Prima lettura: DT 8,2-3.14-16Es 34,4-6.8-9
Mosè parlò al popolo dicendo:
«Ricòrdati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi.
Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore.
Non dimenticare il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; che ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz’acqua; che ha fatto sgorgare per te l’acqua dalla roccia durissima; che nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri».
Parola di Dio
Salmo: 147
Rit.: Loda il Signore, Gerusalemme.
Alleluia, Alleluia, Alleluia.
Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli. Rit.
Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fiore di frumento.
Manda sulla terra il suo messaggio:
la sua parola corre veloce. Rit.
Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
Così non ha fatto con nessun’altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi. Rit.
Seconda lettura: 1C 10,16-17
Fratelli, il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?
Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane.
Parola di Dio
Canto al Vangelo (Gv 6,51 )
Alleluia, alleluia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore,
se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.
Alleluia.
Vangelo: Gv 6,51-58
In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Parola del Signore
OMELIA
L’ultima cena di Gesù con i suoi, ha avuto come significato fondamentale quello di ‘ultimo saluto’, prima del precipitare degli eventi. Intorno a un tavolo con quelli che ha scelto, Gesù parla e compie gesti perché i suoi non dimentichino il loro impegno per il bene degli uomini. In pochissime parole e in un gesto fondamentale.
Gesù concentra anni di predicazione e segni straordinari: ciò che salva è il dono di sé per il bene dell’altro, sino alle sue estreme conseguenze.
La cena di Gesù è quindi, essenzialmente, un rito commemorativo: facendo memoria del nucleo incandescente del Vangelo, lo si rivive incarnandolo nell’oggi. Gesù infatti in quella cena parlò di memoria: “fate questo in memoria di me”, il ché non vuol dire ‘moltiplicate le messe in memoria di me’, perché l’eucaristia non potrà mai essere semplice rito celebrativo-consolatorio. La cosiddetta ‘messa’ non è atto autoreferenziale, né auto celebrativa. Il suo significato essenziale si compie solo se realizza un’uscita di sé verso l’esterno, un dono di vita. Altrimenti la si riduce a puro atto magico. ‘Fate questo in memoria di me’, significherà dunque, “se siete miei discepoli vi metterete a servizio degli uomini donando voi stessi come ho fatto io, versando il ‘sangue’ (ossia la vita) e spezzando il corpo come pane”.
La festa del ‘Corpus Domini’, non è semplice ricordo del ‘mistero eucaristico’, e neanche atto cultuale per rendere gloria a Dio, il quale non ha bisogno certo della nostra gloria, ma memoria, ricordo del ’dono di sé’ che Gesù visse, e al contempo memoria dell’essenza del nostro essere discepoli: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13, 35).
Celebrare l’eucaristia, nutrirsi del pane e del vino, vorrà dunque dire impegnarsi ad uscire in missione (- messa) verso i fratelli e accettare fino in fondo ‘le conseguenze dell’amore’, unica possibilità di vivere in pienezza, ossia con quella qualità di vita in grado di vincere anche la morte. Mangiare il corpo e bere il sangue di Gesù è quindi atto simbolico, rimando al suo essere pro-esistenza a favore degli uomini e al nostro essere cristiani, che ci compiamo nell’amore verso i fratelli.
«La relazione sacramentale non è fine a sé stessa, ma è ordinata alla missione della chiesa. Gesù ha reso presente Dio nella storia umana con la sua attività e la sua esistenza. Per questo è stato chiamato sacramento di Dio, segno cioè della sua presenza nel mondo. Fare memoria di Cristo significa evocare questa sua missione salvifica e impegnarsi a essere epifanie viventi, ambiti della sua azione nel mondo. Così se chi partecipa all’eucarestia e non mette in moto la fede, c’è l’azione di Dio, ma il rapporto di presenza non si stabilisce» (Carlo Molari).
CAMMINO DELLA SETTIMANA
Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:
• «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
• “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna”
Buon cammino!
Se hai bisogno di una scheda per guidare la "Liturgia della Parola" sulle letture di questa domenica la troverai qui:
"Una guida sintetica per condurre la Liturgia della Parola”
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