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Sabato, 06 Aprile 2019 18:20

V Domenica di Quaresima - 7 Aprile 2019

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Anno C –

di Don Paolo Scquizzato,

Prima lettura: Is 43,16-21

Il Signore fa una cosa nuova

16Così dice il Signore, che aprì una strada nel mare
e un sentiero in mezzo ad acque possenti,
17che fece uscire carri e cavalli,
esercito ed eroi a un tempo;
essi giacciono morti, mai più si rialzeranno,
si spensero come un lucignolo, sono estinti:
18«Non ricordate più le cose passate,
non pensate più alle cose antiche!
19Ecco, io faccio una cosa nuova:
proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?
Aprirò anche nel deserto una strada,
immetterò fiumi nella steppa.
20Mi glorificheranno le bestie selvatiche,
sciacalli e struzzi,
perché avrò fornito acqua al deserto,
fiumi alla steppa,
per dissetare il mio popolo, il mio eletto.
21Il popolo che io ho plasmato per me
celebrerà le mie lodi.

Salmo: 125

Rit.: Grandi cose ha fatto il Signore per noi.

Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.

2 Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia. Rit.

Allora si diceva tra le genti:
»Il Signore ha fatto grandi cose per loro».

3 Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia. Rit.

 

4 Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.

5 Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia. Rit.

 

6 Nell'andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni. Rit.

 

Seconda lettura: Fil 3,8-14

8Fratelli, ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo 9ed essere trovato in lui, avendo come mia giustizia non quella derivante dalla Legge, ma quella che viene dalla fede in Cristo, la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede: 10perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, 11nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti.

12Non ho certo raggiunto la mèta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch'io sono stato conquistato da Cristo Gesù. 13Fratelli, io non ritengo ancora di averla conquistata. So soltanto questo: dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, 14corro verso la mèta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù.

 

Vangelo: Gv 8,1-11

«1Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. 2Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. 3Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e 4gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». 6Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. 7Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». 8E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. 10Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». 11Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

OMELIA

 «Se uno commette adulterio con la moglie del suo prossimo, l’adultero e l’adultera dovranno esser messi a morte» (Lv 20, 10). Per l’Antico Testamento, questa è Legge di Dio.
Siamo nel tempio di Gerusalemme, due schieramenti, da una parte gli scribi e i farisei, dall’altra ‘la misera e la misericordia’ (Agostino).
Da una parte gli impietosi osservanti della Legge, tutti dalla parte di Dio, dall’altra l’uomo di Nazaret tutto dalla parte dell’essere umano. Per i primi Dio è giudice, e il testo legislativo da lui emanato parla chiaro: a una colpa precisa va comminata una pena proporzionale. In questo caso la morte. Al peccato commesso, corrisponde sempre una pena da espiare. Scribi e farisei (di ieri e di oggi) risultano così figli di un impietoso Dio-giudice e castigatore. Son coloro che “credono a un Dio che ruba libertà, invece che offrire possibilità; a un Dio al quale importa più la sua legge che non la gioia dei suoi figli; un Dio dallo sguardo giudicante, da cui fuggire anziché corrergli incontro; un Dio di cui non fidarsi. Da qui il primo di tutti i peccati, ossia il peccato contro la fede. È dall’immagine sbagliata di Dio che nasce la paura delle paure, dal volto di un Dio temibile discende il cuore impaurito di Adamo” (Ermes Ronchi).
Dall’altra Gesù, per il quale nulla può venire prima dell’uomo. Egli sa benissimo che una tale norma non può essere stata emanata da Dio, perché il suo Dio è il Dio dei vivi e non dei morti (cfr. Mt 22, 32). Una Legge – pur ritenuta divina – che arriva a sancire la morte di un essere umano, per quanto male possa aver compiuto, può essere solo frutto di menti malate e quindi partorito da una volontà malvagia: «Invano essi mi rendono culto – dice Gesù – insegnando dottrine che sono precetti di uomini» (Mt 15, 9).
Gesù dinanzi a questa donna, «piccolo animale braccato, paralizzata da quegli uomini che l’hanno strappata dal letto dell’amante» (Françoise Dolto), sta in silenzio. Non giudica, perché l’Amore non giudica nessuno (cfr. Gv 5, 22). E, in questo quadro di morte e di rabbia, Gesù pare il solo ad essere interessato alla vita, alla storia, e al destino di questa povera donna.
“Gesù non è moralista, mette al centro la persona con lacrime e sorrisi, la sua carne dolente o esultante, e non la legge. Nel Vangelo troviamo con più frequenza la parola povero che peccatore.
Adamo è povero prima che peccatore; siamo fragili e custodi di lacrime, prigionieri di mille limiti, prima che colpevoli” (Ermes Ronchi).
Gesù ci invita a chiederci dinanzi a questo ‘animale braccato’ – simbolo di tutti i colpevoli della storia – : «Ma cosa ne sai di questa creatura? Cosa ne sai del suo mondo interiore, dei suoi sogni, dei suoi desideri profondi?». Merita la morte una donna costretta a sposarsi a dodici o a tredici anni non per amore ma solo per soddisfare gli interessi economici della famiglia di origine? Merita la morte una donna il cui unico desiderio è la felicità e il compimento del proprio cuore?
Merita di morire dentro, chi ha fallito una relazione, chi s’è sbagliato sul proprio partner, chi dopo magari vent’anni vive lo spergiuro perché si trova diverso da quando, tanti anni prima, aveva giurato fedeltà eterna?
Gesù è l’amore. E l’amore abbiamo detto non condanna, anche se non giustifica.
Per Gesù l’essere umano è sempre più grande, ‘oltre’ ogni peccato, ogni legge, civile o ecclesiale che sia. L’alternativa è stare con la fazione dei puri e dalle mani piene di pietre, che come tutti gli integralisti di questo mondo odiano nell’altro ciò che non riescono a vivere in sé. Gesù è il Dio che si è messo dalla parte dei suoi figli e insieme sancisce la fine della Legge (cfr. Rm 10, 4). Gesù è il Dio che insegna l’unica Legge, la misericordia, perché come dice ancora Paolo: «Pieno compimento della Legge è l’amore» (Rm 13, 10).

 

 

CAMMINO DELLA SETTIMANA

Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

«Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

.

Buon cammino!

 

"Una guida sintetica per condurre la Liturgia della Parola"

 

 

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Letto 31163 volte Ultima modifica il Lunedì, 08 Aprile 2019 15:44

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