Conoscere l'uomo significa conoscere le sue debolezze, i suoi peccati, ma .... anche scoprire Dio che è in ciascuno di noi.
Quale meraviglia accorgerci che in ciascuno c'è un progetto “scritto” da Dio per noi. Spesso ci rifiutiamo di riconoscerlo, di accoglierlo; nella migliore delle ipotesi ne realizziamo una piccola parte e ci lamentiamo della Sua invadenza!
Ma non possiamo nascondere la nostra sorpresa per la fiducia che Lui ha per noi e la bellezza della Sua proposta. In essa possiamo sicuramente vedere uno scorcio del Paradiso e, indipendentemente da se e da quanto realizzeremo di questo progetto, non possiamo non lodare Dio per la Sua bontà verso gli uomini e per la Sua grandezza.
L'uomo, credente o non, riesce a percepire la presenza di Dio ed il suo progetto per lui, solo se accoglie gli stimoli che Lui gli manda e .... dalla “testimonianza di vita” dei credenti.
Se sul primo punto non ci sono problemi, perché è nelle mani di Dio, sul secondo ve ne sono perché entriamo in gioco “noi”! Con tutte le nostre incoerenze.
( Al riguardo vi invitiamo, per cogliere la complessità delle problematiche, a visitare in questo Sito il Tema “Cammino di preghiera e comunicazione” o almeno i suoi capitoli "Dio vede nei nostri cuori, e ... io, so vedere nel Suo ed ... in quello dei fratelli?" e "Sappiamo ascoltare Dio?.. ed il nostro prossimo?"
Quindi conoscere quali opinioni hanno, gli assidui frequentatori, i meno assidui, i lontani, i contrari, ecc., della realtà ecclesiale diventa importante. Essi vedono il problema religioso, l'essere credenti, il testimoniare, i valori essenziali, le priorità, l'aspetto rituale (quando e come ha valore), le differenze generazionali e sociali, ecc. in modo, non opposto, ma sicuramente a volte diverso.
E se a volte i punti di vista sono inaccettabili, molto più spesso sono occasione di crescita reciproca, se non ci fossilizziamo sui luoghi comuni, sulle “etichette”, ecc.
Proprio questo fossilizzarsi, così caratteristico del nostro genere umano, può essere sconfitto da un comune sforzo di guardare l'altro con “occhi nuovi”, ed aiutato dall'uso di metodi di indagine che non sono riservati solo ai tecnici della Indagini d'Opinione.
Ed è proprio di questi strumenti di indagine che vogliamo parlare.
Se nella comunità vi fosse un professionista del settore vi sarebbero meno ansie, ma le risorse fondamentali, in tutti i casi, sono:
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usare il buon senso
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mettersi nello stato d'animo di chi osserva da lontano una situazione della quale non conosce nulla e che però desidera fortemente conoscere
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non impostare i singoli quesiti con la convinzione di saperne già l'esito (che sarebbe il primo passo verso la strumentalizzazione dei nostri intervistati!)
e queste doti sono reperibili nella propria comunità e quindi non vi si deve rinunciare solo perché manca il “tecnico” di turno. Stiamo parlando di indagini d'opinione non di indagini psicologiche!
Le tecniche d'indagine consigliabili sono quattro, e spesso le usiamo senza neanche sapere che sono state studiate e codificate:
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Colloquio individuale
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Colloquio di gruppo
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Questionario strutturato
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I nostri sacerdoti, nella loro formazione in seminario, hanno certamente fatto conoscenza di questi strumenti d'indagine, e quindi possono essere un valido punto di riferimento dei propri parrocchiani.
Questi strumenti vengono, in maniera sofisticata, utilizzati anche dai Consigli Episcopali nazionali e da organizzazioni che si interessano della pastorale, ecc.. Qui di seguito vi proponiamo un articolo che sintetizza una di queste analisi:
Usa, l'esodo nascosto
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