Formazione Religiosa

Giovedì, 14 Febbraio 2008 23:49

Il sacramento della confermazione

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Nella tradizione della chiesa incontriamo come secondo sacramento la confermazione. Il nome deriva dal latino confirmatio, da intendere qui nel senso di un rafforzamento. Nei teologi medievali troviamo anche il nome di “Imposizione delle mani”. L’Oriente parla di santo Myron (unzione con il crisma) e la caratterizza come “consolidamento” (bebàiosis) e “compimento” (teléiosis).

1. Origine e significato della conformazione

La confermazione deve essere vista in stretta connessione con il battesimo. Il lavacro nell’acqua con l’invocazione del nome di Gesù o della Trinità rappresenta l’inserzione in Cristo e nel suo corpo, la chiesa. Essa si compie nello Spirito santo e conferisce lo Spirito santo. Nel quadro di questo rito battesimale sembra esserci stata già presto una imposizione delle mani (cfr. At 19,3 s.).

Questa supposizione viene confermata dalla prima diffusa relazione sulla iniziazione, che si ha in Tertulliano e in Ippolito di Roma. Entrambi conoscono, dopo l’unzione postbattesimale ad opera del prete che battezza, una imposizione episcopale delle mani per comunicare lo Spirito santo e una imposizione del segno della croce sulla fronte. Ippolito conosce inoltre una unzione del capo. (1) Così l’imposizione episcopale delle mani e l’unzione, insieme con la preghiera della comunità, diventano segno efficace che il battezzato nella potenza dello Spirito santo è divenuto membro della chiesa a pieno titolo, con pieno diritto ed è tenuto alla collaborazione. Il fatto di indicare senz’altro come «conferimento dello Spirito santo» questo momento particolare dell’iniziazione, favorisce tuttavia l’equivoco, per cui il precedente lavacro dell’acqua non darebbe lo Spirito santo. Ciò sarebbe però un errore. Dal NT e in particolare dagli scritti paolini risulta infatti del tutto chiaramente che in connessione con il battesimo si riceve anche lo Spirito santo. «Essere in Cristo» è per Paolo la stessa cosa che «essere nello Spirito» (cfr.1I Cor 6,11.19). Ugualmente il vangelo secondo Giovanni presuppone che la rinascita «da acqua e da Spirito» (3,5) è un evento unico (cfr. 7,37-39). Si dovrebbe perciò parlare con maggior precisione del particolare dono dello Spirito da parte della confermazione.

Questa interpretazione concorda pienamente con le affermazioni del Vaticano Il, che dice tra l’altro: «Col sacramento della confermazione vengono vincolati più perfettamente alla chiesa, sono arricchiti di una speciale forza dello Spirito santo, e in questo modo sono più strettamente obbligati a diffondere e a difendere con la parola e con l’opera la fede come veri testimoni di Cristo». (2)

La particolare accentuazione dell’imposizione delle mani e dell’unzione episcopale e, del particolare dono dello Spirito in essa concesso fu rafforzata notevolmente a partire dal sec. IV attraverso la separazione della confermazione dal battesimo come tempo e come luogo, separazione condizionata in molte regioni da fattori esterni.

2. Ordinamento e rito della confermazione

Il rito della confermazione rielaborato per ordine del Vaticano II apparve nell’estate del 1971 come parte del Pontificale romano. L’edizione italiana fu pubblicata nel 1972 con il titolo Rito della confermazione. Il nuovo rito sottolinea il collegamento interno della confermazione con l’insieme dell’iniziazione e prevede di regola la sua amministrazione nel corso della celebrazione eucaristica, il terzo sacramento dell’iniziazione (nr. 13). Il sacro rito deve avere un carattere festivo e per il suo significato ecclesiologico deve compiersi possibilmente con la partecipazione dell’intera comunità (nr. 4). Quali ministri originari (3) sono indicati i vescovi, ai quali si affiancano come ministri, in forza del diritto, gli Amministratori Apostolici, i Prelati e Abati con giurisdizione su un territorio, i Vicari Apostolici e i Vicari Capitolari, nei limiti del proprio territorio e durante l’incarico (nr.. 7 a). Possono inoltre confermare quei sacerdoti che in mancanza di un vescovo battezzano gli adulti o i fanciulli nell’età del catechismo o accolgono gli adulti nella piena comunione della chiesa. in caso di pericolo di morte ogni sacerdote può validamente confermare

