Ecumene

Venerdì, 29 Ottobre 2010 20:35

Principi guida del nuovo vademecum (Andrea Pacini)

Vota questo articolo
(1 Vota)

Lo scorso 23 febbraio la Conferenza episcopale italiana ha pubblicato il Vademecum per la pastorale delle parrocchie cattoliche verso gli orientali non cattolici, con una presentazione del direttore dell'Ufficio nazionale per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso della Cei e dal direttore dell'Ufficio nazionale per i problemi giuridici.

Dialogo ecumenico

 Principi guida del nuovo vademecum

di Andrea Pacini

 

Lo scorso 23 febbraio la Conferenza episcopale italiana ha pubblicato il Vademecum per la pastorale delle parrocchie cattoliche verso gli orientali non cattolici, con una presentazione del direttore dell'Ufficio nazionale per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso della Cei e dal direttore dell'Ufficio nazionale per i problemi giuridici. II Vademecum si apre con una parte di introduzione descrittiva, in cui si presenta I'attuale situazione italiana, caratterizzata da una presenza significativa di fedeli ortodossi (sia pre-calcedonesi sia, in misura ben maggiore, calcedonesi ovvero di tradizione bizantina). A questa presentazione fa seguito una sintesi sul dialogo ecumenico in corso tra Chiesa cattolica e Chiese ortodosse e una succinta riflessione sulla sostanzialmente comune comprensione della dimensione sacramentale. La seconda parte tratta in modo articolato delle modalità con cui condividere il culto liturgico sacramentale con i fedeli delle Chiese orientali non cattoliche.

II punto di partenza con cui i vari argomenti vengono trattati e da un lato il riconoscimento da parte cattolica della validità dei sacramenti delle Chiese ortodosse, dall'altro la presa d'atto che la reciproca accoglienza sacramentale non è simmetrica. Per la Chiesa cattolica infatti il ministro cattolico può amministrare i sacramenti dell'eucaristia, penitenza e unzione degli infermi ai fedeli orientali non cattolici a condizione che la richiesta del sacramento sia spontanea, sussista una buona disposizione personale e il grave bisogno spirituale. Sebbene la Chiesa cattolica preveda che i propri fedeli alle medesime condizioni possano ricorrere al ministro ortodosso, il documento è chiaro nel prendere atto che la disciplina ortodossa non prevede però tale possibilità. Il Vademecum sottolinea tuttavia che non è lecito per un ministro cattolico ammettere all'eucaristia un fedele ortodosso che sia divorziato e risposato, anche se questa prassi è lecita per l'ortodossia.

Senza voler ripercorrere in dettaglio tutti i suggerimenti proposti dal documento, è però importante sottolineare alcuni principi guida. Nel documento emerge per un verso la preoccupazione di garantire un tono profondamente ecumenico alle relazioni con le Chiese orientali presenti in Italia; dall'altra parte si tiene conto in modo adeguato delle situazioni specifiche dei singoli fedeli, del loro bene spirituale e della loro libertà in materia di scelta religiosa. Questa duplice attenzione sembra illuminata e importante, anche se forse le Chiese ortodosse avranno difficoltà a recepirla nella sua interezza. Queste ultime tendono infatti a considerare i propri fedeli in termini spesso "possessivi" e a ritenere che sia meglio non alimentare la vita sacramentale, piuttosto che accedere ai sacramenti cattolici. Un altro principio guida in questo ambito è l'attenzione a cercare di favorire l'eventuale partecipazione sacramentale rispettando la competenza delle Chiese greco-cattoliche presenti sul territorio, ovvero rinviando ad esse gli ortodossi in situazione di bisogno sul piano sacramentale piuttosto che accoglierli nella Chiesa latina.

Si tratta naturalmente di una attenzione di cui tener conto, ribadita in modo costante nel documento, che può tuttavia scontrarsi con due difficoltà: la prima difficoltà, di carattere pratico, e l'effettiva presenza articolata sul territorio di Chiese greco-cattoliche; queste ultime sono in effetti ben più raramente presenti di quelle ortodosse. Se il fedele ortodosso generalmente spinto a chiedere i sacramenti in una Chiesa cattolica per motivi di prossimità territoriale e abitativa, sembra difficile che a questa esigenza possano rispondere in Italia le Chiese greco-cattoliche. L'altra difficoltà e invece di ordine ecclesiologico da parte ortodossa: generalmente restie ad ammettere che i propri fedeli possano accedere ai sacramenti cattolici, le gerarchie ortodosse preferirebbero di gran lunga che in tale eventualità si accedesse alla Chiesa latina, ritenendo la frequentazione delle Chiese greco-cattoliche una forma di larvato uniatismo.

