Esperienze Formative

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 65

Mercoledì, 18 Novembre 2015 20:49

Mc 16, 1 - 20

Vota questo articolo
(1 Vota)

La Messa occasione

di catechesi

 

"Passato il sabato, Maria di Magdala,

Maria madre di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare ad ungerlo". L'evangelista nomina le tre donne che formavano il gruppo che aveva assistito alla morte di Gesù, e Maria di Magdala in particolare che aveva visto dove Gesù era stato deposto.

"Passato il sabato" può essere solo una indicazione cronologica, oppure anche la constatazione che la comunità di Gesù non ha ancora accolto la sua novità. Gesù ha ignorato la legge del sabato, e, ignorando la legge del sabato, s'è procurato l'odio mortale da parte dei dirigenti religiosi e civili. Già al capitolo 3 (vedi scheda 4) Gesù trasgredisce la legge del sabato curando l'uomo col braccio atrofizzato.

Il sabato era il comandamento per eccellenza. Scribi e rabbini ritenevano che il comandamento più importante fra tutti fosse quello che anche Dio osserva, il riposo del sabato (dopo la creazione, nel Genesi). Per cui l'osservanza del sabato equivaleva all'osservanza di tutta la legge, la sua trasgressione equivaleva alla trasgressione di tutta la legge e per questo era prevista la pena di morte.

E Gesù ha ignorato sempre il sabato perché Gesù ignora la legge: in questo Vangelo il termine legge non compare mai! La legge viene sempre invocata nei Vangeli dalle autorità religiose a difesa dei propri privilegi e del proprio prestigio, è una legge sempre a senso unico, a difesa dell'istituzione religiosa, e mai a favore del popolo, a favore degli uomini! Gesù invece al posto della legge mette l'amore di Dio che viene comunicato all'uomo con azioni di vita e di liberazione.

E vediamo che la comunità è ancora sotto la dipendenza della legge, il sabato le donne non vanno al sepolcro. Se invece vi fossero andate prima, probabilmente l'avrebbero trovato già aperto. Abbiamo già visto che quando Gesù dice "tre giorni" (cap 8,31; 9,31; 10,34; 14,58) intende con il numero tre la completezza della sua resurrezione: tra il venerdì sera e la domenica mattina infatti non ci sono tre giorni.

Le donne hanno comprato olii per ungere il corpo di Gesù: azione inutile, Gesù è già stato unto per la sua sepoltura. Poco prima della sua cattura, a Betania una donna anonima aveva unto il capo di Gesù, in segno della consacrazione regale del Cristo, con un profumo di grande valore. La donna era immagine della comunità, che si era immedesimata con Gesù, e lui aveva detto (cap.14, v. 3-9) "questa è l'unzione per la mia sepoltura". Ed è l'unica azione nei Vangeli che Gesù chiede espressamente che venga fatta conoscere a tutti: "... dovunque in tutto il mondo sarà annunziato il Vangelo, si racconterà pure in suo ricordo ciò che ella ha fatto" .

Il racconto prosegue, semplice solo in apparenza, e nasconde sotto la semplicità alcune "note" dell'evangelista che devono essere chiarite.

"E molto presto ...", e qui c'è un'espressione strana, che di solito non viene tradotta letteralmente: "... l'uno dopo il sabato vennero al sepolcro appena levato il sole...". Non c'è scritto "il primo della settimana", l'evangelista adopera il termine 'uno'. Questa espressione apparentemente strana è usata perché Marco si rifà al libro della Genesi (1,5), al racconto della creazione dove, appena creata la luce, l'autore scrive: "e fu sera e fu mattina, giorno uno".

Quindi l'evangelista indica nel giorno della scoperta della risurrezione di Gesù, il giorno uno, quello della nuova e definitiva creazione, e cioè un uomo che, come Dio, aveva una vita capace di superare la morte.

(Dal versetto 9 in poi, il testo è un'aggiunta che è stata apposta come finale nel II secolo; l'autore di questa estensione aggiunta, che non ha la finezza teologica dell'evangelista, infatti scrive al versetto 9: "il primo della settimana"., e non "l'uno ..." come abbiamo visto.)

"appena levato il sole": è l'espressione già usata da Marco, con gli stessi elementi della frase, nella parabola dei quattro terreni, detta anche del seminatore. Nel primo terreno, la strada, gli uccelli portano via il seme (la parola di Dio): vuol significare gli uomini refrattari al messaggio. Il secondo terreno indica quelli che accolgono con gioia la parola, ma "appena levato il sole", la piantina secca, ma non è colpa del sole, il messaggio non era ben radicato in essi.

