Una nuova spiritualità
per una nuova vita religiosa
di Camilo Maccise
I. Il significato di spiritualità, mistica e profezia
1. Spiritualità
Spiritualità cristiana, senso e prospettive
Un concetto unitario di spiritualità ci aiuterà a evitare il pericolo di intenderla in forma dicotomica, come se si trattasse di qualcosa di previo all’azione e separato da essa. Questo trasformerebbe la spiritualità in uno spiritualismo disincarnato. È importante, per questo, partire dal concetto di spiritualità come stile o modo di vivere la vita cristiana, che è vita “in Cristo” e “secondo lo Spirito”, che si accoglie per fede, si esprime nell’amore e si vive nella speranza. Parlare di spiritualità non è, pertanto, parlare di una parte della vita, ma di tutta la vita. È riferirsi ad una qualità che lo Spirito imprime in noi. È trattare anche dell’azione sotto l’impulso dello Spirito Santo. Il riferimento primario della spiritualità cristiana è Gesù, la conversione a lui e la sua sequela.
Questo modo di mettere a fuoco la spiritualità risponde meglio alla rivelazione biblica. In essa c’è una visione unitaria dell’essere umano che vive sotto l’azione costante di un Dio presente e vicino che lo mette in discussione e lo interpella in tutte le circostanze. Possiamo anche affermare che così si comprende meglio l’unità della vita cristiana in tutte le epoche, culture e situazioni esistenziali. Allo stesso tempo, prendiamo consapevolezza della necessità di una apertura alla diversità, frutto di circostanze differenti che chiedono accenti e incarnazioni particolari. La spiritualità non si vive ai margini alla storia, ma dentro di essa.
La spiritualità cristiana è una spiritualità inserita nella Chiesa e nel mondo, e pertanto partecipa delle sue trasformazioni. È condizionata dalle diverse culture che si fanno strada nella storia. Nella necessaria accettazione delle mediazioni culturali, il cristiano si lascia interpellare da esse per scoprire e vivere in modo nuovo i valori del vangelo.
Condizioni e caratteristiche dell’antica e della nuova spiritualità
L’idea che si ha del mondo e della cultura e il concetto di Chiesa e la sua situazione sono gli elementi che condizionano la spiritualità. Essa, per molti secoli, è partita da una concezione statica dell’universo e, fino agli inizi del XX secolo, è vissuta in una cultura soprattutto agricola e artigianale che, fino a prima della Rivoluzione francese, ha potuto chiamarsi, con maggiore o minore ampiezza e precisione, sacrale. In essa prevale la distinzione fra il sacro - separato, diverso dal mondo - e il profano, che è proprio di questa terra. (...) La Chiesa è stata fino agli inizi del XX secolo in Occidente in un ambiente di cristianità. Da qui nasce un concetto di Chiesa prettamente clericale.
Nel mondo di oggi, la spiritualità è condizionata da una cosmovisione dinamica e da una cultura prevalentemente tecnica, urbana e secolare. Se, dalla cultura, passiamo ad esaminare la situazione della Chiesa, oggi troviamo innanzitutto che si è passati da un ambiente di cristianità a uno di pura presenza nel mondo all’interno di una società pluralista. Il concetto che la Chiesa ha oggi di se stessa è cambiato profondamente a partire dal Vaticano II. E questa è stata una delle cause principali delle nuove correnti di spiritualità. La Chiesa non è più patrimonio esclusivo dei chierici e dei monaci. La costituiscono tutti i cristiani. Ognuno con missione e responsabilità proprie secondo il dono di Dio, ma tutti necessari, come necessarie sono le membra di un corpo (cfr. 1Cor 12,4-29).
La spiritualità dei nostri giorni si distingue dalla spiritualità del passato, molto spesso disincarnata. Oggi si parte dalla vita quotidiana con i suoi problemi, con le cose che si ripetono e le circostanze che cambiano. (...). Non si opera una rottura fra il piano della creazione e il piano della salvezza. Il tempo, il lavoro, il corpo, l’amore, la sofferenza, il riposo, tutto diventa un punto di incontro con Dio. Questi valori, prima profani, oggi vengono inclusi nel cammino di santità cristiana. L’incarnazionismo ha preso il posto dell’escatologismo. Tutto è visto come assunto da Cristo: la realtà terrestre, il cosmo, il progresso, la tecnica, le miserie stesse dell’uomo.
