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Martedì, 10 Settembre 2024 10:53

Ventitreesima domenica del tempo ordinario. Anno B

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Ventitreesima domenica del Tempo Ordinario. Anno B

Omelia di Paolo Scquizzato

Prima Lettura  Is 35,4-7

Dal Libro del profeta Isaia

Dite agli smarriti di cuore:
«Coraggio, non temete!
Ecco il vostro Dio,
giunge la vendetta,
la ricompensa divina.
Egli viene a salvarvi».
Allora si apriranno gli occhi dei ciechi
e si schiuderanno gli orecchi dei sordi.
Allora lo zoppo salterà come un cervo,
griderà di gioia la lingua del muto,
perché scaturiranno acque nel deserto,
scorreranno torrenti nella steppa.
La terra bruciata diventerà una palude,
il suolo riarso sorgenti d’acqua.

 

Salmo Responsoriale Dal Salmo 145

Loda il Signore, anima mia.

Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.

Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.

Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.

Seconda Lettura Giac 2,1-5

Dalla lettera di san Giacomo apostolo

Fratelli miei, la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia immune da favoritismi personali.
Supponiamo che, in una delle vostre riunioni, entri qualcuno con un anello d’oro al dito, vestito lussuosamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. Se guardate colui che è vestito lussuosamente e gli dite: «Tu siediti qui, comodamente», e al povero dite: «Tu mettiti là, in piedi», oppure: «Siediti qui ai piedi del mio sgabello», non fate forse discriminazioni e non siete giudici dai giudizi perversi?
Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano?
 
Canto al Vangelo (Mt 4,23)


Alleluia, alleluia.

Gesù annunciava il vangelo del Regno
e guariva ogni sorta di infermità nel popolo.

Alleluia.

Vangelo Mc 7,31-37

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
 

OMELIA

Gesù si reca in pieno territorio pagano, la Decàpoli, come a farsi presente nelle nostre zone consuete d’incredulità e lontananza.
Gli viene condotto un sordomuto (v. 32), anche se nel testo originale si ha letteralmente: ‘sordo e malparlante’, un uomo che parla ma non dice nulla.
Viviamo in un mondo dove parlare è rumoreggiare, il dire uno sparlare, il comunicare un non-senso. Immersi in un turbinio di parole che non dicono nulla e non aiutano a crescere, a maturare, a compierci. Per questo la vita diventa ‘assurda, etimologicamente dissonante, stonata.
Ora, il problema del vivere – sottolineato nel vangelo – è che siamo sordi a quella parola che, se ascoltata, potrebbe dare senso alla vita, rivelare l’uomo all’uomo. È la parola pronunciata dall’Amore che ci dice: «Io ti amo così come sei, senza se e senza ma». Il muto di questa pagine è tale perché sordo a questa parola. E una vita sorda all’amore diviene una vita odiosa.
Occorrerà dunque rimanere aperti alla parola dell’Amore che mi dice: «Effatà, apriti!», “vieni alla luce di te stesso. Rinasci”. Allora imparerò a ‘parlare correttamente’, ovvero la mia vita tornerà a dire qualcosa di sensato, ad essere feconda.
Finché ci chiudiamo all’ascolto, emettiamo solo ‘suoni e rumori’, parliamo scorrettamente, e le azioni che ne derivano saranno quelle del potere, declinate in dominio, furbizia, possesso, inganni, finzioni. Se guariamo l’orecchio, organo collegato al cuore, ci sentiremo finalmente amati e in grado di ‘parlare’, capaci di prenderci cura di qualcuno, di condividere, abbracciare, creare comunione, e darci da fare per la pace e la giustizia.
Maria, nella tradizione orientale, è definita “la tutta orecchi”. Infatti la maternità l’ha vissuta prima nell’orecchio e poi nel ventre. Ella è stata fecondata dall’orecchio, dice un antico Padre della Chiesa, Efrem il Siro. Ha ascoltato la Parola, e ha partorito il Cristo.
L’uomo edificherà intorno a sé spazi di luce nella misura in cui presterà orecchi alla Parola fattasi Luce.

 
Paolo Scquizzato
 
Letto 88 volte Ultima modifica il Martedì, 10 Settembre 2024 10:58
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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