Nel nostro itinerario faremo riferimento principale al Vangelo di Luca e ci lasceremo prendere per mano da alcuni personaggi del racconto: ci faremo raccontare quale è stato il loro personale rapporto con Gesù. L’ideale sarebbe che durante il cammino di questo anno tu leggessi e rileggessi questo Vangelo fino ad arrivare ad una certa familiarità. Vedrai aumentare gradualmente la tua amicizia con Gesù.
Noi saltiamo i primi due capitoli (che narrano soprattutto l’infanzia di Gesù e del profeta Giovanni Battista): essi riflettono sull’“origine di Gesù”: la sua nascita verginale e la sua continuità con la storia sacra del popolo di Israele. Ma l’avvenimento, così come più comunemente appartiene a tutti i quattro Evangelisti, inizia dalla sua vita pubblica, quando Gesù riceve il battesimo da Giovanni.
L’avvenimento a cominciare dall’incontro col Battista: una scelta che ha origini precise Ce lo conferma ancora Luca nella sua seconda opera, il libro degli Atti. Quando sarà da sostituire Giuda, Pietro dirà:
«Fratelli, ... bisogna dunque che tra coloro che ci furono compagni per tutto il tempo in cui il Signore Gesù ha vissuto in mezzo a noi, incominciando dal battesimo di Giovanni fino a/giorno in cui è stato di tra noi assunto in cielo, uno divenga, insieme a noi, testimone della sua risurrezione». At 1,22-23
In quella storia è raccontata una volta per sempre la verità di Dio e la verità dell’uomo. Per questo da quella storia impariamo a vivere.
Per questo da quella storia riceviamo la promessa anche perla nostra esistenza: vivere e morire come Lui per risorgere con Lui.
il primo personaggio di questo nostro itinerario è veramente straordinario, “il più grande fra i nati di donna..” — Lc 7,28 — secondo le parole stesse del Signore: Giovanni Battista.
“VIENE UNO PIÙ FORTE DI ME...”
«Nell’anno decimoquinto dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Filato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Ed egli percorse tutta la regione del Giordano predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia: Voce di uno che grida nel deserto...». Lc 3,1-4a
Luca riallaccia Giovanni all’opera di un profeta vissuto cinque secoli prima: il popolo si trovava in esilio da sessant’anni, senza più speranza di ritrovare la libertà, la propria terra e la propria identità. Come il profeta Isaia ha rilanciato allora la speranza a quegli uomini senza futuro e senza prospettive di vita, così ora il Battista. Egli riprende una parola che esprime l’attesa del definitivo intervento di Dio. Giovanni comprende se stesso solo per questo scopo: essere voce che grida l’urgenza e l’importanza di questo momento. Sta per arrivare il Messia, l’inviato , l’inviato di Dio atteso da secoli:
“Viene uno più forte di me Lc 3,16
-PREPARARSI AL SIGNORE CHE VIENE Lc 3,7-18
Giovanni deve “preparare al Signore un popolo ben disposto”. Qual è dunque il contenuto del suo annuncio? Quali sono, secondo il Battista, le giuste disposizioni del cuore di chi attende la venuta di Dio? Tre in sostanza, che sintetizziamo nelle seguenti espressioni:
• IL SIGNORE VIENE PER TUTTI
• IL SIGNORE È FEDELE ALLA VITA
• IL SIGNORE FARA’ GIUSTIZIA.
Riconosceremo che le attese religiose di Giovanni corrispondono in modo sorprendente anche a quelle che sono le nostre speranze oggi, a 2000 anni di distanza.
Il Signore viene per tutti
Giovanni, come ogni profeta vuole distruggere una falsa sicurezza nei suoi ascoltatori. Si sentono popolo eletto, popolo dell’alleanza. Credono di avere un rapporto privilegiato con Dio: il Signore viene... solo per noi.
