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Sabato, 22 Febbraio 2025 21:23

Sesta domenica del tempo ordinario. Anno C In evidenza

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Sesta domenica del tempo ordinario. Anno C

Omelia di Paolo Scquizzato

Prima Lettura Ger 17, 5-8

Dal libro del profeta Geremia
 
Così dice il Signore:
"Maledetto l'uomo che confida nell'uomo,
e pone nella carne il suo sostegno,
allontanando il suo cuore dal Signore.
Sarà come un tamarisco nella steppa;
non vedrà venire il bene,
dimorerà in luoghi aridi nel deserto,
in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere.
Benedetto l'uomo che confida nel Signore
e il Signore è la sua fiducia.
È come un albero piantato lungo un corso d'acqua,
verso la corrente stende le radici;
non teme quando viene il caldo,
le sue foglie rimangono verdi,
nell'anno della siccità non si dà pena,
non smette di produrre frutti".
 

Salmo Responsoriale Sal 1

Beato l'uomo che confida nel Signore.

Beato l'uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte.

È come albero piantato lungo corsi d'acqua,
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene.

Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde;
poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti,
mentre la via dei malvagi va in rovina.

Seconda Lettura 1 Cor 5, 12. 16-20


Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dei morti?
Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti.
Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini.
Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti.
 
Canto al Vangelo (Lc 6,23)


Alleluia, alleluia.

Rallegratevi ed esultate, dice il Signore,
perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo.

Alleluia.

Vangelo Lc 6, 17. 20-26


Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne.
Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
"Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell'uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti".

OMELIA

Ogni grande tradizione spirituale si rifà ad una sorta di ‘manifesto programmatico’ in grado di racchiudere in poche parole l’essenza del proprio messaggio.
L’ebraismo col Decalogo dice ai suoi ‘Osserva e sarai salvo’. Nel discorso di Benares il Buddha ai suoi dice: ‘Fuggi dal mondo dell’impermanenza e sarai salvo’. Sul monte delle Beatitudini Gesù consegna una parola che può essere così riassunta: ‘trasformati e sarai salvo’. Ossia, lavora sull’essere, trasforma il tuo modo di pensare – significato autentico di ‘conversione’-, non allinearti alla mentalità del mondo: non credere che l’avere, il potere e il successo ti possano rendere umano. Fai della tua vita una questione di ‘qualità’ e non di ‘quantità’.
Piangi con chi piange, perché solo gli occhi che hanno pianto potranno vedere altro oltre le apparenze, finanche ciò che tu chiami Dio.
Condividi il pane con gli affamati della storia, e saprai che solo facendoti pane per la fame altrui si estinguere la tua.
E sii povero, ovvero spogliati del tuo falso sé; distaccati dall’io e dal mio, dai tuoi pregiudizi, pre-comprensioni, attese e desideri egoici. Liberati dal giudizio degli altri, dal bisogno di avere sempre ragione, dal volere rimanere a galla a tutti i costi magari affondando gli altri solo per vincere, non fosse altro perché ‘i vincitori non sanno ciò che si perdono’ (Gesualdo Bufalino).
Guarda il tuo mondo interiore, e da’ un nome alle tue ombre, ai tuoi mostri interni e sappi che tutto ciò ha origine dalla medesima fonte che ti abita. E ricordati che guardare significa essere d’accordo con ciò che vedi, e che la verità non ha nulla a che fare con i fatti, ma solo con la luce.
Vincerai così la paura, perché ‘quando non si ha più nulla, non si ha più paura’ (Patriarca Atenagora).

 
Paolo Scquizzato
 
Letto 3 volte Ultima modifica il Sabato, 22 Febbraio 2025 21:29
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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