Esperienze Formative

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Sabato, 25 Settembre 2004 17:52

Com'è il mio comportamento verso Dio? .. e verso il prossimo?

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Capitolo 3

 

INDICE:

3.0.0 Premessa per l’Animatore
TAVOLE E GRAFICI
3.1.0 Accoglienza
3.2.0 Esercitazione su: Com’è il mio comportamento verso il prossimo?
3.3.0 "La Bibbia ci propone..": Com’è il mio comportamento verso Dio? - La Lectio Divina
3.4.0 Conclusioni dell’incontro
3.5.0 Da Partecipanti ad Animatori

3.0.0  Premessa per l'Animatore

3.0.1 Finalità

Far toccare con mano che ognuno di noi ha, in situazioni di gruppo, un comportamento che deriva dal suo “essere”. La comunità dei credenti è un “gruppo” all’interno del quale il cristiano interagisce col prossimo e con ….. Dio!


3.0.2 Problema

Ciascuno con il proprio comportamento comunica agli altri qualcosa di sé. Si tratta di un messaggio conscio od inconscio, ma in entrambi i casi noi diamo per scontato che gli altri lo decodifichino come pensiamo noi e che reagiscano secondo schemi a noi consueti.


3.0.3 Messaggio di fondo

Il comportamento dipende da come si “è” e da come vogliamo apparire; è la manifestazione esterna di noi stessi. Se è troppo lontano dalla nostra realtà provoca tensioni perché è molto oneroso recitare un ruolo che non è il nostro. A volte è difficile accettarsi come siamo, ma si vive più sereni.

Dio ci conosce nel profondo del cuore, che senso ha metterci la “maschera” di fronte a Lui?


3.0.4 Tempo     2 ore e 30 min.

1. Finalità dell’incontro 10 min.
2. “Esercitazione su: ” e conclusioni 60 min.
3. “La Bibbia ci propone” 60 min.
4. Conclusioni 20 min.


3.0.5 Materiale di supporto

L’Animatore, affiancato da un partecipante, deve

- continuare a predisporre il “segnaposto”

- per “esercitazione su:”
    Procurarsi per ogni partecipante:

* un blocco di schede de “il comportamento in gruppo” pari al numero di partecipanti e già intestate con i loro nomi (all. 3/A);
* una biro

- per la “Bibbia ci propone":

* Selezionare dei passi dalla Bibbia in linea con il tema e che siano vicini alla sensibilità e ai problemi dei partecipanti (sono ragazzi, coppie, ecc.); vedi le proposte dell’all. 3/B


3.0.6 Spunti per le conclusioni

Individuare, nel corso dell’incontro, i miglioramenti fatti dai partecipanti rispetto a quelli precedenti al fine di evidenziarli (maggior: ascolto, rispetto degli altri nel dibattito sia come priorità che nel rispetto di opinioni diverse dalle proprie, ecc).

Le “Conclusioni dell’incontro” sono fatte interamente dall’Animatore che sottolinea il valore dei contributi dati dai partecipanti e le difficoltà di questa nuova esperienza e di come superarle


TAVOLE E GRAFICI

 All. 3 / A

IL COMPORTAMENTO IN GRUPPO

A -    capacità di ascolto degli altri
( 0 )    ( 1 )    ( 2 )    ( 3 )    ( 4 )    ( 5 )    ( 6 )    (  7 )

B -    capacità di parlare liberamente in un gruppo nuovo
( 0 )    ( 1 )    ( 2 )    ( 3 )    ( 4 )    ( 5 )    ( 6 )    (  7 )

C -    capacità di esercitare influenza in un gruppo
( 0 )    ( 1 )    ( 2 )    ( 3 )    ( 4 )    ( 5 )    ( 6 )    (  7 )

D -    tendenza a continuare a costruire sugli interventi altrui
( 0 )    ( 1 )    ( 2 )    ( 3 )    ( 4 )    ( 5 )    ( 6 )    (  7 )

E -    capacità di esprimere verbalmente le sensazioni
( 0 )    ( 1 )    ( 2 )    ( 3 )    ( 4 )    ( 5 )    ( 6 )    (  7 )

