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Domenica, 10 Marzo 2019 22:20

«Aiutiamoli a casa loro» (Faustino Ferrari)

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Favorire lo sviluppo e l’occupazione diventa un incentivo a limitare l’emigrazione. Ma per aiutarli veramente, ci sarebbe una sola soluzione...

È un ritornello che sentiamo ripetere spesso. Anche se poi, ben pochi cercano di declinarlo. È indubbio che, apparentemente, contenga una notevole dose di buon senso. Favorire lo sviluppo e l’occupazione diventa un incentivo a limitare l’emigrazione.
Ma la realtà, in verità, è un po’ diversa. Proviamo a tracciarla aiutandoci di un breve racconto, fatto in prima persona:

«Avevamo le nostre case e terra sufficiente da coltivare ed i prodotti servivano a mantenere noi e le nostre famiglie. Erano beni che ci erano stati trasmessi dai nostri avi e antenati. Nessuno più ricordava quante generazioni fossero passate.
Poi un giorno giunsero degli stranieri al villaggio e ci dissero che non potevamo più restare. Ci mostrarono dei documenti nei quali si sosteneva che noi non eravamo proprietari dei nostri beni. Ce ne dovevamo andare il prima possibile. Loro avevano le loro carte, noi soltanto le nostre memorie. Ci dissero che davanti alla legge ciò che aveva valore erano soltanto le carte.
Vennero anche i soldati a far valere la ragione delle carte. E per dimostrare quanto fosse alto il valore di queste carte, cominciarono ad usare la forza. Ci furono anche dei morti ammazzati ed alcune delle nostre donne violentate.
Dovemmo partire e non sapevamo dove andare. Non avevamo più né terra né casa. Soltanto il viaggio. Ci poteva, forse, fermare il mare?».

Fine del racconto. Torniamo al nostro «Aiutiamoli a casa loro». Il suolo africano rappresenta oltre il 60% delle terre coltivabili sul nostro pianeta. Da qualche anno queste terre hanno iniziato a fare gola alle multinazionali europee, nordamericane e cinesi. L’agroalimentare rappresenta un business ritenuto sempre più strategico nel prossimo futuro, soprattutto nelle ricche nazioni industrializzate che hanno suoli ormai altamente inquinati ed impoveriti. Perché mangiare è una necessità primaria ed il guadagno maggiore è rappresentato dal valore aggiunto: primizie, esotismo… E dalla massima produttività con la minore spesa sostenuta per la produzione. Milioni di ettari sono stati letteralmente occupati e chi vi abitava costretto a trasformarsi in lavoratore dipendente sottopagato o diventare migrante. Si tratta di un processo in atto e che sta radicalmente trasformando il continente africano. C’è un rapporto diretto tra i nostri consumi alimentari e una parte consistente della emigrazione che si sta verificando? Affermarlo può essere forzoso, ma negarlo è mendace.

«Aiutiamoli a casa loro», anche in questi anni recenti ha voluto dire: sfruttamento, occupazione, sottrazione di beni, depauperamento delle risorse… Ha voluto dire: guerre, fomentazione di divisioni tribali, carestie, colpi di stato, corruzione delle amministrazioni nazionali e locali. Se gli africani migrano verso i Paesi del Nord lo fanno unicamente perché stanno seguendo le vie che già hanno seguito i loro beni.

Per aiutarli veramente, ci sarebbe una sola soluzione: andarsene – noi – da casa loro, definitivamente.
Ma poi, come continueremmo a vivere, senza più avere frutta fuori stagione sulle nostre tavole, minerali rari a buon mercato per le nostre industrie elettroniche, petrolio per far marciare le nostre macchine?…

Faustino Ferrari

 

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Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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