Per questo bisogna fermarsi e reagire a tutti i livelli. C’è anzitutto la responsabilità diffusa delle famiglie: non dimentichiamolo, sia per non accusare inutilmente altri, sia per sostenere, sia per avviare la consapevolezza che i genitori devono ripensare il proprio compito, perdere più tempo per i propri figli, riscoprire la capacità di dare mete e confini. Non illudiamoci, se l’impegno non arriva e non si articola a questo livello, il resto avrà poca efficacia. Ci sono poi gli enti educativi, soprattutto parrocchie e scuole. Si esige dalla prime un cristianesimo incarnato e veramente evangelico; dalle scuole un impegno che, però, oggi deve fare i conti con i pesanti tagli che incidono gravemente sulla possibilità di assolvere il proprio ruolo (pensiamo solo al numero elevato di alunni per classe e alla precarietà in cui viene lascato molto personale docente, verso il quale va peraltro la nostra solidarietà). C’è quindi la necessità di una politica che sappia affrontare i veri problemi e soprattutto di politiche sociali dinamiche, capaci di progettualità. Ma qui entra in gioco anche la qualità dell’intervento, soprattutto la capacità di essere presenti sul territorio. Si spera che partano presto e bene i progetti del Piano di zona, soprattutto quelli finalizzati al sostegno educativo delle famiglie e all’animazione dei quartieri periferici. L’idea che a settembre inizia l’anno sociale, scolastico e pastorale potrebbe essere l’occasione per vivere il tempo, non come uno scorrere affannato in balia di un destino cieco, ma come un cammino di responsabilità comunitaria pensando alle nuove generazioni, cammino guidato dalla propria coscienza, coscienza illuminata per i credenti dalla Parola di Dio che orienta decisamente al coraggio dell’amore e alla dedizione del servizio concreto e generoso.
Maurilio Assenza