F -    prontezza ad accettare consigli
( 0 )    ( 1 )    ( 2 )    ( 3 )    ( 4 )    ( 5 )    ( 6 )    (  7 )

G -    tendenza a controllare i movimenti nel gruppo
( 0 )    ( 1 )    ( 2 )    ( 3 )    ( 4 )    ( 5 )    ( 6 )    (  7 )

H -    tendenza a farsi un alleato nel gruppo
( 0 )    ( 1 )    ( 2 )    ( 3 )    ( 4 )    ( 5 )    ( 6 )    (  7 )

I -    interesse a conoscere le reazioni degli altri
( 0 )    ( 1 )    ( 2 )    ( 3 )    ( 4 )    ( 5 )    ( 6 )    (  7 )

L -    sensibilità ai sentimenti degli altri
( 0 )    ( 1 )    ( 2 )    ( 3 )    ( 4 )    ( 5 )    ( 6 )    (  7 )

M -    tolleranza verso situazioni di lotta e conflitto
( 0 )    ( 1 )    ( 2 )    ( 3 )    ( 4 )    ( 5 )    ( 6 )    (  7 )

N -    tolleranza verso manifestazione di affetto e calore
( 0 )    ( 1 )    ( 2 )    ( 3 )    ( 4 )    ( 5 )    ( 6 )    (  7 )

O -    tolleranza verso opinioni diverse dalle proprie
( 0 )    ( 1 )    ( 2 )    ( 3 )    ( 4 )    ( 5 )    ( 6 )    (  7 )

                                                                All. 3/B

Esempio di possibili letture

  • Mt 5,1-12 (le beatitudini)
  • Mt 5,13-16 (la luce delle buone opere)
  • Mt 6,1-4 (l’elemosina)
  • Mt 6,5-8 (la preghiera)
  • Mt 19,13-15 (Gesù e i bambini)
  • Mt 25,1-13 (le dieci vergini)
  • Mc 9,33-37 (il più grande)
  • Mc 13, 10-17 (Gesù guarisce di sabato)
  • Gv 13,1-20 (la lavanda dei piedi)
  • “Siate miei testimoni”
  • Gesù non si è mai preoccupato dell’opinione degli altri, erano gli apostoli che gli rimarcavano la “sconvenienza”, la “non opportunità” di certi Suoi comportamenti.
  • ……..

3.1.0     Accoglienza



3.1.1 Arrivo dei partecipanti

Affiancato da un altro partecipante animerà per 10-15 minuti questo momento di “amicizia”.

Questi pochi minuti sono importantissimi per creare “fraternità” e rendere così più facile il lavoro dell’incontro.

Se vi sono dei nuovi partecipanti è bene rifare la presentazione (vedi primo incontro).

Spiegare le finalità dell’incontro

Dio ha fatto ciascuno di noi unico ed irripetibile. Ciò è valido per i gemelli monozigoti, ma lo sarebbe anche nel caso di una ipotetica clonazione, perché intervengono le diverse esperienze della vita a modificare il singolo “essere” umano.

Quindi a maggior ragione il modo di comunicare, di manifestarsi, di comportarsi è diverso da persona a persona, e per uno stesso individuo è diverso da una situazione all’altra, da un momento della vita ad un altro e dalla “persona” con cui ci relazioniamo (sia esso Dio o il prossimo!).

Vogliamo fare una piccola verifica e poi trarre assieme le conclusioni?

3.1.3 Momento comunitario

Ringraziare Dio per essere qui nel suo Nome, e certi che Lui è in mezzo a noi
Ricordare che Animatori e Partecipanti, con umiltà e carità, devono spogliare sè stessi sino a:

  • lasciar parlare Dio tramite loro
  • riuscire ad ascoltare "Lui" ed i fratelli

Breve momento di lode (preghiera, canto) 


Il nostro tema è:

Com’è il mio comportamento verso Dio?
… e verso il prossimo?



3.2.0         Esercitazione su: 


Come penso di comportarmi in gruppo, come vorrei comportarmi e come percepiscono, gli altri, il mio comportamento?



