Ecumene

Sabato, 26 Marzo 2005 20:06

Walî. Santi nell'Islam (Maria Domenica Ferrari)

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Non esiste né è mai esistito un organismo che stabilisca in modo ufficiale chi è walî. Un santo è tale per volontà popolare, talvolta la popolarità si estende a tutti i territori musulmani come nel caso dei fondatori delle confraternite.

Nell'Islam non ci sono intermediari tra Dio e l'uomo; questo però non ha impedito ai musulmani di ritenere che alcune persone abbiano un potere di intercessione e di rivolgersi a loro con preghiere in caso di bisogno spirituale o materiale. Sono i santi musulmani, anche se l'Islam ufficiale non li ha mai riconosciuti.

La parola walî (pl. awliyâ’) deriva dalla radice w-l-y che significa essere amico, essere vicino, proteggere, per cui walî è una persona vicina a Dio. Dal punto di vista giuridico il walî è il tutore della sposa, e nel passato la parola walîfu usata per gli amministratori, i governatori, i funzionari, ancora oggi in vaste aeree permangono termini che derivano da questa radice per indicare la divisione amministrativa delle province.

Nel Corano è Dio walî degli uomini (II,257); negli hadîth la parola non ha ancora assunto il significato di persona eccezionale, benedetta da Dio, ma già dal II secolo h. quest'idea sembra accettata, e elementi cristiani e ebraici non sono estranei alla sua formazione. Testi sulla vita dei meravigliosi amici di Dio morti, furono redatti molto presto.

Non esiste né è mai esistito un organismo che stabilisca in modo ufficiale chi è walî. Un santo è tale per volontà popolare, talvolta la popolarità si estende a tutti i territori musulmani come nel caso dei fondatori delle confraternite. Un walî può essere riconosciuto tale già in vita, la santità può anche essere collettiva come nel caso di una tribù o essere trasmessa di padre in figlio, e la famiglia per eccellenza in cui viene trasmessa è quella di Muhammad. Per gli sciiti gli awliyâ’ più venerati sono ‘Alî i suoi due figli Husayn e Hasan e l'ottavo imam ‘Alî al-Ridâ.

Anche se la šarî‘a lo considera un atto riprovevole, in tutto il mondo musulmano sul luogo di sepoltura degli awliyâ’ si sono costruiti mausolei, presso i quali la gente compie pellegrinaggi.

La festa in onore dei awliyâ‘ è detta mawlid o mawlûd (1), in Egitto sono particolarmente diffuse: ogni anno ne vengono celebrate, autorizzate dalle autorità, circa 300.

I mawlid possono essere celebrati sia seguendo il calendario lunare, sia quello solare o seguire i cicli dei lavori agricoli; sono caratterizzati dalla visita alla tomba e dall’adempimento dei rituali specifici (ziyâra), dal commercio e dal clima festoso di divertimento che li fanno assomigliare alle nostre fiere. Presso il luogo di sepoltura di un walî permane la baraka che egli possedeva in vita, la baraka è un forza benefica che Dio fa agli uominiche dona benessere spirituale.

Tra le più imponenti vi è quella del santo egiziano più popolare Ahmad al-Badawî (2) a Tanta sul delta del Nilo, che l'islamologo Goldziher a collegato all'antico culto egizio di Babusti descritto da Erodoto.

La tomba di ‘Abd al-Qâdiral-Jîlânî (1077-1166) a Bagdad rimane uno dei santuari più frequentati, considerato dai compilatori di monografie uno dei più grandi walî, in vita fu un teologo hanbalita (3), asceta e predicatore. La leggenda l'ha trasformato nel più grande santo dell'Islam che avrebbe detto “Il mio piede è sulla nuca di ogni santo di Dio”, gli si attribuiscono numerosi miracoli, e soprattutto in Magreb si tende a considerarlo allo stesso livello di Muhammad.

Chi sviluppò l'idea degli amici e dell'amicizia con Dio fu al-Hakîm al-Tirmidhî (m. tra 908-912).

Nel testo fondamentale da lui scitto Sîrat al-awliyâ’ (Vita dei santi) divide in due classi gli amici di Dio: walî haqq Allâh e walî Allâh, i primi si avvicinano a Dio attraverso l'osservazione delle obbligazione legali di origine divina ( haqq), mentre i secondi vi giungono per mezzo della grazia divina. Al-Tirmidhî usa anche altri due termini muhtadî (giudati rettamente) e mujtabâ(eletti). Le persone riconoscono il walî grazie a alcuni segni: una persona lo vede e nello stesso istante pensa a Dio, chi lo affronta in modo ostile viene distrutto, ha il dono della preveggenza e dell'ispirazione divina, compie miracoli (karâmât) come camminare sull'acqua, è associato a al-Khadir (4) .

