L’apertura di questo nuovo tema, sulla Chiesa, ci offre la possibilità di un ampio discorso, nel quale la prima cosa da precisare è proprio il termine ‘chiesa’. Il termine è la contrazione di un vocabolo greco, divenuto anche latino, e che suona come ‘ecclesia’. Senza fare troppo lunghi itinerari sulla radice del termine, basterà ricordare che esso evoca una ‘chiamata’ ed ancora meglio una ‘convocazione’. In questo termine italiano abbiamo riprodotto in modo felice il significato stesso del vocabolo greco. Si tratta ora di chiarire come avviene questa convocazione e da chi viene fatta. Anche in questo caso non basta la parola. Colui che convoca l’assemblea ecclesiale è Dio, in specie il Dio di Gesù Cristo, al termine del percorso della rivelazione biblica. Le modalità della convocazioni sono narrate nella storia biblica, a partire soprattutto dall’epopea dell’Esodo, come ci ricordano i testi biblici riportati nel titolo.
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La Chiesa è convocata da Dio
La Chiesa è comunità, cioè convocazione di persone che hanno un fine comune da raggiungere in una solidarietà che diventa anche la forza del vivere insieme. La vita ecclesiale è vita e condivisone di comunione, perché è suscitata dal Dio di Gesù Cristo, il Dio unitrino, che è comunione di vita personale. Dalla comunione di vita di Padre, Figlio e Spirito Santo nasce e si modella anche la vita ecclesiale, che non può non essere comunione, ed ancora di natura teologale e non solo sociale. Chi crede nel Dio di Gesù Cristo non può vivere da solo e solitario, ma diventa comunione ed incontro con altre persone. Da qui allora anche la ricchezza di una esistenza che si esprime nella solidarietà anche di tipo sociale e civile, per il fatto che la Chiesa è realtà non privata e nascosta, ma pubblica, in vista del bene pubblico e universale.
E' in cammino verso il Regno di Dio
La Chiesa è in cammino verso il Regno. Il fine ed il termine di questo cammino è il ‘Regno di Dio’. Questa espressione non significa che la Chiesa sia proiettata immediatamente oltre questa storia, perché il Regno di Dio è realtà che riguarda e si riferisce anche a questo mondo. Anzi, si dovrà dire che la proiezione unilaterali verso il definitivo Regno di Dio ha limitato in modo notevole l’azione ed anche il significato della Chiesa nella storia. Non si deve dunque, dimenticare che il Regno di Dio, cioè la sua azione in favore di questo mondo, già nel presente di questa storia, è una dimensione portante della Chiesa. È vero che ad essa è legato il pericolo di comprendere la Chiesa come istituzione totalmente coinvolta nelle vicende umane, tanto da diventare una loro componente. Ciò è avvenuto storicamente nel passato, e di ciò non bisogna perdere memoria.
1.c. Nella linea dell’Incarnazione
Ma esiste anche il pericolo contrario e cioè la comprensione della Chiesa come di una realtà totalmente estranea alla storia, in una proiezione escatologica, che la rende insignificante alla storia stessa. Questa fuga verso la spiritualità estrema trascura la vera dimensione storica, fondata nientemeno che sulla Incarnazione del Figlio di Dio. È l’eccesso dello spiritualismo che fa svaporare la Chiesa in una nebulosa indistinta, salvo avere poi una rivincita impensata con l’affermazione che la chiesa ‘spirituale’ è la ‘signora’ di ogni realtà terrena. Tutto questo si è puntualmente avverato nel secolo XI con la famosa Chiesa spirituale legata alla riforma di Gregorio VII. Da un eccesso di spiritualità si finisce in un eccesso di politicità.
La Chiesa è dunque in cammino verso il Regno di Dio attraverso le vicende di questo mondo, come ricorda in modo efficace e partecipato il bellissimo inizio della costituzione pastorale del Vaticano II, ‘Gaudium et Spes’: le gioie e le speranza i lutti e le angosce del mondo sono anche gioie e speranza della Chiesa stessa. La vita della Chiesa si svolge dunque nelle vicende umane, così varie ed ambigue,ma certamente non si ferma ad esse, perché il suo punto di arrivo è il futuro Regno di Dio, segnato in modo indelebile dalla risurrezione di Cristo. La prospettiva del Regno futuro, nel segno della risurrezione, è la forza di attrazione che spinge la Chiesa in avanti, oltre questa storia, anche se sempre a partire da questa storia. Da qui prende ispirazione, forza, coraggio e prospettiva.
