Il sacerdozio e i sacerdoti hanno un ruolo centrale e decisivo per la formazione e la trasmissione dell'esperienza religiosa di Israele che confluisce nella raccolta dei libri sacri chiamata Antico Testamento. Nello studio moderno della Bibbia si designano come “sacerdotale” - sigla P (Priesterkodex) - la tradizione e l'ambiente che hanno dato forma definitiva all'intera narrazione storica che va dalla Genesi ai libri delle Cronache.
Sacerdozio e sacerdoti prima dell'esilio
All'epoca dei patriarchi il capofamiglia offre i sacrifici e benedice i figli. Ma sono conosciute anche figure di sacerdoti addetti ad un santuario. Nella storia di Abramo compare Melchisedek, re e sacerdote di Gerusalemme (Gen 14,18-20). A questo episodio si ricollega il Sal 110, ripreso dall'autore della Lettera agli Ebrei per tracciare lo statuto di Gesù sommo e unico sacerdote secondo l'ordine di Melchisedek.
La tribù di Levi è scelta per il ruolo sacerdotale che consiste nel consultare il Signore con le sorti sacre mediante i ’Urim e Tummim, insegnare la Torah e offrire i sacrifici (Dt 33,8-11). Mosè, che proviene dalla tribù di Levi, esercita una mediazione sacerdotale al momento della conclusione dell'alleanza aspergendo il popolo con il sangue delle vittime (Es 24,8). Ma secondo la tradizione è Aronne, fratello di Mosè, il responsabile del culto. Infatti dalla sua discendenza provengono i sacerdoti nella storia di Israele.
Con la monarchia si crea una nuova situazione per il ruolo dei sacerdoti. Anche senza attribuirsi il titolo di sacerdoti nelle grandi occasioni i re esercitano il culto (2Sam 6,18; 1Re 8,14). Con il trasferimento dell'arca dell'alleanza a Gerusalemme da parte di Davide viene definito anche il ruolo dei sacerdoti addetti al santuario. L'organizzazione del sacerdozio nel tempio di Gerusalemme viene fatta risalire a Davide. Ma solo con la costruzione e la consacrazione del santuario di Gerusalemme ad opera di Salomone si sviluppa l'attività dei sacerdoti. Dopo Ebiatar, che cade in disgrazia presso Salomone, Zadok diventa il capostipite delle grandi famiglie sacerdotali.
Nella storia della monarchia il ruolo del sacerdote-capo a Gerusalemme ha un ruolo importante nella gestione del potere politico. Al momento della divisione del regno del nord - Israele - da quello del sud - Giuda - Geroboamo I costituisce sacerdoti non leviti nei due santuari di Betel e di Dan, fondati e finanziati dalla casa regnante (1Re 12.26-33). Contro questi sacerdoti funzionari del re si scagliano i profeti Amos e Osea.
Sacerdozio e sacerdoti dopo l'esilio
Negli ambienti sacerdotali dei leviti viene prodotto il documento che sta alla base del Deuteronomio, in cui si prevede la centralizzazione del culto a Gerusalemme. La narrazione della storia secondo la prospettiva sacerdotale viene elaborata nel documento detto “sacerdotale”, dove si assegna un ruolo rilevante ad Aronne e ai suoi figli. La loro investitura è descritta minutamente. Il rito di consacrazione - unzione - e gli ornamenti regali - diadema - sono trasferiti alla persona del sommo sacerdote, che in tal modo appare come il vero capo della nazione. Però non solo il sommo sacerdote, ma tutti i funzionari del culto sono tenuti ad osservare le regole di purità rituale.
Nel documento sacerdotale i sacrifici per il peccato e specialmente quello previsto per il giorno delle espiazioni - yôm hak-kippurîm (Lv 16) - prendono il sopravvento sui sacrifici di comunione, mettendo in secondo piano la preghiera di intercessione e l'insegnamento della Torah. Contro questa deformazione rituale prenderanno la parola i profeti del postesilio Aggeo e Malachia (Ag 2,10-10; M1 2,4-7). Nella raccolta di leggi del Pentateuco, che si ispirano alla tradizione sacerdotale, si dà grande risalto alle istituzioni cultuali di Israele: il sabato, la circoncisione e il santuario. Nei racconti storici di questa tradizione si sottolineano gli aspetti cultuali, si precisano il calendario e le genealogie. Si privilegia e accentua la trascendenza di Dio, chiamato “il Santo”, che tutto crea con la sua parola e manifesta la sua gloria e presenza con il simbolo della nube (Es 16,10; 24,16-17; 40,34-35; Lv 9,23).
Nei libri delle Cronache, che riflettono la prospettiva degli ambienti sacerdotali, si dà grande importanza ai Leviti, specialmente ai cantori, come reazione al potere esclusivo dei sacerdoti sadokiti (M1 3,1-3). La crisi politica e religiosa provocata dalla ellenizzazione della Palestina nei secoli IV-II, segna la fine della stirpe sacerdotale e la nomina dei sommi sacerdoti diventa appannaggio delle grandi famiglie di Gerusalemme, condizionate dal potere politico.
In ogni caso il testo di Es 19,6: «Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa», presenta Israele come una comunità guidata dai sacerdoti. Esso sarà applicato ai cristiani che esercitano nella comunità la loro funzione sacerdotale con il culto dell'esistenza e la lode a Dio.