Il viaggio verso Dio è un'ascesa verso il paradiso. Il walî haqq Allâh termina il suo viaggio presso il trono di Dio, arriva fino alla prossimità con Dio, ma non a Dio stesso raggiunto dal walî Allâh. Passare oltreil trono divino significa attraversare i regni della luce dei nomi divini, giungendo alla piena conoscenza e all'estinzione nell'essenza di Dio. Dio assicura loro la sua eterna benedizione anche se non sono senza peccato(ma‘sûm) come Muhammad, ma preservati dal peccato, questa benedizione gli viene comunicata o in sogno o per ispirazione divina. L'ispirazione divina di un walî è però di rango inferiore, all'apice degli amici di Dio vi è Muhammad il sigillo dei profeti o della profezia. Se il ciclo della profezia si è concluso quello della wilâya (amicizia divina) si concluderà solo alla fine dei tempi per la presenza costante dei awliyâ’.

Questo concetto verrà ulteriormente sviluppato alcuni secoli dopo da Ibn al-‘Arabî e dal tardo sufismo. Ibn al-‘Arabî riprende sostanzialmente i termini adottati da al-Tirmidhî, ma cambia la gerarchia dei awliyùa e espande il concetto di wilâya introducendone vari tipi. Una riprese di questa dottrina si ha nei secoli XVIII e XIX con Ahmad al-Tijânî ( m.1815) e Muhammad ‘Uthmân al-Mîghanî( m. 1851) fondatori rispettivamente delle confraternite Tijâniyyae Khatmiyya che si definiscono khatm al- wilâya( sigillo dell'amicizia divina).

Per Ibn Taymiyya (5) e gli Wahhabiti, contrari al sufismo, queste pratiche sono un abominio, prossime all'idolatria,

La figura del walî (o sayyid) ha caratterizzato l'Islam nord africano per circa un millennio. Le prime testimonianze storiche datano X/XI secolo, anche se certamente già prima erano vissuti asceti che con il loro comportamento ispiravano sentimenti di ammirazione tra la gente. Tra le prime personalità Abû Ya‘zâ (m. 1177) , illetterato ma carismatico e il molto meno popolare ma più dotto Ibn Hirzihim(m.1197). Discepolo dei due fu Abû Maydan (m.1197) , che studiò in oriente presso grandi maestri come ‘Abd al-Qâdir al-Jîlânî, e morì sulla strada per Tlemcen, città di cui divenne patrono.

La provenienza geografica, la diversità sociale, la contrapposizione Islam urbano Islam rurale, le tradizioni culturali dei diversi gruppi etnici, come berberi e beduini, ha prodotto alwliyâ’ molto eterogenei tra di loro, l'agiografia invece ci ha trasmesso solo alcuni tipi dominanti, il principale è il walî asceta sunnita, che rifiuta ogni ostentazione, molto spesso è a capo di una confraternita, i miracoli che opera sono stereotipati: bilocazione, visioni, lettura del pensiero.

All'opposto abbiamo awliyâ’ che conducono una vita contraria ai principi religiosi: i malâmatî come Ahmâd al-‘Arûs (m. 1463) uno dei partoni di Tunisi famoso per i detti oltraggiosi. Vi sono anche awliyâ’ guerrieri i murâbitûn da cui deriva la parola marabutto, con cui spesso si indica il walî nord africano. La santità non è solo maschile vi sono anche donne (lallâ) ricordate per la loro fede e le loro tombe sono oggetto di visita. I santi non sono solo musulmani possono appartenere anche a un'altra comunità religiosa. Con lo sviluppo del Šarifismo (6) nel Magreb, è un dilagare di baraka, poiché non sono solo i successori spirituali di Muhammad a possederla, ma anche i suoi discendenti in linea genealogica.

Molti awliyâ’ sono patroni delle città, oltre ai già citati, ricordiamo Mawlây Idrîs a Fez, accanto a loro ve ne sono centinaia di minori, santi locali la cui tomba è venerata solo nel villaggio in cui si trova, alcuni anonimi, altri leggendari.

I mawlid più importanti sono quelli di Mawlây Idrîs a Fez, e Muhammad b. ‘Isâ a Meknes.

