Luca ha dovuto trovare questo cantico nell’ambiente dei “poveri di Javhé” dove forse veniva attribuito alla figlia di Sion ed ha ritenuto conveniente porlo sulle labbra di Maria.
Perché?
Perché come Sion era sterile ed i suoi figli erano frutto della grazia, così Maria è madre-vergine e genera colui che da Dio è generato.
Perché Sion è madre vedova e sofferente ma feconda ed anche Maria giunge nel Golgota all’estrema povertà, perdendo il Figlio, ma proprio in quel momento ricevendo come figli i fratelli di Gesù, tipizzati nel discepolo amato, continua così nei secoli la sua missione materna.
Come Sion Maria è segno vivo della Presenza di Dio in mezzo all’umanità, è l’arca della nuova Alleanza.
Nel grembo di Sion e di Maria, sia pure in forme differenti, si rivela al mondo il Dio Emmanuele:
Gioisci figlia di Sion dicono i profeti
Gioisci piena di grazia scrive Luca nel Vangelo, è questo il senso di “Kaire”
Gioisci perché?
L’angelo la invita a rallegrarsi per la venuta imminente di Dio in mezzo al suo Popolo.
Nel secolo VIII i profeti Amos, Isaia, Michea cominciano a colorire la parola “povero”, già inteso, soltanto in senso sociale ed economico, di significato religioso.
Dio è l’avvocato dei “poveri”, il sostegno degli oppressi. Su uno sfondo storico di decadenza Sofonia usa la parola “povero” per designare un atteggiamento religioso e presenta la povertà come una attitudine religiosa.
“Povertà” è praticamente la fede caratterizzata dall’abbandono, dalla confidenza.
I “poveri” che soffrono per la disobbedienza a Dio, per l’oppressione dei deboli, per la corruzione, per la prepotenza, sono gli umili, assetati di giustizia, che credono in Dio, si abbandonano a lui e da lui attendono la liberazione.
Ed ecco Anna (I Samuele 2/1-10) una povera sterile, inutile, marginale,umiliata – che ha un figlio – segno evidente della gratuità con cui Dio porta avanti il suo piano di salvezza.
Sulle sue labbra viene posto, proprio per la sua gratuità, questo canto di epoca monarchica che esprime la speranza dei “poveri di Javhé”.
Ed ecco Maria il cui cantico si ispira evidentemente al Cantico di Anna.
La ricchezza spirituale di Israele si raccoglie nei “poveri di Javhé” e la loro religiosità si concentra in Maria, un’anima libera ed immensamente aperta in cui tutte le fibre attendono il Signore.
Rallegrati piena di grazia! E’ l’eco di Sofonia, di Zaccaria, di Gioele, di Isaia, delle Lamentazioni dove la Figlia di Sion è esortata a “gioire” perché il Sinore va a lei per salvarla, per abitare in mezzo a lei.
Sono testi dell’attesa messianica. L’angelo invita Maria alla gioia messianica perché Israele è tutto raccolto nel suo cuore. Maria è la “figlia di Sion” nel cui parto verrà alla luce la beata speranza. Essa è la serva del Signore che esprime la perfetta disponibilità per svolgere il compito che le viene affidato da Dio.
Ed ecco il consenso gioioso di Maria (avvenga di me quello che hai detto) è questo il significato del verbo greco: “genoito” consenso gioioso.
Il desiderio gioioso che il progetto di Dio si riveli.
La serva incarna il disegno divino di associare l’uomo all’opera della salvezza.
Come Cristo-servo incarna il disegno divino di riconciliare gli uomini con Dio la povera vergine con il suo si gioioso è il riassunto della creatura umana che coopera per la propria salvezza.
La sua risposta è fatta di perfetta disponibilità e di desiderio gioioso di collaborare all’azione di Dio.
Una componente base della spiritualità mariologica, un segno di vera conoscenza, esperienza di Maria è dunque la “povertà” spirituale che è in pratica: fede, abbandono, umiltà, confidenza e spirito di collaborazione e servizio umili a Dio nell’ambito del suo progetto di salvezza.
Franco Gioannetti