Tra i pochi studiosi che hanno dedicato una ricerca specifica sulla pesca nel Kinneret al tempo di Gesù, si tende ad applicare anche all’ambito dei pescatori la distinzione di due categorie sociali che viene delineata per l’ambito rurale e artigianale:
- una “classe media” in cui rientravano pescatori che costituivano delle società, possedevano barche e avevano dei garzoni alle loro dipendenze; il loro livello economico li elevava al di sopra della semplice sussistenza;
- una "classe povera", costituita da pescatori che non possedevano barche e lavoravano a giornata alle dipendenze di altri.
L’attività della pesca era, come si è detto, fortemente controllata, regolata e quindi tassata; ma il livello della tassazione non doveva essere così alto da togliere possibilità di guadagno ai pescatori. Non abbiamo dati precisi sul livello di tassazione in Galilea nel I secolo, e in proposito le opinioni degli studiosi non sono concordo. C’è chi sostiene che la situazione fosse simile a quella dell’Egitto del I secolo a.C. (su cui si è ben documentati), dove la tassazione media sulle attività di pesca era del 25%, e chi sostiene che fosse assai maggiore, come doveva esserlo sulle attività agricole, per finanziare le grandi opere edilizie progettate dagli Erodi. Si è comunque abbastanza concordi nel ritenere che la tassazione in sé, benché alta, non fosse comunque insopportabile; ciò che la rendeva pesante e suscitava risentimento erano la corruzione e gli abusi degli esattori (v. nel Vangelo il caso di Zaccheo: Lc 19,2-8 e il presupposto della frase di Giovanni il Battista in Lc 3,12). Il problema, insomma, più che la tassazione in sé, era il modo in cui le tasse venivano prelevate.
Ma ciò che determinava il livello economico dei pescatori, come in tutte le altre attività, era il margine di guadagno: se quantità e valore del pescato erano tali da permettere guadagni al netto delle spese di produzione e delle tasse. Purtroppo però non disponiamo di dati su questo.
Quanto a rapporti sociali, il cerchio delle relazioni dei pescatori si poneva a tre livelli: un primo livello riguardava la propria famiglia, i soci in affari, gli eventuali dipendenti, gli amici e i vicini; c’era poi i rapporti con pescatori di equipaggi o società diverse, che erano ambivalenti: da una parte c’era concorrenza, dall’altra si avevano interessi e problemi comuni; c’era poi una fitta rete di relazioni dirette o indirette con magistrati, esattori, commercianti, trasportatori, ecc.
Un elemento onnipresente nella vita dei pescatori era il rischio:
- rischio ambientale: la stagione principale della pesca nel Kinneret era quella invernale, che coincide con la stagione delle tempeste (soprattutto per i venti che scendono dalle alture del Golan), fattore di pericolo per le imbarcazioni;
- rischio economico, dato dalla possibilità di una pesca scarsa, dalla concorrenza degli altri pescatori, dalla variabilità del prezzo del pesce a seconda delle condizioni del mercato (una buona pesca non significava di per sé buoni guadagni).
Nel I secolo il limite maggiore era probabilmente la domanda dei mercati più che la disponibilità di pesci: si può pensare che i pescatori pescassero solo fino alla quantità che ritenevano potesse soddisfare la richiesta; anche l’attività di conservazione era condizionata dalla richiesta dei mercati oltre che dalla capacità produttiva dei centri di salatura. In queste condizioni la cosa più importante doveva essere riuscire ad assicurarsi la fetta maggiore di mercato: arrivare ai mercati più in fretta e con più pesci di altri pescatori. Qui entra in gioco il numero di pescatori che operavano nella zona, ma su questo non abbiamo dati.
Se dunque uno dei fattori più condizionanti era la concorrenza, i pescatori dovevano organizzare e regolare i loro rapporti: trovare un accordo sulle zone in cui pescare, negoziando all’interno delle loro associazioni o collaborando per ridurre i rischi.
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La pesca al tempo di Gesù, nel lago di Galilea