Attraverso una serie di iniziative di alto valore simbolico e, in particolare, dalla sua visita al Tempio Maggiore di Roma il 13 aprile 1986 al suo pellegrinaggio in Israele ed alla sua preghiera al Muro del Tempio di Gerusalemme, Giovanni Paolo II ha dato una nuova ampiezza ed una nuova sfumatura a queste relazioni, come testimoniano anche gli atti delle Chiese cattoliche francesi, tedesche e polacche, la dichiarazione del Vaticano sulla Shoah e lo stabilirsi di rapporti diplomatici tra la Santa Sede e lo Stato di Israele.
È per questo che noi, rappresentanti ebrei partecipanti agli incontri, rendiamo omaggio al Papa Giovanni Paolo II.
Il secolo appena trascorso ha visto la Shoah, il più grande crimine della storia, in cui sono scomparsi circa un terzo degli ebrei del mondo, realizzarsi in questa Europa alla cui civilizzazione l'ebraismo ha dato apporti notevoli. Negazione dell'unità del genere umano, la Shoah impone angoscianti domande all'intera umanità, ed anche una riflessione sulle condizioni storiche che hanno permesso l'enormità del crimine. Questa riflessione non valga a nutrire il risentimento, ma ad affermare le basi di una coesistenza fraterna.
In questo tempo, in cui assistiamo ad una dissoluzione dei valori e che alcuni arrivano ad uccidere in nome di Dio, è dovere dei capi spirituali delle diverse religioni, come ha appena proclamato la recente riunione di Assisi, denunciare il razzismo, l'antisemitismo ed il terrorismo e invocare la pace tra i popoli.
Forti della nostra identità, depositari della storia dell'ebraismo europeo, assertori della democrazia, affermiamo anche i nostri legami con il popolo d'Israele. Constatando con inquietudine, il risorgere di violenti segnali antisemiti, riconoscibili sotto le loro nuove maschere, noi salutiamo la lotta che la Chiesa Cattolica conduce al nostro fianco contro gli sviamenti pieni d'odio (odiosi) del messaggio divino.
Speriamo di rinnovare periodicamente questi incontri europei, al più alto livello, tra ebrei e cattolici.
_____________________________
Noi, rappresentanti cattolici partecipanti agli incontri europei, dichiariamo che:
Tutta la nostra fraternità con le comunità ebraiche è fondata non su considerazioni politiche ma sulle nostre convinzioni spirituali più profonde e soprattutto sulla nostra fede nell'alleanza sancita da Dio.
Consapevoli delle nostre responsabilità nella storia ebraica, ci teniamo a riaffermare con fermezza il rifiuto di ogni antisemitismo, sia esso secolare o religioso. Il cristianesimo non può né deve essere mai strumentalizzato per giustificare proposito o atti di disprezzo e di violenza nei confronti degli ebrei.
Più di cinquant'anni fa si rischiava di costruire una Europa eliminando gli Ebrei. Ci teniamo a ricordare che la memoria ebraica e la memoria cristiana sono parti costitutive della memoria europea. L'Europa di oggi non può comprendersi senza il suo radicamento nella Legge ricevuta da Mosè sul Sinai.
Ci sta a cuore che l'insegnamento della storia della Shoah sia trasmesso alle giovani generazioni cristiane perché l'idolatria di sé, promossa dal nazismo fino al rifiuto dell'altro ed alla sua eliminazione, sia per sempre bandita dalla nostra civiltà.
Noi preghiamo perché a Gerusalemme venga la Pace!
Parigi, 29 gennaio 2002