Un lutto impossibile.
Piangere la scomparsa
di chi non è scomparso.
L’assenza
di chi non è assente.
Sentirsi persi
– e non essersi persi.
Disseminarsi
– perché questo è il segreto
del raccogliere.
Domandare
– conoscendo già la risposta
poiché la risposta
appartiene alla domanda.
Iniziare ciò che non ha avuto inizio
né avrà termine.
Essere qui,
in un altrove
che non è mai qui
ed è sempre qui.
Là ove il nascosto risplende
nella sua oscurità.
Nella cesura del tempo
s’apre un orizzonte
d’altri orizzonti.
Strategie dell’invisibile
– fatto corpo, carne.
Impasto di sogni
e di umanità.
Visibilità dell’invisibile
ed invisibilità del visibile.
Dimenticarsi
– senza dimenticare.
Obliarsi
nell’oblio senza oblio.
Eco inarticolabile.
Malattie dell’assenza e tempo
– perenne tempo della nostalgia.
Logorarsi nell’impaziente
pazienza dell’attesa.
In attesa della nuova (ultima?) ora.
Soglia d’impedimenti e di seduzioni.
Confini non ancora tracciati
e già superati.
E canto
– ancora canto
un silenzioso canto d’amore.
Ed un grido risuona
sul far del giorno:
– L’hanno portato via!
L’hanno portato via!…
E a tutto questo potremmo anche dare un nome
– se avessimo parole sufficienti
o nuove –
levandoci nella luce
di questo mattino di pasqua.
Faustino Ferrari