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Sabato, 28 Gennaio 2006 13:08

Lectio Es 19, 1-8

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Al terzo mese dall'uscita degli Israeliti dal paese di Egitto, proprio in quel giorno, essi arrivarono al deserto del Sinai. Levato l'accampamento da Refidim, arrivarono al deserto del Sinai, dove si accamparono; Israele si accampò davanti al monte.

Mosè salì verso Dio e il Signore lo chiamò dal monte, dicendo:«Questo dirai alla casa di Giacobbe e annuncerai agli Israeliti: Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all'Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatti venire fino a me. 0ra, se vorrete ascoltare la mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me la proprietà tra tutti i popoli, perché mia è tutta la terra!

Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa. Queste parole dirai agli Israeliti».

Mosè andò, convocò gli anziani del popolo e riferì loro tutte queste parole, come gli aveva ordinato il Signore. Tutto il popolo rispose insieme e disse: «Quanto il Signore ha detto, noi lo faremo!». Mosè tornò dal Signore e riferì le parole del popolo.

MEDITATIO

Israele arresta il Suo cammino

Sia il racconto dell'uscita dall'Egitto sia il cammino nel deserto sono segnati dalla tensione verso l'evento del Sinai: qui una massa di gente anonima diventa popolo, ricevendo il dono della sovranità di Dio e della Legge. Per 22 capitoli, oltre la metà dell'intero libro dell'Esodo (cap. 19-40), non viene narrata alcun altra tappa: Israele si ferma ai piedi del Sinai e qui sperimenta, l'alleanza con Dio, cade nell'idolatria, riceve l'istituzione del culto. Il nostro brano costituisce l'introduzione al Codice dell'Alleanza, che racchiude diverse tradizioni, appartenenti ad epoche differenti, sedimentate nel corso dei secoli per narrare l'esperienza costitutiva del popolo eletto.

I primi due versetti ci forniscono le coordinate spazio-temporali dell'evento che si narra. Il riferimento «al terzo mese» offrirà in seguito il fondamento per celebrare nella festa delle

settimane (la Pentecoste) il dono della legge al Sinai: il giudaismo ogni anno ricorderà e celebrerà questo evento sette settimane dopo la Pasqua. Il monte, che nelle diverse tradizioni prende il nome di Sinai od Oreb, simboleggia qui il luogo inaccessibile della dimora di Dio, per cui il popolo sente di trovarsi sulla soglia della casa del Signore. Solo Mosé è autorizzato a varcare questa soglia e può «salire verso Dio» sul monte (v. 3).

Proposta e promesse di Dio

In questo luogo tremendo e solenne Dio stesso prende l'iniziativa e fa una proposta (vv. 46). Dopo aver ricordato i prodigi dell'uscita dall'Egitto e la delicata e premurosa custodia (“ho sollevato voi su ali di aquila”, v. 4), Dio offre la possibilità di entrare in una relazione di speciale predilezione da parte sua, relazione che si chiamerà Alleanza (vv. 56). Tale relazione non è imposta. Non si metterà mai abbastanza in risalto questa delicatezza di Dio: «se vorrete ascoltare la mia voce...». Egli sa che non c'è amore nella costrizione e dunque prima ancora di imporre la Legge, che è la condizione per rimanere nell'Alleanza, Dio chiede il libero assenso dell'uomo. "

A questa proposta sono legate tre promesse (vv. 5b-6).

1. “Voi sarete per me la proprietà fra tutti i popoli”. Qui "proprietà" traduce l'ebraico segullah, termine che designa il tesoro personale del re, ciò che appartiene esclusivamente al sovrano. In altre parole Dio promette che, se è vero che tutti i popoli della terra appartengono a Lui, Israele sarà ai suoi occhi come il Suo tesoro prezioso, la sua "proprietà personale" più cara: è la promessa della predilezione.

2. “Voi sarete per me un regno di sacerdoti”. Con. questa promessa si dichiara che, mentre gli altri regni della terra sono governati da re, il popolo dell'Alleanza sarà retto da sacerdoti e, dunque, avrà Dio stesso quale unico sovrano, che eserciterà per mezzo dei suoi ministri il potere e la custodia: è la promessa della regalità divina.

3. “Voi sarete per me una nazione santa”. È la promessa più alta. Dal momento che nell'Antico Testamento solo Dio è propriamente santo, affermare che il popolo dell'Alleanza sarà santo significa che esso diverrà partecipe della vita di Dio perché Dio stesso si comunicherà al suo popolo e la vita del popolo diverrà un riflesso della santità di Dio: è la promessa della comunione vitale tra Dio e il popolo.

Mosè, che fa da mediatore nella stipulazione dell'Alleanza, riporta la proposta di Dio e la sua promessa al popolo (v. 7). Soprattutto nella seconda parte del capitolo (vv. 10-25) si insisterà sull'assoluta necessità che l'Alleanza venga mediata da Mosè;. Nessuno, se non Aronne, è legittimato a salire sul monte e nessuno può ascoltare la voce di Dio. L'Alleanza mostra sì la vicinanza di Dio ma non toglie la sua trascendenza e la sua inaccessibilità, che solo il mediatore Mosè può raggiungere: IHWH è insieme il Dio vicino al suo popolo e il Dio totalmente Altro, l'Altissimo.

L'adesione entusiasta e fragile dell'uomo

Il popolo mostra di accogliere la proposta di Dio coralmente e con entusiasmo (v. 8), accettando di compiere le condizioni dell'Alleanza che consistono nell'osservanza della Legge che IHWH sta per dare. Questo assenso del popolo, «Quanto il Signore ha detto noi lo faremo», questa obbedienza entusiasta sembra voler segnare il superamento dei momenti di fragilità e di crisi emersi nell'atteggiamento di Israele con Dio. Ancora, però, il popolo non ha imparato la fedeltà: infinite altre cadute sembreranno minacciare la relazione di predilezione tra Dio e il suo popolo, ma l'Alleanza non verrà revocata perché essa non si fonda sui meriti del popolo ma sulla fedeltà di Dio.

Nella Chiesa si realizzano le promesse del Sinai

Nel N uovo Testamento la Chiesa, comunità dei discepoli di Cristo e popolo della nuova Alleanza, è invitata a prendere coscienza che le tre promesse del Sinai si sono in lei realizzate: «Voi siete la stirpe eletta, il regno sacerdotale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato» (lPt 2,9; cfr. anche Ap 1,6; 5,10).

L'Alleanza del Sinai si traduce nella vita del credente in quell'esperienza personale di incontro con Dio attraverso la quale siamo venuti alla fede. Il Battesimo segna per il cristiano l'ingresso in quell'Alleanza nuova che ha nel sacrificio eucaristico l'evento costitutivo: l'Eucaristia è il nostro nuovo Sinai in cui la Chiesa, proveniente da mille diverse nazioni, diviene «un solo popolo nuovo che ha come fine il Regno di Dio, come condizione la libertà dei suoi figli e come statuto il precetto dell'Amore» (cfr. Lumen Gentium, n. 9).. .

Applicati, in silenzio alla parola quando questa avrà messo radici in te, applicala a te stesso.

 

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