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Giovedì, 25 Giugno 2020 09:38

XIII Domenica del Tempo Ordinario – Domenica 28 giugno 2020

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Anno A

 

Omelia di Paolo Scquizzato

 

Prima lettura: 2Re 4,8-11.14-16


Un giorno Eliseo passava per Sunem, ove c’era un’illustre donna, che lo trattenne a mangiare. In seguito, tutte le volte che passava, si fermava a mangiare da lei.
Ella disse al marito: «Io so che è un uomo di Dio, un santo, colui che passa sempre da noi. Facciamo una piccola stanza superiore, in muratura, mettiamoci un letto, un tavolo, una sedia e un candeliere; così, venendo da noi, vi si potrà ritirare».
Un giorno che passò di lì, si ritirò nella stanza superiore e si coricò. Eliseo [disse a Giezi, suo servo]: «Che cosa si può fare per lei?». Giezi disse: «Purtroppo lei non ha un figlio e suo marito è vecchio». Eliseo disse: «Chiamala!». La chiamò; ella si fermò sulla porta. Allora disse: «L’anno prossimo, in questa stessa stagione, tu stringerai un figlio fra le tue braccia».

Parola di Dio

 

 

 

Salmo: 88

Rit.: Nella tua grande bontà rispondimi, o Dio.

Alleluia, Alleluia, Alleluia.

Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,
perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;
nel cielo rendi stabile la tua fedeltà».
Rit.

Beato il popolo che ti sa acclamare:
camminerà, Signore, alla luce del tuo volto;
esulta tutto il giorno nel tuo nome,
si esalta nella tua giustizia.
Rit.

Perché tu sei lo splendore della sua forza
e con il tuo favore innalzi la nostra fronte.
Perché del Signore è il nostro scudo,
il nostro re, del Santo d’Israele.
Rit.


Seconda lettura: Rm 6,3-4.8-11

 

Fratelli, non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte?
Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova.
Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Infatti egli morì, e morì per il peccato una volta per tutte; ora invece vive, e vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.

Parola di Dio

 

 

Canto al Vangelo (Cf 1 Pt 2, 9 )

 

Alleluia, alleluia.

Voi siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa;
proclamate le opere ammirevoli di colui
che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa.

Alleluia.

 

Vangelo: Mt 10,37-42

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.
Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.
Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

Parola del Signore

 

OMELIA

 

Il Vangelo di oggi va letto molto attentamente per non rischiare di cadere in dannose interpretazioni.

«Chi ama padre o madre, figlio e figlia più di me, non è degno di me…» (v 37). Gesù non si è mai posto in concorrenza con gli affetti umani, non ha mai chiesto di essere il primo tra gli amori vissuti e non ha mai voluto essere il ‘preferito’ o l’assoluto. Un Dio che reclamasse questo sarebbe un piccolo dio che non meriterebbe alcuna considerazione.

Qui il termine di paragone è l’amore. Gesù sta dicendo semplicemente che quando si ama occorre uscire dallo stretto orizzonte dei propri legami di sangue. L’amore per definizione non ha limiti, per cui un amore esclusivo, preferenziale, particolare non ha senso.

Si sente spesso dire: “Prima quelli della mia famiglia… Prima quelli di casa nostra… Prima noi italiani… Prima…”. Ebbene, nella logica dell’amore, non c’è un ‘prima’,  ma un ‘adesso’. L’amore è sempre ‘indifferente’, ossia incapace di fare differenze e vivere di particolarismi.

Prendere la propria croce’ poi, non significa passiva rassegnazione di fronte al male o alle prove della vita, e tanto meno accettare tutto come proveniente dalla ‘volontà di Dio’. Ancora una volta Gesù ci ricorda che chi comincia ad amare ed entrare nella logica dell’amore, è chiamato ad andare fino alla fine, nella piena disponibilità a portare le conseguenze ultime di quella scelta, ossia la ‘croce’, come è avvenuto per Gesù stesso. ‘Prendere la propria croce’ significherà dunque prendere su di sé l’inimicizia del mondo per essersi messi dalla parte dei poveri, per essersi presi sulle spalle il peso della sorte di coloro che non hanno potere, degli ultimi, dei ‘senza volto’ o comunque dal volto molto differente da quello rassicurante e pulito dei propri familiari.

Prendere la propria croce’ significa in ultima analisi accettare che ogni atto d’amore, la fedeltà alla logica evangelica, avrà inevitabilmente delle conseguenze, ma al contempo significa maturare la certezza che, costi quel che costi, l’amore avrà sempre un’uscita verso la luce, la vita e la fecondità.

E questo amore non occorre – ci ricorda Gesù – sia luccicante e pirotecnico. L’amore ha una modalità di azione molto diversa dalla logica comune. Noi siamo abituati a misurare l’efficacia dei processi sull’importanza o la consistenza delle cose. Invece nel mondo dell’amore le cose vanno diversamente: il più piccolo gesto ha conseguenze in grado di muovere astri, e riportare in vita esistenze morte, come è narrato nella prima lettura di oggi. Per cui anche un ‘bicchiere d’acqua fresca’ donato con amore sarà in grado di dissetare l’umanità intera, e contribuire all’instaurarsi di quel Regno di Dio che altro non è che l’Amore che ‘move il sole e l’altre stelle’ (Dante).

 

 

 

 

CAMMINO DELLA SETTIMANA

Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

  • chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.

  • Prendere la propria croce’ significa in ultima analisi accettare che ogni atto d’amore avrà inevitabilmente delle conseguenze,

 

Buon cammino!

Se hai bisogno di una scheda per guidare la "Liturgia della Parola" sulle letture di questa domenica la troverai qui:

"Una guida sintetica per condurre la Liturgia della Parola

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Letto 19985 volte Ultima modifica il Sabato, 27 Giugno 2020 09:44

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