I. IL PRECETTO E I PRECETTI SULLA MESSA FESTIVA
Ricordarsi di santificare le feste per il cristiano comporta anche il 'precetto' di partecipare all'eucaristia. In realtà il documento presenta una successiva serie di disposizioni mirate a che il precetto si attui nel suo giusto spirito: sono in un certo senso i 'precetti' rivolti agli operatori pastorali circa le celebrazioni festive e quelle anticipate ai primi vespri.
IL PRECETTO
Soddisfa il precetto di partecipare alla messa chi vi assiste dovunque venga celebrata nel rito cattolico, o nello stesso giorno di festa o nel vespro giorno precedente», ricorda la norma della chiesa (CIC can. 1248, § 1).
E se per mancanza del ministro sacro o per altra grave causa diventa impossibile la partecipazione alla celebrazione eucaristica, la stessa norma raccomanda vivamente di prendere parte alla liturgia della Parola, se ve n'è qualcuna, oppure di dedicare un congrue tempo alla preghiera personale o in famiglia , secondo l'opportunità, in gruppi dI famiglie e di amici.
EPISCOPATO ITALIANO, Nota pastorale Il giorno del Signore (15.07.1984), n. 26, in ECEI III/1959.
PER UNA VERA EUCARISTIA FESTIVA...
Molti, preoccupati di offrire a tutti l'opportunità di assolvere al precetto festivo, moltiplicano oltre il giusto il numero delle messe domenicali. Al di là delle buone intenzioni, questa prassi risulta di grave pregiudizio per la cura pastorale.
Ibid., n. 32, in ECEI III /1965.
Le messe per gruppi particolari si celebrino di norma non di domenica, ma per quanto è possibile nei giorni feriali; in ogni caso le celebrazioni non siano tali da risultare precluse alla comunità.
Ibid., n. 33, in ECEI III /1966. ]
Si eviti di inserire troppo frequentemente le celebrazioni battesimali nelle messe della domenica e si concentrino piuttosto in alcune domeniche dell'anno (ad esempio, una volta al mese). La celebrazione dei matrimoni di domenica sia contenuta entro i limiti di vera opportunità pastorale.
Ibid.
I pastori educhino i fedeli ad avvicinarsi al sacramento della penitenza al di fuori delle celebrazioni eucaristiche domenicali.
Ibid.
…ANCHE AI PRIMI VESPRI
Liturgicamente il dies festus comincia con i primi vespri del giorno precedente la festa. Dimenticare questo dato fondamentale potrebbe far nascere inconvenienti pastoralmente rilevanti.
Ibid., n. 34, in ECEI III/1967.
Ogni messa serale del sabato e del giorno precedente una festa di precetto è da considerare festiva: la liturgia sarà sempre quella della domenica o della festa e la celebrazione avrà la stessa solennità di quella del giorno seguente, né mai dovrà mancare l'omelia.
Ibid.
Non si faccia ricorso a tale celebrazione se non in caso di effettiva opportunità pastorale. Dove questa non si verifichi, si preferiscano alla celebrazione eucaristica altre forme di culto (ufficio di vespro, celebrazioni penitenziali, liturgia della Parola ecc.).
Ibid.
II. IL SENSO DEI PRECETTI
I testi che seguono esprimono l'anima e le modalità profonde del precetto: si tratta di una disciplina che deriva dal discepolato; si radica su di un giorno che, prima che una istituzione ecclesiale, è dono del Padre e di Cristo; tende a una pienezza di realizzazione non limitabile alla sola messa; esige testimonianza e impegno per essere trasmesso e attuato.
Se la comunione è l'accogliere il dono dell'unità nell'amore e nella libertà, la comunità è la forma concreta di aggregazione che nasce dalla comunione.
L’unica chiesa cattolica nelle sue molteplici manifestazioni concrete non è altro che il rendersi presente della comunione nella storia sulla base di rapporti visibili e stabili che legano tra loro i credenti. Proprio per questo, la comunità ecclesiale gode di strutture e di strumenti altrettanto visibili ed esige una disciplina che ne regola l'esercizio.