E così le donne: sono molto preoccupate per la pietra, non era ben radicato in esse il messaggio di Cristo. Ma appena alzano lo sguardo, e cioè non restano chiuse in se stesse, comincia ad illuminarle la luce del nuovo giorno, il nuovo e definitivo giorno 'uno' in cui è stata creata la luce. Incomincia ad illuminare le donne che, finalmente, "si accorgono" – l'evangelista non dice che vedono, dice che osservano, cominciano ad accorgersi – "che la pietra non chiudeva il sepolcro". La pietra in realtà non aveva mai chiuso veramente il sepolcro di Gesù, perché mai egli era rimasto chiuso nel sepolcro, aveva continuato la sua vita nella maniera definitiva.

Tutti gli evangelisti, più o meno, ci danno queste indicazioni. E' molto interessante nel Vangelo di Giovanni vedere come viene presentata la figura di Maria di Magdala, che piange rivolta verso il sepolcro. E non s'accorge che Gesù, vivo, era dietro di lei. Finché Maria di Magdala piange rivolta al sepolcro non s'accorge che colui che lei piangeva come cadavere, era vivo e vivificante dietro di lei.

Quindi le donne "osservano" (il verbo greco usato indica l'incapacità di comprendere) e ancora non arrivano a vedere. Cosa vuol dire l'evangelista? Che nonostante tanti annunzi di Gesù sulla sua morte e sulla sua risurrezione, loro ancora non capiscono.

"Ed, entrate nel sepolcro, videro...": finalmente cominciano a "vedere".

E qui ritroviamo lo stesso personaggio dell'arresto di Gesù (versetto 14,51-52): "... un giovanetto ...". Nella scheda 22 abbiamo visto che questo termine viene usato da Marco solo due volte nel suo Vangelo, mettendo così in stretta relazione i due brani.

Nel sepolcro, invece di un morto trovano questo giovane, vivo, che sta "... seduto alla destra". Seduto alla destra di che cosa? L'evangelista non lo dice, perché si rifà alle parole di Gesù quando, di fronte al sommo sacerdote, aveva detto (14,62): "vedrete il Figlio dell'Uomo seduto alla destra della Potenza venire sulle nubi del cielo", che era una citazione del Salmo 110, v. 1, nel quale Dio si rivolgeva al Messia dicendo "siedi alla mia destra".

Nel cerimoniale dell'epoca, accanto all'imperatore o al re, alla loro destra sedeva colui che deteneva il suo stesso potere. Allora questo "seduto alla destra", che appare al momento della risurrezione, è una denuncia che l'evangelista fa alle autorità religiose: quell'uomo che voi avete accusato come criminale e avete assassinato come un bestemmiatore, in realtà aveva la condizione divina. Questo giovane che siede alla destra, rappresenta Gesù nel pieno della sua condizione divina.

Al momento della cattura di Gesù era rivestito di un telo funerario, ma lascia questo telo, simbolo di morte, in mano ai catturatori, e fugge nudo, ma non rimane nudo.

"... rivestito ..." ... il verbo "rivestire" nel Vangelo di Marco appare al momento della cattura del giovanetto e qui, con questo accorgimento, Marco ci dice che è lo stesso personaggio. "... di una tunica bianca ...": è l'abito dei risorti, il bianco è il colore della risurrezione, questo colore era già apparso al momento della trasfigurazione.

Quindi la morte non lascia l'uomo nella situazione di prima, ma lo riveste di una condizione e di una situazione nuova immensamente più grande di quella conosciuta.

E il giovanetto dice loro, dà quasi un ordine: "Non abbiate paura ... ", non cercate qui il Nazareno, il Crocifisso: Marco mette in questi due termini la storia di Gesù, proveniente da un paese, Nazareth, non di buona fama, e ucciso con un supplizio destinato "ai maledetti da Dio". Altri tipi di morte avrebbero potuto far di Gesù un martire, mantenendone la memoria nei suoi seguaci, mentre così con questa morte infamante si voleva spegnere ogni possibile continuazione del suo gruppo.

"E' risorto e non è qui" : ecco finalmente "la" notizia, già annunciata più volte da Gesù nel corso della sua missione, ma non compresa in precedenza.

Il sepolcro non è luogo per i risorti. In tutti i vangeli questo è un messaggio chiaro, ad esempio in Luca troviamo che la strada per il sepolcro è sbarrata da due uomini che dicono "Perché cercate tra i morti chi è vivo?" .

Gesù in questo Vangelo lo dice molto chiaramente, "Dio non è il Dio dei morti, è il Dio dei vivi". Il Dio di Gesù non risuscita i morti, il Dio di Gesù comunica ai vivi la vita di una qualità che è la sua, e che è capace di superare la morte. I nostri cari hanno fatto esperienza solo della morte del corpo, non della "persona", e continuano la loro esistenza in un modo molto più intenso e potente.

Questo è l'annuncio che ci dà l'evangelista. L'omaggio delle donne, gli aromi con cui volevano ungere Gesù, è completamente inutile. Erano oli per un morto, ma Gesù vivo non è nel sepolcro. Il luogo della morte non può trattenere colui che è il vivente.

