Ecumene

Lunedì, 09 Agosto 2004 22:02

"Ora vi precede in Galilea…"

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di Vladimir Zelinskij

Sant'Ireneo, come san Giovanni Crisostomo, diceva che la Chiesa ringiovanisce sempre: ogni epoca dell'era cristiana può provare in se stessa la verità di queste parole. Questa giovinezza che si rinnova "come aquila" (Sal. 103, 5) è la fioritura dell'inesauribile mistero di Cristo, di cui la nostra fede scopre sempre il volto nuovo. Ogni scoperta non ne cancella un'altra, anzi, la rivela ancora nella luce del Regno.

Gesù - il Signore dei primi cristiani - proclamato dagli apostoli, definito con i concetti del pensiero greco dai concili ecumenici, contemplato in quanto Figlio di Dio dai padri, vissuto nella Sua intimità spirituale dagli eremiti, venerato nei ritmi liturgici e ascetici dei monasteri, dipinto, adorato, comunicato, anche contestato… C'è un Cristo della storia e del cosmo, del deserto e delle grandi processioni, dell'ubbidienza umile fino alla morte e della protesta dei poveri… Nessuna di queste scoperte avviene per caso perché anche il mistero compie il suo pellegrinaggio con gli uomini e si chiarisce nuovamente ad ogni angolo della loro storia sociale, intellettuale, spirituale…

La Shoah ci ha portato alla riscoperta del volto di Gesù ebreo, la cui ebraicità non può mai essere cancellata. Quell'incontro nuovo con il nostro Dio, il vero uomo e, quindi, anche il vero ebreo sulla terra, ci ha messo davanti tanti esami di coscienza e di teologia… L'antisemitismo "classico" almeno in Occidente ha perso il suo "permesso di soggiorno teologico" nelle nostre chiese. Ufficialmente condannato, moralmente e culturalmente smascherato, quell'energumeno pagano che mai invecchia, è tornato fra noi da clandestino e sopravvive bene anche senza certificato di buona condotta ecclesiale, contando su buone conoscenze in tutte le categorie della società. Si presenta a volte con le buone maniere di un nobile combattente per la pace che, ad esempio, dichiara nei sondaggi che proprio il piccolissimo Israele rappresenta la minaccia più grave alla sicurezza mondiale… Non è difficile riconoscere in quest'opinione una nuova maschera dell'eterno "complotto mondiale", il sogno ossessionato di quel personaggio che odia essere identificato con il proprio nome.

Il vero problema, però, è più essenziale. La porta attraverso la quale abbiamo cacciato l’antisemitismo è rimasta aperta alle sfide che nascono proprio dall'interno della millenaria tradizione cristiana. Una volta eliminata la volgare condanna di deicidio - il confine tra il volgare e il teologico è sempre stato assai labile - la base della nostra fede cambia, ringiovanisce, si arricchisce, ma si fa più vulnerabile. È come se il fossato scavato nel passato dai padri attorno al nostro castello sia colmato, e i solidi muri costruiti per difendere le ricchezze del nostro patrimonio siano crollati. Come cambiare, ad esempio, l'antichissima "teoria della sostituzione", che affermava che l'elezione di Dio è passata dagli ebrei ai cristiani, e che il vecchio Israele è rigettato da Dio e quello nuovo ormai è la Chiesa? Che fare con la "radice santa" (Rm 11, 16) di Israele, se l'albero cresciuto da questa radice è così diverso dal ceppo? Come parlare della Gerusalemme Celeste della Parusia cristiana ignorando la Gerusalemme di oggi? Non sono domande facili neanche per i partigiani più fervidi del dialogo ebraico-cristiano. Esse sono ancora più difficili per gli ortodossi che si appoggiano all'eredità dei padri, in primo luogo di Giovanni Crisostomo, uno dei più severi persecutori teologici dei giudei…

È vero: dopo la Shoah non si possono mantenere gli antichi steccati, non in nome di un qualche umanesimo laico, nascondendo la fede in Cristo, ma proprio in nome della fede. "Io sono la porta delle pecore" (Gv.10, 10): questa porta di nome Gesù si apre non solo alle nostre anime, ma anche ai nostri problemi teologici. Forse, siamo sulla soglia di quella porta che si apre di nuovo al mistero d'Israele. "Alla tua luce vediamo la luce", dice il Salmo (36, 10), perché la luce di Cristo cade su tutti gli enigmi della storia, anche i più oscuri, per i quali ogni parola umana costituisce una profanazione… Accanto al Gesù del credo c'è il Gesù del silenzio, il Gesù della tomba del Sabato Santo, il Gesù crocifisso nel Suo popolo…

Le donne che andarono a visitare il sepolcro di Gesù furono spinte non dalla fede come la intendiamo oggi, ma solo dall'amore e dalla compassione. Per loro il Maestro era morto. E l'angelo in vesti bianche disse: "Non abbiate paura, voi! È risorto". Sepolto e risorto a Gerusalemme, Gesù, da Signore, da Colui che siede alla destra del Padre, torna al luogo della Sua infanzia, della Sua vita sconosciuta. "Ora vi precede in Galilea" (Mt 28, 7). Non potrebbe diventare anche il luogo del nostro prossimo incontro con Lui?

 

 

 

 

Letto 2007 volte Ultima modifica il Martedì, 13 Settembre 2011 19:21
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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