«Fate opere degne della conversione e non dite a voi stessi: Abbiamo Abramo per padre! Perché io vi dico che Dio può far nascere figli ad Abramo anche da queste pietre». Lc 3,8
Cosa può significare per noi oggi? Giovanni Battista vuole suggerire di non sentirci troppo sicuri del nostro cammino di fede, delle nostre esperienze e abitudini religiose. Le mie letture, i miei autori spirituali, i miei ritiri, il mio modo di pregare la Parola. Tutto questo naturalmente ha senso e valore, ma la comunione con Dio non è mai il risultato automatico di nessuna pratica, per quanto valida.
Ma continuiamo la lettura:
«Le folle lo interrogavano... Vennero a lui anche dei pubblicani... Lo interrogavano anche alcuni soldati...»
Ad ascoltare Giovanni accorrono tutti, senza nessuna esclusione. Addirittura “i pubblicani” persone che svolgevano un lavoro che, secondo la legge di Israele, escludeva automaticamente dal rapporto con Dio. Ma il Battista non la pensa così. E si rivolge a tutti. Non è forse anche la tua esperienza che, a volte, tra i cosiddetti “lontani...” può esserci una sincerità di coscienza e un’apertura a Dio che non si trova a volte neppure tra i cosiddetti “vicini”… ? Non hai avuto l’impressione di scoprire così nuovi aspetti del Vangelo?
Del resto non senti il bisogno di condividere (o confrontare con onestà) la tua fede anche fuori da “quelli del solito giro “? Quelli del “ci vediamo..., ci sentiamo” Quelli della parrocchia, del gruppo di preghiera, del volontariato... Non soffri l’incapacità (più spesso la timidezza) a parlare del Vangelo con quell’amico/a che pure è una persona splendida e alla quale sei legato da una profonda amicizia? Non speri di poterlo fare senza arroganza, ma anche senza complessi di inferiorità?
Il Signore che viene è fedele alla vita concreta
Nell’attesa del Signore che viene, “Cosa dobbiamo fare...?”. Il profeta, con nostra meraviglia, non richiede pratiche religiose! Le opere della conversione sono semplicemente quelle della giustizia nei rapporti tra gli uomini. Rimani fedele al tuo posto, li dove vivi.., e pratica quell’onestà, che la tua stessa coscienza ti chiede e ti mostra.
Le folle lo interrogavano: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva: «Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare, e gli chiesero: «Maestro, che dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi che dobbiamo fare?». Rispose: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuna, contentatevi delle vostre paglie». Lc 3,10-14
E noi? Cosa dobbiamo fare noi, attendendo il Signore che viene?
Naturalmente abbiamo bisogno ogni giorno di un appuntamento con la preghiera e abbiamo bisogno con regolarità del momento spirituale forte, un ritiro... E’ tempo in cui interrompiamo l’attività, i ritmi accelerati per stare in silenzio e in ascolto di Dio. Riceviamo luce, forza e consolazione. Ma non dimentichiamo che la profondità spirituale si prolunga poi al cuore del nostro concreto vivere. Qual’è invece la tendenza oggi?
Si registra oggi un forte ritorno religioso, ma è una religione staccata dalla vita. Si cerca nel sacro una sosta e una fuga dove trovare un po’ di conforto. Una ricreazione spirituale, una risorsa per sognare e commuovere il cuore.
Lo si vede in atteggiamenti personali. C’è ad esempio un ritorno alla confessione, alla direzione spirituale. Ma con il rischio che sia richiesta più per una sicurezza psicologica che non come espressione di un progetto, di un orientamento di vita.
Lo si vede in atteggiamenti di massa. Piazza San Pietro è sempre ben gremita di gente; ricordiamo i funerali di Giovanni Paolo Il... Espressione di una cristianità unita? Purtroppo non sono pochi tra questi cristiani quanti hanno delle convinzioni religiose del tutto personali su resurrezione e reincarnazione, su morale sessuale e sull’indissolubilità del matrimonio! La religione di oggi, la religione post-moderna si ritaglia un posto a fianco della vita effettiva. E’ particolarmente interessante l’analisi di un sociologo dell’università di Roma 3 (Luca Diotallevi) apparsa nella Rivista del clero italiano:
“Molti chiedono un’esperienza religiosa che scacci angosce, nostalgie e non giudichi la vita personale. Emozioni senza pretese di senso, emozioni religiose che non pretendono di unificare la vita...”
