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Domenica, 26 Maggio 2024 10:35

Santissima Trinità. Anno B

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Santissima Trinità. Anno B

Omelia di Paolo Scquizzato

Prima Lettura  Dt 4,32-34.39-40

Dal libro del Deuteronomio

Mosè parlò al popolo dicendo:
«Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l'uomo sulla terra e da un'estremità all'altra dei cieli, vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa? Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l'hai udita tu, e che rimanesse vivo?
O ha mai tentato un dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un'altra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore, vostro Dio, in Egitto, sotto i tuoi occhi?
Sappi dunque oggi e medita bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: non ve n'è altro.
Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà per sempre».

Salmo Responsoriale Dal Salmo 33

Beato il popolo scelto dal Signore.

Retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell'amore del Signore è piena la terra. 

Dalla parola del Signore furono fatti i cieli,
dal soffio della sua bocca ogni loro schiera.
Perché egli parlò e tutto fu creato,
comandò e tutto fu compiuto.

Ecco, l'occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.

L'anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo.

Seconda Lettura Rom 8,14-17

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».
Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.

 
Canto al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo,
a Dio, che è, che era e che viene. (Cf. Ap 1,8)

Alleluia.

Vangelo Mt 28,16-20

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.
Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

OMELIA

«Quando sappiamo di non conoscerlo e siamo in attesa di lui per poterlo conoscere, allora sappiamo realmente qualcosa di lui ed egli ci ha afferrati e conosciuti e ci possiede. Allora siamo credenti pur nella nostra incredulità ed egli ci accoglie nonostante la nostra separazione da lui» (Paul Tillich).
Di ciò che denominiamo con la parola Dio o se ne fa esperienza o rimarrà puro significante privo di significato, mero concetto elaborato della mente, e in ultima analisi indifferente. E l’esperienza nasce da un atto di donazione e quindi uno di ricezione. Vi è prima un ‘tender l’orecchio’, una postura ‘attenta’ a ciò che potrebbe raggiungermi, e poi l’esperienza appunto di ciò che m’ha raggiunto, che dev’essere però totalmente altro da ciò che m’attendevo.
Dio non è un ‘ente tra gli enti’, e tantomeno un ente conoscibile, oggetto di comprensione.
«Si conosce meglio Dio non conoscendolo» (Agostino) e «La suprema conoscenza di Dio è conoscere Dio come sconosciuto» (Tommaso).
È Mistero, indefinibile e inconoscibile. Però possiamo al contempo esperirlo e venire da lui (o da esso?) conosciuti. E questo accadrà nel momento in cui rinunceremo ad agire in ‘qualche modo’ nei suoi confronti; quando vivremo finalmente il Distacco, e ‘rinunceremo a fare di noi stessi dei santi’ (Dietrich Bonhoeffer).
La festa che oggi la Chiesa celebra, la Santissima Trinità, è metafora fondamentale. Il Mistero è paragonabile all’Amore, la più alta e feconda esperienza che può fare l’essere umano. Per cui Dio-Trinità lo si può esperire come l’amore degli amanti, l’energia che muove l’Essere, «che mi chiede di esprimermi appieno e di afferrare la sacralità di tutto ciò che esiste» (John Spong).
Per questo motivo dire di credere in Dio – e nel Dio Trinità – non potrà risolversi in una sterile professione di fede, ma piuttosto in un atto di accoglimento, un ascolto attento e silenzioso, scevro da immagini, pregiudizi aspettative sino a sentirsene parte ed espressione: ‘In lui viviamo, ci muoviamo e siamo’ (At 17, 28), e conseguentemente nell’impegnarsi a vivere secondo la versione migliore di noi stessi, sedendoci accanto alle donne e agli uomini che la storia ci fa incontrare, per asciugare loro – secondo il bisogno – le lacrime e aprirgli strade di futuro.
Crederà nel Dio Amore (Trinità) solo colui che crederà fermamente nell’uomo, nella sua profonda bontà, nella sua inalienabile dignità, nella sua totale irriducibilità.
«La conoscenza di Dio, secondo la Bibbia, è per equivalenza, genesi dell’uomo. Diventare davvero uomo e conoscere Dio sono una sola e medesima operazione. Conoscere Dio e vivere la vita umana perciò coincidono» (Pierre Ganne).
 
Paolo Scquizzato
 
Letto 163 volte Ultima modifica il Domenica, 02 Giugno 2024 19:03
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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