3.2.1 Svolgimento

Lo strumento tecnico che ora utilizzeremo è quello noto con il nome di “scala semantica”

  • Distribuire, ai partecipanti, le schede 3/A
  • Il lavoro deve essere strettamente riservato. Ognuno deve lavorare da solo
  • Spiegare la scheda 3/A.
  1. Si tratta di una serie di frasi che definiscono dei comportamenti e, poiché non è corretto rispondere “si” o “no”, si può scegliere da “poco” a “molto” passando da “0” a “7”. Quindi a quella o a quelle persone che più delle altre eccellono nei due estremi lì vengono collocate, le altre in proporzione occuperanno le altre posizioni. (al limite la stessa persona, in due gruppi diversi, potrebbe avere valutazioni opposte: un maestro in un gruppo di persone con la licenza di terza media se valutato sotto l’aspetto culturale otterrebbe una collocazione opposta a quella che otterrebbe in un gruppo di professori universitari; e questo è un fatto oggettivo)
  2. Anche in questa esercitazione non si tratta di dare dei giudizi negativi sulle persone, ma di definirne le caratteristiche personali.
  • Svolgimento
  1. Ognuno riporterà sulla scala un cerchio sul numero che meglio rappresenta quello che l’interessato ritiene essere il suo comportamento, con una croce quello che vorrebbe fosse il suo comportamento.
  2. Sulle schede, con i nomi degli altri partecipanti, ciascuno scriverà il numero che ritiene meglio rappresenti il loro comportamento. (ogni partecipante deve avere davanti a se il cartellino con il proprio nome per essere identificato dagli altri)
  3. Ogni partecipante tratterrà la scheda con il proprio nome, mentre le altre verranno raccolte. Quindi saranno raggruppate per partecipante, impedendo il riconoscimento di chi le ha compilate
  4. Ciascuno riceverà quelle con il proprio nome, compilate dagli altri partecipanti, e provvederà a trascrivere i dati sulla propria scheda indicandoli con un pallino. S'individua dove c’è la maggiore concentrazione di pallini e fa un quadrato attorno al numero corrispondente.
  5. Sulla scheda, con una linea a tratto continuo (auto giudizio), si uniranno le crocette, con una a tratteggio lungo (aspirazione) i cerchietti e con una a tratteggio corto (giudizio altrui) i quadrati.
  6. Tassativamente proibito divulgare, al gruppo, i dati dei singoli per rispetto della loro sensibilità; salvo loro esplicita richiesta.


3.2.2 Analisi dei dati e dibattito

    1. La maggior o minor concentrazione dei puntini e la loro collocazione indicano come, a torto o a ragione, siamo percepiti dagli altri. Chi non ci conosceva ha valutatoli nostro modo di vestire, di muoverci, di parlare secondo la propria esperienza, secondo i propri “stereotipi”.
    2. Per interpretare le linee bisognerebbe sovrapporle al fine di relativizzare il metro di giudizio. Lo stesso dicasi per la linea che unisce i quadrati (giudizio altrui), se è parallela con le prime due significa che siamo percepiti come siamo e/o vorremmo essere. Se i tratti hanno una direzione contraria significa che in quel caso gli altri ci percepiscono in modo difforme da quello che noi pensiamo essere o vorremmo essere.
    3. Se le linee di auto giudizio e di aspirazione si discostano in modo eccessivo: o abbiamo poca stima di noi o vogliamo cambiare troppo; in entrambi i casi faremmo bene a riflettere su noi stessi.
    • Momento di riflessione individuale e poi breve dibattito (solo ove esiste una buona conoscenza ed un affiatamento, tra i partecipanti, l’interessato può chiedere di motivare la posizione attribuitogli sulla scala)
    • Uno dei Partecipanti collaborerà, con l’Animatore, come moderatore durante il dibattito.


    3.2.3    Conclusioni sull’“esercitazione”

    Nello scorso incontro avevamo fatto una piccola anticipazione: aspirare ad essere e quindi proporci con un certo stile, senza esserlo è molto “faticoso” e ci fa correre il rischio di disorientare chi ci sta attorno a causa delle inevitabili contraddizioni che ne deriverebbero. Oggi alcuni di voi hanno toccato con mano questa realtà.