Giovanni invece ci dice che il Signore che viene è fedele alla vita! E profondamente è proprio ciò che speravamo... La qualità spirituale della nostra vita si iscrive negli atteggiamenti discreti e invisibili del quotidiano e del feriale. Questi donano senso e creano appartenenza, legame. Tra noi e con Dio.
Il Signore che viene farà giustizia
Il terzo messaggio dell’annuncio di Giovanni è una serie di minacce:
Diceva dunque alle folle che andavano a farsi battezzare da lui: «Razza di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire all’ira imminente?... La scure è già posta alla radice degli alberi; ogni albero che non porta buon frutto, sarà tagliato e buttato nel fuoco... Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula, la brucerà con fuoco inestinguibile». Lc 3, 7ss
Sono parole pesanti... Secondo il Battista la venuta del Signore significherà anche una “resa dei conti...” Ci sarà inevitabilmente anche un castigo. Per Giovanni e per ciascuno di noi sembra una esigenza interna (e inevitabile) della giustizia: il castigo, la punizione di ogni malvagità. Le immagini sono familiari e parlano di ira imminente, di scure, di fuoco inestinguibile ... Viene descritto molto efficacemente il giudizio di Dio che scende sulla vita e l’opera degli uomini. Per capirci: Dio è buono.., ma è giusto! Un giudizio che bene o male anche noi invochiamo di fronte alle ingiustizie e agli scandali.
IL BATTISTA INCONTRA GESÙ
Abbiamo interrogato Giovanni ed egli ci ha rivelato la sua attesa religiosa, l’attesa religiosa di tutta la sua epoca. Nelle linee essenziali riconosciamo che rispecchia anche i movimenti del nostro cuore.
Ora lasciamo che il Battista racconti la sua esperienza diretta con Gesù. Sarà molto importante constatare che Gesù verrà incontro in parte alle attese di Giovanni e nostre... Ma proprio li dove Gesù se ne discosta, il Vangelo aprirà nel nostro cuore dei nuovi e meravigliosi orizzonti.
Il Signore viene per tutti: il battesimo di Gesù
Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si apri e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: «Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto)). Lc 3,21-22
Gesù riceve il battesimo da Giovanni. Ed è anche il primo gesto della sua vita pubblica: Gesù lo troviamo in fila coi peccatori. Anzi, l’ultimo: “Quando tutto il popolo fu battezzato...”
I peccatori, quelli che si riconoscono più lontani da Dio, quelli che non si sentono degni dell’incontro col “Dio che viene...”, proprio loro incontrano il “Dio che viene”. Cosa significa questo?
Gesù sa di essere il Figlio, sa che deve rivelare al mondo il Regno del Padre... Ma intanto aderisce al movimento del Battista. Perché?
Evidentemente si trattava dell’esperienza religiosa più sincera di quell’epoca. All’interno della fede di Israele era il modo più autentico per cercare il Regno di Dio. E Gesù aderisce! Anche se non ha commesso peccato..., aderisce!
Di fatto poi molto presto si separa per iniziare la sua predicazione. Ma comincia da qui e comincia così! Fissiamo lo sguardo sulla qualità profondamente umana del cammino di Gesù, Figlio di Dio.
Il Figlio, sempre unito al Padre, ha sentito che quei peccatori in fila... cercavano sinceramente Dio!... E si è unito a loro! Il Figlio comincia a manifestarsi al mondo unendosi ai peccatori e al loro cammino di conversione.
E il Padre Io riconosce! Non si vergogna che suo Figlio, il Santo, si sia confuso con quella gente:
E vi fu una voce dal cielo: «Tu sei il mio figlio prediletto...
