Vita nello Spirito

Giovedì, 17 Dicembre 2020 10:41

Come confortare? (Arnaldo Pangrazzi) In evidenza

Vota questo articolo
(1 Vota)

Il dolore, come l'amore, ha bisogno dei suoi tempi; non si può velocizzare la guarigione dal lutto con ricette preconfezionate o tabelle di marcia fissate dall'aiutante. «Tutti sanno dare consigli e conforto al dolore che non provano», ha lasciato scritto W. Shakespeare.

L'accoglienza di chi è nel cordoglio consente l'amarezza e il pianto, dà spazio ai momenti di regressione e ai progressi, permette gli interrogativi e le invocazioni di aiuto, crede alla misteriosa azione della grazia di Dio nel travaglio degli afflitti.

L'arte di saper ascoltare

Nel dolore la guarigione si fa strada lentamente, per cui occorre accostarsi a chi è afflitto in punta di piedi e con discrezione.

Una vedova oppressa dalle facili parole delle amiche, così replicava: Non parlatemi di vestire bene, quando non so neppure ciò che vesto; non parlatemi di sogni, quando non posso dormire; non datemi consigli, quando ho bisogno di silenzio.

L'arte di accompagnare

Le seguenti indicazioni possono contribuire a confortare amici, colleghi di lavoro o membri di una comunità che hanno perso una persona cara.

* Sii consapevole che il tuo compito non è quello di togliere il dolore, ma renderti compagno di viaggio nel cordoglio.

* Non limitare la solidarietà alla partecipazione al rito funebre, ma assicura la continuità del sostegno. La parte più difficile riguarda i mesi successivi la perdita.

* Tieni a disposizione fazzoletti di carta per offrirli, quando necessario, ai dolenti; servono a liberare la tristezza che portano dentro.

* Accogli le lacrime, gli sfoghi e le proteste senza ostacolarne l'espressione. Ricordati che anche Gesù ha pianto alla morte dell'amico Lazzaro; le lacrime non sono segno di debolezza, ma di amore.

* Fa' sì che l'ascolto, dopo il dono della tua presenza, rimanga il balsamo più prezioso per sostenere chi è rimasto orlano di una presenza significativa.

* Offri accoglienza al rimorso e al rammarico degli interlocutori per errori commessi, cose incompiute e opportunità perdute, senza affrettarti a soffocare le confessioni spontanee.

* Ricordati che il sentimento di collera scaturisce dall'impatto con il senso di impotenza, o dalla frustrazione per una vita che è cambiata, e trasmetti comprensione.

* Rispetta la diversità di reazioni e comportamenti nel cordoglio, aiutando i protagonisti a valutarne il beneficio o le conseguenze negative e ad esplorare, ove opportuno, atteggiamenti più costruttivi.

* Mantieni i contatti con i superstiti in diversi modi, quali: fare una visita o una telefonata, sbrigare una pratica, prendere un caffè con loro, recarsi al supermercato, fare una passeggiata insieme, accompagnarli in chiesa, al cimitero o a un gruppo di preghiera, e così via. Sii attento al cordoglio dei bambini e al loro linguaggio, verbale e non verbale, sapendo rispondere onestamente e semplicemente alle loro domande, secondo la loro età e capacità di comprensione, ricorrendo a metafore della natura per trasmettere le verità della vita.

* Usa il nome del defunto per condividere vissuti e aneddoti della tua esperienza con lui/lei; i familiari gradiscono conoscere aspetti della sua vita a loro sconosciuti.

* Sensibilizza chi è in lutto a non rimanere imprigionato nel passato, spesso considerato incompiuto o idealizzato, ma a coinvolgersi nel presente, di frequente screditato, e a riformulare il futuro senza la presenza di chi è venuto a mancare.

* Conforta chi tende ad assolutizzare il significato della perdita del proprio caro (Senza di lui/lei non ha più senso vivere... Lui/lei era tutto per me...) con l'invito a rendersi conto che nessuno è l'unica ragione per vivere e che siamo chiamati a vivere la nostra storia, al di là della presenza di persone significative.

* Riconosci che chi muore porta con sé un po' del nostro cuore e dei nostri sogni, ma non tutto il nostro cuore e non tutti i nostri sogni, stimolando i superstiti a rimanere aperti al mistero della vita e a scoprire ragioni per vivere.

* Lascia che la fragilità, rappresentata dalla mortalità, diventi luogo di incontro con Dio, cammino verso l'interiorità, appello alla maturazione spirituale, invito a portare a-vanti la tua missione.

«Ecco il test per scoprire se la tua missione sulla terra è finita. Se sei vivo, non lo è» (Richard Bach).

Arnaldo Pangrazzi

(in Missione e Salute, n. 1, 2019, p. 64)

 

Letto 1236 volte Ultima modifica il Giovedì, 17 Dicembre 2020 10:54
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

Search