    Altro aspetto da non dimenticare è quello che in situazioni diverse il comportamento è diverso. Chi aveva una tendenza “battagliera” tende all’“amichevole”, oppure al “razionale”; potrebbero non esserci delle incoerenze in tutto ciò. Gli scambi di ruoli possono arricchire le persone e consentono loro di allentare lo stress. Così chi ha grosse responsabilità sul lavoro potrebbe delegare al partner il “comando” sulla casa e sulla famiglia. Oppure chi avvolge di affetto, tenerezza e comprensione i propri cari, in un impegno esterno potrebbe dimostrare grandi capacità razionali ed organizzative.

    Una breve parentesi rivolta particolarmente alle coppie: il nostro partner l’abbiamo ricevuto in dono da Dio per amarlo e aiutarlo a crescere come persona e come credente. Quanto tempo abbiamo dedicato a scoprire e valorizzare i suoi talenti?

    Se tenete i risultati del lavoro di oggi e se lo rifarete al termine degli incontri Vi stupirete delle differenze, per la maggior conoscenza tra voi, per la maggior fiducia reciproca, per aver cominciato a toglierci la “maschera”. Toccherete con mano come gli stereotipi, le prime impressioni ci condizionano pesantemente nel “giudicare” gli altri.

    Evidenziare gli spunti emersi dal dibattito.

     

     

    3.3.0         La Bibbia ci propone:

     

    Com’è il mio comportamento verso Dio?



    3.3.1 La lectio divina


    Bisogna far comprendere ai Partecipanti che il nostro comportamento positivo verso Dio non dipende da come ci comportiamo durante le cerimonie religiose, ma dal modo più profondo e più completo con il quale Gli diamo “fiducia” (fede) e lasciamo che Lui parli al nostro cuore.

    Nei primi due incontri abbiamo constatato che i modi di essere e di ascoltare sono diversi oggettivamente e ciò in perfetta buona fede; nell’esercitazione appena conclusa abbiamo constatato che il nostro comportamento dipende dalle nostre diversità come “persone”, dall’ambiente in cui siamo cresciuti, dagli stereotipi che abbiamo accettato e/o conosciamo e per una stessa persona ciò può cambiare con l’età e con le situazioni. Se riconosciamo queste realtà dobbiamo accettare che gli uomini possano aprire il proprio cuore a Dio utilizzando dei diversi modi di pregare.

    I modi di relazionarci con Dio possono quindi essere tanti e spesso ciascuno ha una finalità specifica; ogni credente ne scoprirà alcuni più congeniali, di altri, alla propria spiritualità. Non scandalizziamoci, o peggio ancora non condanniamo chi predilige quelli che noi abbiamo scartato; nessun modo di pregare è il migliore (quindi nessuno è su un gradino più alto di un altro!). Solo scambiandoci reciprocamente ciò che ciascuno riesce a recepire da Dio otterremo la crescita della persona e della comunità dei credenti.


    Si tratta di un itinerario verso Dio


    che si rifà all’esperienza dei monaci. Questo fatto però non deve spaventarci, anzi essi ci donano un modo molto “ricco” e semplice di relazionarci con Dio.

    L. Bouyer ci da un’interessante definizione della Lectio Divina:
    “E’ una lettura personale della Parola di Dio, mediante la quale ci si sforza di assimilare la sostanza; una lettura che si fa nella fede, in spirito di preghiera, credendo alla presenza attuale di Dio che ci parla nel testo sacro, mentre ci si sforza d’essere noi stessi presenti, in spirito di obbedienza e di completo abbandono alle promesse, come alle esigenze divine.
    ” Le idee forza che guidano la lettura sono:


    1. se nella preghiera l’uomo parla a Dio, nella Lectio Divina è Dio che parla all’uomo (cfr. Dei Verbum, N.25)
    2. la Parola è estremamente trascendente: “lettera venuta dal cielo”. E’ “la fonte di Dio”, “il pozzo di Giacobbe”, “la divina pagina”
    3. la Bibbia è un libro vivente: perché in essa è il Dio vivo che è presente, e a te e parla; Ascoltando le sue parole è come se vedessi la sua “propria bocca” (Gregorio Magno). La Parola non è solo messaggio, ma presenza di Dio
    4. la Bibbia è letta in una visione unitaria, convergente su Cristo: “Tutta la scrittura divina è un solo libro, e quest’unico libro è Cristo” (Ugo di S. Vittore)

    I momenti della Lectio Divina:

    Lectio.Contatto con il testo: in esso tutto è importante, anche un apice o uno iota. La Parola s’incarna nel testo: parallelo con il Natale! Dalla Lectio Divina deve risultare una conoscenza materiale di tutta la Bibbia; una dimestichezza con il testo.