E lo conferma!
…..in te mi sono compiaciuto»
Questa è la risposta di Gesù alla prima attesa di Giovanni Battista. Sì, il Signore viene per tutti, perché non c’è nessuna condizione che favorisca o escluda dall’incontro con il Vangelo: Proprio nessuna.
Il Signore che viene è fedele alla vita concreta: Nazaret
La voce che viene dal cielo durante il battesimo esprime il solenne riconoscimento di Gesù come “Figlio del Padre “. Subito dopo Luca crea una tensione:
Gesù quando incominciò il suo ministero aveva circa trent’anni ed era figlio, come si credeva, di Giuseppe... Lc 3,23
Annota l’età di Gesù (trent’anni...) e la convinzione di tutti che egli fosse ‘”figlio di Giuseppe”.
Gesù ha trascorso 30 anni a Nazaret, dove ogni suo gesto faceva parte del normale ritmo del vivere di tutta l’altra gente... ed è conosciuto semplicemente come “il figlio di Giuseppe...”
La cosa più straordinaria non è Gesù che cammina sulle acque, o risuscita i morti... La cosa veramente straordinaria è il Figlio di Dio che passa trent’anni della sua vita come falegname di un piccolo paese. E nessuno nota nulla di “diverso”.
Perché i Vangeli tacciono su questo periodo, che è la stragrande maggioranza della vita di Gesù? Semplicemente perché... “non c’è niente da dire”!
I Vangeli non ne parlano, ma non è una trascuratezza. Il silenzio dei Vangeli, al contrario, è molto eloquente. Non si dice nulla di questo che è la maggior parte della vita del Signore tra noi, se non un episodio: la visita della famiglia a Gerusalemme e la sparizione di Gesù per tre giorni... Ritrovato dai genitori, alla domanda della madre, Gesù risponde (Lc 2,49-51):
«Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio? “. Ma essi non compresero le sue parole. Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
Essere nelle cose del Padre ha significato per tre giorni sottrarsi ai legami familiari; ma anche vivere 30 anni una vita assolutamente normale! La profondità insondabile del legame tra Gesù e il Padre bisogna accostarla prima di tutto attraverso il quotidiano di Nazaret.
Occuparsi delle cose del Padre significa vivere una normale esperienza di lavoro: il falegname. Essere nelle cose del Padre significa “crescere in età e sapienza e grazia” (= comunione con Dio).
Il Figlio di Dio... cresce! Fa esperienze che aumentano la sua sapienza... impara! Il Figlio impara! Impara anche la comunione con Dio.., in una vita come la nostra: nascere, crescere, uscire, entrare, lavorare, riposare, mangiare, fare festa, piangere, soffrire, morire.
Tutto il vivere umano, in tutte le sue pieghe è stato visitato, abitato e quindi salvato dal Signore!
Essere nelle cose del Padre suo è stato... vivere la nostra vita! Prima ancora dei miracoli e dei discorsi ai discepoli. Gesù non rimane 30 anni a Nazaret per “prepararsi”, ... perché le cose serie iniziano dopo! Gesù vive 30 anni a Nazaret perché prima di tutto “così” rivela il Padre; prima di tutto “così” rimane in comunione col Padre; prima di tutto “così” impara il nostro linguaggio per dirci il Padre; prima di tutto “così” salva la nostra vita, perché la nostra vita è raggiunta da Dio in modo personale.
I trent’anni di Gesù a Nazaret sono la risposta alla seconda attesa del Battista. Sì, “il Signore che viene è fedele alla vita concreta”.
Il Signore che viene farà giustizia….?
Le prime due speranze del Battista (e le nostre), sul Regno di Dio che viene e sul Messia, sono state abbondantemente esaudite. Rimane ancora un’ultima attesa del Battista (che è pure nostra). Il Signore farà giustizia? Andiamo allora all’ultimo decisivo contatto fra Gesù e il Battista (anche se essi non si incontrano più direttamente).
