Con Maria di Nazareth in attesa della pentecoste
La Vergine del cenacolo
di Enzo Lodi
Il formulario della Collectio missarum della Madonna (n.17) ricuperato dal proprio concesso alle famiglie religiose nate dall’iniziativa di s. Teresa Couderc (+1885) fondatrice dell’istituto di nostra Signora del cenacolo, ha certamente un diretto fondamento scritturistico perché ci fa vedere Maria in mezzo agli apostoli e ai discepoli in attesa della pentecoste.
L’evento, così determinante per la storia della chiesa, della missione dello Spirito santo, frutto maturo della pasqua del Cristo, non è dunque estraneo nel disegno divino alla presenza di Maria, come appare fin dall’antifona di ingresso che cita il noto testo di At 1,14: «I discepoli erano assidui e concordi nella preghiera con Maria madre di Gesù».
Si noti che Maria è l’unica citata nominativamente con il suo titolo di madre, posta al centro della serie dei presenti: dopo le altre donne pure genericamente menzionate e prima dei fratelli. Perciò la colletta non forza il senso del testo biblico ponendo al primo posto, in questa effusione dei doni dello Spirito, «la beata Vergine orante con gli apostoli nel cenacolo», nella prospettiva missionaria «di portare al mondo il lieto annunzio della salvezza».
Maria e Io Spirito santo
Il rapporto di Maria con lo Spirito santo viene proposto «alla fedele imitazione» nell’orazione sulle offerte: «Fa’ che ascoltiamo docilmente la voce dello Spirito». Tale rapporto non è che la continuazione di quel primo evento pentecostale, e cioè l’incarnazione del Verbo nel grembo di Maria.
E’ questo il richiamo esplicito che viene fatto nel primo membro del corpus prefaziale; «Lei che nell’incarnazione del Verbo fu adombrata dalla tua potenza è di nuovo colmata del tuo dono, al sorgere del nuovo Israele».
E’ proprio su questo collegamento misterioso che si può fondare questa presenza non di tipo passivo ma attivo-cooperativo di Maria nel cenacolo. Infatti non basta affermare col testo dello stesso prefazio (1 membro) che la madre di Gesù, unita agli apostoli in preghiera unanime, è stata data alla chiesa nascente «come un esempio mirabile di concordia e di orazione»; ma occorre credere che «la Vergine, figlia di Sion, che aveva atteso pregando la venuta di Cristo, invoca con intense suppliche lo Spirito promesso» (ivi).
Si deve notare il «clima ascendente e progressivo di questa speciale presenza di Maria nel cenacolo: dall’esemplarità ecclesiale della preghiera unanime si giunge alla forza epicletica di invocazione che quasi attira, per le sue intense suppliche, quello Spirito già promesso dal suo Figlio come dono pasquale e come altro Paraclito.
Il ruolo di Maria dunque nella comunità primitiva apostolica e gerosolimitana è quello di invocare efficacemente lo Spirito; perché si afferma nel nostro testo che come è dipeso da lei il «fiat» della prima pentecoste dell’incarnazione, così anche in certo modo - per volontà esplicita di Dio - dipende da lei se questo Spirito scende ancora sulla terra per far sorgere il nuovo popolo (Israele) che prolunga nel mondo; come corpo mistico, la missione del Cristo stesso.
Così, nel terzo elemento di questo corpus prefaziale, si esplicita infatti che non è finita questa mediazione orante di Maria nella chiesa, perché «vigile nell’orazione, ardente nella carità, è divenuta modello della chiesa che, animata dallo Spirito attende vegliando il secondo avvento del Signore».
Pulito di riferimento della missione
Si noti che per la prima volta la liturgia collega direttamente Maria all’attesa escatologica della parusia; ciò significa affermare che l’attesa pentecostale è permanente nella chiesa; e che l’evento tipico, narrato dagli Atti, in cui Maria è come il centro focale della primitiva comunità ecclesiale e apostolica, deve prolungarsi nel tempo non solo come causa esemplare ma anche come causa dispositiva efficace del nuovo avvento che concluderà la storia.
Maria è dunque esemplarmente maestra di preghiera nella chiesa: preghiera che è denominata anzitutto vigile, concorde e perseverante, secondo il lessico degli Atti, allo scopo di creare «concordia ed unanimità», che sono lo stesso tessuto della chiesa unita nel vincolo della fede sacramentale e pasquale.