Il primo tema di cui ci stiamo occupando, parla di ‘popolo di Dio’. È un’espressione che richiede una spiegazione attraverso i testi che sono citati nel titolo. Infatti non si comprende questa espressione tipica senza una adeguata chiarificazione del contesto storico e teologico da cui è nata ed è stata ispirata. In ogni tempo la sua spiegazione, fatta senza precisi riferimenti biblici ha creato confusione e fraintendimenti, non esclusi i tempi nei quali noi ci troviamo. Addirittura, nei nostri tempi, vista la contemporanea presenza di tanti ‘popolarismi’ la confusione è stata più grande.
1.d. La Chiesa nella storia della salvezza
“In quel giorno il Signore sigillò il patto con Abram in questi termini: ‘alla tua discendenza io do questo paese’”. Gen 15,18. il termine che desta la nostra attenzione è ‘patto’ o alleanza. Questo termine con al realtà che include, accompagnerà la storia d’Israele per tutti i secoli, fino a Cristo e da lui, fino ai nostri giorni. Non è la prima volta che incontriamo questo termine nella Bibbia, ma sappiamo che in questi casi si tratta di una anticipazione, che trova la sua giusta collocazione nell’Esodo, come ci dirà il brano seguente.
“Mosè salì verso Dio. Il Signore lo chiamò dalla montagna, dicendo: ‘Così parlerai alla casa di Giacobbe e annuncerai ai figli d’Israele: ‘Voi avete visto quello che ho fatto all’Egitto: vi ho portato su ali di aquile e vi ho condotto da me. E ora, se ascoltate la mia voce e osservate la mia alleanza, sarete mia proprietà tra tutti i popoli, perché mia è tutta la terra. Voi sarete per me un regno di sacerdoti, una nazione santa’. Queste sono le cose che dirai ai figli d’Israele’. Mosè andò a convocare gli anziani del popolo ed espose loro tutte quelle cose che il Signore gli aveva ordinato. Tutto il popolo, insieme, rispose dicendo: ‘Tutto quello che il Signore ha detto, noi lo faremo’”. Es 19, 3-8.
È il testo fondamentale che rivela la coscienza che di sé aveva il popolo d’Israele e di con sequenza anche la coscienza della sua missione in mezzo agli altri popoli. Il principio di tutto è dato dalla iniziativa di Dio che libera Israele dalla schiavitù. Questo è l’avvenimento fondamentale, origine dell’esperienza unica di Israele. Il Dio che si è rivelato a Mosè non è un’idea, ma una Persona viva che si prende cura di un popolo e lo guida e lo conduce alla libertà. Questa verità originale della storia d’Israele sarà anche la verità che accompagnerà tutta la sua storia ed il principio anche di una revisione critica della storia stessa, dell’esame di coscienza nazionale, quando la perdita della libertà si fa sentire come perdita colpevole di Dio. Infatti c’è sempre negli uomini la tentazione di attribuire a Dio i fallimenti della sua vita. Nel caso di Israele le cose sono molto chiare: l’abbandono di Dio, per colpa degli uomini, costa la perdita della libertà. E per contrario, il rapporto con Dio è il dono della libertà. Quanto sia attuale e vera questa affermazione e questa esperienza, lo sanno tutti coloro che sono usciti dalla schiavitù, perché hanno incontrato Dio.
1.e. Vivificata nel sangue segno e dono di vita
“Mosè prese il sangue e lo versò sul popolo e disse: ‘Ecco il sangue dell’alleanza, che il Signore ha contratto con voi con tutte queste parole’”. Es 24,8.
La liturgia con la quale si celebrò l’alleanza con Dio è descritta in modo solenne in Esodo 24. qui abbiamo riportato solo il versetto più significativo, perché l’alleanza si stabilisce con un patto di sangue. Il rito del sangue ha avuto diversi significati e così pure diversamente è stato interpretato. Nella redazione definitiva della Bibbia è verosimile che il sangue indichi la comunione di vita con Dio, poiché nel sangue c’è la vita, il patto che avviene con l’aspersione del sangue, comunica la vita che solo Dio ha in pienezza. A tal fine può essere utile leggere quanto è scritto in Lev 17,11: ‘la vita dell’essere vivente è nel sangue’. La comunità che nasce dall’alleanza con Dio, la prima Chiesa dell’AT, è una comunità che riceve il dono della vita e ne diventa mediatrice per gli altri popoli, come si vedrà nel corso della storia biblica.