La parola disciplina, derivando dal termine discepolo, che nell’ambito cristiano caratterizza i seguaci di Gesù, ha un significato di particolare nobiltà. La disciplina ecclesiale consiste in concreto in quell' insieme di norme e di strutture che danno una configurazione visibile e ordinata alla comunità cristiana.
EPISCOPATO ITALIANO, Documento pastorale Comunione, comunità e disciplina ecclesiale (01.01.1989), n. 3, in ECEI IV/1345.
L’uomo contemporaneo si lascia sempre meno raggiungere dai precetti. Certo, nessuno potrà mai abrogare il comandamento di Dio, ma i comandamenti sono prima di tutto prove d'amore. Anche in questo caso (del santificare le feste).
EPISCOPATO ITALIANO, Nota pastorale Il giorno del Signore (15.07.1984), n. 25, in ECEI III/1958.
E’ il Padre che imbandisce una mensa e invita i suoi figli: i fedeli sono tenuti all' obbligo di parteciparvi. Disprezzare l'invito è colpa; declinarlo per seri motivi, è causa di rammarico; prendervi parte stancamente significa privarsi dell'abbondanza li doni.
Ibid., n. 25, in ECEI III/1958
La celebrazione della domenica è per la chiesa un segno di fedeltà al suo Signore. Sempre il popolo cristiano ha circondato di speciale riverenza e ha vissuto in intima profonda notizia questo sacro giorno.
La chiesa infatti lo ha ricevuto, non lo ha creato. Esso è per lei un dono può goderne, ma non può né manipolarlo né cambiarne il ritmo, o il senso, o la struttura. Esso infatti appartiene a Cristo e al suo mistero.
Ibid., n. 3, in ECEI III/ 1936.
Fin dalla sua prima origine, la chiesa solennizzò il giorno del Signore con la celebrazione della frazione del pane, con la proclamazione della parola di Dio e con opere di carità e di assistenza. A tutto questo dovrà mirare la pastorale e la celebrazione dell'eucaristia domenicale. Accontentarsi di garantire a tutti, in qualunque modo e a qualunque prezzo, la semplice soddisfazione del precetto festivo sarebbe ben povera cosa. Il precetto sarà accolto con sicurezza, se innanzitutto sarà compreso il significato reale e complessivo dell'eucaristia domenicale.
Ibid., nn. 11s., in ECEI III/1944S,
Il pastore che esorta i suoi fedeli, i genitori che educano i loro figli a santificare la festa risulteranno convincenti solo se dalle loro parole trasparirà la forza persuasiva dell'esperienza.
E come ogni mensa, anche la mensa della Parola e dell'eucaristia va preparata, perché più ricca e feconda risulti la comune partecipazione.
Ibid., 27, in ECEI III/l960.
III. OLTRE IL PRECETTO
Per quanto osservato, il precetto non basta: il giorno del Signore è far festa e questo è un dono, un mistero, una costante acquisizione antropologica, come sembra suggerire il nostro testo conclusivo.
Perché la domenica torni a essere tutto ciò che si è detto, saranno necessari molto tempo e molto lavoro. Perché questo avvenga, dovremmo essere capaci di restituirgli il suo carattere più vero, più proprio: il volto gioioso della vera festa.
Probabilmente non basterà curare meglio la celebrazione eucaristica; e nemmeno punteggiare la giornata di momenti di preghiera e nemmeno fare visite ai conoscenti, ai malati, al cimitero. Tutto ciò è necessario, ma non basterà. È necessario tornare a far festa. E festa è letizia, volontà di stare insieme, gioia di parlarsi e di prolungare l'incontro, è convivialità, è condivisione, è riposo, è anche sano divertimento. Tutto ciò è autentico quando si radica nella gioia cristiana.
lbid., nn. 39s., in ECEI III/1972s.
Riccardo Barile
(da Rivista di Pastorale Liturgica, n. 6, 2005, pp. 57-60)