Anno A
– V Domenica del Tempo Ordinario – 9 Febbraio 2020 -
Omelia
di Don Paolo Scquizzato,
Prima lettura: Is 58,7-10
Così dice il Signore7Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato,
nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo,
senza trascurare i tuoi parenti?
8Allora la tua luce sorgerà come l'aurora,
la tua ferita si rimarginerà presto.
Davanti a te camminerà la tua giustizia,
la gloria del Signore ti seguirà.
9Allora invocherai e il Signore ti risponderà,
implorerai aiuto ed egli dirà: «Eccomi!».
Se toglierai di mezzo a te l'oppressione,
il puntare il dito e il parlare empio,
10se aprirai il tuo cuore all'affamato,
se sazierai l'afflitto di cuore,
allora brillerà fra le tenebre la tua luce,
la tua tenebra sarà come il meriggio.
Salmo: 111
Rit.: Beato l'uomo che teme il Signore
Alleluia, Alleluia, Alleluia.
4 Spunta nelle tenebre, luce per gli uomini retti:
misericordioso, pietoso e giusto.
5 Felice l'uomo pietoso che dà in prestito,
amministra i suoi beni con giustizia. Rit.
6 Egli non vacillerà in eterno:
eterno sarà il ricordo del giusto.
7 Cattive notizie non avrà da temere,
saldo è il suo cuore, confida nel Signore. Rit.
8 Sicuro è il suo cuore, non teme,
9 Egli dona largamente ai poveri,
la sua giustizia rimane per sempre,
la sua fronte s'innalza nella gloria. Rit.
Seconda lettura: 1Cor 2,1-5
1 Anch'io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l'eccellenza della parola o della sapienza. 2Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso. 3Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione. 4La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, 5perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio.
Canto del Vangelo: Gv 8,12
Alleluia, alleluia!
«Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita»
Alleluia!
Vangelo: Mt 5,13-16
13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli....
OMELIA
«Voi siete il sale della terra». Il sale nell’antichità veniva spesso posto come antisettico e antidolorifico sulle ferite. Nella prima lettura di oggi Isaia mette in bocca a Dio queste parole: «se tu dividerai il pane con l’affamato, introdurrai in casa i miseri, i senza tetto, vestirai uno che vedi nudo, allora la tua ferita si rimarginerà presto» (v. 8).
Interessante: l’amore per l’altro, il prendercene cura, risollevarlo dal fango e dal non senso, guarisce le nostre ferite. Chi di noi non si porta dentro delle piaghe esistenziali, magari inferteci dall’infanzia, provocateci da amori sbagliati, delusioni subite, dolore arrecato e subìto… Il vangelo di oggi ci indica la strada per poter guarire da tutto ciò.
Il sale – il balsamo dell’amore – versato sulle ferite dell’altro, rimargina le nostre.
Se non ridiamo sapore alla vita dell’altro, perdiamo noi il gusto di vivere, e precipitiamo in una storia dove tutto è insipido, scialbo e triste. Senza idealismi però, perché sappiamo bene che l’amore per l’altro alla fine ci brucerà dentro, proprio come il sale sul vivo di una ferita.
«Voi siete la luce del mondo» (v. 14). È ancora Isaia a ricordarci cosa vuol dire, concretamente, essere luce del mondo. «Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se offrirai il pane all’affamato, se sazierai chi è digiuno, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio» (vv. 9-10).
Saremo luminosi, solo se cominceremo ad illuminare gli altri. Se non lo facciamo, ci spegniamo anche noi. Il bene fatto all’altro alimenta la nostra lampada.
Nella Chiesa primitiva, i battezzati venivano chiamati gli ‘illuminati’, perché impregnati di Cristo, la luce. Ebbene, siamo stati ‘illuminati’ solo per far uscire dal buio i fratelli. Una vita nell’oscurità dell’egoismo, giocata sotto un secchio (moggio nel brano) è destinata a spegnersi. Una vita consumata nell’ombra, nel nascondimento del proprio vivere quieto, incentrato su di sé, alla fine si spegnerà nell’insignificanza.
Gesù mostra che la vita che illumina il mondo intero, che dà sapore alla storia, è solo quella che è in grado di amare sino alla fine, quella in grado di salire sul candelabro, la croce (v. 15).
Una vita che è ‘venuta alla luce’, ma che poi non s’alimenta dell’olio dell’amore e fa luce a tutti coloro che stanno intorno, si spegnerà presto, divenendo morta anche se detta vivente.
CAMMINO DELLA SETTIMANA
Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:
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16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.
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Saremo luminosi, solo se cominceremo ad illuminare gli altri. Se non s’illumina nessuno, ci spegniamo anche noi.