1.f. La Chiesa di Gesù
“Poi salì sulla montagna e chiamò a sé quelli che volle; ed essi gli andavano vicino. Quindi ne stabilì dodici, che chiamò apostoli, perché stessero con lui e potesse inviarli a predicare col potere di scacciare i demoni” Mc 3, 13-15.
I tre evangeli sinottici di Marco Matteo Luca danno grande rilievo alla chiamata dei Dodici, perché vedono in essi la costituzione in embrione del nuovo popolo di Dio. Conoscendo il significato simbolico di molte realtà bibliche, non è difficile vedere nel numero dei dodici apostoli il riferimento alle dodici tribù d’Israele. Quindi la continuazione, in forma e modalità nuove della antica storia dell’alleanza. Il seguito degli avvenimenti mostrerà pienamente questa continuità ed anche questa novità. Nel termine ‘apostolo’ possiamo vedere la volontà di Cristo per la continuazione della sua missione, non soltanto quella immediata e temporanea in Israele, ma quella verso il mondo intero. In essa troverà pieno significato anche il termine ‘apostolo’ in quanto inviato per la missione definitiva, senza confini di tempo e di spazio.
“Detto ciò, soffiò su di loro e disse loro: ‘Ricevete lo Spirito Santo: a chi rimettete i peccati sono loro rimessi; a chi li ritenete, sono ritenuti’”. Gv 20,22.
Il testo parla della manifestazione di Cristo risorto ai discepoli e del dono dello Spirito Santo per il perdono del peccati. Il dono dello Spirito è accompagnato dal soffio vitale, che richiama quello iniziale dell’Eden quando Dio soffiò nel primo uomo l’alito della vita. Gen 2, 7. il Cristo risorto è all’origine del mondo nuovo e della nuova vita affidata al ministero dei Dodici, precedentemente scelti ed ora invitai nel mondo a donare lo Spirito di vita che hanno ricevuto dal Risorto. Così appare che la missione della Chiesa, legata alla risurrezione, è missione che dona la vita, e questa è strettamente congiunta al dono dello Spirito. Si può fare, a questo punto, una osservazione breve e semplice. Nella nostra Chiesa latina l’attenzione allo Spirito Santo è stata modesta. Per fortuna la svolta conciliare ha ripreso l’attenzione allo Spirito Santo, come a colui che è la vita e la vivacità stessa della Chiesa.
“Il giorno della Pentecoste volgeva al suo termine, ed essi stavano riuniti nello stesso luogo. D’improvviso vi fu dal cielo un rumore, come dell’irrompere di un vento impetuoso, che riempì tutta la casa in cui si trovavano. Apparvero ad essi delle lingue come di foco che si dividevano e che andavano a posarsi su ciascuno di essi. Tutti furono riempiti di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, secondo che lo Spirito dava ad essi il potere di esprimersi” Atti 2,1-4.
Concludiamo la prima rassegna di testi che si richiamano alla realtà della Chiesa, con questo famoso degli Atti. L’effusione dello Spirito Santo segna l’inizio della missione della Chiesa, come risultato dell’opera di Cristo ed in particolare della sua pasqua. Infatti la Pentecoste è anche la conclusione ed il punto di arrivo della Pasqua. La Chiesa di Cristo è dotata dello Spirito e da lui riceve energia vitale, espressa dal simbolo del fuoco e forza profetica per farsi comprendere dal mondo inero e da tutte le lingue e da tutte le culture, come fa chiaramente avvertire il segno delle lingue e dei popoli presenti simbolicamente a Gerusalemme quel giorno: sono i popoli del mondo intero. La Chiesa vive dunque della Pentecoste e ad essa si rifà continuamente per non perdere il contatto con Cristo. ogni dimenticanza dello Spirito fa piombare la Chiesa in arida istituzione ed ogni dimenticanza del cristo, a motivo da qualche strana ispirazione, la priva del suo contenuto vero. dunque il Cristo nello Spirito come vita della Chiesa.