L'invito a partecipare al convegno, che si è svolto non lontano da Assuan dal 21 al 23 settembre era stato rivolto a me, missionario comboniano, dallo sheikh Hussein, capo di una confraternita (tariqa) sufi che ha la sua base a Busayliyya, un villaggio dell'Alto Egitto, a nord di Edfu, città nota per il tempio dedicato al dio Horus e, oggi, anche per l'incendio della chiesa copta, il 30 settembre, che ha portato alle violente proteste del Cairo il 9 ottobre, con circa 25 vittime.
L'occasione è stata la commemorazione dello sheikh al-Bayyumi, morto nel 1938, fondatore di quella confraternita, che da lui ha preso il nome, tariqa al-Bayyumiyya. Simili festività sono frequenti presso i santuari sufi, dove riposano i resti di santi musulmani venerati dal popolo. Sono però spesso osteggiate dai legalisti dell'islam sunnita, in particolare dai movimenti islamici di natura politica, quali i wahhabiti, i Fratelli Musulmani e i salafiti, legati a una lettura fondamentalista del Corano e dei testi sacri dell'islam, e che, dopo la "rivoluzione" del 25 gennaio scorso, stanno rialzando la testa in tutto il paese.
Perché questo invito? Credo sia stato perché molti ambienti musulmani mi ritengono uno studioso del sufismo. Ho trascorso molti anni approfondendo la mistica islamica e ho pubblicato vari lavori sull'argomento. L'antologia di testi sufi intitolata Manifestazioni spirituali dell'Islam, curata da me e da Ahmed Hasan Anwar (prima mio studente e poi collega; ha da poco ottenuto il dottorato in sufismo), ha avuto e continua ad avere successo. Grazie all'amicizia di Ahmed, mi si sono aperte moltissime porte nel mondo sufi, ho partecipato a numerosi loro incontri e convegni e ho potuto instaurare un dialogo con un gran numero di musulmani.
Ambedue abbiamo partecipato al festival dei sufi di Busayliyya. Grande è stata la partecipazione della popolazione locale. Presenti anche molti membri di altre confraternite dell'Alto Egitto. Sempre oltre 1.000 i partecipanti al festival durante i tre giorni. La sera di giovedì 22 settembre, nella piazza centrale c'erano non meno di 2.000 persone. Si è ballato dalle 11.00 di sera alle 4 del mattino. Un noto cantore locale ha cantato ininterrottamente per 5 ore, mentre la gente si lanciava in danze, tipiche dei sufi, caratterizzate da movimenti rotanti, sempre in crescendo, fino a raggiungere uno stato di trance, interpretato dai sufi come estasi, cioè "incontro con Dio".
Ci era stato chiesto di parlare del sufismo. Lo sheikh Hussein aveva precisato che avremmo dovuto spiegare a gente semplice, che vive il sufismo a livello più che altro emotivo, il vero senso di questa spiritualità islamica. Ovvio lo scopo: controbattere le accuse che puntualmente vengono lanciate contro il sufismo da parte di ambienti islamici legalisti.
Cammino spirituale
Nel mio intervento ho sottolineato due fondamentali aspetti del sufismo. Il primo è il principio secondo cui la spiritualità ha il primato sulla ritualità. Non basta compiere cerimonie esteriori, se non c'è una previa profonda e seria conversione del cuore. Questo è un pilastro di base del sufismo, come lo è di ogni spiritualità degna di questo nome. Al riguardo, esistono testi sufi molto importanti, che occorre far conoscere a chi vuole orientarsi nel cammino spirituale.
Il secondo è stato il tema dell'amore per Dio e di Dio, che deve però essere aperto a tutta l'umanità, anzi a tutto il cosmo. Commentando una serie di antichi testi sufi, ho mostrato come per i più grandi mistici questo amore è il vertice della vita spirituale. Le reazioni raccolte alla fine, a cominciare da quella dello sheikh Hussein, mi hanno convinto che i due temi e il modo in cui li avevo trattati li aveva particolarmente interessati.
Ahmed Hasan Anwar ha chiarito alcune questioni riguardanti l'origine del sufismo, il vero significato della parola sufi e il ruolo che questa corrente mistica ha avuto e ha nella tradizione islamica. Precisa e decisa la sua conclusione: «Contrariamente a quanto si sente dire in alcuni ambienti, islamici e non, il sufismo non è un movimento marginale nella storia dell'islam, ma ne fa parte integrante».
Non avrebbe potuto dire altrimenti. Eliminare il sufismo dalla storia dell' islam significherebbe privare la storia di questa religione di molte delle sue più importanti manifestazioni nel campo della letteratura, dell'arte e della poesia. I sufi sono stati una fonte continua di ispirazione in tutti i campi del pensiero e le loro confraternite hanno svolto un incalcolabile ruolo educativo all'interno delle comunità islamiche a tutti i livelli e in ogni parte del mondo islamico. Tra i sufi ci sono stati grandi educatori sia a livello umano che religioso, come pure famosi pensatori. Un nome su tutti: Ibn 'Arabi (Andalusia, 1165 - Damasco 1240), insuperabile maestro, uno degli autori più letti anche oggi a livello mondiale.
L'incontro di Busayliyya ha serbato a me e ad Ahmed una felice sorpresa finale. Mentre passeggiavamo per il mercato locale, dietro la chiesa cattolica, siamo stati fermati da un uomo che portava in braccio un bambino e ne teneva un altro per mano. Lì per lì, abbiamo pensato chiedesse l' elemosina. Invece, ci ha salutato, si è presentato - «Sono l'imam della moschea che vedete al centro del mercato» - e ci ha ringraziato per quanto avevamo detto al convegno. Ci ha poi invitato a fargli visita il giorno seguente. Cosa che abbiamo fatto. Ci ha accolto con estrema cortesia. A me ha subito indicato la "cattedra" dei predicatori: «Accomodati lì». Per due lunghe ore abbiamo parlato del sufismo, della vita spirituale e dell'amore.
Non sono tanto ingenuo da pensare che basti una conferenza per cambiare il cuore e il comportamento di migliaia di persone. Ma ritengo positivo il fatto che quei sufi abbiano accettato che a parlare della loro spiritualità fosse un cristiano, per di più un sacerdote cattolico. Alla fine, sono rimasti in tutti il desiderio di conoscerci meglio e l'impegno di incontrarci di nuovo per altri simili incontri.
La spiritualità, più che la religione, è un punto importante del dialogo tra le religioni. «Lo Spirito soffia dove vuole...». Lo credo io e lo credono loro. È bene lasciarlo soffiare. A noi spetta il compito di farci strumenti della sua azione e pregare perché penetri in tutte le persone e faccia lievitare in loro la vita secondo la logica del Regno di Dio. Vita fondata sul comandamento supremo: ama Dio e ama il tuo prossimo. In sha' Allah.
Giuseppe Scattolin
(da Nigrizia, anno 2011, n. 11, p. 66)