"Ma..." ed ecco il mandato del giovane, di Gesù, "... andate...": è l'invito a voltarsi, a lasciare alle spalle il sepolcro. La comunità cristiana non deve essere orientata al sepolcro, ma verso il mondo, dove c'è la vita.

"Andate e dite ai suoi discepoli e a Pietro ...": Pietro viene citato separatamente dai discepoli, e viene chiamato da Gesù con il suo soprannome negativo, come abbiamo già visto in più di una occasione (ad esempio, scheda 14). Questo perché Pietro è il discepolo che ha rinnegato completamente il suo maestro, ha dichiarato di non far parte della comunità dei discepoli. Però Gesù è l'amore fedele che può essere abban­donato, ma non abbandona, può essere tradito, ma mai tradisce i suoi.

"... che egli vi precede in Galilea; là lo vedrete come vi aveva detto". Il giovane, Gesù, incarica le donne di andare dai discepoli e da Pietro, ma non le incarica di annunciare quello che hanno visto. Strano: avrebbe potuto dire: "andate a dire loro che il sepolcro è vuoto", ma non è questo l'incarico. La fede nella risurrezione non ha come fondamento un sepolcro vuoto, un annuncio, una proclamazione, ma soltanto l'esperienza dell'incontro con il Cristo risuscitato.

Andare in Galilea: bisogna lasciare Gerusalemme, il luogo della morte, dell'isti­tuzione chiusa e ostile al bene dell'uomo. In Galilea Gesù aveva iniziato la sua attività, a proclamare il suo messaggio. Quindi indica ai discepoli la strada per vederlo: seguire il suo messaggio. E il verbo greco "vedere" usato da Marco non indica tanto la visione fisica, quanto una esperienza interiore: anche noi alle volte diciamo "vedrai" intendendo dire che "capirai, ti accorgerai che , ...".

Inoltre, la Galilea era la regione degli esclusi da Dio, era la regione della gente semi-pagana. Ad essi bisogna portare la Buona Notizia, a quelli che la religione ha considerato esclusi, là bisogna seminare. E non in Gerusalemme, fra quelli che si ritengono al primo posto nel regno dei cieli!

"Esse uscirono e fuggirono via dal sepolcro, perché erano piene di spavento e di stupore. E non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite". Tragico finale del vangelo di Marco: le donne, invece di gioire, hanno paura, nonostante tutto non hanno ancora capito. Forse ancora si aspettavano un Messia che avrebbe restaurato il regno di Davide, e soprattutto, se Gesù è vivo, è comunque passato attraverso una morte infamante (la croce, vedi la scheda 23), che pesa anche sui discepoli: non era questa l'immagine del Messia che si erano fatti.

Troppo duro da accettare tutto ciò, meglio non dire niente a nessuno: questa è la finale drammatica del Vangelo di Marco. Ovviamente questo scandalizzava la prima comunità, ed in seguito, nel II secolo, sono stati aggiunti ben tre finali diversi.

Il finale che abbiamo non è quindi di Marco, ma rispecchia comunque la riflessione e l'esperienza della prima comunità cristiana.

Vediamo ancora il versetto 16, e gli ultimi due versetti, 19 e 20.

"Chi crederà ...": credere non è aderire ad una dottrina, ma accogliere l'amore e comunicarlo agli altri. "... sarà battezzato": abbiamo visto che il battesimo è espres­sione di una conversione, cioè il cambio di orientamento della nostra vita.

"Ma chi non crederà sarà condannato". Chi invece rifiuta l'amore e rimane nel suo egoismo, centrato soltanto sui propri bisogni e sulle proprie necessità, sarà condan­nato, ma non da Dio perché Dio è amore e non condanna, ma è lui stesso che si condanna, rimane tagliato fuori dalla vita "eterna", la vita vera che supera la morte.

"allora essi partirono" (la giovane comunità cristiana ha impiegato molti anni per arrivare a questa conclusione) "e predicarono dappertutto mentre il Signore operava insieme con loro". Gesù qui è chiamato già Signore, le comunità cristiane hanno compreso che in Gesù "seduto alla destra di Dio"si manifestava la pienezza della condizione divina.

"E confermava la parola con i segni che l'accompagnavano": il Signore appoggia e potenzia coloro che trasmettono il suo messaggio: la parola non è credibile se non è accompagnata da segni quali l'amore, il perdono e la condivisione.

Questo è il finale , che non è di Marco, ma non per questo è meno vero.

 

 

Parrocchia di San Giacomo – Sala

 Filippo Giovanelli

 

 

Clicca qui per andare all'INDICE di questo TEMA:

"La Messa, occasione di ... catechesi della Parola"

 

 

 

 

Letto 2309 volte Ultima modifica il Mercoledì, 18 Novembre 2015 21:43

Altro in questa categoria: « Mc 15, 1 - 47 Il Regno d'Israele »

Search