La parola è un respiro che realizza un meraviglioso incontro tra il nostro essere interiore e l'universo che ci circonda. Ma la parola può essere anche suono vuoto. Per riscattarne la dignità occorre il silenzio, non già come assenza di comunicazione, bensì come tempo di ascolto degli echi che la parola suscita dentro di noi.
Non vi è nulla di anormale nel sentirsi tristi quando un figlio ci lascia, perché ciò significa che ci si trova a superare una nuova tappa, quella della separazione, che implica inevitabilmente una sensazione di perdita.
La paura di vivere è tale perché si è sempre tentati di fuggire dalla realtà contingente e non si ha mai il tempo per fermarsi un po' a riflettere, per comprendere veramente quello che siamo...
Il quinto elemento cosmico
di Marcelo Barros
La progressiva deforestazione non discende solo da un modello economico predatorio, ma anche dalla carenza di una spiritualità in grado di integrare la natura. Eppure il legno lo troviamo al cuore di culture e religioni.
Per varie culture indigene, l'essere umano fu fatto con il legno. La principale festa degli indios del centro del Brasile si chiama Quarup. In tale occasione le comunità riconoscono gli spiriti degli antenati, presenti in tronchi di palma bunti. Gli uomini li trasportano ritualmente e danzano con essi per ricevere la saggezza degli antenati. Allo stesso modo, nella religione candomblé di tradizione yoruba, uno degli orixàs - gli spiriti - più importanti, è la gameleira ("ficus insipida"), chiamata iroko.
È una visione ecospirituale che non esiste solo in America latina. Nella cultura cinese di ambito taoista, il legno è così importante da essere considerato il quinto elemento fondamentale del cosmo, con terra, fuoco, acqua e aria. I taoisti considerano il legno come un'energia di tipo "giovane yang". La forza del legno è più legata al mattino e all'est. Il suo colore simbolico è il verde.
Il legno, questo quinto elemento dell'universo, starebbe misteriosamente alla base, come energia preponderante, del biotipo di molte persone. Le "persone-legno" sono di umore stabile e solide convinzioni, di intelligenza estremamente pratica, e ricercano l'efficienza in tutto quello che intraprendono. Una chiave per capirle può essere l'albero. Esso affonda le sue radici nella terra quanto i suoi rami si slanciano nel cielo. Attraverso le radici assorbe l'alimento che estrae dall'acqua e dai minerali. È questa la sua salute. Così come alle "persone-legno" si consiglia di nutrirsi nel modo più naturale possibile e di sviluppare una spiritualità di relazione tra cielo e terra.
Oggi questa mistica ecologica è una responsabilità di quanti credono in un Dio Amore. La tradizione giudaico-cristiana non ha dato grande spazio, in forma esplicita, al rapporto spirituale con gli elementi naturali. Il fatto che molti popoli antichi adorassero la natura e praticassero sacrifici umani al sole, alla luna, alla terra e agli alberi, portò la Bibbia a mantenere un atteggiamento sobrio al riguardo di una spiritualità ecologica. Anche così, il collegamento del popolo della Bibbia con gli alberi viene dai tempi più antichi. Il paradiso, secondo le Scritture, è un giardino piantato da Dio. La Legge ordina di piantare ogni specie di albero da frutta (Levitico 19,23). Gli antichi patriarchi adoravano Dio all'ombra di una quercia, albero sacro. E, nonostante tutta la violenza della conquista di Canaan, la legge di Israele ingiunge di non distruggere gli alberi nel corso di un attacco o assedio a una città (Deuteronomio 20,19).
Il giudaismo posteriore alla Bibbia diede vita alla festa dell"'anno nuovo degli alberi": Rosh Hashana Lailanot. La celebrazione coincideva con la fine delle piogge e la prima fioritura dei campi. Ed è la festa della frutta. Si canta il salmo 128 e si offre uva alla donna della casa. Ultimamente in Israele si è ripresa l'usanza di piantare alberi in questa festa.