È trascorso del tempo e Giovanni si trova sempre in carcere. Sente notizie sui miracoli compiuti da Gesù, sul suo insegnamento straordinario. Bene. Ma porta anche il giudizio e la giusta punizione?
La fama di Lui si diffuse in tutta la Giudea e per tutta la regione. Anche Giovanni fu informato dai suoi discepoli di tutti questi avvenimenti. Giovanni chiamò due di essi e li mandò a dire al Signore: «Sei tu colui che viene, o dobbiamo aspettare un altro?)). Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: Sei tu colui che viene o dobbiamo aspettare un altro?». In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati, i sordi odono, i morti risuscitano. ai poveri è annunziata la buona novella. E beato è chiunque non sarà scandalizzato di me!». Lc 7,1 7ss
Gesù - è importante sottolinearlo - non risponde a parole alla domanda dei discepoli di Giovanni. Risponde con i fatti. Il segno definitivo del regnare di Dio è sotto i loro occhi. Lì dove è restituita ad ogni uomo la dignità e una vita buona. Questo, e solo questo, è la sua volontà!
E l’ira imminente? E la scure? E il fuoco inestinguibile? Dov’è il “giusto castigo di Dio”? Semplicemente non c’è!!
Ma allora.., a chi compie il male, a chi commette ingiustizia... cosa succede?
Una prima fondamentale risposta ci viene dalla battuta di Gesù alla fine di questo stesso brano (Lc 7,29-30).
Tutto il popolo che lo ha ascoltato, e anche i pubblicani,, hanno riconosciuto la giustizia di Dio ricevendo il battesimo di Giovanni. Ma i farisei e i dottori della legge non facendosi battezzare da lui hanno reso vano per loro il disegno di Dio.
Possiamo tradurre così. La giustizia, quella vera, non è la misera idea che abbiamo in testa noi. La giustizia, quella vera, ... è “di Dio”, viene da Dio e deve essere “riconosciuta” come tale - dice Gesù. E questo, a quanto pare, succede molto più facilmente tra quelli che voi considerate peccatori (pubblicani - ad esempio) che non tra quelli che voi considerate giusti (farisei e dottori della legge - ad esempio). Ma per capire la portata di questa affermazione, dovremo riflettere con calma negli incontri successivi sulle parole e gesti di Gesù con i poveri e con i peccatori. Torniamo invece alla nostra riflessione...
Ora, prima di tutto e una volta per tutte, a Gesù preme imprimere negli occhi e nel cuore di tutti il vero volto di Dio. Dio non regna attraverso la sofferenza dell’uomo. Mai. Dio non ha due volti: quello dl Padre e quello del giudice. Dio non ha due intenzioni: prendersi cura della mia vita e farmi scontare gli sbagli. Sembra paradossale, ma è utile farlo notare: non c’è nessun miracolo di Gesù per azzoppare qualcuno, accecare qualcun altro... Magari per castigare i peccati dell’uno, o mettere alla prova la fede dell’altro.
Ma pochi versetti oltre Gesù completa il discorso, proponendo un confronto diretto tra sé stesso e Giovanni Battista (il messaggio è sulla necessità di decidersi, non rimanere eternamente in sospeso):
«A chi dunque paragonerò gli uomini di questa generazione, a chi sono simili? Sono simili a quei bambini che stando in piazza gridano gli uni agli altri: Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato; vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto! E’ venuto infatti Giovanni il Battista che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: Ha un demonio. E’ venuto il Figlio dell’uomo che mangia e beve, e voi dite: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. Ma alla sapienza è stata resa giustizia da tutti i suoi figli». Lc 7,31-35
Gesù non intende mettersi in alternativa al Battista. Neppure intende muovere una critica alla pratica del digiuno. Infine possiamo ben immaginare che Gesù non fosse uno sregolato nel mangiare e bere. Egli evidentemente esasperava i benpensanti che non potevano tollerare quello spettacolo: un uomo di Dio che gustava la vita e celebrava la gioia e la festa ... insieme a peccatori! Val la pena ripetere:
Beato è chiunque non sarà scandalizzato di me!!
