Il libro di Ezechiele è una grande narrazione autobiografica, composta di sezioni in prosa e in poesia, nata dalla comunicazione orale. Il profeta dell'esilio ricorre a diverse forme narrative...
Geremia annuncia un tempo di rinnovamento interiore. Egli constata l'incapacità del popolo a essere fedele alla legge sentita come estranea e oppressiva. Egli pensa alla possibilità di ricuperare il cuore umano come sede delle decisioni.
Gli ultimi 26 capitoli del Libro di Isaia, a partire dal XVIII secolo, sono attribuiti a autori diversi rispetto a quelli della prima parte che risalgono sostanzialmente al profeta dell’ottavo secolo a.C.
Isaia svolge la sua attività profetica a Gerusalemme, capitale del regno di Giuda, durante l'espansione del regno assiro verso occidente. È sposato con una donna che si chiama la “profetessa” e ha due figli con nomi simbolici, che rappresentano il destino del popolo di Dio.
La denuncia del profeta Osea pone di fronte due modelli di religione: la religione che si serve di Dio in funzione di altri obiettivi (potere sociale, economico e politico) e la religione come rapporto libero e gratuito con Dio.
Il profeta Amos è vissuto e ha operato al tempo del re Geroboamo II, nel regno di Israele (783-743 a.C.) e del rispettivo re di Giuda Ozia (=Azaria, 781-740 a.C.).
L'appellativo “messia”, dal verbo ebraico mashâch, “ungere”, “massaggiare”, significa “consacrato”, “scelto” da Dio per un compito di liberazione.
Il termine italiano “profeta” trascrive il vocabolo greco prophétes, che significa “colui che parla davanti” o “al posto di qualcuno”.
Nonostante il trauma dello sradicamento dalla propria terra e i disagi del trasferimento attraverso il deserto, la vita in terra di esilio non è di tipo schiavistico.
Nei due Libri dei Re si raccontano le vicende storiche dei due regni: quello del Nord Israele, con la capitale Samaria, e quello del Sud, regno di Giuda, con la capitale Gerusalemme.