La nuova visione dell’universo ha fatto sì che si superasse di colpo tutta una tradizione spirituale di fuga dal mondo. Si è caduti in estremismi. L’equilibrio si trova nell’unione di un incarnazionismo con la speranza attiva. Ciò porta a lottare per la trasformazione dell’universo e della società, ma aspettando allo stesso tempo una consumazione e una pienezza che verranno unicamente da Dio. Insieme alla riflessione teologica, la realtà del mondo sempre più solidale e interdipendente ha dato al cristiano il senso della realtà della Chiesa, popolo e famiglia di Dio. La tendenza fraterna della spiritualità attuale mette in evidenza la comunione di tutti in Cristo e nello Spirito. (...).
2. Mistica
(...). Mistica cristiana
Nella spiritualità cristiana, la mistica non è altro che un’esperienza di presenza e comunione con Dio che unifica tutta l’esistenza e che è frutto della crescita e della maturazione della fede, della speranza e dell’amore. La mistica è un atteggiamento vivo di relazione con l’assoluto da cui sorge un impegno di amore e di servizio agli altri.
La tradizione mistica cristiana è conoscenza esperienziale di Dio, il Dio della rivelazione, quel Dio trino ed uno del quale ci parlò Gesù Cristo. Radica qui la sua caratteristica principale. (...).
Mistica cristiana e manifestazioni di misticismo
(...) L’Occidente, all’inizio del terzo millennio, è diventato il luogo delle religioni senza Dio e senza la Chiesa. Le statistiche rivelano una scarsissima partecipazione alle pratiche religiose di quanti si dicono cristiani. Esiste il fascino del trascendente, che ci parla della sete di valori spirituali e di interiorità che esiste nel mondo di oggi. Mentre negli anni ‘60 si parlava della “morte di Dio”, della “città secolare” dove prevalevano l’individualismo, l’indifferenza religiosa e il secolarismo, ora si confessa il “ritorno di Dio”. Tuttavia, “il nuovo misticismo si inscrive nell’ambito di un sacro definito non in riferimento a un Dio unico e trascendente rispetto all’uomo, ma in riferimento all’uomo come valore supremo e ordinato non alla salvezza al di là di se stesso, ma alla propria autorealizzazione… Da un Dio trascendente che impone all’uomo la sua volontà espressa in alcuni comandamenti precisi si passa ad un Dio avvolgente, materno, intimità e profondità del soggetto, percepibile, più che con la ragione, con un sentimento di fusione e di identificazione con il tutto” (J. Martin Velasco, Mistica y umanismo, Madrid 2006).
3. Profezia
È a partire dal Concilio Vaticano II che la parola profeta è entrata a far parte del vocabolario quotidiano all’interno della Chiesa e fuori di essa. Si applica a tutti coloro che denunciano le strutture di potere e di dominio; a coloro che promuovono la lotta per la giustizia e si pongono dalla parte dei poveri; a coloro che, infine, vivendo profondamente l’esperienza di Dio, annunciano il messaggio liberatore di Cristo in molteplici e svariate forme. Ognuno di questi elementi risponde solo parzialmente a quello che è un profeta biblico, perché questi riunisce in sé questi diversi aspetti: è qualcuno che, radicato nella problematica esistenziale, scopre Dio come essere vivo e, alla luce di questa esperienza, sa contemplare gli avvenimenti della storia, giudicarli e manifestare a voce alta il suo sentire, le esigenze di Dio, gli errori dell’uomo. (...).
Il profeta è colui che parla in nome di qualcuno. Il ministero della Parola è parte fondamentale della vocazione profetica (...). La Parola si impone al profeta, che deve annunciarla a costo di sofferenza, persecuzione e martirio.
Il profeta conosce la realtà ed è radicato in essa. La giudica alla luce del progetto di Dio e annuncia il suo giudizio in questa situazione. In questo modo scuote le coscienze. Da questa prospettiva il profeta provoca la crisi quando mette in discussione anche le pratiche religiose che portano al ritualismo e al formalismo; che assolutizzano il tempio, i sacrifici e le altre espressioni esteriori della religione e trascurano quello che Yahvè chiede: giustizia, diritto, misericordia (Ger 9,22-23). (...).
