Ecumene

Martedì, 28 Giugno 2005 22:59

Islam al femminile: le protagoniste (Federico Tagliaferri)

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Quello che segue vuol essere un breve elenco di donne musulmane (arabe e non arabe) che si distinguono per il loro impegno personale o per responsabilità di governo nella difesa e promozione della condizione femminile.

Islam al femminile:
le protagoniste

di Federico Tagliaferri


Quello che segue vuol essere un breve elenco di donne musulmane (arabe e non arabe) che si distinguono per il loro impegno personale o per responsabilità di governo nella difesa e promozione della condizione femminile.

  Rania al-Abdullah, regina di Giordania (nata nel 1970), moglie di re Abdullah, svolge un’intensa attività a livello sociale ed economico. Nel 1995 ha fondato la "Jordan River Foundation" ("Fondazione del Fiume Giordano"), un’organizzazione non governativa che si propone di favorire la partecipazione di famiglie a basso reddito a iniziative di micro-finanza, rivolgendosi soprattutto alle donne. Infatti uno degli obiettivi della Fondazione è quello di procurare un reddito alle donne che consenta loro di partecipare al mantenimento della famiglia, ma anche di stimolarne la possibilità di prendere decisioni in ambito familiare.

Tra le altre sue iniziative all’interno della Fondazione, il lancio della campagna denominata "Child Safety Program" ("Programma di sicurezza del bambino") che intende proteggere i bambini dal rischio di abusi e di avviare una campagna di sensibilizzazione a lungo termine sul problema della violenza contro i minori. Tra i punti "forti" del suo impegno, la lotta contro il "delitto d’onore" ancora diffuso nella società araba contro donne ritenute "colpevoli" di adulterio o di altri comportamenti considerati "disonorevoli" dalla famiglia e dall’ambiente sociale.



Noor Hussein (nata nel 1951), vedova di re Hussein di Giordania (morto nel 1999), conserva il titolo di regina. La sua autobiografia, pubblicata nel 2003, "Leap of Faith. Memoirs of an Unexpected Life" ("Salto di fede. Memorie di una vita inattesa") è diventato un best seller negli Usa, (dove peraltro non sono mancate critiche di antisemitismo e antisionismo). Nel suo libro affronta il tema della possibile convivenza di persone di origini culturali o religiose diverse, se questa è accompagnata dallo sforzo comune di superare antichi pregiudizi. Nel 1985, con la nascita della Fondazione "Noor al Hussein", ha riunito in un unico organismo le sue molteplici attività nel campo dello sviluppo sociale, della promozione della condizione femminile, della salute dei bambini, dell’istruzione e della cultura.

 



Shirin Ebadi, (nata nel 1947), Premio Nobel per la Pace nel 2003 è una donna avvocato che si batte per i diritti umani in Iran, e in particolare per i diritti dei bambini. Ha difeso gli studenti universitari coinvolti in proteste politiche, attirandosi l’ostilità dell’ala intransigente del regime. Ha fondato l’Associazione per i diritti del bambino in Iran (di cui è una dirigente), e ha difeso i diritti della comunità baha'i, una religione nata in Iran nel diciannovesimo secolo, i cui membri sono considerati non musulmani e spesso perseguitati.

 


Begum Khaleda Zia (nata nel 1945) è stata la prima donna del Bangladesh a diventare Primo ministro (1991-96), spiazzando quei critici che insistevano sulla figura di una casalinga che non aveva la minima esperienza in politica, e che non poteva essere in grado di dirigere un partito politico. Interessante è la circostanza che a Khaleda Zia è succeduta al governo un’altra donna, Sheikh Hasina Wajed (1996-2001), diventando il primo capo del governo nella storia del Paese a completare il mandato di cinque anni. Zia è tornata al potere nel 2001. Fin dal suo primo periodo di governo, essa si è impegnata nel promuovere la condizione femminile in ogni settore della vita del Paese, rendendo disponibile per le ragazze l’istruzione gratuita nelle scuole secondarie e introducendo incentivi agli studi, come borse di studio e programmi alimentari per studentesse.

 


 


Megawati Sukarnoputri (nata nel 1947), figlia di Ahmed Sukarno, il leader che portò l’Indonesia all’indipendenza dall’Olanda nel 1945, è presidente dal luglio 2001. È nota per la sua riluttanza a concedere interviste e a tenere discorsi pubblici. Tra i suoi primi atti dopo essere entrata in carica, le scuse per le violazioni dei diritti umani nelle province di Aceh e di Irian Jaya, anche se resta aperta la spinosa questione dell’indipendenza rivendicata da questi due territori. Spesso accusata dai suoi avversari politici di essere una casalinga dedicatasi alla politica, "Mega" (parola che significa "nuvola" nella lingua giavanese) ha una profonda avversione per le ideologie e ha condannato il fondamentalismo etnico e religioso, definendoli "falsi problemi".

 


 

Jehan Sadat (nata nel 1933), vedova del presidente egiziano Anwar Sadat, assassinato nel 1981, è impegnata da anni nel campo della famiglia e dell’eguaglianza di diritti per le donne, oltre a proseguire nello sforzo di ricerca per una soluzione pacifica del conflitto del Medio Oriente. Nel 1972 ha fondato in Egitto l’associazione "Wafa wa Amal" ("Fede e Speranza"), che ha realizzato una città per portatori di handicap, sia ex combattenti sia civili, comprendente centri di riabilitazione, cliniche, aree ricreative, ecc. Per favorire l’emancipazione femminile, Jehan Sadat ha fondato l’associazione Talla, che si propone di educare e assistere circa mille ragazze che frequentano le scuole superiori e l’università. Numerosi suoi interventi hanno contribuito a migliorare i diritti delle donne previsti dalla legge egiziana sui diritti civili. Jehan Sadat è stata spesso attaccata dagli estremisti religiosi musulmani per il suo incoraggiamento alle donne musulmane a essere più indipendenti, ed è stata criticata perché si rifiuta di indossare il velo.


(da Popoli, marzo 2004) .

Letto 2604 volte Ultima modifica il Mercoledì, 02 Giugno 2010 16:31
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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