Continuità e mutamenti nella società e nella Chiesa
Quali elementi di continuità e di mutamento nella Società e nella Chiesa tra l'epoca di Colin e la nostra?
Continuità nella società civile. Indubbiamente non sono molti gli aspetti che manifestano continuità, ma certo permane l'esigenza della società civile di avere una sua autonomia rispetto al potere ed alle strutture ecclesiastiche. Poi il bisogno dell'umanità di sentirsi adulta, in modo laico, ed infine il potere normalmente mantenuto dalla borghesia.
Mutamenti nella società. II passaggio vertiginoso da una società agricola ad una società post-industriale. Il rapido evolversi dei sistemi di comunicazione, che portando nelle nostre case ciò che accade a Rio de Janeiro e a Pechino, hanno reso il mondo più piccolo. Il fenomeno delle grandi urbanizzazioni che ha cambiato rapidamente una serie di tessuti sociali, spersonalizzando molto spesso i rapporti umani. Il cambiamento dei sistemi politici in varie forme di democrazia che ci hanno resi allergici alle aristocrazie ed alle dittature.
I mutamenti del tessuto sociale: alcune classi sociali sono ridotte al minimo (agricoltori), o sono in diminuzione, o tendono a scomparire (artigiani), o stanno cambiando in fretta (classe operaia); i nuovi marginali emergenti, il progressivo aumento delle presenze di abitanti del Sud del Mondo nel Nord avanzato sono realtà diverse da quelle del mondo coliniano; ed ancora diversa è la situazione della donna.
Un mutamento ancora merita una riflessione. All'Est l'immagine biblica del sogno di Nabucodonosor si è ripetuta alla lettera: il piccolo sasso di una rivendicazione ritenuta parziale e marginale, ha sconvolto gli equilibri consolidati ed aperto la strada a prospettive assolutamente inaspettate. Certamente ci sono state cause concomitanti, ma l'economia non basta. Varsavia, Mosca, Budapest, Berlino, Praga, Sofia, Bucarest sono state le tappe di un lungo pellegrinaggio verso la libertà. Interi popoli hanno preso la parola: donne, giovani, uomini hanno vinto la paura. La persona umana ha manifestato le risorse inesauribili di dignità, di libertà che custodisce in sé. In paesi nei quali per anni ed anni un partito ha dettato la verità in cui credere ed il senso da dare alla storia, questi popoli hanno dimostrato che non è possibile soffocare le libertà fondamentali che danno un senso alla vita dell'uomo: la libertà di pensiero, di coscienza, di religione, d'espressione, di pluralismo politico e culturale. Questo ha comportato un svolgimento nell'ex URSS, nell'ex-Jugoslavia. Sono nati nuovi stati sovrani, sono scoppiati conflitti e focolai pericolosi si accendono qua e là, dal Mediterraneo al Caspio, all'Artico. Si pensi al conflitto in Bosnia-Erzegovina, ai possibili conflitti, per ora latenti, ai confini di vari paesi balcanici; alla tensione esistente, in modo palese come con la Cecenia, o sotto la cenere tra le varie repubbliche islamiche ed il governo centrale nella Confederazione degli Stati Indipendenti (ex-URSS); alla situazione implosiva dell'Albania.
La marginalizzazione di tanti paesi africani, causata dalla caduta della «guerra fredda» per cui aiuti ed investimenti sono o scomparsi o enormemente diminuiti, ha facilitato o prodotto in tante di queste nazioni l'acutizzarsi del disagio economico, il riaccendersi di conflitti etnici, il crescere di tendenze scissioniste.
Un grande cambiamento è in atto nella Cina, la cui impostazione marxista si è rapidamente trasformata in un comunismo ad impostazione economica con tendenze liberal-capitaliste.
