore,
          questa sola io cerco:
          abitare nella casa del Signore
          tutti i giorni della mia vita,
          per contemplare la bellezza del Signore
          e ammirare il suo santuario. Rit.

          13 Sono certo di contemplare la bontà del Signore
          nella terra dei viventi.

          14 Spera nel Signore, sii forte,
          si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore. Rit.

          Seconda lettura: 1Cor 1,10-13.17

          10Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, a essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire. 11Infatti a vostro riguardo, fratelli, mi è stato segnalato dai familiari di Cloe che tra voi vi sono discordie. 12Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: «Io sono di Paolo, «Io invece sono di Apollo, «Io invece di Cefa, «E io di Cristo.
          13È forse diviso il Cristo? Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete stati battezzati nel nome di Paolo?

          17Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo, non con sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo.

          Canto del Vangelo: Cf Mt 4,23

          Alleluia, alleluia!

          23Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

          Alleluia!

          Vangelo: Gv 4,12-23

          12Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, 13lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

          15Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,
          sulla via del mare, oltre il Giordano,
          Galilea delle genti!
          16Il popolo che abitava nelle tenebre
          vide una grande luce,
          per quelli che abitavano in regione e

          ombra di morte una luce è sorta.

          17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».

          I primi quattro discepoli

          18Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 19E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». 20Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. 21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. 22Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.

          Gesù predica e guarisce

          23Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

          OMELIA

           

          Gesù inizia ‘ufficialmente’ la sua attività pubblica dopo trent’anni di vita nascosta. L’amore comincia ad uscire, a vivere di incontri, di misericordia, di abbracci, di guarigioni, di lacrime e di gioia. Matteo ci ricorda che quando l’Amore comincia ad agire, le circostanze storiche, l’ambiente sociale, il ‘mondo’ non sono certamente nelle condizioni ottimali. Siamo in un periodo di forti persecuzioni, di sofferenza, di oppressioni. Nessuna illusione, non vi è un tempo migliore dell’altro per cominciare a vivere. Nessun tempo è propizio per cominciare ad amare, o se vogliamo ogni tempo, ogni istante è quello giusto. L’adesso è l’unico momento favorevole all’amore, con tutte le sue contraddizioni, le pesantezze e le insensatezze.

          Il testo ci dice che Gesù lascia Nàzaret (v. 13) dove ha trascorso appunto quei trent’anni di nascondimento, nella quotidianità più semplice. A far cosa? Ad imparare il mestiere più duro che esista: vivere. Ci vuole molto tempo per imparare a crescere e ad amare, perché il bene ha bisogno di tempi lunghissimi per affermarsi.

          A compiere il male ci vuole un attimo.

          Lascia Nàzaret e si reca a Cafarnao. Una cittadina posta accanto all’importante via maris, strada che congiungeva grandi imperi del nord con quelli del sud, crocevia di popoli, culture, religioni. Dio decide di entrare dentro la storia degli uomini, tutti gli uomini, soprattutto quelli lontani, i malati e gli ingiusti. L’Amore entra dentro la non credenza, il dubbio, la lontananza; raggiunge sempre l’uomo là dove questo sta morendo. “Son venuto a chiamare i peccatori, gli ingiusti, i malati…” è il refrain presente di continuo nei Vangeli. Questa è la bella notizia evangelica.

           

          Gesù comincia la sua attività dentro di me, per compiervi una ri-creazione. Tutto per me può ora ricominciare: non sono più schiavo di logiche maligne, quelle proprie di ogni re di turno, fatte di potere, ricchezza, possesso, violenza. La sua luce mi fa vedere la realtà com’è veramente, perché è una rivelazione, toglie il velo sulla storia. La sua parola, le sue azioni mi mostrano che la vita non è un gioco di potere, la realtà è ben altra: possibilità di prendersi cura, giocarsi relazioni nell’amore, nel perdono, nel ridonare luce a chi vive solo più nelle tenebre.

          Gesù compie in me la ri-creazione dicendomi: Convertiti! (v. 17). Ovvero, cambia direzione alla strada di morte che hai intrapreso e che ti sta portando verso il nulla. Cambia mentalità, logica di esistenza, modo di pensare (questo è il più profondo significato di conversione = cambiamento di mentalità), di vedere la realtà, di giocarti le relazioni, le scelte che fai… E questo puoi farlo «perché il regno dei cieli è arrivato (v. 17)». Ora è qui accanto a te, anzi: è dentro di te!

          E cos’è questo ‘regno dei cieli’, questo ‘regno di Dio?’. È ciò che corrisponde al tuo cuore, ciò che hai sempre desiderato nel profondo: la pace, la benevolenza, la luce, un senso, la giustizia. Ebbene, ora tutto questo è arrivato, è qui! L’amore si è fatto presenza.

