La carità non può essere ridotta ad organizzazione. Scadrebbe in filantropia. Resta atto di libertà, scelta che mi avvicina all’altro. Non è riposta ad un bisogno, ma esercizio di libertà.
La crisi economica che travaglia da più di un decennio sta mettendo in evidenza i limiti (e, in fondo, l’impossibilità) della carità organizzata. Poiché è vissuta come risposta codificata a bisogni predefiniti. C’è già chi pensa al rifugiato, al senzatetto, al tossicodipendente… Personale specializzato, organizzazioni ad hoc, servizi sociali, ecc. Nessuno più si sente personalmente interpellato. O, meglio, mosso a compassione in modo tale da chinarsi sulla vittima riversa sulla strada.
Non ci rendiamo conto di quanto questo modo di fare e di comprendere sia scandaloso per un cristiano. Il massimo, poi, credo che si raggiunga quando è un prete ad indirizzare verso gli specialisti della carità – frettolosamente – la persona che si rivolge a lui in cerca di aiuto.
Faustino Ferrari