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Lunedì, 05 Agosto 2013 16:37

L'uomo

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di P. Franco Gioannetti

La mentalità ancora comune dei nostri giorni, che vede nel corpo e nell'anima le due componenti dell'uomo è molto diversa dall'immagine biblica dell'uomo: ...

l'uomo si esprime tutto nei suoi diversi gesti; è anima perché animato di spirito di vita; lo spirito significa la sua apertura a Dio e il corpo lo esprime all'esterno.

La Bibbia considera l'uomo dinanzi a Dio di cui è l'immagine. L'uomo è posto nella storia ma l'attore principale è Dio, Dio che ha creato l'uomo e che per redimerlo si è, egli stesso, incarnato.

Adamo è la prefigurazione dell'uomo nuovo, il vivente: Gesù Cristo. Ad Immagine di Dio.


1. La storia della genesi (c. 2) non è la storia di un uomo, ma è la storia di tutta l'umanità.

L'uomo appare in Adamo con le sue tre dimensioni: in relazione con Dio, con la terra, con i fratelli.

1a. L'uomo è il suo creatore: Adamo non è una particella di spirito caduta dal cielo, ma è una creatura libera in relazione costante ed essenziale con Dio, da cui dipende. 

Al soffio di vita Dio aggiunge la sua parola. 

Parola che appare divieto (Gen. 2,16) ma in realtà è necessario al completamento dell'uomo. Permette all'uomo di capire le proprie dimensioni: che non è Dio - che dipende da Dio. La sua libertà si esprimerà nell'obbedienza (Rom. 2,14)

1b. L'uomo e la natura — Dio vuole che Adamo affermi la sua sovranità sugli animali e la natura (Gen 2,19) indicando cosi che la natura non deve essere divinizzata ma assoggettata.

Il lavoro è una cosa buona (Dio è il primo che ha lavorato alla creazione!) ma è in funzione dell'uomo, e non viceversa. La misura del lavoro viene data da Dio stesso nella narrazione della creazione: il settimo giorno lo dedica al riposo.

1c.  L'uomo e la società — L'uomo è un essere sociale per la sua stessa natura, la differenza fondamentale dei sessi è vista da Dio come fonte di vita, aiuto, completamento reciproco, esempio di socializzazione.

La relazione ideale uomo-uomo è proprio nel primo incontro dell'uomo con la donna che Dio stesso gli ha presentata, in cui l'uomo si riconosce (espressione di sé stesso) e per cui si apre in forza.

Relazione sociale ideale perché in comunione totale con Dio e in perfetta armonia col creato, (tale immagine è stata scelta come relazione Dio-popolo-sposo-sposa)

1d. Ad immagine di Dio - L'uomo creato ad immagine di Dio (Gen. 1,26) è immagine della paternità di Dio, della sovranità, presenza di Dio in terra ma non è Dio. Vive in sua dipendenza e può entrare in dialogo per (con) Lui. (Padre-Figlio) L'uomo immagine di Dio sarà Gesù Cristo poiché l'uomo ideale della Creazione non si è realizzato se non in Lui.

All'ideale fissato dalla creazione, al quale bisogna continuamente riferirsi, non si può più giungere e neppure mirare direttamente. Ormai l'uomo deve passare dall'immagine mutilata offerta dal peccatore all'immagine ideale del servo di Dio,

Non può più guardare dentro di sé per cercare l'immagine di Dio ma deve riferirsi all'immagine di Cristo.

 

2. Adamo peccatore

L'autore della Gen.3 dà risalto alla vittoria dopo la lotta. Dio pone nel cuore dell'uomo la speranza anche se viene delineato Adamo peccatore; rifiuta la solidarietà con la donna (il peccato), le relazioni coi fratelli si fanno-difficili (Caino-Abele), non si capirà più con nessuno (Babele).

La storia sacra è una sequela di divisioni in cui però la promessa della vittoria finale sul peccato resterà sempre nel cuore dell'uomo (Is. 9,5s).

Anche l'universo si rivolta all'uomo peccatore (Gen. 3, 17) ma i profeti ci danno la speranza di un riscatto anche della natura (Is. II,6-9). Adamo che ha voluto diventare Dio (Gen. 3,I9) ha spezzato il suo legame con la fonte della vita.

Se prima il termine della vita terrena era un semplice passaggio verso Dio, ora con il peccato di Adamo diventa una realtà naturalmente dolorosa, la morte.

Avendo rigettato la legge che gli veniva dall'interno (teo-nomia) l'uomo è abbandonato a se stesso, alla sua autonomia soggetta all'errore.

La Bibbia racconta i fallimenti di colui che pensava di eguagliare Dio ed è restato solamente mortale.

Tuttavia il sogno di una vita piena non svanisce, perché Dio apre la via all'albero della Vita (Prov. 3,18-11, 30) con la Sua legge.

Ma essa (la legge) avendo abbandonato il cuore dell'uomo, gli sembra ormai esteriore (etero-nomia).

Questa legge, che ora gli pare imposta, fa vedere all'uomo dov'è la salvezza, ma non gliela dà; per averla l'uomo dovrà scegliere e si sentirà diviso dentro di sé: l'Adamo fugge davanti a Dio (Gen. 3,10). Soltanto un'essere internamente unificato potrà dominare questa "frattura": Gesù Cristo.

Isaia preannuncia questa figura come "servo di Dio"; non Messia, Re o glorioso figlio dell'uomo (niente super uomini) ma Colui che porta su di sé e toglie il peccato del mondo. In questo "servo", Dio ha posto il suo spirito affinché porti con fedeltà il diritto alle nazioni (Is. 4-2, 1s). Mentre i suoi sforzi paiono vani, Dio lo glorifica (Is. 49.4); è obbediente, non oppone resistenza (50,4-7), si umilia (53,7), accetta la volontà del Signore e offre se stesso alla morte (53,12). Ultimo resto dell'umanità, che con la sua obbedienza riannoda il legame spezzato da Adamo e ne manifesta il carattere assoluto. Adamo peccatore si era visto afflitto da pene e da dolori, il Servo di Dio ne porta il carico (Is. 53,3).

Colui che doveva assoggettare gli animali è diventato simile ad essi ( Sal 22,7).

Nell'uomo di dolore il profeta intravede l'intercessore che prega per i peccatori e la vittima che giustifica la moltitudine (53,11).

Attraverso la morte del servo Adamo può confessarsi vinto e vincitore del peccato e qui l'azione di Dio diventa efficace. La vita non è più solo conquista (come l'uomo credeva) ma è anche, e sopratutto, il frutto sempre nuovo di un dono gratuito.




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Letto 2687 volte Ultima modifica il Domenica, 12 Gennaio 2014 12:55

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