Narra la tradizione rabbinica che al tempo dell'imperatore Adriano gli ebrei si attaccavano sempre più alla loro terra, come volessero così compensare la perdita dell'indipendenza politica. Quando nasceva un figlio, la famiglia aveva l'usanza di piantare un albero: un cedro se era un maschio, un'acacia se era una bambina. Giunto il momento opportuno, i rami di quell'albero sarebbero serviti per fare il baldacchino per il matrimonio.
Un giorno, mentre attraversava la Giudea, il carro della figlia di Adriano ebbe una panne. Per aggiustarlo, i soldati della guardia pensarono bene di abbattere un cedro. I contadini ebrei presero le armi contro la guardia imperiale a protezione dell'albero. L'incidente divenne così serio che fece da scintilla alla rivolta di Bar Kochba (130 d.C.).
Buddha e Chico Mendes
La relazione spirituale con l'albero e l'identificazione con il legno è minacciata nel nostro mondo che distrugge ogni giorno di più la natura, e specialmente le foreste. Un rapporto delle Nazioni Unite informa che attualmente le foreste coprono appena il 70% delle terre emerse e ospitano più della metà delle specie vegetali e animali del pianeta. La distruzione delle foreste è legata allo sfruttamento dei popoli che in esse vivono. Secondo un altro rapporto, del Consiglio di sicurezza, in Africa c'è un legame diretto tra sfruttamento delle foreste e traffico d'armi (Nigrizia, 4/02, dossier).
In Brasile la distruzione dell'Amazzonia è un'espressione forte della schiavitù del popolo oppresso. Nel 1988 a Xapuri, nello stato dell'Acre, Chico Mendes venne assassinato per la sua difesa dei seringais (l'albero della gomma). È un martire della causa ecologica e della difesa degli alberi. Nella stessa epoca, nel sud del Brasile, tre studenti scelsero di essere messi agli arresti piuttosto che lasciare che la polizia tagliasse un'acacia secolare. A Rio de Janeiro, gli abitanti di una via formarono una barriera viva per impedire che un mango fosse abbattuto.
Greenpeace afferma che «ogni due secondi sparisce dalla faccia della terra un'area di foresta pari a un campo di calcio». Fate i conti e vedrete che la terra perde, un’ora dopo l'altra, una superficie di foreste equivalente a 1.800 campi di calcio.
Questa situazione discende da un modello economico e sociale di predazione, ma anche dalla carenza di una spiritualità che integri la natura. Nel VI secolo prima di Cristo, Buddha, l'illuminato, insegnava: «La foresta è un organismo di illimitata gentilezza e benevolenza. Nulla domanda per la propria sussistenza e moltiplica con generosità i prodotti della sua attività vitale. Dà protezione a tutti gli esseri viventi e offre un'ombra perfino al taglialegna che la distrugge».
(da Nigrizia, maggio 2003)
La posizione di colui che si pone nel giusto mezzo, che tiene conto dell’aspetto complesso delle cose e rifiuta il gioco manicheo, della divisione netta tra bene e male, spesso è molto scomoda.
La realtà è che il taglio del cordone ombelicale è doloroso, provoca sensi di colpa scombussola, fa perdere l’equilibrio. Questo passaggio è necessario se non si vuole rimanere eterni bambini sul piano psicologico.
Le religioni incoraggiano il perdono. Desiderarlo e realizzarlo, non può che essere positivo. Ma il rischio che si corre è di accelerare troppo il processo, saltando le tappe attraverso le quali è indispensabile passare.
Nonostante la buona volontà ed i migliori propositi, le relazioni con "l’altro" possono essere difficoltose ed offuscate da problemi in grado di condizionare anche lo stare insieme sereno e costruttivo.
Cominciare a riconoscere il male che si commette nei confronti degli altri, ci conduce a ritrovare le tracce del male che noi stessi abbiamo subito.
Come parlare di umiltà oggi, in un tempo di individualismo esasperato, di corsa al primato, di ricerca affannosa di autoaffermazione e di autorealizzazione? Non è certo una parola di moda!