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Venerdì, 28 Giugno 2013 17:55

Dio

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di P. Franco Gioannetti

La Bibbia non ci parla di Dio, ma Dio parla a noi nella Bibbia. Il modo giusto di leggerla è ponendosi in posizione di ascolto (fare il vuoto - fare il deserto).

Traccia del tema

L'immagine di Dio, del vecchio Testamento, è senz'altro diversa da quella del Nuovo Testamento perché solo suo Figlio Lo conosce nella sua pienezza e può quindi darcene la sola, vera Sua immagine. Non dimentichiamo però che noi possiamo recepire tale immagine con la limitatezza della nostra condizione umana.

Ebrei 1,1-10

1 Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, 2 in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo. 3 Questo Figlio, che è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola, dopo aver compiuto la purificazione dei peccati si è assiso alla destra della maestà nell'alto dei cieli, 4 ed è diventato tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.


DIO E' PRIMO

Conoscere Dio significa che Lui sì rivela a te.

Dio non ha bisogno di essere "scoperto" perché è, e può solo essere conosciuto attraverso il Suo scoprirsi.

Nei racconti della Bibbia troviamo due modi di chiamare Dio:

EL, ELHIM = nome cognome (divinità in genere) e nome proprio che indica la persona definita che è Dio.

Nome plurale che traccia una concezione che vede il divino come pluralità di forze.

E' la divinità che racchiude tutte le idee del soprannaturale e che per gli ebrei si è rivelato come:

JAHVE = Io sono chi sono - io sono colui che è. (Es. 3,14)

Dio si rivela a Mosé (Es. 3,1-15) (_Es. 33, 18,23;34,1-7); e ai patriarchi.

Si ricorda dei discendenti (3,6)

E' attento al suo popolo (3,7)

E' fedele (3,8)

 

DIO PARLA DI SE'

in prima persona dicendo: "io sono" e

di riflesso per gli uomini è: Colui che è.

 

Si definisce ancora in vari termini:

1) Dio vivente

L'impressione che l'uomo ha davanti a Jahvé è quella di una presenza straordinariamente attiva e totale che non si stanca e non si affanna ed è vigile nel suo popolo.

Il linguaggio di Dio -Javhvé è molto concreto: ho visto, ho prestato orecchio, io conosco, sono deciso, ti mando, ecc. (Giud. 8,19; Is. 40,28; 1Sam. 17,26; Es. 3,7-10)

2) Dio santo

"Io giuro per la'mia santità (Am. 4,2)

Io sono il santo (Os. 11,9)

Dio si dichiara irraggiungibile in quanto santo in modo totale da porre un abisso fra Lui e le sue creature. (Giud. 5,4s; Es. 19,16 ; Is. 6,2)

3) Dio geloso (ES. 20,5)

E' un segno della sua intensità interiore. Mette passione in ciò che a Lui sta a cuore. (Es. 32,12; Es. 36,22; Is. 48,1l)

I profeti scoprono che questa passione di Dio per la Sua opera, per il suo popolo, è quella di uno sposo innamorato e fedele. La gelosia di Dio è terribile e nello stesso tempo vulnerabile tenerezza.

4) Dio unico (Non avrai altro Dio ...... Es. 20,3)

II monoteismo degli Ebrei non è frutto né di una inflessione metafisica né di una integrazione politica, né di un'evoluzione religiosa: è un'affermazione della Fede (rivelazione).

La storia di Israèle racconta la storia delle vittorie di Dio sui falsi dei, fino al Suo trionfo (trionfo della fede) (Is. 43,13, Ger. 2,11; Ger. 5,7)

5) "Io sono Dio e non uomo" (Os. 11,9)

nell'affermazione della Sua santità definisce il suo non essere uomo e cioè la Sua non fragilità ed il suo essere cosi per sempre. Questa differenza fra Dio e uomo è così radicale da essere dall'uomo interpretata all'inizio falsamente, vedendone a volte solo l'aspetto assoluto e negativo (il Dio che pretende e castiga) e non vedendo che Dio nella sua santità va oltre. "Egli è il completamente diverso"(Is. 40,25). Egli racchiude in sé tutte le doti immaginabili (Es. 15,3; Es. 34,16; Is. 5,1-7; Os. II,I; Is. 49,I5; Os. 2,16).

 

I NOMI DATI DALL'UOMO A DIO

Nel V.T. Dio si rivela nel comportamento di coloro che lo conoscono e nei nomi che gli danno. Il nome viene dato sia nella pre­ghiera collettiva sia nel rapporto personale (Gen. 49, 24; Sl. 18,3s; Sal. 84,I0; Sal. 23,1).

Il modo di chiamare Dio è semplice perché viene tratto dalla vita quotidiana. C'è un modo familiare di rivolgersi a Lui: Dio è grande ma a portata di uomo.

Tutti i modi di chiamarlo vengono dalla sua relazione con le persone (Gen. 31, 42- 53; Gen. 49,24; Es. 3,6). In questa relazione Dio-uomo, traspare il mistero dell'alleanza e l'annuncio della relazione che unisce al sua di Figlio Unicoe il Dio dell'A.T.

 

 

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Letto 2890 volte Ultima modifica il Domenica, 12 Gennaio 2014 12:59

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