    Meditatio.E’ il momento in cui si cerca di creare nell’intimo del cuore uno spazio di risonanza, perché la Parola penetri nelle zone più intime dello Spirito. E’ un ripiegamento amoroso sui testi, in un clima di calma contemplativa, che mira ad un’assimilazione vitale. E’ l’operazione di fissaggio del testo, perché non si cancelli, mediante la memorizzazione o la masticazione o la “ruminazione” (uguale ripetizione mnemonica di brani o versetti).

    Oratio.La Parola accolta suscita risonanza, risposta. I suoi contenuti sono quelli del testo letto e meditato. Basta restituire a Dio la sua Parola, dopo avergli apposto il nostro sigillo (Amen) in un assenso totale.

    Contemplatio.Dal dialogo si passa all’abbraccio del Padre. E’ l’incontro del figliol prodigo a tu per tu con il Padre. Si tocca Dio in un atto semplice e spontaneo di stupore, ammirazione, riconoscimento, adorazione, canto, confessione, lode. E’ l’Amore che parla. L’itinerario monastico riprende, a ritroso, l’esperienza religiosa dell’agiografo.

    Lo schema monastico su esposto è, tra i vari modelli di lettura della Bibbia, uno dei più semplici ed accessibili.
    E’ adeguato a tutte le età, perciò particolarmente indicato per nuclei familiari e piccole comunità di credenti.     E’ una grossa occasione per prepararsi ad accogliere la Parola e a viverla in coerenza, nella Chiesa e nella società.

    Nel paragrafo “la Bibbia ci propone …” troverai alcune semplici indicazioni per vivere quest’esperienza di dialogo con Dio. Si tratterà di un primo passo, per comprendere appieno la Lectio Divina; per cogliere la gioia di questo “camminare” dovrai fare molta strada, ma ogni passo ti darà della “serenità”.

    Puoi approfondire la conoscenza di questo tema visitando l’omonima Rubrica in questo stesso Sito: Lectio Divina


    Introdurre i Partecipanti alla “La lectio Divina ”.

     

    3.3.2  Le letture

    - L’Animatore motiva, partendo dal tema in oggetto, la scelta dei brani scelti per l’incontro e li introduce. ( spunti nell’all. 3/B)

    - Breve spazio per eventuali chiarimenti storici, letterali, teologici (Sacerdote/ Diacono/ Religioso/ Laico)

    - Uno dei Partecipanti collaborerà, con l’Animatore, come moderatore durante gli interventi

    - La lettura verrà condotta dai 2/3 partecipanti, scelti durante l’incontro precedente, che hanno contribuito alla loro individuazione. Il modo di leggere dovrà essere lento e chiaro.

    Preparazione:
    cinque minuti di silenzio per svuotarsi delle preoccupazioni e prepararsi ad accogliere la Parola.

    Lectio
    E’ un ascolto! Si cerca di penetrare nelle parole. Si esclude la fretta così abituale nel nostro vivere moderno.

    Iniziamo con una lettura lenta, che scandisce le sillabe e fa ampie pause alle punteggiature.

    Meditatio

    Può esistere qualcosa di più bello dell’Amore di Dio, che abbiamo appena percepito? Quando assistiamo ad un tramonto spettacolare vorremmo che non finisse mai, e allora chiudiamo gli occhi cercando di trattenere in noi quell’immagine per gustarla a lungo e per non lasciarla andare via. I Padri della Chiesa, vicini alla cultura contadina, hanno usato efficacemente il concetto di “ruminare”; S. Bonaventura diceva: “Le parole della scrittura vanno sempre ruminate per poterle gustare con ardente applicazione dell’animo”.

    Diamoci il giusto tempo per fare ciò!

