da: GIOVANNI IL BATTISTA E GESU' , UNA RICOSTRUZIONE STORICA
Sulla base delle testimonianze dei Vangeli e di Giuseppe Flavio, si può allora cercare di delineare un profilo storico dell'attività e del messaggio del Battista, soprattutto riguardo alla sua attività battesimale, all'aspetto escatologico e apocalittico della sua predicazione, e alla sua pratica di vita itinerante e ascetica.
Il battesimo
L'aspetto più caratteristico dell'attività di Giovanni, ossia il battesimo, viene spesso considerato un elemento subordinato al suo annuncio profetico, una specie di simbolo o espressione esteriore del pentimento necessario ad ottenere il perdono dei peccati; insomma il battesimo sarebbe comprensibile solo in riferimento al messaggio profetico di Giovanni. Ma nella cultura giudaica l'atto di immergersi aveva un significato che chiunque poteva cogliere facilmente: purificare il proprio corpo da un'impurità contratta attraverso certi processi fisiologici o per contatto con animali o oggetti considerati impuri. Il battesimo di Giovanni era quindi di per sé una pratica rituale in linea con le normali immersioni purificatorie giudaiche.
Allo stesso tempo però aveva caratteri distintivi che lo rendevano singolare; e per comprenderli è bene partire dalla descrizione che ne dà Giuseppe Flavio, nella quale è chiaramente riconoscibile la dimensione purificatrice dell'immersione, per poi rivedere la diversa versione dei Vangeli.
Secondo Giuseppe Flavio, per Giovanni il battesimo era un'immersione per la purificazione del corpo, a cui Giovanni invitava quelli che erano già interiormente puri grazie alla pratica della giustizia. Dunque, una normale purificazione corporea, compiuta però al termine di un percorso di pentimento e di cambiamento morale, finalizzati a tornare a un'obbedienza rigorosa della Legge per appartenere in modo pieno al popolo di Dio; un percorso scandito da pentimento, cambiamento di condotta per praticare la giustizia, conseguente purificazione interiore, immersione nell'acqua che purifica anche esteriormente. Quindi nel battesimo di Giovanni la purificazione esteriore era possibile solo se accompagnata da una condotta giusta, senza la quale ogni immersione sarebbe stata vana e la persona sarebbe rimasta in stato di impurità, e l'immersione era il culmine di un percorso di conversione.
La versione dei Vangeli può sembrare diversa ma è complementare: l'articolazione di pentimento, pratica della giustizia, perdono dei peccati e immersione si condensa in un singolo atto, il battesimo di conversione per il perdono dei peccati.
L'insegnamento morale e sociale
L'immagine delineata da Giuseppe Flavio di Giovanni come guida di uomini giusti trova riscontro nei Vangeli. Una parte importante del suo insegnamento erano le istruzioni per i penitenti che raccogliendo il suo invito cercavano di cambiare vita. I Vangeli aiutano a delineare l'identità di una parte di queste persone e le istruzioni che ricevevano da Giovanni: Mt 21,32 cita pubblicani e prostitute, Lc 3,12-14 pubblicani e soldati; categorie di persone particolarmente esposte per diverse ragioni a condurre un'esistenza non in linea con un'adeguata osservanza della Legge.
Per esattori delle tasse e soldati l'appropriazione indebita di denaro, esigendo più del dovuto o estorcendolo con la forza, era abitudine diffusa, utile a migliorare non solo la propria situazione economica ma anche la posizione sociale. Chiedendo a queste persone di astenersi da atti di ingiustizia e prevaricazione, Giovanni prospettava loro la rinuncia al facile arricchimento e all'ascesa sociale, uniche condizioni per condurre una vita secondo giustizia restando all'interno della loro professione.
Ma il Battista richiedeva anche che la giustizia si manifestasse anche con una serie di azioni radicali, che avevano come obiettivo un risanamento del tessuto sociale. Lo si coglie in Lc 3,10-11 nel comando di condividere con i nullatenenti quanto eccedeva dalle necessità di base (Le folle lo interrogavano: "Che cosa dobbiamo fare?". Rispondeva loro: "Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto"); traspare da ciò un programma di rinnovamento sociale incentrato sulla solidarietà e condivisione tra la gente comune, per garantire sussistenza e ridare dignità ai più poveri. Sono proprio questi atti straordinari di generosità i frutti degni della conversione per diventare veri figli di Abramo (Lc 3,8), acquisendo da sé quella giustizia meritoria che era tradizionalmente attribuita ad Abramo (cioè dimostrare con atti di generosità di essere veramente discendenti di Abramo).
Qui si deve probabilmente riconoscere un aspetto della missione di Giovanni di portata più ampia dello specifico cammino penitenziale-battesimale, valido non solo per i peccatori in via di conversione ma anche per chi già conduceva una vita giusta: a tutti Giovanni chiedeva un sovrappiù di giustizia, che doveva esprimersi in un concreto atteggiamento di solidarietà verso i più deboli e marginali della società.