Nuovi possibili poli di potenza stanno sorgendo alla soglia della storia. E un momento al tempo stesso propizio e pericoloso. Occorrerebbe che l'uomo non tornasse a fare di sé la misura di tutto, senza riferimenti a Colui dal quale tutto viene ed al quale questo mondo ritorna. Occorre, nei paesi dell'ex area comunista, raccogliere le pietre dei muri abbattuti e costruire la casa comune, senza desiderare però che una cultura di solidarietà, comunque portata avanti, e la speranza delle classi subalterne, vengano disperse sic et simpliciter. Una ideologia che si sbriciola può ingenerare drammatiche turbative, se non viene sostituita da modelli più appropriati di vita sociale. Se ci si limita a sostituire una economia di sinistra con una di destra, se ci si illude che basta l'efficientismo razionale del capitalismo per sostituire una fallimentare gestione collettivistica, poco cambierà nelle prospettive del futuro. Anzi, l'attuale realtà del capitalismo avanzato, la globalizzazione non fanno prevedere possibili e gravi squilibri economici? Se ci si dovesse compiacere che l'umanità perda il gusto dei valori forti per adeguarsi ad una morale grigia ed individualistica pilotata dai vari manipolatori, quale garanzia di crescita ci resterebbe? Caduti gli dei e le ideologie occorrerà che i credenti facciano posto attivamente a quelle idee ed a quei propositi che ci vengono dal confronto tra la Parola di Dio e la vita.
Continuità nella Chiesa. Permane il valore del comando di Gesù: «Andate in tutto il mondo e portate il messaggio del Vangelo a tutti gli uomini. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo» (185). Quindi è immutata la missionarietà della Chiesa: l'urgenza nei nostri tempi, come in quelli di Colin, della Missione. Da questo contesto la vita religiosa, vista come Vita apostolica, ha conservato il carattere di missionarietà in sé. Sono rimasti, pur essendo cambiati i modi di essere, i poveri: i nuovi barboni, i profughi, gli anziani, gli emigrati. È rimasta, e forse si è allargata nelle masse, l'ignoranza religiosa.
Mutamenti nella Chiesa. Allora si andava verso il Vaticano I, oggi si viene dal Vaticano II e si va verso il III millennio cristiano. Si è passati, o si sta lentamente e faticosamente passando, da un accentuatissimo centralismo romano alla novità della Chiesa locale ed al consolidarsi della fisionomia delle Conferenze episcopali; quindi una maggior attenzione al rapporto con la Chiesa del luogo, evitando sia ogni universalità priva di aderenza concreta, sia ogni localismo gretto; da strutture essenzialmente clericali al concetto di una Chiesa tutta ministeriale; dalla separatezza dal mondo, per noi religiosi, ad un vero inserimento, umano e pastorale, ma in prospettiva universale, nella realtà territoriale in cui si vive. Si è passati dall'epoca della «cristianità» all'epoca «post-cristiana»; dalle opere gestite da noi (religiosi-clero) in prima persona ad opere aperte a tutti gli influssi carismatici e del laicato, perché tutti abbiano lo spazio di responsabilità che loro compete.
Altro elemento di mutamento è per tutti, quindi anche nella Chiesa, la necessità di educare ad un continuo cambiamento e ad una continua trasformazione; oggi nelle vicende umane c'è una vera relatività, tutto nelle realtà prodotte dall'uomo è superabile, solo il Vangelo è assoluto. Un movimento che può produrre angoscia, ma anche aggiornamento legittimo ed intelligente. Da non trascurare le sfide che l'Occidente in genere e l'Europa in particolare rivolgono al Cristianesimo e quindi alla Chiesa. E indubbio che il Sinodo per l'Europa ha messo di fronte due realtà ecclesiali che non hanno trovato facilità di accordo. Il vissuto dell'Est era troppo poco, o per nulla conosciuto, almeno nei suoi risvolti più drammatici; è infatti un grande mutamento l'improvviso regime di libertà raggiunto dalle Chiese dell'Est.
Tutto ciò richiede sia un'autentica collaborazione tra le chiese cattoliche sia una sincera solidarietà con le altre chiese cristiane d'Europa, in particolare con quelle dell'Est. Il dovere infatti di un'autentica collaborazione ecumenica appare come un imperativo sempre più irrinunciabile nella nuova realtà dell'Europa, a partire dalla constatazione che per gli ortodossi ed i protestanti si sono aperte nuove possibilità di presenza e di attività nei diversi paesi, nella consapevolezza che anch'essi sono partecipi delle stesse esperienze e degli stessi compiti collegati con il servizio del Vangelo. Certamente le difficoltà non sono mancate e non mancano, errori sono stati commessi e vengono tuttora commessi, ma perché non sperare, per tutti, in una maggiore docilità alla guida dello Spirito?
