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Venerdì, 01 Settembre 2017 17:34

XXII Domenica del Tempo Ordinario

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– Domenica 3 settembre 2017 –

Anno A

Omelia di Paolo Scquizzato

Prima lettura: Ger 7-9

Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre;

mi hai fatto violenza e hai prevalso.

Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno;

ognuno si beffa di me.

Quando parlo, devo gridare,

devo urlare: «Violenza! Oppressione!».

Così la parola del Signore è diventata per me

causa di vergogna e di scherno tutto il giorno.

Mi dicevo: «Non penserò più a lui,

non parlerò più nel suo nome!».

Ma nel mio cuore c'era come un fuoco ardente,

trattenuto nelle mie ossa;

mi sforzavo di contenerlo,

ma non potevo.

Parola di Dio



Salmo: 62


Rit. Ha sete di te, Signore, l'anima mia.

Alleluia, Alleluia, Alleluia.


O Dio, tu sei il mio Dio,

dall'aurora io ti cerco,

ha sete di te l'anima mia,

desidera te la mia carne

in terra arida, assetata, senz'acqua. Rit.

 

Così nel santuario ti ho contemplato,

guardando la tua potenza e la tua gloria.

Poiché il tuo amore vale più della vita,

le mie labbra canteranno la tua lode. Rit.

 

Così ti benedirò per tutta la vita:

nel tuo nome alzerò le mie mani.

Come saziato dai cibi migliori,

con labbra gioiose ti loderà la mia bocca. Rit.


Quando penso a te che sei stato il mio aiuto,

esulto di gioia all'ombra delle tue ali.

A te si stringe l'anima mia:

la tua destra mi sostiene. Rit.



Seconda lettura: Rm 12, 1-2

Fratelli, vi esorto, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale.

Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.

Parola di Dio



Canto al Vangelo (Ef 1,17-18)


Alleluia, alleluia.

Il Padre del Signore nostro Gesù Cristo

illumini gli occhi del nostro cuore

per farci comprendere

a quale speranza ci ha chiamati.

Alleluia.



Vangelo: Mt 16,21-27


In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.

Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va' dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.

Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?

Perché il Figlio dell'uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».

Parola del Signore



OMELIA


Nel Vangelo di oggi, Gesù «cominciò a mostrare...» (e non a 'spiegare', come è tradotto in italiano) la via della felicità, ossia che non vi è altra via alla felicità, alla vita, alla pienezza di sé, se non quella scaturita dall'amore che sa andare "fino alla fine" (cfr. Gv 13, 1; Gv 12, 24). 'Prendere la propria croce' significa infatti essere disposti a vivere tutte le conseguenze dell'amore.

È autentica felicità quella che passa nel crogiuolo dell'amore al fratello (cfr. 1Gv 3, 14).

Ma Pietro, e in fondo ciascuno di noi, ha la segreta speranza che debba esistere un'altra via possibile alla felicità. Quella che necessita di passare dalla morte di sé è troppo ostica e in fondo impraticabile. Infatti, dice a Gesù: «questo non ti accadrà mai» (v. 22). Pietro sta impedendo alla vita di vivere, alla luce di risplendere, al fuoco  di scaldare. Sta chiedendo all'Amore di non essere Amore.

«Chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà» (v. 25).

Occorre giungere alla consapevolezza che ciò che ci compie come esseri umani, è perdere la vita, vivere quello che i mistici definirono come 'distacco', e gli orientali come 'vuoto'. Non avere più elementi esterni cui aggrapparsi per definire se stessi: denaro, successo, famiglia, giudizi altrui. La nostra vera identità sarà data non dalle cose esterne a noi stessi, ma dall'emergere del nostro 'sé autentico', e questo verrà definito quando tutto il resto si frantumerà.

Occorre mollare la presa. Su tutto.

Da cosa facciamo dipendere la nostra vita? A cosa ci aggrappiamo, a chi ci assicuriamo per essere?

Neanche a Dio bisogna aggrapparsi. Perché sarebbe ancora qualcosa di esterno a noi e in ultima analisi un idolo. Quando vivremo il suo abbandono, avremo la vita salva, come Gesù sulla croce (cfr. Mc 15, 34). «Il Dio che è con noi è il Dio che ci abbandona» (D. Bonhoeffer). Perché Dio è solo vuoto e silenzio. Anzi 'nulla', per dirla con Meister Eckhart, ossia 'né questo né quello'. Per cui solo nel vuoto, nel silenzio e nell'abbandono si sperimenterà Dio.

Finché faremo dipendere il nostro compimento, la nostra felicità dalle cose esterne a noi o da un Dio immaginato e pensato, ne rimarremo sempre delusi, perché non in grado di rivelarci la verità delle cose.

 

 

CAMMINO DELLA SETTIMANA


Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

• Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.

• Gesù «cominciò a mostrare...» la via della felicità, ossia che non vi è altra via alla felicità, alla vita, alla pienezza di sé, se non quella scaturita dall'amore che sa andare "fino alla fine".

Buon cammino!



Se hai bisogno di una scheda per guidare la "Liturgia della Parola" sulle letture di questa domenica la troverai qui:

"Una guida sintetica per condurre la Liturgia della Parola"

 

 

Clicca qui per andare all'INDICE di questo TEMA: "Commento ai Vangeli della domenica"

 

Letto 1679 volte Ultima modifica il Mercoledì, 06 Settembre 2017 16:38

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