Esperienze Formative

Martedì, 22 Ottobre 2024 11:08

Ventottesima domenica del tempo ordinario. Anno B In evidenza

Vota questo articolo
(0 Voti)
Ventottesima domenica del Tempo Ordinario. Anno B

Omelia di Paolo Scquizzato

Prima Lettura  Sap 7,7-11

Dal Libro della Sapienza

Pregai e mi fu elargita la prudenza,
implorai e venne in me lo spirito di sapienza.
La preferii a scettri e a troni,
stimai un nulla la ricchezza al suo confronto,
non la paragonai neppure a una gemma inestimabile,
perché tutto l’oro al suo confronto è come un po’ di sabbia
e come fango sarà valutato di fronte a lei l’argento.
L’ho amata più della salute e della bellezza,
ho preferito avere lei piuttosto che la luce,
perché lo splendore che viene da lei non tramonta.
Insieme a lei mi sono venuti tutti i beni;
nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile.

 

Salmo Responsoriale Dal Salmo 89

Saziaci, Signore, con il tuo amore: gioiremo per sempre.

Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi!

Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Rendici la gioia per i giorni in cui ci hai afflitti,
per gli anni in cui abbiamo visto il male.

Si manifesti ai tuoi servi la tua opera
e il tuo splendore ai loro figli.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda.

Seconda Lettura Eb 4,12-13

Dalla lettera agli Ebrei

La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.
Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto.
 
Canto al Vangelo (Mt 5,3)


Alleluia, alleluia.

Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.

Alleluia.

Vangelo Mc 10,17-30

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».
 

OMELIA

«Gesù è il maestro del desiderio, colui che insegna ad ‘amare quelle assenze che ci fanno vivere’» (Rainer Maria Rilke).
Il personaggio del nostro brano pare avere tutto: è ricco (v. 22b), è giovane (secondo il parallelo di Matteo), è nobile (secondo quello di Luca), è un pio osservante… ma vive nell’angoscia.
Si può essere anche molto religiosi ma vivere da tristi. Perché una religiosità che non intacca la vita perché solo precettistica, da una parte non ha nulla a che fare con Dio, dall’altra produce frustrazione.
Questo tale – potremmo dire – è tutto ‘casa e chiesa’, ma la vita sta da un’altra parte. Ecco, Gesù è l’uomo che fa incontrare strade parallele. A questo tale Gesù dice: ‘guarda che se non metti in relazione la tua vita concreta con le esigenze del Vangelo, ossia con la vita dell’altro, non potrai mai giungere alla pienezza di te, non saprai mai chi sei veramente’.
Il possesso dei beni e il dirsi cristiani, o peggio ancora ‘religiosi’, non è polizza per la felicità.
«Vendi quello che hai e dallo ai poveri…» (v. 21). Gesù qui non invita alla povertà – che sarà sempre una disgrazia oppure scelta personale – ma alla condivisione: quello che possiedi trasformalo in relazione per il bene dell’altro e comincerai a vivere anche tu. La figura tipologica del ‘giovane ricco’ evangelico può dirsi tutt’al più un uomo felice ma ancora lontano dalla salvezza, ossia dall’esperire il cuore compiuto, realizzato.
Credo che questo brano ci domandi in modo radicale: cosa stai cercando? La felicità che in ultima analisi coincide con tutto ciò che non porta in sé l’ombra della paura, della sofferenza, del conflitto, o piuttosto l’esperienza della salvezza, ovvero trovare la risposta definitiva al senso della tua vita?

 
Paolo Scquizzato
 
Letto 72 volte Ultima modifica il Martedì, 22 Ottobre 2024 11:18
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

Search