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Venerdì, 09 Marzo 2018 15:34

IV Domenica di Quaresima – Domenica 11 Marzo 2018

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Prima lettura: 2Cr 36,14-16.19-23

In quei giorni, tutti i capi di Giuda, i sacerdoti e il popolo moltiplicarono le loro infedeltà, imitando in tutto gli abomini degli altri popoli, e contaminarono il tempio, che il Signore si era consacrato a Gerusalemme.

Il Signore, Dio dei loro padri, mandò premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli, perché aveva compassione del suo popolo e della sua dimora. Ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti al punto che l’ira del Signore contro il suo popolo raggiunse il culmine, senza più rimedio. Quindi [i suoi nemici] incendiarono il tempio del Signore, demolirono le mura di Gerusalemme e diedero alle fiamme tutti i suoi palazzi e distrussero tutti i suoi oggetti preziosi.

Il re [dei Caldèi] deportò a Babilonia gli scampati alla spada, che divennero schiavi suoi e dei suoi figli fino all’avvento del regno persiano, attuandosi così la parola del Signore per bocca di Geremìa: «Finché la terra non abbia scontato i suoi sabati, essa riposerà per tutto il tempo della desolazione fino al compiersi di settanta anni».

Nell’anno primo di Ciro, re di Persia, perché si adempisse la parola del Signore pronunciata per bocca di Geremìa, il Signore suscitò lo spirito di Ciro, re di Persia, che fece proclamare per tutto il suo regno, anche per iscritto: «Così dice Ciro, re di Persia: “Il Signore, Dio del cielo, mi ha concesso tutti i regni della terra. Egli mi ha incaricato di costruirgli un tempio a Gerusalemme, che è in Giuda. Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il Signore, suo Dio, sia con lui e salga!”».

Amen

Salmo: Sal 136

Il ricordo di te, Signore, è la nostra gioia.

Lungo i fiumi di Babilonia,

là sedevamo e piangevamo

ricordandoci di Sion.

Ai salici di quella terra

appendemmo le nostre cetre. Rit.

Perché là ci chiedevano parole di canto

coloro che ci avevano deportato,

allegre canzoni, i nostri oppressori:

«Cantateci canti di Sion!». Rit.

Come cantare i canti del Signore

in terra straniera?

Se mi dimentico di te, Gerusalemme,

si dimentichi di me la mia destra. Rit.

Mi si attacchi la lingua al palato

se lascio cadere il tuo ricordo,

se non innalzo Gerusalemme

al di sopra di ogni mia gioia. Rit.

Alleluia, Alleluia, Alleluia.

Seconda lettura: Ef 2,4-10

Fratelli, Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati.

Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù.

Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo.

Parola di Dio

Canto al Vangelo (Gv 3,16)

Lode e onore a te, Signore Gesù!

Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito;

chiunque crede in lui ha la vita eterna.

Lode e onore a te, Signore Gesù!

Vangelo: Gv 3,14-21

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:

«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Parola del Signore

OMELIA

Bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato’. È il ‘bisogna’ dell’amore. Chi ama, necessariamente – prima o dopo – conoscerà la croce. L’amore ha sempre un prezzo. Chiederà di andare fino alla fine. ‘Croce’ l’altro nome della conseguenza ultima dell’amore, come la croce di Gesù altro non è che l’esito naturale del suo amore spinto sino alle estreme conseguenze.

Il cristiano è colui che crede che se vive sino alla fine il suo amore – come Gesù di Nazareth – allora vivrà una ‘vita eterna’, ossia un’esistenza (qui ed ora) compiuta, realizzata, così alta e bella da scavalcare anche la morte. Per cui non sarà ‘credere in Dio’ che ci salverà, ma l’amore che va fino alla fine. È l’amore ad impedire che la nostra vita si disperda nel consumarsi dei giorni.

Con buona pace di tutti gli integralisti cristiani, sponsor nefasti di inferni impossibili e punizioni divine, Giovanni ci ricorda che Dio non è venuto né per condannare (v. 17), e tanto meno per giudicare (cfr. Gv 8, 15), ma solo per salvare, ossia a fare in modo che l’uomo giunga alla pienezza di sé. E se proprio volessimo parlare di ‘giudizio’ di Dio, allora questo altro non è che la croce, «giudizio del giudizio» (Massimo il Confessore), che prende su di sé tutto il male del mondo per distruggerlo e trasformarlo in vita. L’immondizia gettata nell’acqua la sporca, se buttata nel fuoco ne aumenta la luce e il calore.

Dio giudica amando e ama perdonando. Condanna salvando e si vendica perdonando.

Dà vita a chi gliela toglie, e non toglie vita a chi non lo accoglie.

Esiste un solo modo per ‘essere condannati’: non venire alla luce di sé (v. 20), non sbocciare alla vita, non costruirsi in grado di vincere la morte, non credere all’amore (v. 18). Non accettare di lasciarsi raggiungere dalla luce e venire abbracciati, non accettare di essere illuminati dalla luce che è venuta nel mondo (v. 19) a splendere su tutti – ma proprio su tutti – sui cattivi e sui buoni, su i giusti e gli ingiusti (Mt, 5, 45) e di non vivere illuminando gli altri, perché se non si dona luce all’altro ci si spegne.

CAMMINO DELLA SETTIMANA

Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

  • ….. chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio»

  • Esiste un solo modo per ‘essere condannati’: …. non vivere illuminando gli altri, perché se non si dona luce all’altro ci si spegne.

Buon cammino!

"Una guida sintetica per condurre la Liturgia della Parola”

Se hai bisogno di una scheda per guidare la "Liturgia della Parola", sulle letture di questa domenica, la troverai qui:

"Una guida sintetica per condurre la Liturgia della Parola"

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Letto 2092 volte Ultima modifica il Venerdì, 09 Marzo 2018 16:02

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