Ecumene

Mercoledì, 31 Agosto 2005 21:03

Conclusione (Renzo Bertalot)

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L’ecumenismo è ormai “irreversibile”; oggi si trova rafforzato da una metodologia robusta che favorisce sia il confronto sia le convergenze. Dio ci ha fatto dono del dialogo, nella sua qualità di strumento, affinché chiunque crede intenda.

CONCLUSIONE

Il secolo appena trascorso ha inserito in maniera determinante, nella metodologia ecumenica, uno strumento valido nell’incontro tra i cristiani: l’unità nella diversità.

Non era così ai tempi in cui Lutero e Zwingli si contrapposero nell’interpretazione della Cena del Signore a Marburgo nel 1529.

Non era così a Ratisbona quando, nel 1541, Roma e la Riforma dovettero sospendere l’ultimo tentativo di riconciliazione del XVI secolo.

Le difficoltà su questi temi ancora travagliano il DNA delle nostre confessioni. Pensiamo al chiarimento necessario tra battisti e pedobattisti, all’esigenza di non perdere di vista i punti partenza e alla lentezza del procedere nella “perennis reformatio” del concilio Vaticano II in assonanza con la “ecclesia semper reformanda” del protestantesimo.

Non possiamo però nasconderci le molte luci di speranza che hanno permesso di progredire nel dialogo e nella crescita della comunione “reale” anche se reciprocamente “imperfetta”.

L’ecumenismo è ormai “irreversibile”; oggi si trova rafforzato da una metodologia robusta che favorisce sia il confronto sia le convergenze. Dio ci ha fatto dono del dialogo, nella sua qualità di strumento, affinché chiunque crede intenda.

È importante sapere quello che Dio pensa di noi; è secondario sapere quel che noi pensiamo di Dio: cogitor ergo sum.

Non siamo più alle prese con ecclesiologie alternative, ma di comunione e in dialogo tra di loro. Sono passati trent’anni!

Nelle pagine precedenti abbiamo raccolto le riflessioni maturate nel tempo sulla figura di Maria in alcuni significativi esempi dell’area protestante. Tali considerazioni necessitavano e necessitano tuttora a maggior ragione di ulteriori studi e approfondimenti. Intanto bisogna passare il testimone alle nuove generazioni.

Se la Sacra Scrittura è la carta costituzionale del cristianesimo, se le chiese si riferiscono ad essa come fonte, possiamo ben dire che un secolo di ricerca e di cammino ecumenico non è stato altro che un mormorio, anche in rapporto a Maria, inteso come lode a colui che è la nostra vita: Gesù Cristo.

Diventa spontanea l’applicazione di un antico detto latino:

FONS CANIT VITAE LAUDEM MURMURE SUO.

Renzo Bertalot

 

Letto 2589 volte Ultima modifica il Sabato, 12 Novembre 2011 23:02
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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