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Martedì, 01 Marzo 2005 15:22

Simboli veri - Il ruolo dell’educatore oggi

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Simboli veri

Il ruolo dell’educatore oggi

Riflessione sui simboli per un ambiente scout


"Momo indietreggiò spaventata, ma poi rispose senza volerlo:
"Buongiorno, io mi chiamo Momo". Di nuovo lo bambola mosse le labbra e
disse: "Ti appartengo, perciò tutti ti invidiano". "Non creo che tu sia
mia" fece Momo. "Penso invece che ti abbiano persa qui". Prese la
bambola e la sollevò da terra. Allora le sue labbra si mossero ancora e
disse: "Voglio avere più cose". Ah si? Replicò Momo, pensosa. "Non so
se io ho delle cose che vanno bene per te... Ma aspetta un po', ti
faccio vedere la mia roba e tu mi dici quello che ti piace". Prese la
bambola e, con lei, passò attraverso il buco del muro fino alla sua
stanza. Da sotto il letto tirò fuori una cassetta contenente ogni
specie di tesori e li mise davanti alla bambola... Le mostrò una lieve
penna variegata di fringuello, una bella pietra venata di molti colori,
un bottone dorato, un frammento di vetro color del cielo. La bambola
taceva e Momo le diede una spintarella... "Ti appartengo, perciò tutti
ti invidiano". Disse la bambola ancora una volta".

M Ende, Momo

Momo è un personaggio veramente affascinante e credo
che rappresenti l'autenticità di chi sa cogliere nella quotidianità di
una vita frenetica e dominata dalla corsa contro il tempo ciò che
davvero conta. E ciò che davvero conta per lei non sono i simboli della
tecnologia sterile, rappresentati dalla bambola parlante, bensì dalle
piccole cose, da quelle piccole cose che assumono un significato simbolico ed emotivamente importante, proprio perché rappresentano la vita, quella realmente vissuta, agita, incarnata.

Cosa
ci sarà dietro a quella lieve penna variegata di fringuello? E cosa si
può leggere nella trasparenza di quel pezzo di vetro color del cielo o
ancora, cosa ci sarà scritto nelle venature del sasso che con tanto
slancio Momo offre alla sterile e asettica bambolina meccanica
?

Ragioniamo allora per simboli: Momo e la bambolina
potrebbero essere le metafore dei nostri ragazzi, Momo simbolo di quei
ragazzi che hanno già colto la ricchezza dell'essenziale e
dell'importanza delle piccole cose, la bambolina simbolo di quei
ragazzi che si accontentano della superficialità delle cose; la città
dominata dagli uomini grigi in cui vive Momo potrebbe essere la
metafora della nostra società, dominata spesso dalla frivolezza delle
cose, ricca di simboli privi dì significato di valore.

Come fare allora a trasformare le bamboline in Momo?E come agire per far si che Momo continui ad essere Momo e non diventi
una bambolina? Ci vuole qualcuno che guidi, che educhi in questo
cammino!

Torniamo a noi e caliamoci nella nostra realtà:
credo che sia importante soffermarci un attimo a riflettere su quale
suolo l'educatore può giocare in questo nostro mondo dominato da
immagini simboliche, su quanto coraggio deve avere un educatore per
testimoniare un linguaggio simbolico, come quello dello scautismo,
anche alternativo a quello dominante. I nostri ragazzi vivono in mondo
fatto di simboli: dallo scooter alle veline, dal telefonino al dvd, dal
vangelo alla bandiera della pace, dal linguaggio musicale a quello
corporeo, tlutti simboli più o meno della stessa importanza o non
importanza, che fluttuano nel cuore e nella mente dei nostri cari
giovani. È la loro vita, e non c'è dubbio che, movendosi nel mondo dei
simboli, i giovani apprendono un percorso decisivo per inventare la
vita quotidiana. E proprio grazie alle esperienze agite che questi
simboli acquistano significato per i ragazzi, significati più o meno
intrisi di valori, significati più o meno determinanti per le loro
scelte.

Ma
riescono poi i ragazzi a discriminare questi simboli dai quali sono
investiti, riescono a scegliere, a discernere, fra i tanti, quali
vivere pienamente?

Certo vivono la loro vita quotidiana in tutta la sua
ricchezza e ciò è un forte impegno che permette loro di esprimersi in
azioni concrete. Infatti è nel quotidiano che si creano i simboli:
pensiamo a quanti oggetti sono diventati dei simboli solo perché sono
collegati ad un vissuto esperienziale particolare....

Quale allora il ruolo dell'educatore?

Credo che l'educatore prima di tutto
debba fare i conti con la complessità dei sistemi in cui ogni giorno
l'adolescente vive, da solo o in gruppo. Non è possibile educare al
discernimento se non si capisce tra quali cose chi è educato deve
discernere. Credo che l'educatore abbia il duplice e difficile ruolo di
attore e regista; da un lato deve mediare tra le tante proposte
valoriali e simboliche che la vita offre, dall'altro deve viverle in
prima persona, per testimoniare lui per primo le scelte valoriali
fatte.

Ed è nelle scelte che si
fanno quotidianamente che nascono i simboli, quei simboli che
acquistano significato, perché incarnano nella scelta stessa la
significatività dell'esperienza che rappresentano.

In questo difficile compito penso che i
simboli che il nostro metodo e la nostra vita associativa ci offre
siano di aiuto e di stimolo per i nostri ragazzi. Pensiamo all'uniforme:
quante volte vediamo i ragazzi vergognarsi nell'arrivare in uniforme
alla riunione settimanale di reparto, non è difficile assistere alla
scena di un esploratore che estrae dalla tasca della giacca il
fazzolettone e se lo infila sulla soglia della porta del cancello… ma
se noi riusciamo a far cogliere la significatività della nostra
uniforme, quanto orgoglio mostreranno poi i ragazzi nell'indossare un
abito che li fa sentire appartenenti ad un gruppo in cui hanno scelto
di vivere un'esperienza in cui credono: e sappiamo quanto è importante
per un ragazzo sentirsi parte di un gruppo. In fondo si tratta di
andare per strada vestiti come altri amici, ma non succede tutti i
giorni di avere gli stessi vestiti, della stessa marca, dello stesso
colore di quelli degli amici?...pensiamo a quanti ragazzi hanno le
scarpe Puma o Adidas dello stesso modello e dello stesso colore!
Pensiamo al Giglio: i nostri ragazzi sanno veramente il
significato che c'è dietro a questo simbolo? Il giglio indica la giusta
direzione e punta verso l'alto, mostrando la via per compiere il
proprio dovere di aiutare gli altri, il giglio ricorda la promessa, le
sue tre punte simboleggiano i tre punti della Promessa, beh, non sono
sciocchezze, queste, non dimentichiamolo! Pensiamo ancora all'urlo di squadriglia:
quanto entusiasmo ci mettono i ragazzi quando urlano! Si sentono
protagonisti, si sentono appartenenti alla squadriglia! Non è poco per
un ragazzo. Al capo il compito di trasportare questi valori simbolici
nella quotidianità, anche e soprattutto fuori dall'unità: non credo ci
sia una ricetta, c'è l'esperienza, la passione, la testimonianza, la volontà di farlo, il coraggio di giocarsi.

Letto 4095 volte Ultima modifica il Domenica, 08 Maggio 2005 20:01

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