Ecumene

Domenica, 08 Agosto 2004 15:00

Il Patriarca di Mosca propone di superare le divisioni

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Il patriarca di Mosca Aleksij II, insieme al Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa, ha preso una decisione importante per tentare di sanare lo scisma della stessa Chiesa, avvenuto nel contesto drammatico della rivoluzione bolscevica, ma tuttora perdurante nonostante che l'Urss sia collassata già dal 1991: ha proposto la creazione di una "metropolìa" che dovrebbe raggruppare - pacificati - tutti i fedeli di tradizione ortodossa russa viventi in Europa occidentale, per formare un unico corpo canonico collegato con la Chiesa Madre di Mosca.
Di seguito, riportiamo integralmente la lettera del patriarca, datata 1 aprile 2003, con qualche piccola modifica al testo tradotto dalla parrocchia ortodossa russa di Torino.

All'eminentissimo metropolita Antonio di Surozh
All'eminentissimo arcivescovo Simone di Bruxelles e del Belgio
All'eminentissimo arcivescovo Innocenzo di Chersoneso
All'eccellentissimo vescovo Gabriele di Comana, Locum Tenens dell'arcidiocesi delle parrocchie ortodosse russe in Europa occidentale
All'eccellentissimo vescovo Ambrogio di Ginevra e dell'Europa occidentale (Chiesa Ortodossa Russa all'Estero)
e a tutte le parrocchie ortodosse di tradizione russa in Europa Occidentale

Veneratissimi presuli, cari padri, fratelli e sorelle!

Durante questi quaranta giorni della santa Quaresima pensiamo costantemente al futuro dell'eredità della Chiesa russa, di tradizione ortodossa russa, nei Paesi dell'Occidente.
Per grazia di Dio, per l'intercessione della Regina del cielo, e per le preghiere dei Nuovi Martiri e Confessori della Russia, la vita della Chiesa nel nostro Paese sta ora rinascendo con successo in tutta la sua pienezza. Naturalmente, non si deve cadere nella tentazione di un trionfalismo mal riposto: dal lato umano ci sono ancora moltissime mancanze nel buon ordine della nostra Santa Chiesa. Il Signore si aspetta da noi una maggior profondità di penitenza, una maggior prontezza al sacrificio, un maggiore zelo per la salvezza e l'illuminazione dei milioni di persone che, pur battezzate, non sono state cresciute nell'infanzia nella fede ortodossa. Tuttavia, le tentazioni e le debolezze che si possono osservare nella comunità ecclesiale nel nostro Paese sono dovute in parte a "dolori di crescita". Un risveglio primaverile dopo un lungo e forzato inverno di empietà non può essere né istantaneo né indolore.

Il quadro cambia quando vediamo la vita ecclesiale dei nostri compatrioti nella diaspora. La prima domanda che inevitabilmente sorge è: come si può spiegare la separazione che continua tra le parti separate della Chiesa russa? Chiaramente è stata causata dalla tragedia storica del popolo russo, dal collasso della società prodotto dalla catastrofe della Rivoluzione. Sia il metropolita Antonio [Khrapovitskij] che il metropolita Evlogij hanno spiegato chiaramente che il loro allontanamento dalla piena unità con la Chiesa Madre nel nostro Paese era motivata solo da ragioni politiche e non da altro. Questi eccezionali grandi pastori, ognuno a modo suo, amavano profondamente la Russia che non avrebbero mai più rivisto, ed entrambi credevano che l'unità ecclesiale sarebbe stata restaurata non appena si fosse spezzato il giogo che opprimeva il loro Paese. Lo credevano pure i loro confratelli vescovi, che sperimentarono la piena ferocia della persecuzione della Chiesa nell'Urss di quel tempo. Lo credeva anche Sua Santità Fozio, patriarca di Costantinopoli, quando, nel 1931, espresse l'opinione che la temporanea subordinazione dell'Esarcato russo dell'Europa occidentale al trono di Costantinopoli sarebbe continuato "finché, Dio volendo, saranno restaurate l'unità e l'immagine intatta della santa Chiesa russa sorella". Sua Santità il Patriarca Atenagora lo confermò quando, nel 1965, diede all'esarcato delle parrocchie russe in Europa occidentale la sua benedizione per il ritorno nel seno della Chiesa ortodossa russa.

Difficilmente possiamo dubitare che sia giunto il tempo per la restaurazione dell'unità. Lo abbiamo già scritto in lettere fraterne, nel settembre dello scorso anno, a Sua Santità Bartolomeo, patriarca di Costantinopoli, e nell'anno precedente ai membri del Concilio episcopale della Chiesa russa all'estero. Consideriamo che sia ormai giunto il tempo per indirizzare questa lettera direttamente ai nostri compatrioti nei Paesi dell'Europa occidentale, e ai loro pastori spirituali. Perché, ora che gli anni delle dure prove sono passati, quando la Chiesa Madre può liberamente vivere la sua chiamata e la Russia aspira a restaurare la continuità con il proprio passato storico, le divisioni ecclesiali continuano ancora, anche se le loro ragioni sono da lungo tempo scomparse? Perché non compiamo le speranze dei nostri predecessori e padri spirituali?