La santità presso le popolazioni turche dell'Anatolia, dei Balcani e dell' Asia Centrale presenta caratteristiche omogenee malgrado la lontananza delle regioni, ed è caratterizzata dalla visita alle tombe (ziyâra). Agli inizi risentì molto del carattere piuttosto sincretista dell'Islam turco e tra i secoli X-XIV vi fu la contrapposizione con l'Islam “ortodosso” degli ‘ulamâ’. I miracoli dei primi walî turchi ricordano quelli degli sciamani come il trasformare in uccelli e animali totemici. La santità in ambito turco è caratterizzata da due fattori il jihâd e il sufismo, facilmente comprensibile poiché i sufi si dedicarono all'islamizzazione di queste terre. La parola turca usata è baba in Turchia, ata in Asia, entrambe significano padre, per le tombe si usano parole arabe o persiane che indicano l'idea del pellegrinaggio(mazar), della tomba (qabr) o della cupola (qubba), le tombe sono chiamate anche tekkenei Balcani e ribât in Asia Centrale.

Tra i santi guerrieri turchi ricordo Abû Ayyûb, compagno di Muhammad, ucciso sotto le mura di Costantinopoli durante una trattativa con i Bizantini, Qïzïl Deli Sultân che convertì la Tracia occidentale,e le figure dei vari religiosi che contrastarono prima l'impero zarista e poi l'Unione sovietica o i kemalisti in Turchia. Tra i santi sufi ricordo i fondatori di confraternite: Naqšbandî Emîr Bukhârî, Khalwatîs Merkez Efendi, Qâdirî Ismâ‘îl Rûmî, Mawlânâ Jalâl al-Dîn Rûmî, Hâjjî Bektâš Walî.

Infine santi biblici come il profeta Daniele, la sua tomba è a Tarso, o coranici come al-Khidr..

Spesso i luoghi scelti per la costruzione delle tombe erano ritenuti sacri già prima dell'Islam: grotte, colline, rocce per i riti pagani, le rovine di costruzioni sacre, nei Balcani e in Turchia le chiese cristiane e i monasteri, in Turkestan i tempi buddisti.

Le tombe dell'Asia Centrale si distinguono da tutte le altre per l'altezza dei cenotafi che possono raggiungere i 20 metri.

La maggior parte dei pellegrini, era rappresentata dalle donne che offrivano denaro, cereali, animali .

Malgrado le denuncie degli ‘ulamâ’, l'opposizione sovietica e kemalista il culto degli awliyâ’î non solo è sopravvissuto ma in questi anni si è rinvigorito.

In India oltre a walî si usa anche la parola persiana pîr. La storia documentata degli awliyâ’ in India si ha con la fondazione del sultanato di Dehli (1210) che portò alla supremazia musulmana in India per sei secoli; storia che per 4 secoli sarà legata alla confraternita della Cištiyya. Il concetto di santità fu ripreso da quello prevalente presso le confraternite dell'Asia Centrale. Gli awliyâ’ svolsero un ruolo politico, e ad uno di essi fu attribuita la fondazione del sultanato di Dehli, e alla loro intercessione il mantenimento del trono.

Alcuni santi adottarono dai mistici indù le tecniche yoga, altri usarono la musica e la poesia. Le tombe furono costruite su siti buddisti o indù.

Le discussioni teologiche iniziarono a partire dal XIV secolo per l'influenza di Ibn al-‘Arabî attraverso la confraternita Kubrawiyya.

Gli awliyâ‘ venerati in India sono quelli di provenienza estera come i fondatori delle principali confraternite, poi vi sono quelli indiani come Badî’al-Dîn (Madâriyya) e quelli che svolsero un ruolo politico nella Cištiyya come Farîd al-Dîn (m.1265) protettore del Punjab, Muhammad Banda Nawâz che operò alla fondazione del sultano Bahami nel Deccan, e per il Bengala Jalâl al-Dîn Tabrîzî (m.1244).

Il giorno della celebrazione collettiva delle pratiche di devozione era generalmente il giovdì sera. I festeggiamenti annuali in occasione della morte del walî sono chiamati ‘urs (parola araba che significa matrimonio) e non mawlid.

A partire dal XVI secolo con la diffusione delle idee di Ibn Taymiyya il culto dei santi venne contrasto, alcuni regnanti adottarono misure restrittive: sotto il regno di Firûz Šah Tughluk( 1351-1358) alle donne venne proibita la visita delle tombe, e alla fine del XV sec. venne vietata la processione per il walî GhâzîMiyân.