Quanto all’età della confermazione, alla fine del sec. XIII era diventata corrente la norma di rinviare la confermazione fino al settimo anno di età. (4) Secondo il nuovo ordinamento i vescovi per ragioni pastorali possono stabilire un’età più adatta e quindi anche più matura, (5) “specialmente per inculcare con maggiore efficacia nella vita dei fedeli una piena adesione a Cristo Signore e una salda testimonianza”. (6) Il CIC 1983 raccomanda la tradizionale “età della discrezione”, concede però alle conferenze episcopali il diritto di stabilire un’altra età (can. 891). La Conferenza episcopale italiana con riferimento al nuovo CIC ha stabilito che per l’Italia “L’età da richiedere per il conferimento della cresima è quella dei 12 anni circa”. (7) Purtroppo attraverso una celebrazione ritardata della confermazione viene allentato ancor più l’intimo collegamento tra battesimo e confermazione e la successione originaria di battesimo, confermazione, eucaristia sarà ancor più difficile da realizzare. L’istituzione dei padrini di confermazione viene fondamentalmente mantenuta.

La confermazione deve essere conferita normalmente durante la messa. Se essa in casi particolari ha luogo fuori della messa, vi si faccia precedere una liturgia della Parola del tipo di quella della Messa. Come formulario della Messa, fuori delle domeniche di Avvento, di Quaresima, e di Pasqua, delle altre solennità, del Mercoledì delle ceneri e della delle ceneri e della Settimana santa, può essere scelto quello di una delle due messe rituali del messale (missae rituales = messe per particolari celebrazioni). Numerose proposte per le letture da proclamare si trovano nel lezionario annesso al rituale della confermazione.

Quando la confermazione è conferita durante la messa, il rito inizia dopo il vangelo e comporta i seguenti elementi:

Presentazione dei confermandi e omelia del vescovo.

Rinnovazione delle promesse battesimali (rinuncia a Satana e al peccato e professione di fede).

Invito alla preghiera silenziosa dell’assemblea.

Invocazione dello Spirito santo e imposizione delle mani del vescovo.

Unzione della fronte in forma di croce accompagnata dall’imposizione della mano (8) e dalla formula sacramentale: «N., ricevi il sigillo dello Spirito santo che ti è dato in dono». Nella scelta della nuova formula sacramentale ci si è ispirati a quella della chiesa bizantina; essa sostituisce la precedente formula: «N., io ti segno col segno della croce e ti confermo col crisma della salvezza nel nome….. . ». Il confermato esprime il suo assenso con «Amen».
Segue un saluto e un segno di pace. (9)

Segue la preghiera universale per i confermati, i loro genitori e padrini e per la chiesa intera.

La precedente, usuale cerimonia dello schiaffetto sulla guancia che aveva ottenuto un rilievo singolare è stata sostituita da un saluto ed un segno di pace.

Note

1) Ampia documentazione in Adam, Firmung und Seelsorge …, Düsseldorf 1959, 31-34.
2) Costituzione dogmatica sulla chiesa (Lumen gentium) 11.
3) Così pure LG 26; diversamente il nuovo CIC can. 882: minister ordinarius.
4) Una panoramica storica più diffusa sull’età della cresima A. Adam, op. cit. (nota 1), 87-138; cfr A. Jilek, Die Diskussion um das rechte Firmalter (Literaturübersicht), in Lj 24 (1974) 31 s.
5) Premesse nr. 6.
6) Ivi.
7) Cfr. Diritto complementare italiano, Delibera 8, in ECEI III, 915 nr. 1596.
8) E’ controverso se questa imposizione delle mani che si fa con l’unzione appartenga ancora al senso essenziale sacramentale. La Costituzione apostolica Divinae consortium naturae è per l’affermativa, ma il rito tace al riguardo o non la menziona (32). La pontificia commissione per l’interpretazione dei decreti del vaticano II ha risposto alla questione dichiarando che l’imposizione della mano è sufficientemente manifestata con la crismazione fatta col pollice: AAS 64 (1972) Cfr. J. Schmitz, Salbung mit Chrisma auf der Stirne untre, Auflegen der Hand, in LJ 35 (1985) 58-62; H. Auf Der Maur, Unctio guae fit manus impositione..., in Zeichen desi Glaubens 469-483
9) Originariamente, nella chiesa franca del Medioevo, venne dato come monito per evitare che si ricevesse una seconda volta la cresima; più tardi si giunse a numerose altre interpretazioni. Diffusamente in Adam, op. cit. (nota 1), 218-236.

 

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Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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