           

          «Se percorrerai terre e mari e scavalcherai colline e monti, troverai tracce del divino, se scendi nel profondo del tuo cuore, vi troverai Dio stesso» (Madeleine Delbrêl).

           

           

           

          CAMMINO DELLA SETTIMANA

          Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

          • «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino»

          • Gesù comincia la sua attività dentro di me, per compiervi

            una ri-creazione.

            Buon cammino!!

            Se hai bisogno di una scheda per guidare la "Liturgia della Parola" sulle letture di questa domenica la troverai qui:

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            Omelia di Don Paolo Scquizzato

            Prima lettura: Num 6,22-27

            22Il Signore parlò a Mosè e disse: 23«Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: «Così benedirete gli Israeliti: direte loro:

            24Ti benedica il Signore
            e ti custodisca.
            25Il Signore faccia risplendere per te il suo volto
            e ti faccia grazia.
            26Il Signore rivolga a te il suo volto
            e ti conceda pace».

            27Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò».

            Salmo: 66

            Rit.: 2 Dio abbia pietà di noi e ci benedica,

            Alleluia, Alleluia, Alleluia.


            2 Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
            su di noi faccia splendere il suo volto;

            3 perché si conosca sulla terra la tua via,
            la tua salvezza fra tutte le genti.

            5 Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
            perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
            governi le nazioni sulla terra.
            Rit.

            6 Ti lodino i popoli, o Dio,
            ti lodino i popoli tutti.

            8 ci benedica Dio e lo temano
            tutti i confini della terra. Rit.

            Seconda lettura: Gal 4,4-7

            4Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, 5per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l'adozione a figli. 6E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: «Abbà! Padre!». 7Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio.

            Canto del Vangelo: Eb 1,1-2

            Alleluia, alleluia!

            molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, 2ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio

            Alleluia!

            Vangelo: Lc 2,16-21


            6In quel tempo, i pastori andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. 20I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.

            21Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo.

            OMELIA

             

            Vergine Madre, figlia del tuo figlio, in cui il suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura” (Dante).

            Maria viene oggi celebrata come Madre di Dio.
            Ma non è l’essere divenuta Madre di Dio a rendere grande Maria – (questa è opera dell’Amore) – ma il suo sì, la sua disponibilità all’azione di un Altro in sé. Ciò che rende grande la creatura è riconoscersi tale, ‘opera di un altro’.
            Maria, la ‘benedetta tra tutte le donne’, sconosciuta perfino a se stessa, fa ora della sua vita un oblio di sé, spazio vuoto per l’accadere di Dio.
            Laddove non c’è più l’io, c’è Dio.

            Maria, Madre di Dio, è solo terra feconda. Semplice campo arato, perché il seme vi possa cadere e sbocciare. Poi sarà il seme a fare il suo corso: «dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso [il contadino] non lo sa» (Mc 4, 27); l’energia, la potenzialità sta tutta racchiusa nel seme, chiede solo un terreno in cui poter portare frutto.

            Maria è madre paziente. Ha atteso nove mesi come tutte le madri, poi prende tra le braccia la carne della sua carne, perché Dio non scavalca mai l’umano, non avendo strade preferenziali.
            Con Gesù impariamo che i tempi di Dio son quelli dell’uomo, della natura, della maturazione, dell’attesa. L’amore sa aspettare.

            Maria è madre della fatica del capire. Con la calma propria degli amanti è divenuta discepola del suo figlio. L’assurdo, il dubbio, la domanda non l’hanno risparmiata se un giorno s’è recata da Gesù con l’intento di riportarselo a casa ritenendolo impazzito (cfr. Mc 3, 21).

            Maria la madre, non è stata preservata nemmeno dal dolore.
            L’amore non toglie l’amato dalla sofferenza, ma accompagna, sta accanto e con-patisce. Dopo una vita passata a maturare alla luce del figlio, non è divenuta Madonna, ma discepola, aggrappata al patibolo infame, scoprendo lentamente che a compiere una vita, non è l’essere integerrimi di fronte alla Legge divina (cfr. Lc 2, 22.23.39) ma un amore capace di andare sino alla fine.

             

             

            CAMMINO DELLA SETTIMANA

            Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

            • i pastori andarono, senza indugio, …… e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino,

            • non è l’essere divenuta Madre di Dio a rendere grande Maria – (questa è opera dell’Amore) – ma il suo sì, la sua disponibilità all’azione di un Altro in sé.

            Buon cammino!!

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