Dio sta bene solo dove e quando gli uomini stanno bene... Anche quelli che non se lo meritano! Per quanto ci scandalizzi!!
Liberazione dal male, guarigione dalle malattie, riscatto della speranza da tutte le delusioni della vita. Senza differenza tra “buoni e cattivi”. Questi sono i segni della volontà di Dio mostrata da Gesù.
Questo è il rapporto fondamentale che Gesù offre a ciascuno di noi, a te. Ancora prima di convertirti... a me interessa entrare in comunione con te! A me interessa prendermi cura della tua vita... anche quando non te lo meriti!
Il tuo desiderio di una vita buona... interessa a Gesù!
Desiderio dell’uomo → ↓ → Promessa di Dio
…e si accende la Fede
Gesù incontra il desiderio autentico e profondo che l’uomo porta nel cuore e gli rivolge la promessa che lo porterà a compimento. Così si accende la fede: la fiducia e l’affidamento. Per questo all’inizio della sua missione c’è una solenne promessa:
A Nazaret nella sinagoga si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore, Poi arrotolò il volume, lo consegnò all’inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi». Lc 4,1 8ss
Ripensiamo ora da capo quali erano le attese religiose di Giovanni Battista e le nostre... e in quale modo Gesù ha risposto. Il Signore in parte è venuto incontro alle attese di Giovanni e nostre... Ma proprio li dove Gesù se ne è discostato, il Vangelo ci ha offerto dei nuovi e meravigliosi orizzonti, una speranza e una promessa inimmaginabili.
IL DESIDERIO: UN APPROFONDIMENTO
Qual’è l’importanza del desiderio nella nostra vita? Che ruolo ha nel nostro cammino spirituale? Cerchiamo di capirlo attraverso alcuni passaggi.
• Cos‘è il desiderio?
Esso è una parte di me, fa parte di me. È l’aspetto che più di altri mi rende unico: i miei sogni le mie aspirazioni più profonde...
Senza distinzioni troppo sottili, definiamo il desiderio come una dinamica fondamentale a cui appartiene una grande varietà di pulsioni e attrazioni...
• Dai ”bisogni fisici” più irrinunciabili come mangiare, bere, dormire, respirare a cui corrisponde la nostra ricerca per i beni della vita come il cibo, la casa, il vestito...
• Questo mondo comprende poi anche l’attrazione per realtà umane come l’amore, l’amicizia, il desiderio di giustizia, l’arte...
• Infine il desiderio esprime la sua qualità più spirituale nella ricerca e attrazione verso Dio.
Un vero universo dunque. È il desiderio che mi fa muovere nella vita: cancelli il desiderio e la persona semplicemente si blocca. Ed è Dio stesso che ci ha creati con queste spinte e attrazioni verso il mondo. E ci offre il mondo come desiderabile e promettente:
Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare Gen 2,9 / Poi il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile».... Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. Gen 2,18.22
E Dio non reprime il desiderio, ma piuttosto lo orienta, lo istruisce:
«Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti». Gen 2,16-17
• Ma... c’è da fidarsi del nostro desiderio?
Sembra, per riferimento a una mentalità diffusa, che il desiderio sia solo ricerca di sé e ripiegamento. A conferma di questo:
• La nostra concreta esperienza: il desiderio spesso è tutt’altro che innocente. E può imboccare le peggiori deviazioni: perversioni sessuali, droghe...! il nostro desiderio non è mai sazio...! spesso è ingannato (non è tutto oro quello che luccica...).
• Una vecchia psicologia descrive il desiderio come una forza incontrollata, che risiede nella zona oscura di noi: l’inconscio.
• Una vecchia tradizione cristiana riduce il desiderio solo alle pulsioni istintive legate al nostro corpo. E le condanna come la fonte di tutte le irrequietezze nel nostro cammino spirituale.