    Oratio

    La preghiera è il nostro parlare, rispondere a Dio dopo aver ruminato la sua Parola. La nostra adesione può iniziare con un corale “Amen” per poi dirgli con parole nostre quanto Lui ci ha detto. Con umiltà e realismo sappiamo che ciascuno di noi ha filtrato, attraverso i propri limiti, la Parola riducendone l’efficacia; quindi la preghiera comunitaria è una occasione in più per capire la Parola attraverso chi ha dei limiti “diversi” dai nostri.        
    Ogni partecipante è invitato a “pregare” a voce alta la Parola che ha appena udito.

    Contemplatio

    Siamo al Suo cospetto con cuore puro e lo guardiamo con gli occhi di un bambino!
    Giovanni di Fécamp ci dice:” Tutto tace, tutto è calmo, il cuore arde d’amore. L’anima è riboccante di gioia, la memoria di forza, l’intelligenza di luce. E lo spirito intero, infiammato dal desiderio di vedere la tua bellezza, si vede rapito nell’amore delle realtà invisibili”. Siamo di fronte ad una persona che, dopo un lungo cammino, è vicina all’estasi e alla soglia della visione. Noi, con tutti i nostri limiti, potremo essere felici se al termine di questo incontro avremo nel cuore la sensazione di aver ascoltato e parlato con “qualcuno” che dava gioia, serenità e ci chiamava per nome!
    Nel silenzio, viviamo nel nostro “cuore” questo momento.

    3.3.3    Conclusioni su “ la Bibbia ci propone”

    L’Animatore evidenzierà la ricchezza dei contributi emersi, in spirito fraterno cominciando dagli “umili” e non dai “sapienti”, come ha fatto Gesù. L’animatore aiuterà a valorizzare questo primo approccio con la “Lectio Divina”, quello successivo sarà sicuramente più “ristoratore”.


    3.4.0        Conclusioni dell’incontro




    Spunti

    Le conclusioni più importanti sono quelle che abbiamo tratto nel nostro “cuore”, durante i due momenti di questo incontro: l’esercitazione e la Bibbia ci propone.

    Uno spunto di riflessione ci viene dalle figure di Marta e Maria, entrambe hanno saputo ascoltare con il “cuore”, ma dando una diversa priorità ai bisogni umani e spirituali.

    Proponiamo di riflettere sulle domande che seguono:

    1. Verso i bisogni degli uomini (e con noi stessi) ci comportiamo secondo il progetto di Dio o secondo il nostro “comodo”? o abbiamo l'attenzione di Marta?
    2. Verso Dio e verso lo Spirito, che è in noi, abbiamo la stessa attenzione che ebbe Maria nei confronti delle parole di Gesù?
    3. Cerchiamo di raggiungere un equilibrio tra i suddetti comportamenti, nonostante le tradizioni, gli stereotipi ?



    3.5.0         Da Partecipanti ad Animatori



    Per l’incontro successivo bisogna prevedere un maggior coinvolgimento dei partecipanti, ed avremo quattro situazioni in cui un partecipante agirà in prima persona pur essendo ancora essendo affiancato dall’Animatore.

    Per la preparazione dell’incontro successivo bisognerà avvalersi della disponibilità di sette partecipanti nei seguenti ruoli:

    Aspetti logistici: un Partecipante è affiancato dall’Animatore

    Accoglienza: l’Animatore è affiancato da un Partecipante.

    Esercitazione:

    • Conduttore: l’Animatore è affiancato da un Partecipante
    • Moderatore: un Partecipante è affiancato dall’Animatore
    • Conclusione: l’Animatore è affiancato da un partecipante


    la Bibbia propone …

    • scelta Letture: un Partecipante è affiancato dall’Animatore
    • Moderatore: un Partecipante è affiancato dall’Animatore


    Chi affiancherà l’Animatore in nuovi ruoli riceverà da questi una formazione adeguata.

    Chi, nell’ambito della rotazione tra i Partecipanti, sostituirà altri nello stesso ruolo riceverà da questi la formazione; ove possibile sarebbe utile la presenza dell’Animatore.

    Letto 2712 volte Ultima modifica il Giovedì, 09 Settembre 2010 11:58

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