Parallelamente si affermano correnti esoteriche.
Nel corso del sec. XVIII, oltre al mistico e visionario svedese E. Swedenborg (+ 1719) è da ricordare il pastore protestante P. Poiret (+ 1719), infaticabile traduttore di mistici più o meno autentici, propagatore di mistici cattolici in ambiente protestanti della Germania. Difatti, ponendosi nella linea della mistica narrativa, accoglie in sé, rivivendolo, il patrimonio mistico sia del passato sia dei tempi più recenti, in atteggiamento di comprensione per ogni indirizzo mistico o misticheggiante, facendo conoscere anche ai protestanti i mistici cattolici. Accanto a lui O. Arnold (+ 1714) tenta di recuperare idee mistiche nella poesia, nella storiografia e nella teologia. La sua opera è tesa a riprendere le irrazionali esperienze religiose e a recuperare l’antitesi tra la pluralità e l’unità mistica come tendenza prereligiosa all’unità.
Sul finire del sec. XVIII, contro l’illuminismo s’impone una nuova ricerca di Dio e con il ritorno al Medioevo dei romantici, prima tedeschi e poi del resto dell’Europa, nasce un nuovo interesse per l’elemento spirituale presente nell’uomo. L’antroposofia (1861) indica una via di conoscenza che conduce all’elemento spirituale presente nell’universo: attraverso la meditazione, l’uomo può comprendere l’universo al di là dei sensi. Molti i romantici da ricordare: Fr. Schlegel, F. Baader, Ch. Brentano. F. Hardenherg, Novalis; in Inghilterra W. Blake; ed in seguito i poeti M. Maeterlinck, P. Claudel, C. Morgenstern, R.M. Rilke.
La mistica (certamente non di accezione cattolica) si colloca nel campo delle emozioni intense, eccezionali, per cui la reazione di K. Barth e di E. Brunner.
La mistica cattolica presenta un nuovo slancio. Trionfa la veggente del culto al Sacro Cuore di Gesù (M. M. Alacoque), si rinnova la devozione a Maria, riflorisce la letteratura mistica cristiana. Dio è percepito sempre molto vicino, anzi inabitante nell’anima secondo l’esperienza di Elisabetta della Trinità.
Con la laica Gemma Galgani e con suor Consolata Ferrero che associa la terribile vocazione riparatrice al desiderio di una missione redentrice universale rifiorisce la mistica della passione, che tanta parte aveva avuto nel tardo Medioevo e che era continuata nei secoli successivi. Occorre ricordare, infine, Lucia Mangano che riporta nella mistica il tema patristico: la visione beatifica è possibile all’uomo su questa terra.
In questo nuovo contesto di ricerca i cattolici possono guardare con simpatia agli psicologi e agli strumenti propri della scienza psicologica: per esempio. a quanto affermato da W. James sull’esperienza religiosa; da E. Erikson sulla formazione dell’identità; da A. Maslow sull’attualizzazione di sè: e da C. Jung su! processo di individuazione. Gli psicologi, infatti, possono contribuire a riconoscere la patologia religiosa e a comprendere i meccanismi di sviluppo della fede sui quali si innesta la grazia.
La teologia mistica del ‘900 ha, poi, ricevuto un notevole contributo anche da A. Stolz, R. Garrigou-Lagrange, H. Urs von Balthasar, H. de Lubac.
Soprattutto in America Latina, intanto, G. Gutièrrez e gli altri teologi della liberazione, come L. Boff e J. Sobrino, rileggono le Scritture dal punto di vista delle persone oppresse, ritrovando nell’Esodo il desiderio non solo dell’uomo di vivere in Dio solo, ma di Dio di liberare la sua gente e di darle anche quella libertà sociale, politica ed economica che costituisce uno degli obiettivi della mistica dell’azione. Nella linea dell’attenzione verso il mondo femminile. Rosemary Radford Ruether nell’opera Sesso e Dialogo di Dio (1983), ha costruito una teologia sistematica dalla prospettiva delle donne.
Da tutte queste esperienze e dottrine contemporanee si è invitati a superare una sottile dicotomia tra il sacro ed il profano in favore di una spiritualità di incarnazione sulla scia dell’Incarnazione mistica più compiuta: quella del Cristo redentore.
Il ‘900, infine, ha visto il nascere della mistica comparata che il Concilio ha incoraggiato con le parole: «Dai tempi più antichi fino ad oggi, si trova presso i vari popoli una certa sensibilità a quella forza arcana che è presente al corso delle cose e agli avvenimenti della vita umana ed anzi è talvolta un riconoscimento della Divinità suprema o anche del Padre. Sensibilità e conoscenza che compenetrano la loro vita di un profondo senso religioso» (NAE 2). Ricuperare tale sensibilità è stato, pertanto, il compito primario proprio della cosiddetta «mistica comparata», che ha avuto un primo momento di successo con le conferenze tenute da R. Otto nel 1924 all’Oberlin College nell’Ohio, poi raccolte nel libro Mistica orientale, mistica occidentale. Qui si propone un confronto tra Eckhart e il maestro tibetano Sankara (artefice della rinascita del bramanesimo nell’india del sec. VIlI d.C.). Le conclusioni introducono al dibattito successivo sulla unità o molteplicità della mistica.
Intanto H. Le Saux faceva l’esperienza viva del contatto con la mistica orientale.
Ancora nella prima metà del ‘900. Robert C. Zaehner (Mysticism Sacred and Profan) ha tratteggiato una distinzione tra religioni profetiche, il cui paradigma è l’ebraismo antico (ma che includono, oltre al cristianesimo, anche zoroastrismo e islam), e altre religioni, il cui paradigma è l’esperienza indiana, considerata come un monismo sostanziale.
Tra gli anni Quaranta e Cinquanta, la scuola francese di «mistica comparata» d’ispirazione tomistica con il filosofo J. Maritain, l’islamologo L. Gardet e l’indologo O. Lacombe, delimita una «mistica soprannaturale», ovviamente cristiana, con l’ammissìone di pochi esponenti del ta sawwuf (il sufismo islamico) e forse del maestro visnuita o Ramanuja.
Intanto la mistica francescana prende dimensioni interconfessionali (Basilea Schlink).
L’interesse per l’esperienza mistica, al di fuori dell’ambito cristiano, cresce, assumendo forme diversificate (vedi la cosiddetta mistica Hippy, per fare un esempio).