• Eppure il desiderio è importante per incontrare Gesù!!
La gente cerca sempre Gesù a partire da un desiderio preciso:
“Mia figlia è morta I Signore, che io riabbia la vista I Signore, se tu vuoi, puoi guarirmi / Che cosa devo fare per avere la vita eterna?...”
Chi incontra Gesù ha sempre una grande speranza in cuore. E le domande vanno dal più concreto desiderio della salute del corpo, alla più spirituale ricerca della vita eterna. Ecco perché esiste un legame profondo fra la nostra fede e il nostro desiderio. Gesù lo sa molto bene e per questo ci porta sempre a quel centro.
«Che vuoi che io faccia per te?» Lc 18,41. / «Signore, se vuoi, puoi sanarmi». Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio, sii risanato!» Le 5,12-13 / «Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto». Lc 11,9-10
Attenzione però. Dio non è un distributore automatico che esaudisce ogni tuo capriccio. A cominciare dal fatto molto evidente che alcune delle cose che desideravi 10 anni fa, oggi probabilmente hanno molta meno importanza. E Gesù si pone allora anche come critica del nostro desiderio. È così coi discepoli Giacomo e Giovanni:
«Noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo — Cosa volete che io faccia per voi? — Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra. — Voi non sapete ciò che domandate... ». Mc 10,35-38.
Gesù non asseconda evidentemente ambizioni di gloria o potere; invece sempre è rivolto al nostro buon desiderio e lo porta a verità.
• Allora è urgente... educare il nostro desiderio!!
E’ importante imparare ad orientarsi
Il mondo dunque c’è con tutto ciò che è desiderabile e attraente. Ed anche il mio desiderio c’è con tutte le sue attrazioni e spinte. La domanda allora diventa: “Dove vado...? / Cosa faccio...? /A che cosa mi dedico nella vita...?” Non si tratta di arrivare semplicemente a una discreta gestione della salute, del lavoro, delle amicizie...
Si tratta di orientare la vita tutta intera ad uno scopo, un valore. Uno scopo, un valore che raccoglie in unità tutti i singoli desideri, i singoli progetti. E ciascuno di noi giunge a questa scelta...
Sceglie un valore e tutta la vita diventa ricerca e affidamento a quello scopo. Per tutti è un vero e proprio atto di fede. Ma si tratta di scegliere qualcosa che non deluda!!
DOMANDE PER LA TUA PREGHIERA
Credi davvero che a Gesù interessa portare a compimento il tuo autentico desiderio?
LA VOCAZIONE
Sicuramente c’è ancora qualche ambito del tuo desiderio in cui hai paura a lasciare entrare Gesù. Pensa alla “vocazione” ad esempio. Credi che al Signore interessi prima di tutto reclutare preti e suore, oppure farti trovare il cammino veramente adatto a te? (Non escluso il prete o la suora…!!)
IL TUO CENTRO.
Il Signore conosce la verità del tuo desiderio molto più di quanto potrai capire da te stesso/a lungo tutto il corso della tua vita. Credi che la preghiera e la Parola di Dio sono i sentieri più importanti per avvicinarti a questo centro del tuo essere? Hai già ricevuto qualche luce importante ascoltando il Signore nel silenzio?
LA TENTAZIONE
Anche da noi stessi abbiamo un discreto discernimento. Certi desideri sappiamo chiaramente che sono male, tentazione. Abbiamo già fatto infinite volte esperienza che tolgono la pace, danno turbamento, ma rimane in noi l’attrazione! Hai provato ad offrirti sinceramente al Signore, magari proprio mentre il cuore sanguina per un taglio doloroso, ma necessario?
LA GRADUALITA’
Accetti con concretezza la fatica di camminare? Correggere abitudini sbagliate, radicate da anni, non è facile. Non si può essere ingenui! Accetti le cadute, per poi ricominciare con umiltà (e sincerità…)?