Ancora, gli elementi comuni alle Chiese del Terzo mondo, emersi in tutta la loro ricchezza durante il recente Sinodo per l'Africa: la trasformazione laicale delle strutture ecclesiastiche; un cammino evidente delle Chiese a farsi popolo attraverso il coinvolgimento di ogni battezzato nelle responsabilità ecclesiali. Infatti una Chiesa ha avvenire se ha un dinamismo interno, una capacità di rispondere alle sfide, una predisposizione a valorizzare le proprie risorse.
Siamo passati attraverso tre epoche di evangelizzazione:
- quella eristica, apostolica, patristica;
- quella del periodo 500-1400, dove la conversione del capo portava la conversione del popolo, e le strutture civili influenzavano le ecclesiali, il rapporto di sudditanza sostituiva quello fraterno;
- quella degli anni 1500-1900, periodo della Riforma e Controriforma, del razionalismo, illuminismo, delle ideologie e della distinzione tra Stato e Chiesa. Quest'ultima epoca è anche quella del regime di laicità e pluralità, del secolarismo-tecnologico e della crisi del sacro.
Ora siamo giunti alla quarta, la nostra, che è l'epoca post-moderna. Un'epoca in cui l'uomo scopre, manipola, combina elementi ma non crea. A chi far risalire leggi ed elementi? Dove trovare risposta alle richieste di senso?
In un mondo completamente desacralizzato, l'uomo moderno ha come perso la chiave della interpretazione, ha smarrito il significato dei simboli e dei numeri. Ma, nonostante questo, l'uomo si rivela ancora sensibile alle situazioni umane: presenza-assenza, solitudine-comunione, prigionia-liberazione, significato-assurdità;
fortunatamente laddove l'uomo è vulnerabile, i valori fondamentali della sua vita, l'amore, la morte, la nascita, l'amicizia, la libertà, la vocazione, la conoscenza, conservano ancora il loro significato profondo di mistero.
Il sacro rinasce, non più al livello dei simboli cosmici, ma a quello dell'uomo e dei misteri della sua esistenza. Nel profondo del suo io, egli sente un'aspirazione all'assoluto che si manifesta in diversi modi, al punto che persone dichiaratamente irreligiose sottoposte ad analisi, manifestano ciò che gli psicanalisti esistenziali denominano «Dio inconscio» e che Jung chiamò «religione inconscia», nomi diversi che esprimono la stessa realtà.
L'uomo, sentendosi inconsciamente incompleto, cerca, pur senza proporselo, di completarsi. La sua energia inconscia responsabile dell'impulso di auto-trascendenza, lo spinge a completarsi nell'Assoluto scoperto istintivamente. Questo impulso di auto-trascendenza corrisponde a quello che gli scolastici chiamavano pondus naturae inclinazione, tendenza innata della natura verso Dio, tendenza che è presente prima ancora di conoscere questo Dio.
Restano dunque validi, secondo le esigenze odierne, i principi della missione come testimonianza e condividere incarnandosi; testimoniando l'amore oblativo e gratuito di Dio e scoprendo i semina Verbi che sono sparsi ovunque negli uomini e nel mondo. Resta dunque la necessità di evangelizzare come annuncio di un Regno, di una partecipazione alla vita divina perché Dio ci è venuto incontro, affinché elevandoci a Lui, noi potessimo giungere alla pienezza di vita. Questa evangelizzazione dev'essere sempre legata ad un atteggiamento di benevolenza e di stima verso i valori e le capacità di tutti gli uomini.
Tempi diversi allora, che però trovano l'intuizione coliniana tuttora valida, con indispensabili adattamenti, per la disponibilità all'evangelizzazione, per la semplicità dell'indole apostolica e dello stile marista. Lo stile degli operatori di misericordia per un regno di misericordia non dovrebbe permetterci un avvicinamento cordiale e rispettoso ai nostri contemporanei? I cambiamenti strutturali nella Chiesa (ministerialità, laicato) non sono vie adatte a realizzare e a comprendere il valore del primo progetto coliniano? La comprensione di tutto ciò a quanti cambiamenti ci dovrebbe portare nell'esercizio della missione e nella gestione delle scuole? Il tutto con una maggiore fedeltà al fondatore ed al nostro tempo. L'attenzione all'urgenza delle nuove povertà non dovrebbe condurci a vivere più a fondo ciò che i nostri predecessori realizzarono o tentarono di realizzare?
Ecco i molteplici cambiamenti del nostro tempo che dovrebbero essere affrontati da noi senza immobilismo, ma con spirito di precarietà.
Franco Gioannetti
Nota
185) Mc 16: 15.