In nome della libertà di coscienza propria di ogni persona, e in ottemperanza a quanto sottoscritto nel documento di Graz da tutte le Chiese cristiane in Europa, il Vademecum prevede anche esplicitamente la possibilità di accogliere la richiesta di fedeli ortodossi che intendano passare individualmente alla Chiesa cattolica: è richiesta una domanda al vescovo diocesano e, una volta accolta, la celebrazione di un rito di accoglienza con professione di fede. Il battesimo ortodosso è ritenuto valido, e si chiede che queste ammissioni alla comunione cattolica siano registrate in un apposito registro. Da notare anche in questo caso l'indicazione di valorizzare le Chiese greco-orientali che potrebbero essere di riferimento per l'ortodosso che intende passare alla comunione cattolica .

Maggiori dettagli sono sviluppati in rapporto al matrimonio, per la nota questione per cui la Chiesa ortodossa, pur affermando la sostanziale indissolubilità del matrimonio, ammette il divorzio e le seconde e terze nozze, e per l'altra questione del ministro del matrimonio, che per la disciplina ortodossa è il sacerdote e non gli sposi. In caso di matrimonio misto si ribadisce la prassi vigente che contempla la dispensa per mista religione. L'aspetto più delicato riguarda la futura educazione religiosa dei figli, dal momento che la Chiesa ortodossa richiede l'impegno a battezzarli nella chiesa ortodossa per concedere il permesso di celebrare il matrimonio misto.

Per questo il Vademecum sottolinea l'importanza di una fraterna collaborazione tra i pastori cattolici e orientali non cattolici. Si ribadisce che la forma canonica del matrimonio misto - cui è tenuto il coniuge cattolico - è necessaria solo per la liceità e non per la validità: per questo l'ordinario può esimere dall'osservanza della forma canonica per causa grave, anche se per la validità della celebrazione occorre che l'assistente sia un sacerdote e non un diacono.

Il Vademecum non nasconde il fatto che la maggior parte delle Chiese orientali non cattoliche esigono la presenza di un loro sacerdote per la validità del matrimonio. Per questo se il matrimonio misto è celebrato in forma cattolica, è spesso considerato invalido: la prassi di far seguire talora un matrimonio in forma ortodossa è un abuso. II Vademecum fa chiarezza su un aspetto importante che spesso suscita problemi e dubbi nei parroci e nelle curie diocesane: l'ordinario del luogo può permettere che il matrimonio misto con una parte orientate non cattolica sia celebrato durante la santa messa. In questo caso entrambi gli sposi possono ricevere la comunione eucaristica, se la chiedono spontaneamente e se sono ben disposti.

Riguardo alla richiesta di edifici di culto cattolici da usare per il culto ortodosso il Vademecum sottolinea giustamente la competenza del vescovo diocesano - e non del singolo parroco o superiore religioso - su queste questioni, e impone in primo luogo di verificare la canonicità della chiesa che presenta la richiesta. In caso di risposta positiva si suggerisce al vescovo di concedere preferibilmente edifici sacri non in uso, mentre si fa divieto di accettare che siano nominati sacerdoti ortodossi precedentemente appartenenti alla Chiesa cattolica.

Si prevede anche l'ospitalità liturgica ordinaria in una chiesa cattolica ancora in funzione, stabilendo che sia preferibile che la Santissima Eucaristia sia conservata nel medesimo tabernacolo in pissidi diverse, senza vietare che in casi particolari le specie sacramentali consacrate nella liturgia ortodossa possano essere conservate in un luogo diverso. In sintesi il Vademecum articola in modo adeguato la disciplina vigente, permettendone un'applicazione più chiara e omogenea, che non può non favorire rapporti ecumenici più costruttivi.

 

(da Vita Pastorale, n. 7, 2010)

Letto 3405 volte
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

Search