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Giovedì, 07 Luglio 2016 18:50

XV Domenica del Tempo Ordinario

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- 10 Luglio 2016 -

di Don Paolo Scquizzato,

Prima lettura: Dt 30,10-14

10Quando obbedirai alla voce del Signore, tuo Dio, osservando i suoi comandi e i suoi decreti, scritti in questo libro della legge, e quando ti sarai convertito al Signore, tuo Dio, con tutto il cuore e con tutta l'anima.

11Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te. 12Non è nel cielo, perché tu dica: «Chi salirà per noi in cielo, per prendercelo e farcelo udire, affinché possiamo eseguirlo?». 13Non è di là dal mare, perché tu dica: «Chi attraverserà per noi il mare, per prendercelo e farcelo udire, affinché possiamo eseguirlo?». 14Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica.

 

Salmo: 18

Rit.: I precetti del Signore fanno gioire il cuore.

Alleluia, Alleluia, Alleluia.


8 La legge del Signore è perfetta,

rinfranca l'anima;

la testimonianza del Signore è stabile,

rende saggio il semplice. Rit.

9 I precetti del Signore sono retti,

fanno gioire il cuore;

il comando del Signore è limpido,

illumina gli occhi. Rit.

10 Il timore del Signore è puro,

rimane per sempre;

i giudizi del Signore sono fedeli,

sono tutti giusti, Rit.

11 più preziosi dell'oro,

di molto oro fino,

più dolci del miele

e di un favo stillante. Rit.

Seconda lettura: Col 1,15-20

15Egli è immagine del Dio invisibile,

primogenito di tutta la creazione,

16perché in lui furono create tutte le cose

nei cieli e sulla terra,

quelle visibili e quelle invisibili:

Troni, Dominazioni,

Principati e Potenze.

Tutte le cose sono state create

per mezzo di lui e in vista di lui.

17Egli è prima di tutte le cose

e tutte in lui sussistono.

18Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa.

Egli è principio,

primogenito di quelli che risorgono dai morti,

perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose.

19È piaciuto infatti a Dio

che abiti in lui tutta la pienezza

20e che per mezzo di lui e in vista di lui

siano riconciliate tutte le cose,

avendo pacificato con il sangue della sua croce

sia le cose che stanno sulla terra,

sia quelle che stanno nei cieli.

 

 

Canto del Vangelo: Gv 6,63c-68c

 

Alleluia, alleluia!

Le tue parole, Signore,sono spirito e vita; tu hai parole di vita eterna.

Alleluia!



Vangelo: Lc 10,25-37

25Ed ecco, un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». 26Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». 27Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». 28Gli disse: «Hai risposto bene; fa' questo e vivrai».

29Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». 30Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. 32Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. 33Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. 34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. 35Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all'albergatore, dicendo: «Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno». 36Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». 37Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va' e anche tu fa' così».

 

 

OMELIA

Interessante: il pio religioso domanda a Gesù: 'chi è il mio prossimo da amare?', quando in realtà lo sa benissimo. Da ebreo sa infatti che il prossimo da amare non può che essere un altro ebreo: sangue del suo sangue, il connazionale, uno col quale può condividere gli stessi ideali, i medesimi valori.

Gesù invita a porsi piuttosto un'altra domanda: chi è stato il prossimo del disgraziato lasciato solo lungo la strada? La domanda fondamentale nella vita, non è chiedersi 'chi è da amare', perché una sottende che vi sia qualcuno che non è da amare. Ma dato che l'amore per definizione non sceglie, qualora dicessimo: questo è da amare e quell'altro no, saremo posti di fatto fuori dall'amore.

È piuttosto essenziale riconoscersi come prossimi di qualsiasi persona che reclama il nostro amore.

In questa parabola, chi è che si è fatto prossimo dell'uomo lasciato mezzo morto? Non il sacerdote, non il levita (due rappresentanti della religione ufficiale), ma un uomo, considerato dall'establishment religioso del tempo, un maledetto, una sorta di paria, impuro ed eretico: un samaritano.

Gesù intende sottolineare con questo racconto, che ciò che salva alla fine, non è un'appartenenza religiosa, l'indossare la casacca di una squadra ritenuta vincente (per noi, il cristianesimo), ma vivere la prossimità con l'altro, essere risposta al grido nella notte di un altro. Chiunque esso sia.

Ciò che fa la differenza tra cristiani, islamici, buddhisti... e atei, non è tanto il credo religioso o magari la negazione di Dio, ma il 'fermarsi' o il 'non fermarsi' dinanzi al volto dell'uomo che invoca aiuto.

Non è il "credere" o "non credere" in Dio che sancirà la nostra salvezza, non illudiamoci. Ma il nostro credere nell'uomo! Chi crede in Dio non è ancora detto che riconosca l'uomo.  Ma chi riconoscerà l'uomo e il suo grido di domanda, sicuramente s'incontrerà col suo Dio.

«Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere...?» domandano coloro che si son presi cura del grido d'aiuto dell'altro, e Gesù risponde: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me» (Mt 25, 37-40).

È curioso che grandi dittatori della storia, soprattutto dell'America Latina, fossero tutti  ferventi cattolici. Al mattino in ginocchio per la celebrazione della Messa, poi, lungo la giornata, aguzzini e torturatori.

Il Vangelo ha il potere di riportarci coi piedi per terra. La fede che ci viene chiesta è quella che opera per mezzo dell'amore, dice Paolo (Gal 5, 6).

Non sarà più l'assolvimento di 'dieci comandamenti' ad assicurare la salvezza, ma il vivere il nuovo decalogo della carità che si evince nella parabola del Vangelo di oggi: lo vide / ne ebbe compassione / gli si fece vicino (si curvò su di lui) / gli fasciò le ferite / gli versò olio e vino / lo caricò sulla sua cavalcatura / lo portò in un albergo / si prese cura di lui / il giorno dopo pagò per lui / ritornò indietro a saldare.

Nella seconda lettura di oggi, i cristiani di Colossi, pensano di essere unici detentori della Verità, in quanto certi di credere in Dio, e che questo possa bastare. Paolo ricorda loro che quel Gesù di cui i colossesi si vantano, è in realtà verità in cui tutte le cose sono state create, e quindi che esiste una presenza di Dio in tutte le creature e in tutte le cose create.

Non sono e non saranno mai i cristiani a portare Dio agli uomini, perché questi ultimi già lo posseggono in se stessi da sempre.

Dio è l'origine permanente delle cose, è il Verbo che è in tutto e in tutti, anche nei 'lontani', nei 'maledetti' della storia finanche nei non credenti, nel momento in cui questi si muovono a favore della giustizia e della pace, ossia fattiva risposta al grido dei disgraziati lasciati mezzi morti lungo la strada.

 

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Letto 1850 volte Ultima modifica il Martedì, 06 Settembre 2016 18:09

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