II. Una spiritualità per una rinnovata vita consacrata
(...). Integrare mistico e profetico
Il documento postsinodale Vita consecrata, prima di sottolineare che la vita consacrata, per potersi rinnovare, ha bisogno di un deciso impegno di vita spirituale, presenta, parlando del profetismo della vita religiosa, l’integrazione del mistico e del profetico incarnata nel profeta Elia: “La tradizione patristica ha visto un modello della vita religiosa monastica in Elia, profeta audace e amico di Dio. Viveva alla sua presenza e contemplava nel silenzio il suo passaggio, intercedeva per il popolo e proclamava con coraggio la sua volontà, difendeva i diritti di Dio e si ergeva a difesa dei poveri contro i potenti del mondo (cfr 1 Re 18-19)”. (...).
Quando si parla di un nuovo volto della vita consacrata si suole parlare di “rifondazione”. Questa esige una nuova spiritualità che conduca alla fedeltà creativa, cioè, a concentrarsi sulle cose fondamentali, a decentrarsi per aprirsi alle sfide della Chiesa e dell’umanità e a centrarsi su Dio, cioè, a partire dall’esperienza di Lui e da un discernimento orante (J. María Arnaiz). (...).
Profetismo e spiritualità della vita consacrata
Il profetismo della vita consacrata
Il documento postsinodale Vita consecrata ricorda la dimensione profetica della vita consacrata e sottolinea come durante il Sinodo questo aspetto fosse posto in evidenza dai padri sinodali. Si tratta di una forma speciale di partecipazione alla funzione profetica di Cristo comunicata a tutto il Popolo di Dio. (...). Questa funzione profetica si esprime nella testimonianza dell’assoluto di Dio e dei valori del vangelo; si centra sull’amore personale a Cristo e ai poveri nei quali egli vive. Lo stesso documento segnala correttamente che la vera profezia nasce da Dio e dall’amicizia con lui, dall’ascolto della sua Parola nelle diverse circostanze della storia. Esige, d’altra parte, la ricerca della volontà di Dio, la comunione ecclesiale, il discernimento spirituale e l’amore per la verità. Si esprime anche nella denuncia di tutto quello che si oppone al piano di Dio e nella creatività a incarnare il vangelo nella storia.
I tratti spirituali del profetismo della vita consacrata
Con un’esperienza di Dio a contatto con la realtà, la persona consacrata potrà scoprire il suo volto rivelato in Cristo e diventerà sempre più capace di testimoniare profeticamente questa esperienza radicale. Essere profeta non vuol dire trasmettere verità o dogmi, ma comunicare e proclamare l’esperienza di Dio e le sue esigenze. Vivendo la preghiera come un ascolto di Dio per poi impegnarsi con i fratelli, i consacrati potranno vivere questa caratteristica del profeta biblico e troveranno nella preghiera come atteggiamento di vita la forza che genera la disponibilità ad affrontare i cammini imprevedibili dello Spirito. Saranno così profeti di un mondo nuovo aperto a Dio da cui attingere per donarsi agli altri nella trasformazione della realtà. (...).
Conclusione
La spiritualità della vita consacrata, per la funzione simbolica della stessa, ha bisogno di vivere in permanente atteggiamento di esodo e conversione. Esodo significa recidere legami, vivere in povertà e semplicità, collocarsi in posti di avanguardia evangelizzatrice per manifestare il progetto di Dio e interpellare la società. La conversione spinge a un impegno serio e rinnovato nella sequela di Gesù nell’amore, nella giustizia e nella verità. Questo comporta molte volte la riconversione delle istituzioni e delle persone che le servono. Esodo e conversione portano a camminare con fedeltà creativa al carisma per aprirsi ai segni dei tempi e dei luoghi e alle sfide che presentano. Esodo e conversione esigono e favoriscono una spiritualità mistica e profetica.
La vita consacrata è erede di un passato, responsabile di un presente, costruttrice di un futuro a partire dal suo limite e dalla sua povertà. Solidale con il popolo, deve tentare di seguire i passi del Signore qui ed ora. (...). La vita consacrata è “una parola profetica per dire che la vita umana – malgrado tutte le contraddizioni – ha un senso attuale e trascendente e che il Signore Gesù è la meta della storia” (Équipe dei teologi della Conferenza Latinoamericana dei Religiosi-Clar, Tendenze profetiche della vita religiosa in America Latina, Bogotà 1975).