L'annuncio escatologico
Un terzo aspetto della figura del Battista è l'annuncio escatologico. Su questo,
- Giuseppe Flavio ha preferito tacere perché una predicazione apocalittica era poco idonea all'immagine di un giudaismo non pericoloso che gli stava a cuore di presentare.
- I Vangeli danno indicazioni limitate: rispetto all'abbondante materiale escatologico nei detti di Gesù, nel caso di Giovanni essi riportano solo quattro detti.
Tre di questi (il detto sull'ira imminente a cui non si può sfuggire, quello sulla scure già posta alla radice dell'albero destinato a essere tagliato se non fa buon frutto, quello della pulizia dell'aia con separazione del grano dalla paglia: v. Lc 3,7.9.17) si riferiscono chiaramente a un giudizio di Dio imminente.
Il quarto, il detto su un futuro diverso battesimo amministrato da uno più forte (noto sia nella versione di Mc 1,7-9 che in quella di Lc 3,16, considerata più antica perché tratta probabilmente dalla fonte Q), pone il problema di quale personaggio aveva in mente Giovanni quando parlava di uno che battezzerà in Spirito Santo e fuoco: intendeva l'avvento del messia, di un inviato da Dio dotato di autorità e poteri divini, o l'intervento diretto di Dio?
Per provare a rispondere, bisogna considerare la possibilità che certe affermazioni dei Vangeli su Giovanni (in particolare la venuta del più forte e l'indegnità di slegargli i legacci dei sandali) siano frutto di adattamento cristologico della prospettiva escatologica del Battista; è probabile che l'oggetto dell'attesa e della proclamazione escatologica di Giovanni fosse la venuta di Dio, i cui effetti erano visualizzati, da una parte, in una metaforica immersione in uno "spirito di fuoco" come definitiva purificazione di Israele, temprando i meritevoli e distruggendo i peccatori impenitenti, e, dall'altra, in una "pulizia dell'aia" con una cernita che avrebbe comportato la salvezza nell'Israele restaurato per gli uni e la distruzione eterna per gli altri.
Un predicatore itinerante?
Sono parecchi gli studiosi che attribuiscono a Giovanni una "stanzialità" (l'essere un predicatore stabile che accoglieva le folle che venivano da lui), in contrasto con lo stile di vita "itinerante" di Gesù e dei suoi discepoli. In realtà le fonti di informazione, peraltro scarse, sui luoghi dell'attività del Battista sembrano attribuirgli una certa mobilità:
- Marco lo localizza sia in riferimento al fiume Giordano sia a un'area genericamente definita "deserto" (Mc 1,4-5);
- Luca, in un passo probabilmente derivato dalla fonte Q, gli fa percorrere tutta la regione del Giordano (Lc 3,1);
- il vangelo di Giovanni localizza l'attività battesimale in una località sulla sponda est del Giordano (Gv 1,28), ma anche in un altro luogo, seppure difficile da identificare (3,23); il che può mostrare che Giovanni non attribuiva all'acqua del Giordano un valore vincolante per l'efficacia del suo battesimo (il valore primario era evidentemente la funzione purificatrice dell'acqua).
Si può quindi pensare a quella di Giovanni come a un'attività non stanziale ma itinerante, che ebbe come teatro geografico varie zone, in particolare alcune affacciate sul corso del Giordano.
Un asceta
Riguardo alla figura di Giovanni come asceta, i testi chiave sono
- Mc 1,6 (Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico);
- Lc 7,23 (Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino).
Giovanni era dunque noto per un regime alimentare severo, anche se non è chiaro per quali motivi: come forma penitenziale o come semplice conseguenza della scelta di vivere in luoghi disabitati o come indicazione di uno stile di vita all'insegna di un totale affidamento alla provvidenza divina?
In ogni caso la nota di Marco sul mangiare cavallette e miele selvatico non va presa alla lettera, anche per l'improbabilità medica di poter sopravvivere con questo solo nutrimento.
Quello che in sostanza si può dire è che Giovanni era ricordato per aver seguito un'alimentazione sobria e severa, ma non c'è motivo di attribuirgli la sobrietà alimentare come un aspetto centrale della sua missione, tale cioè da dover essere imitato dai suoi discepoli e uditori. Secondo Mc 2,18-19 vi erano discepoli del Battista che osservavano digiuni come i farisei, ma non sappiamo se questa pratica fosse stata richiesta da Giovanni.
Riepilogando quanto detto, si può sintetizzare la figura storica del Battista nel modo seguente.
• Giovanni fu un profeta guida di un movimento di rinnovamento di Israele, autorevole e da molti stimato, impegnato in una missione penitenziale e battesimale per il recupero di persone ai margini sul piano religioso (attraverso il ritorno a una coerente osservanza della Legge) e ai margini sul piano sociale (attraverso un programma di solidarietà e condivisione che garantisse l'accesso ai beni fondamentali anche ai nullatenenti). L'attività di Giovanni era orientata a far sì che gli israeliti potessero ottenere una condizione di purità integrale, interiore ed esteriore, necessaria a prepararsi all'imminente venuta di Dio e del suo giudizio.