A parte le ragioni (negative), originate dalla tendenza umana al peccato, vi sono altre ragioni, positive, per fare questo passo. I nipoti ed i pronipoti degli emigrati della "prima generazione" sentono in ogni senso di avere messo radici nei Paesi dove ora vivono, e dove svolgono un ruolo attivo nella vita sociale e culturale. Mentre l'eredità dei loro padri è per loro preziosa, molti di questi rappresentanti della tradizione spirituale russa che vivono in Europa occidentale desiderano conservare le forme di vita ecclesiale che si sono gradualmente sviluppate nel corso di molti anni in condizioni piuttosto diverse da quelle in cui la Chiesa si è trovata in Russia, anche se queste forme sono radicate nella stessa tradizione canonica, esposta nei regolamenti stabiliti dai Concili ecumenici e locali e dai Padri della Chiesa, tradizioni rese manifeste negli atti e nelle decisioni del Concilio (Sobor) locale pan-russo del 1917-1918.

In aggiunta a ciò, le parrocchie fondate da russi e che seguono le tradizioni russe hanno acquisito nel corso degli anni un carattere multinazionale, e nella pratica liturgica hanno fatto un uso diffuso delle lingue locali, cosa che, sin dai tempi dei santi Cirillo e Metodio [secolo IX], è stata invariabilmente una caratteristica del lavoro pastorale e missionario ortodosso.

Perciò, per avere una certa garanzia di conservazione di un ordine stabilito e consueto, alcuni dei nostri compatrioti che vivono in Paesi occidentali - e alcuni degli ortodossi locali che formano parte di comunità che vivono secondo la tradizione russa - desiderano strutturare la loro vita ecclesiale secondo i propri Statuti, che garantiscono autogoverno interno e l'elezione del proprio vescovo, a condizione che il vescovo così eletto sia quindi confermato dal Patriarca di Mosca e di tutta la Rus' [Antica Russia] e dal Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa.

Tali desideri sono stati espressi in particolare dall'Assemblea diocesana della diocesi di Surozh, e hanno trovato espressione nella bozza dei suoi Statuti. Essi rappresentano anche un elemento molto significativo nelle conclusioni a cui è arrivata la "Commissione sul futuro dell'arcidiocesi delle parrocchie ortodosse russe in Europa Occidentale" stabilita due anni or sono dal defunto arcivescovo Sergio di Eucarpia. Tale sistemazione è anche indicata negli attuali Statuti dell'arcidiocesi.

Prendendo in considerazione il peso combinato di questi desideri, considero che essi si possano realizzare attraverso la creazione in Europa occidentale di una singola metropolìa, consistente di diverse diocesi, ed estesa a tutte le parrocchie, monasteri e comunità ortodosse di origine russa e di tradizione spirituale russa, che desiderano far parte di tale metropolìa. Inoltre, a questa metropolìa dovrebbe essere accordato il diritto all'autogoverno, inclusa l'elezione del proprio capo da parte di un Concilio della metropolìa composto da vescovi, presbiteri e laici sulla base di Statuti da redigere con la partecipazione di tutti i gruppi della diaspora ortodossa russa nei Paesi dell'Europa occidentale.

Fino a che non potrà avvenire la prima elezione di un metropolita, consideriamo giusto affidare la cura della neo-costituita metropolìa a Sua Eminenza il metropolita Antonio di Surozh, nonostante il desiderio da lui precedentemente espresso di dimettersi. La straordinaria esperienza pastorale e la riconosciuta autorità spirituale di questo vescovo universalmente rispettato agirà come garanzia di successo per questo nuovo modo di organizzare la vita della Chiesa ortodossa russa in Europa occidentale.

Nel periodo precedente l'elezione, l'eminentissimo arcivescovo Simone di Bruxelles e del Belgio, l'eminentissimo arcivescovo Innocenzo di Chersoneso, l'eccellentissimo vescovo Gabriele di Comana, l'eccellentissimo vescovo Ambrogio di Ginevra e dell'Europa occidentale, così come l'arcivescovo Anatolij di Kerch, il vescovo Basilio di Sergievo e il vescovo Michele di Claudiopoli, pur mantenendo i propri consueti poteri, sono invitati a divenire stretti collaboratori e assistenti del metropolita Antonio. In una fase successiva, l'eminentissimo arcivescovo Marco di Berlino, Germania e Gran Bretagna (Chiesa russa all'estero), l'eminentissimo arcivescovo Longhin di Klin, l'eminentissimo arcivescovo Teofane di Berlino e di Germania, e l'eminentissimo arcivescovo Paolo di Vienna e Budapest dovrebbero ovviamente essere invitati a prendere parte al processo, in modo tale che la restaurazione dell'unità ecclesiale nella diaspora russa possa essere estesa anche ai Paesi dell'Europa centrale.

Speriamo che una metropolìa autonoma, che unisca tutti i fedeli di tradizione ortodossa russa nei Paesi dell'Europa occidentale, serva, in un tempo a Dio gradito, come fondamento della futura istituzione canonica di una Chiesa ortodossa locale multinazionale in Europa occidentale, da costituire in un uno spirito di conciliarità da parte di tutti i fedeli ortodossi che vivono in tali Paesi.

In spirito di amore mi appello a voi tutti, cari presuli, padri, fratelli e sorelle, chiedendovi di collaborare nella grande opera di guarigione delle dolorose divisioni della diaspora russa. Possa il Signore dell'amore e della pace benedire i vostri sforzi.

Aleksij Patriarca di Mosca e di tutta la Rus'

 

 

Letto 1822 volte Ultima modifica il Martedì, 13 Settembre 2011 18:21
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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