Alla fine del XVIII sec. al-Dihlawî non negò l'esistenza dei santi ma la loro opera di intercessione, condannò la venerazione degli awliyâ’ e la visita alle tombe. La dottrina fu adottata dalla scuola Deobandi e passò tramite Sayyad Ahmad Khân ai fondamentalisti moderni seguaci ai al-Mawdûdî.

Il culto dei santi venne però difeso da Ahmad Ridâ Khân (m.1921) che riaffermò l'opera di intercessione.

Il culto dei santi a Giava è caratterizzato dai wali sanga, i nove santi, a cui, tranne uno, viene dato il titolo di sunan (eminenza). Il numero nove, legato alla cosmologia hindu, e molti dettagli nello stile delle costruzione testimoniano il permanere di idee e simboli della religione precedente in vasti strati della popolazione inclusi quelli della corte reale.

In Africa occidentale walî è usato per indicare la santità di una persona, ma il culto dei santi è rimasto molto modesto. Solo in Senegal a Touba, dove è nato il santo nazionale Ahmadu Bamba, fondatore della confraternita della Muridiyya, si svolgono celebrazioni che ricordano quelle del Nord Africa per il numero dei partecipanti. Non sono presenti neppure molte opere letterarie che trattano l'idea di walî, l'esposizione più importante si trova nel manuale della confraternita della Tijaniyya.

In Sudan e Ciad vengono usati vari termini oltre a walî, faqîr, faqîh, šaykh, râjil, mu‘allim (Hausa) (7). I santi più antichi sono coloro che diffusero l'Islam nella regione. La tradizione orale ricorda tra i primi Muhammad b. Mânî (XI sec) legato alla conversione dei governatori del Kanem (8) e Ghulâm Allâh b. Â’id, uno yemenita che nell'area Dongola della Nubia costruì una moschea e insegnò il Corano.

I walî di quest'area hanno svolto un importante ruolo di intermediazione nei conflitti tribali, accanto alla preparazione di amuleti e all' insegnamento. La moschea è il posto principale della loro attività, spesso la stessa persona si occupa sia degli insegnamenti propri della confraternita, sia della giurisprudenza, sia della teologia. Infatti la parola khalwa (per la terminologia sufi è il posto della preghiera) è usata anche per indicare la scuola coranica. Anche la riscossione delle tasse avveniva sul sito della tomba di un walî.

Durante il colonialismo vari walî sono intervenuti politicamente come Muhammad Ahmad il Mahdi che diede vita a un breve stato indipendente.

Nel XX sec la vitalità delle confraternite non è venuta meno, ma con l’indipendenza la figura del walî ha dovuto scontrarsi con i movimenti islamisti.

Maria Domenica Ferrari

Note

(1) Il Mawlid più importante è quello in cui viene festeggiato il giorno di nascita di Muhammad 1l 12 del mese rabî’ I, terzo mese del calendario lunare musulmano.

(2) Nato forse a Fez nel 1199-1200 morto a Tanta il 24-8-1276. da quasi settecento anni il walî più venerato in Egitto, viene comunemente chiamato is-sayyid .

(3) la scuola teologico-giuridica hanbalita è quella che più ha combattuto il sufismo e i awliyâ’.

(4) Al-Khadir (o al-Khidr), il nome vuole dire l'uomo verde, è il protagonista di molte leggende legate al racconto della sura XVIII 59-81.

(5) Nato a Harran 1263 morto a Damasco 1328, teologo hanbalita e giureconsulto. La maggior parte delle sue idee furono riprese da Muhammad b. ‘Abd al-Wahhâb (m.1792). Ibn Taymiyya , con al-Ghazâlî, è uno degli scrittori di maggior influenza sull'Islam sunnita contemporaneo

(6) Lo šarîf è un discendente di Muhammad via Hasan. Tutti i monarchi che regnano nel dâr al-Islâm pretendono di discendere la Muhammad in particolare quelli del Marocco, chiamati appunto Âl-Šurafâ.

(7) Popolo, per la maggior parte musulmano, che vive nel nord della Nigeria.

(8) Attualmente nome di una prefettura del Ciad, non corrisponde pienamente al territorio antico di Kanem uno dei più antichi regni dell'Africa.

 

Letto 9380 volte Ultima modifica il Martedì, 22 Ottobre 2013 21:52
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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