Formazione Religiosa

Venerdì, 21 Dicembre 2007 00:49

Ippolito di Roma (Lorenzo Dattrino)

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IPPOLITO DI ROMA

di Lorenzo Dattrino

Sembra fosse originario della Grecia. A Roma egli divenne prete durante il pontificato di Zefirino (199-217). Alla morte di Zefirino divenne papa Callisto (217-222). Ippolito si pose in una posizione di contrasto, soprattutto perché giudicava troppo indulgente la condotta disciplinare del vescovo di Roma nei riguardi della penitenza e del matrimonio. Ormai è opinione comune che Ippolito spingesse la sua opposizione fino alla creazione di uno scisma che durò fino al 235: fu il primo antipapa della storia. L’assunzione al trono imperiale di Massimino il Trace, nemico dei cristiani, portò all’arresto contemporaneo di Ippolito, riconciliatosi con la chiesa, e del nuovo vescovo di Roma, Ponziano. Furono deportati in Sardegna, dove ambedue morirono martiri della fede. Il papa Fabiano, successo a Ponziano, fece portare a Roma i loro corpi. Nel 1551, nella zona dell’antico cimitero di Via Tiburtina, si scoprì una statua che venne dai più riconosciuta per quella di Ippolito: ora essa è conservata nell’atrio della Biblioteca Vaticana. Su uno degli stipiti, lo stesso marmo porta pure inciso il catalogo delle opere che si riferiscono al periodo degli scritti di Ippolito pubblicati prima del 224, anno in cui fu eretto il monumento.

Molto numerose sono le opere attribuite alla mano di Ippolito, sull’autenticità delle quali però non sempre concorde risulta il parere degli studiosi. Mi limiterò pertanto a richiamare le più importanti:

• Il Syntagma, o Riassunto contro trentadue eresie. Questo breve trattato appartiene al primo periodo dell’attività di Ippolito, durante il pontificato di Zefirino (199-217).

• I Philosophumena. È la più importante delle opere di Ippolito. Composta dopo il 222, è conosciuta e citata con diversi titoli, a cominciare da quello con cui la designò l’autore: Elenchos, o Confutazione di tutte le eresie. L’opera comprende complessivamente dieci libri. Il titolo Philosophumena significa Esposizione delle dottrine filosofiche; come tale, si riferisce ai soli primi quattro libri, che trattano della filosofia dei greci. I libri restanti (V-IX) tendono a dimostrare che tutte le eresie non fanno che attingere alle dottrine dei filosofi pagani, ai misteri e all’astrologia, e non alla Scrittura e alla Tradizione della chiesa. Il decimo libro, incompiuto, riassume teorie filosofiche ed eretiche già in precedenza trattate.

L’Anticristo è la sola opera di Ippolito che ci sia pervenuta completa: fu scritta verso il 200. L’autore dichiara che I ‘apparizione dell’Anticristo non può ritenersi imminente.

• Della tradizione apostolica. L’opera risulta anzitutto un testo di liturgia pressoché codificato, e si riferisce alla consacrazione del vescovo, seguita dalla celebrazione della messa pontificale: una liturgia eucaristica destinata ad avere grande influsso sulla tradizione liturgica posteriore, soprattutto in Occidente. Quindi ha luogo l’amministrazione del battesimo, con tutti i particolari del rito battesimale.

• Non mancano altre opere più brevi, di carattere esegetico, come il Commento a Daniele e parecchie Omelie.

Nella Tradizione apostolica si trova la Preghiera eucaristica che rappresenta il canone più antico che si conosca. Ad esso si ispira direttamente, come risulta dalla prossima lettura, la seconda preghiera eucaristica della liturgia oggi introdotta.



Lettura

Preghiera eucaristica

«Per compiere la tua volontà e per conquistarti un popolo santo, Gesù Cristo ha teso le mani nella passione per liberare dalla sofferenza coloro che hanno fiducia in Te. E, accettando volontariamente la sofferenza per distruggere la morte [...] e manifestare la risurrezione, prendendo il pane, ti rese grazie e disse: “Prendete, mangiate, questo è il mio corpo, che sarà spezzato per voi”. Lo stesso fece con il calice, dicendo: “Questo è il mio sangue, che verrà sparso per voi. Quando fate questo, fatelo in memoria di me”».

(La Tradizione apostolica, 4. Tr. di R. Tateo, Ippolito di Roma: La Tradizione apostolica, Alba 1972, pp. 84ss)

Nello studio della personalità di Ippolito, appare anzitutto il rappresentante del vecchio presbiterato romano, di cui ci tramanda la tradizione catechetica e le usanze liturgiche. Non manca però un altro aspetto del suo temperamento, vale a dire un certo qual spirito reazionario. Egli non si rese conto che lo sviluppo del popolo di Dio porta con sé situazioni nuove e che il cristianesimo non è una setta di puri, ma la città di tutti gli uomini. A parte questo, non c’è nessun motivo di farne uno scismatico. I suoi scritti respirano la più pura Tradizione. La sua violenza dipende in buona parte da un genere letterario. E’ stato il rappresentante di un «integrismo» che la gerarchia ha avuto ragione di non accettare. Ma è stato ugualmente un grande dottore della chiesa. (1)



Per l’approfondimento

Edizioni

PG 10,16,3; GCS 1,1 (1891) 1-340; 1,2 (1897) 1-47; 26(1916)1- 293; B. Botte, Hyppolite de Rame: la Tradition Apostolique (SCh 11), Paris 1946; P. Nautin, Hippolyte: Contre les hérésies, Paris 1949, pp. 19-37; IDEM, Homélies pascales (SChI 27), Paris 1950; IDEM, Hyppolite et Josipe, Paris 1947.

Traduzioni

E. Norelli, L’Anticristo, Firenze 1987; R. Tateo, La Tradizione apostolica, Roma 1979.

Studi

L’accesso più comodo alla bibliografia generale ippolitea è costituito dai due voll.: Ricerche su Ippolito (Sea 13), Roma 1977, e Nuove Ricerche su Ippolito (Sea 30), Roma 1989, che forniscono anche le più aggiornate prospettive di ricerca. In quest’ultimo volume è contenuto lo studio di M. Guarducci sulla statua della Biblioteca Vaticana (pp. 61ss).

1) Cf. J. Daniélou, Nuova storia della chiesa, Torino 1970, p. 145.
Letto 5277 volte Ultima modifica il Martedì, 19 Febbraio 2008 00:42
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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