In secondo luogo preghiera «ardente nella carità», cioè già infiammata da quel fuoco dello Spirito che aveva consumato Maria sia nella sua pentecoste materna che nella sua trasfissione accanto al Crocifisso nell’offerta di olocausto insieme col Figlio sulla croce.
Il posto primario di Maria nella comunità di Gerusalemme, già evocato da questo testo descrittivo della prima esperienza ecclesiale, diventa senza dubbio paradigmatico di quel ruolo permanente che Maria continua ad esercitare nella chiesa di tutti i tempi.
infatti ella, come scrigno vivente della testimonianza più diretta e intima col Cristo, in quanto madre e nello stesso tempo discepola intenta a «confrontare» sempre ogni evento del Cristo (cf. Lc 2,19), deve essere stata per la chiesa primitiva il continuo punto di riferimento per tutte le sue prime esperienze della missione.
Inoltre deve essere stata anche la guida orante nella vita della comunità gerosolomitana dove ha vissuto fino alla sua morte, anticipando in se stessa quell’ordine della gloria nel quale il Cristo ha fatto entrare tutta l’umanità dopo la sua pasqua.
Pur non godendo della visione beatifica come il suo Figlio in terra, Maria ha vissuta, fino alla sua morte di amore nell’assunzione-dormizione, in uno stato di progresso continuo fino alla consumazione finale del suo cammino di perfezione nella carità (sposa del Verbo). Ecco perché il nostro formulario passa dall’evento storico della pentecoste a quello dell’escatologia senza salti di qualità. Siamo in perfetta continuità fra la pentecoste e il secondo avvento, presentato dall’Apocalisse (cap. 21-22) come un’unione nuziale consumata fra la «Gerusalemme celeste discendente dal cielo» e il suo Sposo, dove lo Spirito funge quasi da accompagnatore alle nozze: «lo Spirito e la sposa dicono: Vieni» (Ap 22,17).
Questi richiami non sono dunque forzati ma illuminanti sulla stessa presenza di Maria nella chiesa di oggi. Infatti, quanto più si avvicina il tempo della consumazione dei tempi, tanto più l’azione di Maria deve intensificarsi e moltiplicarsi nella chiesa, secondo il suo ruolo e stile propri: invitare a pregare «assiduamente e in modo unanime», cioè nella dinamica del movimento ecumenico, teso alla riunificazione delle chiese.
Maria invita quindi ad alimentare quell’ardore di carità pneumatica che ella ha vissuto dalla sua trasfissione sulla croce, che è stata a sua pasqua con-Cristo, fino alla sua assunzione nella gloria accanto al Figlio, come modello profetico che prepara la chiesa alle nozze eterne.
Preparare gli ultimi tempi
Non si tratta di una fuga in avanti per evadere gli impegni della missione, perché proprio la funzione pentecostale di Maria nella chiesa parte dalla stessa missione della chiesa promulgata e iniziata con la venuta dello Spirito. Si tratta di porre Maria al centro di una chiesa in stato di escatologia permanente e di attesa vigilante per affrettare quella consumazione che ella, dopo Cristo, ha già vissuto nella sua vita terrena dalla pentecoste alla dormizione-assunzione al cielo.
Se oggi la tensione escatologica della chiesa non è più così intensa come lo fu nell’era apostolica, tuttavia non si può escludere che ci siano segni impliciti di un avvicinarci «agli ultimi tempi degli ultimi tempi» (secondo l’intuizione del Grignion de Montfort).
Questo spiegherebbe l’intensificarsi degli interventi straordinari di Maria (anche stando solo a quelli ufficialmente approvati dalla chiesa) in questi tempi moderni. Lo scopo sembra quello di richiamare a questa tensione di preghiera vigilante e di attesa della parusia dello Spirito, che sarà la consumazione nuziale della vita della Sposa, così sollecitata dallo Spirito nel suo ultimo cammino.
Nessuna legittimazione dunque di un’apocalittica terrificante, del tipo dei «geovisti»; ma una sollecitazione ‘escatologica di impronta mariana e quindi materialmente consolante e spiritualmente docile allo Spirito degli apostoli.